filippo catani
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domenica 23 settembre 2012
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lo scorrere delle stagioni
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Tom e Gerry sono una coppia che si avvia tranquillamente alla pensione nella propria casa londinese. Lui è uno stimato geologo e lei è una psicologa. Lungo il corso di un anno i due dovranno fare i conti con il figlio scapolo in cerca di sistemazione, con la migliore amica di lei e il migliore amico di lui disperatamente soli e con il fratello di Tom che perderà la propria moglie.
Tutto il film ruota intorno a questa coppia che rappresenta una sorta di stella fissa intorno alla quale gravitano pianeti più o meno scombussolati. E' così che veniamo a conoscenza di Mary amica e collega di Gerry alla perenne ricerca di un uomo ma che non si rende tragicomicamente conto della sua inadeguatezza (spassosissima la parte in cui descrive la nuova macchina che ha comprato e l'effetto che le ha fatto rimettersi alla guida dopo circa vent'anni).
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Tom e Gerry sono una coppia che si avvia tranquillamente alla pensione nella propria casa londinese. Lui è uno stimato geologo e lei è una psicologa. Lungo il corso di un anno i due dovranno fare i conti con il figlio scapolo in cerca di sistemazione, con la migliore amica di lei e il migliore amico di lui disperatamente soli e con il fratello di Tom che perderà la propria moglie.
Tutto il film ruota intorno a questa coppia che rappresenta una sorta di stella fissa intorno alla quale gravitano pianeti più o meno scombussolati. E' così che veniamo a conoscenza di Mary amica e collega di Gerry alla perenne ricerca di un uomo ma che non si rende tragicomicamente conto della sua inadeguatezza (spassosissima la parte in cui descrive la nuova macchina che ha comprato e l'effetto che le ha fatto rimettersi alla guida dopo circa vent'anni). Poi c'è Ken; storico amico di Tom, l'uomo è a suo agio nei pub godendosi le partite del suo Derby County ma senza più gli amici di un tempo e la compagnia di una donna finisce per sentirsi tremendamente solo e frustrato. Questo perchè l'uomo e davvero il classico "bonaccione" dal cuore d'oro che molto spesso la vita non sa degnamente ricompensare. E poi il figlio della coppia che, una volta fidanzatosi, porterà grandi sconvolgimenti specie nella mente della povera Mary. Un ritratto che potremmo definire d'insieme se non quasi del tutto familiare sul passare delle stagioni e sulle diverse sfaccettature dell'animo umano nei confronti di se stesso, della vita e dei propri sentimenti. Si fa davvero più che apprezzare per la sua linearità e genuinità.
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molenga
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giovedì 17 maggio 2012
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un anno qualunque
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VOTO 3 STELLE E 1/2
Tom e Jerry sono una coppia di professionisti, lui geologo, lei psicologa, un po' fricchettona, nel senso in cui lo si può essere una volta passata la mezz'età; vivono tranquilli nella loro casa di periferi a londra, dove vengono regolarmente visitati da una collega di jerry, la petulante, depressa e solissima mary. Talvolta nell'abitazione arriva Ken, un vecchio compare alcolizzato, e il figlio della coppia, l'ormai trentenne Joe, per il quale mary ha una cotta...
Depressione e vani tentativi duichiarimenti per questo bel film di Leigh su personaggi di una disarmante mediocrità( ben inteso, non è una critica).
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flaminia.padua
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giovedì 5 aprile 2012
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le piccole cose che succedono a tutti noi.
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Questo film è per chi cerca, anche nei film, le “persone” e non i personaggi. Storie, più che sceneggiature.
Di un realismo a volte crudele e a volte rasserenante, scandisce un anno della vita di due coniugi legati da un tenerissimo, sorridente amore e da altri tre/quattro personaggi che ruotano intorno a loro.
Dialoghi più “veri” è difficile trovarne, sia al cinema che a teatro. Sono talmente reali che a volte rischiano di annoiare. Ma è una noia che non solo si sopporta, ma si capisce e si apprezza, proprio perché autentica.
È un film in cui ci siamo “noi” tutti, nel bene e nel male. Succedono piccole cose: esattamente le Piccole Cose che succedono a noi.
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Questo film è per chi cerca, anche nei film, le “persone” e non i personaggi. Storie, più che sceneggiature.
Di un realismo a volte crudele e a volte rasserenante, scandisce un anno della vita di due coniugi legati da un tenerissimo, sorridente amore e da altri tre/quattro personaggi che ruotano intorno a loro.
Dialoghi più “veri” è difficile trovarne, sia al cinema che a teatro. Sono talmente reali che a volte rischiano di annoiare. Ma è una noia che non solo si sopporta, ma si capisce e si apprezza, proprio perché autentica.
È un film in cui ci siamo “noi” tutti, nel bene e nel male. Succedono piccole cose: esattamente le Piccole Cose che succedono a noi.
Ci sono delle scene di silenzio o di imbarazzo costruite alla perfezione e un personaggio, Mary, di cui la bravissima Lesley Manville ci lascia uno splendido disegno grottesco.
I suoi occhi ballerini e tristi, i suoi infantili scatti nevrotici ed i suoi disperati silenzi, anche da soli, valgono il film. Provare per credere.
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archipic
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venerdì 2 marzo 2012
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ognuno ha l'orticello che si coltiva
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Un film, questo Another Year, che lo si inizia ad apprezzare appena finisce. Subito ci si rende conto di quanto denso di significati e sfaccettature è la storia a cui si è assistito.
E' un film molto lento, denso, complesso, che lascia il segno non appena finisce. Durante la visione sei appiattito dai ritmi lentissimi ma poi inizi a capire i personaggi e il loro significato. La dinamica ti lascia qualcosa dentro. Il regista contrappone 2 diverse tipologie di persone la coppia che vive in armonia: stesse passioni e stessi gusti.
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Un film, questo Another Year, che lo si inizia ad apprezzare appena finisce. Subito ci si rende conto di quanto denso di significati e sfaccettature è la storia a cui si è assistito.
E' un film molto lento, denso, complesso, che lascia il segno non appena finisce. Durante la visione sei appiattito dai ritmi lentissimi ma poi inizi a capire i personaggi e il loro significato. La dinamica ti lascia qualcosa dentro. Il regista contrappone 2 diverse tipologie di persone la coppia che vive in armonia: stesse passioni e stessi gusti. il figlio che trova anche lui la strada.. fidanzandosi con una ragazza come loro, e formano un quartetto di serenità. poi ci sono gli altri... i loro amici.. soli, depressi, tristi, che tentano in tutti i modi di farsi accogliere nel loro confortevole nido ma, con un finto buonismo, ne vengono sempre debitamente messi a distanza. L'orto che la coppia regolarmente coltiva rappresenta proprio la propria vita, i loro spazi, che non devono essere minimamente contaminati dagli "estranei", con le loro depressioni, le loro solitudini, le loro fobie. Mary (davvero brava Lesley Manville) è proprio il succo di tutto ciò... mettendo gli occhi sul figlio Joe, mette gli occhi sul nido, sull'orto e tenta, così, di entraci dentro, di farsi accettare, di rompere la solitudine. Ma ne viene inesorabilmente messa a margine. Un film crudele, se vogliamo, che mette a nudo le ipocrisie del nostro mondo e ci narra di quanto sia facile ridursi a vivere nella solitudine e nella tristezza ma anche di quanto sia facile ridursi a vivere una finta normalità, una finta armonia, senza nemmeno rendersene conto.
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andrea
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sabato 18 febbraio 2012
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è più teatro che cinema
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Bravissimi attori, soggetto molto attuale , ma dialoghi con troppe battute , "a raffica", manca di respiro è tutto di corsa.
questo va bene in teatro dove non si devono lasciare spazi vuoti, dove i personaggi devono continuamente muoversi e parlare, con scenografie ridotte.
Come quello che faceva Bergman, filmava un lavoro teatrale, senza quasi esterni, non sfruttava le capacità della macchina da presa per i paesaggi,
per gli esterni, i movimenti, le inquadrature ampie.
Il cinema è un'altra cosa .
Andrea
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lisa casotti
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martedì 20 dicembre 2011
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il gatto e il topo
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Non è dato parlare male di Mike Leigh, uno dei registi più amati e venerati dai cinefili, però le sue “storie senza una storia” non sempre c’azzeccano, tanto meno nel caso di Another Year un film che colpisce perché il tema è acuto (il tempo che ci è concesso, la capacità di costruirsi una vita felice o di fallire l’impresa), perché il punto di vista è insolito (quello dell’età più che adulta), perché riflettere sul tempo che passa e quello che ci resta è pensare in grande. Ma annoia da morire seguire anche al cinema discussioni su il più e il meno, sul benessere della società che si calcola dal numero di auto prodotte, e bla bla bla.
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Non è dato parlare male di Mike Leigh, uno dei registi più amati e venerati dai cinefili, però le sue “storie senza una storia” non sempre c’azzeccano, tanto meno nel caso di Another Year un film che colpisce perché il tema è acuto (il tempo che ci è concesso, la capacità di costruirsi una vita felice o di fallire l’impresa), perché il punto di vista è insolito (quello dell’età più che adulta), perché riflettere sul tempo che passa e quello che ci resta è pensare in grande. Ma annoia da morire seguire anche al cinema discussioni su il più e il meno, sul benessere della società che si calcola dal numero di auto prodotte, e bla bla bla.
Viene l’orticaria, soprattutto se il film dura più di due ore e quel segno, quel pungolo che ti pianta dentro e con cui dovrai fare i conti nei giorni a venire, poteva insinuarsi in meno tempo e con minore dovizia di particolari.
Qualcuno (tra cui la sottoscritta) si è chiesto “ma che fine ha fatto il personaggio (l’attrice Imelda Staunton) che apre il film e su cui il regista indugia per un buon dieci minuti?”. Qualche critico (cit. Roberto Escobar dell’Espresso) risolve il dilemma sottolineando come la ripresa finale, che si sofferma sul volto e sul silenzio di Mary, chiuda il cerchio aperto dalla scena dell’ambulatorio. Ma tra il principio e la fine è passato tanto di quel tempo (e di dettagli superflui) che la maggior parte del pubblico avrà dimenticato quell’inizio, così carico di sensazioni e di aspettative, ma che rimane inesploso e va sprecato.
La trovata più divertente: i protagonisti (la coppia felice) si chiamano Tom e Gerri. Ma è un sorriso un po’ teso.
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cinemania
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lunedì 21 novembre 2011
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quasi un capolavoro
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Leigh riesce quasi ad eguagliare ilsuo capolavoro "Segreti e bugie",è un film da vedere piu di una volta per gustare la sceneggiatura e l'equilibrio perfetti,la bravura immensa degli attori e i dialoghi mai banali. Grande,grandissima la scena iniziale con una magnifica Imelda Stuntman.......come ha fatto Cannes a ignorare tutto ciò????
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(di luana)
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gabriella
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mercoledì 17 agosto 2011
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meglio scappare da certi "amici"
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Tom e Gerry sono una coppia affiatata, geologo lui, psicologa lei, vivono in una bella castta, si prendono cura del loro orticello e dei loro amici, in particolare Mary e Ken, due persone alla deriva che i due cercano in qualche modo di poter riunire, con pessimi risultati. Si evidenzia subito la superiorità della coppia sui loro amici, dimostrano accoglienza e solisarietà verso le loro sventure, senza però esserlo realmente. Gerry si comporta da psicologa con l'amica, ma non partecipa alla sua vita, la ospita in casa talvolta anche per la notte, ma non l'invita mai a condividere la sua vita, l'invita a cena, ma non le propone mai di cucinare qualcosa insieme, nè si offre di accompagnarla quando Mary manifesta il desiderio di comprarsi una macchina.
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Tom e Gerry sono una coppia affiatata, geologo lui, psicologa lei, vivono in una bella castta, si prendono cura del loro orticello e dei loro amici, in particolare Mary e Ken, due persone alla deriva che i due cercano in qualche modo di poter riunire, con pessimi risultati. Si evidenzia subito la superiorità della coppia sui loro amici, dimostrano accoglienza e solisarietà verso le loro sventure, senza però esserlo realmente. Gerry si comporta da psicologa con l'amica, ma non partecipa alla sua vita, la ospita in casa talvolta anche per la notte, ma non l'invita mai a condividere la sua vita, l'invita a cena, ma non le propone mai di cucinare qualcosa insieme, nè si offre di accompagnarla quando Mary manifesta il desiderio di comprarsi una macchina. E quando Mary , donna ultracinquantenne s'innamora del figlio di Gerry, quest'ultima, anzichè cercare di parlarne con l'amica, di aiutarla, fa l'amica offesa e indignata ( quando invece era la buona occasione di fare veramente la psicologa. Del resto , nonostante le apparenze, appare evidente che Gerry non ama particolarmente il suo lavoro ( oggi è stata una giornata faticosa, deludente), basta osservare la scena all'inizio, con la donna che non riesce a dormire, le domande che le pone fanno parte di un iter uguale a tutti e rimane delusa nel constatare che le risposte non sono quelle che lei si aspetta. Anche nella scena del funerale della cognata, di fronte al figlio della defunta, adirato con il padre per aver sempre trascurato la moglie, non trova di meglio che fargli domande banali, che poco si addicono alla situazione _ hai mangiato, ce l'hai un lavoro_.
Alla fine quando Mary si rifà viva ( perchè dei pessimi amici è forse meglio di niente), viene accettata in casa, ma come un'ospite tollerata, un caso pietoso ; a questo punto anche la logorroica Mary rimane senza parole, umiliata e sconfitta più di prima. Non è una colpa essere felici e soddisfatti della propria vita, come non è una colpa gl'insucessi degli amici, ma è una colpa assai grave coltivarsi il proprio orticello senza nessuna considerazione dell'altro.
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lalari
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lunedì 8 agosto 2011
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solo il tempo modifica i rapporti?
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A me era piaciuta di più la sua commedia Happy go lucky. Il ritmo di questo film mi è parso lento e in alcuni momenti troppo parlato. Bravi gli attori e graffianti i dialoghi.Mi è parso un invito ad andare oltre le parole. Le relazioni umane, che pure si basano sulla comunicazione verbale, richiedono una intensità e sincerità di gesti molto più radicale. Chi tra questi personaggi non accetta di mettersi in discussione offre agli altri un muro di certezze che non lascia spazio a relazioni profonde. Il film mi ha fatto riflettere molto, ma nn so dire se mi è piaciuto.
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(di luana)
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nigel mansell
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domenica 27 marzo 2011
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su chi non accetta la solitudine
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Su chi non accetta la solitudine, e poi secondo i canoni competitivi dei nostri giorni viene definito perdente. A me fanno fanno più paura Tom e Gerri, le loro buone maniere, la loro normalità, la mancanza di tentazioni o dubbi fa veramente terrore. Parteggio decisamente per gli altri controversi e contrastati personaggi. Ottimo l'attore che interpreta Ronnie, regge lunghi primi piani solo con la sua notevole espressività. Un film godibile.
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