marezia
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mercoledì 17 giugno 2009
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come in "un'estate ai caraibi".
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Rinnovo qui l'arrivederci a settembre e l'augurio di una piacevole estate a tutti.
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marezia
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martedì 16 giugno 2009
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alla cittadinanza virtuale
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Chiedo scusa a tutti per le mie intemperanze ma è un periodo di forte stress. Di condeguenza siete pregati di non contraddirmi e se mi ignorate è meglio. Grazie per la comprensione.
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paolo t.
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mercoledì 10 giugno 2009
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la storia nelle sue pieghe più intime
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Bellocchio sceglie di raccontare la storia passando per una vicenda intima. Come tutto in Mussolini, nemmeno l'intimità può essere altro che una brutale esibizione di disumanità. In rapidi tratti si raccontano efficacemente futurismo, interventismo, la monarchia degenerata nel crepuscolo della nazione. Attori straordinari, tutti. A dimostrazone di come Bellocchio, grande manovratore di attori, non possa fare film con le macchiette di alcune suo opere meno riuscite, ma ha bisogno di un cast stellare come questo.
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des esseintes
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martedì 9 giugno 2009
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imbarazzante
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Veramente bruttissimo . Gli unici film italiani recenti appena decenti che io ricordi sono "Il vento fa il suo giro","De Reditu" e una stranissima pellicola che e' uscita in due o tre sale in tutto per nemmeno una decina di giorni,fatta dall'ex fotografo di Andy Warhol,Edo Bertoglio che si intitolava "Face Addict". Il resto fa veramente pena.
Ora la domanda e': i film fanno pena perche' il pubblico e' scadente o viceversa?
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franky
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martedì 9 giugno 2009
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mediocre
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Film mediocre con spreco ingiustificato di soldi pubblici.
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(di alespiri)
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mirko mariotti
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lunedì 8 giugno 2009
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..e vinceremo(..non a cannes, purtroppo)
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Prima gli onori.
Devo dire che mi aspettavo molto da questo film, e sono soddisfatto.
Andate al cinema, comprate il biglietto e gustatevi due ore(e passa!) di un film che ripercorre le vicende tra un giovane Mussolini e Ida Dalsen(una bravissima Giovanna Mezzogiorno).
La storia è avvincente e mi ha tenuto alla poltrona, partecipe del dramma, della passione e dell'orgoglio della protagonista, in una impari lotta dove alla fine nessuno ne esce vittorioso. Grazie al lavoro di Bellocchio.
Tuttavia, la prima parte mi ha lasciato perplesso.
Personalmente non ho apprezzato alcune scelte stilistiche, come i titoli in sovraimpressione e i filmati d'epoca dove la struttura era trainata giusto dalla passione carnale tra i due.
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Prima gli onori.
Devo dire che mi aspettavo molto da questo film, e sono soddisfatto.
Andate al cinema, comprate il biglietto e gustatevi due ore(e passa!) di un film che ripercorre le vicende tra un giovane Mussolini e Ida Dalsen(una bravissima Giovanna Mezzogiorno).
La storia è avvincente e mi ha tenuto alla poltrona, partecipe del dramma, della passione e dell'orgoglio della protagonista, in una impari lotta dove alla fine nessuno ne esce vittorioso. Grazie al lavoro di Bellocchio.
Tuttavia, la prima parte mi ha lasciato perplesso.
Personalmente non ho apprezzato alcune scelte stilistiche, come i titoli in sovraimpressione e i filmati d'epoca dove la struttura era trainata giusto dalla passione carnale tra i due. Ho avuto l'impressione di un film pompato, artificioso, da festival(..di Cannes, appunto! ma ammetto il pregiudizio)...fortunatamente smentito dall'avvicendarsi della trama.
Se ve lo guardate in casa, nella tv del salotto togliete una stelletta
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lalli
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lunedì 8 giugno 2009
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bellissimo
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un quasi capolavoro che racconta una storia sconosciuta a molti e che fa capire ancora di più che schifosa "persona" (se così s può definire) era Mussolini, anche sul piano personale dei suoi "affetti". strepitosi la Mezzogiorno e Timi.
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mimmo_fuggetti
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venerdì 5 giugno 2009
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vincere: un film tra passato, presente e futuro
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L'aspetto referenziale dell'ultimo film di Bellocchio rievoca parte della vita privata di Benito Mussolini e soprattutto di Ida Dalser, moglie segreta del dittatore fascista, il quale le "darà" anche un figlio. Avevamo lasciato Filippo Timi a lasciarsi comandare da Dio, ma nell'incpit di questo film sarà proprio l'attore (che interpreta Benito Mussolini) a sfidare la sua divinità, dandogli cinque minuti di tempo per fulminarlo e garantire tutti della sua esistenza. Chissà come sarebbero andate le cose se quel fulmine fosse davvero sceso dal cielo, sicuramente non avremmo avuto questo ottimo lavoro cinematografico di Bellocchio. Ed è proprio il cinema ad entrare in gioco durante il lungometraggio: ce ne accorgiamo vedendo il Monello di Chaplin, o ancora, tutte le riprese di repertorio che Bellocchio ha ricercato nell'Istituto Luce.
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L'aspetto referenziale dell'ultimo film di Bellocchio rievoca parte della vita privata di Benito Mussolini e soprattutto di Ida Dalser, moglie segreta del dittatore fascista, il quale le "darà" anche un figlio. Avevamo lasciato Filippo Timi a lasciarsi comandare da Dio, ma nell'incpit di questo film sarà proprio l'attore (che interpreta Benito Mussolini) a sfidare la sua divinità, dandogli cinque minuti di tempo per fulminarlo e garantire tutti della sua esistenza. Chissà come sarebbero andate le cose se quel fulmine fosse davvero sceso dal cielo, sicuramente non avremmo avuto questo ottimo lavoro cinematografico di Bellocchio. Ed è proprio il cinema ad entrare in gioco durante il lungometraggio: ce ne accorgiamo vedendo il Monello di Chaplin, o ancora, tutte le riprese di repertorio che Bellocchio ha ricercato nell'Istituto Luce. Avvincente, con uno stile documentario, buono anche il montaggio con le didascalie che sembrerebbero voler balzare fuori dallo schermo per entrare dritte nella testa dello spettatore; le vicende di Ida Dalser vengono narrate dal regista per quelli che sono i fatti, lasciando una impronta soggettiva attraverso la sceneggiatura: è il caso dello psichiatra quando dice a Ida che questo non è il momento di fare i ribelli, adesso è l'ora di recitare, di fare gli attori. Quello psichiatra in realtà non sta parlando solo con la moglie segreta del Duce, egli si rivolge all'Italia impersonificata dalla Mezzogiorno. E' lei che viene usata, si presenta nuda e bella com'è, senza veli, senza nulla da nascondere, ma verrà sedotta e abbandonata. La storia ci insegna come il nostro paese abbia dovuto affrontare delle illusioni, delusioni enormi, maltrattamenti e la nuova generazione (che nel film viene rappresentata attraverso il figlio segreto di Benito Mussolini), è costretta a vivere nell'incertezza. Non si sà quale sarà il nostro futuro, ma Bellocchio ci suggerisce, attraverso il finale, che la strada da percorrere è lunga e pericolosa e non dipenderà solo ed esclusivamente da noi, ma ci saranno persone disposte a metterci i bastoni tra le ruote. Allora qual'è la chiave per "vincere"? Forse il cinema? Se questo è il tempo di recitare, come sottolinea l'autore, probabilmente è perche attraverso il mezzo cinematografico potremmo riuscire a comunicare il nostro pensiero e gridare aiuto al mondo intero, proprio come avviene per la Dalser rinchiusa in manicomio. Da sottolineare le ottime inquadrature scelte da Bellocchio, una in particolare: la soggettiva della Mezzogiorno reduce da un maltrattamento fisico e i medici che cercano di aprirle gli occhi, quasi come se quegli occhi che sono intenzionati a spalancare fossero i nostri. Il regista ci urla ad alta voce: Italia apri gli occhi e vedrete che quel motto lo faremo nostro, "vincere...e vinceremo"!
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marezia
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venerdì 5 giugno 2009
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ultima considerazione
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Pur riconoscendo la legittima voglia da parte del mondo della critica di portare alla ribalta europea il meglio che il Cinema italiano poteva esprimere devo dire che era SEMPLICEMENTE FOLLE pensare che una competizione premiasse due volte lo stesso Paese; la politica dà, la politica toglie. Così come era AMPIAMENTE PREVEDIBILE che l'uscita nel preestate lo stroncasse a livello di incasso visti i blockbusters che si sa, agli italiani piacciono più che al resto del mondo. Al Festival di Venezia avrebbe vinto quello che meritava e col botto. Pazienza, c'est la vie...
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mimmo_fuggetti
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venerdì 5 giugno 2009
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vincere: un film tra passato, presente e futuro
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Reduce da un attualissimo "Fortapasc", Bellocchio rievoca parte della vita privata di Benito Mussolini e soprattutto di Ida Dalser, moglie segreta del dittatore fascista, il quale le "darà" anche un figlio. Avevamo lasciato Filippo Timi a lasciarsi comandare da Dio, ma nell'incpit di questo film sarà proprio l'attore (che interpreta Benito Mussolini) a sfidare la sua divinità, dandogli cinque minuti di tempo per fulminarlo e garantire tutti della sua esistenza. Chissà come sarebbero andate le cose cose se quel fulmine fosse davvero sceso dal cielo, decisamente non avremmo avuto questo ottimo lavoro cinematografico di Bellocchio. Ed è proprio il cinema ad entrare in gioco durante il lungometraggio: ce ne accorgiamo vedendo il Monello di Chaplin, o ancora, tutte le riprese di repertorio che Bellocchio ha ricercato nell'Istituto Luce.
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Reduce da un attualissimo "Fortapasc", Bellocchio rievoca parte della vita privata di Benito Mussolini e soprattutto di Ida Dalser, moglie segreta del dittatore fascista, il quale le "darà" anche un figlio. Avevamo lasciato Filippo Timi a lasciarsi comandare da Dio, ma nell'incpit di questo film sarà proprio l'attore (che interpreta Benito Mussolini) a sfidare la sua divinità, dandogli cinque minuti di tempo per fulminarlo e garantire tutti della sua esistenza. Chissà come sarebbero andate le cose cose se quel fulmine fosse davvero sceso dal cielo, decisamente non avremmo avuto questo ottimo lavoro cinematografico di Bellocchio. Ed è proprio il cinema ad entrare in gioco durante il lungometraggio: ce ne accorgiamo vedendo il Monello di Chaplin, o ancora, tutte le riprese di repertorio che Bellocchio ha ricercato nell'Istituto Luce. Avvincente, con uno stile documentario, buono anche il montaggio con le didascalia che vorrebbero balzare fuori dallo schermo per entrare dritte nella testa dello spettatore; le vicende di Ida Dalser vengono narrate dal regista per quelli che sono i fatti, lasciando una impronta soggettiva attraverso la sceneggiatura: è il caso dello psicologo quando dice a Ida che questo non è il momento di fare i ribelli, adesso è l'ora di recitare, di fare gli attori. Quello psicologo in realtà non sta parlando solo con la moglie segreta del Duce, egli si rivolge all'Italia impersonificata dalla Mezzogiorno. E' lei che viene usata, si presenta nuda e bella com'è, senza veli, senza nulla da nascondere, ma verrà sedotta e abbandonata. La storia ci insegna come il nostro paese abbia dovuto affrontare delle illusioni, delusioni enormi, maltrattamenti e la nuova generazione (che nel film viene rappresentata attraverso il figlio segreto di Benito Mussolini), è costretta a vivere nell'incertezza. Non si sà quale sarà il nostro futuro, ma Bellocchio ci suggerisce, attraverso il finale, che la strada da percorrere è lunga e pericolosa e non dipenderà solo ed esclusivamente da noi, ma ci saranno persone disposte a metterci i bastoni tra le ruote. Allora qual'è la chiave per "vincere"? Forse il cinema? Se questo è il tempo di recitare, come sottolinea l'autore, probabilmente è perche attraverso il mezzo cinematografico potremmo riuscire a comunicare il nostro pensiero e gridare aiuto al mondo intero, proprio come avviene per la Dalser rinchiusa in manicomio. Da sottolineare le ottime inquadrature scelte da Bellocchio, una in particolare: la soggettiva della Mezzoggiorno reduce da un maltrattamento fisico e i medici che cercano di aprirle gli occhi, quasi come se quegli occhi che sono intenzionati a spalancare fossero i nostri. Il regista ci urla ad alta voce: Italia apri gli occhi e vedrete che quel motto lo faremo nostro, "vincere...e vinceremo"!
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[+] "reduce da un attualissimo "fortapasc"... "
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