ale9191
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giovedì 10 febbraio 2011
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bella la vita in giro per il mondo
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Negli ultimi tempi Clooney, con alterne fortune, si è fatto ricordare soprattutto per film d'azione : i tre "Ocean's", "Clayton" ecc. Qui invece è voluto tornare all'antico con una commedia dallo spunto non banale ideata dal buon Reitman. Quest'ultimo non poteva trovare protagonista migliore: scapestrato, senza legami fissi e senza rimpianti, chi se non Clooney? Chissà se lo stesso George durante le riprese non abbia riflettuto un po' sulla sua vita da "scapolo d'oro", da eterno rincorso ma mai accaplappiato. Nel complesso la commedia è ben riuscita, non manca qualche risata e si riesce a carpire pure qualche consiglio per un viaggio in aereo senza troppi problemi.
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Negli ultimi tempi Clooney, con alterne fortune, si è fatto ricordare soprattutto per film d'azione : i tre "Ocean's", "Clayton" ecc. Qui invece è voluto tornare all'antico con una commedia dallo spunto non banale ideata dal buon Reitman. Quest'ultimo non poteva trovare protagonista migliore: scapestrato, senza legami fissi e senza rimpianti, chi se non Clooney? Chissà se lo stesso George durante le riprese non abbia riflettuto un po' sulla sua vita da "scapolo d'oro", da eterno rincorso ma mai accaplappiato. Nel complesso la commedia è ben riuscita, non manca qualche risata e si riesce a carpire pure qualche consiglio per un viaggio in aereo senza troppi problemi.
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eddie '85
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mercoledì 29 dicembre 2010
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tra le nuvole ci si accorge di aver sbagliato
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voto: 8 Reitman, dopo i brillanti "Thank you for smoking" e "Juno", prova il difficile salto da un cinema più indipendente ad un cinema condizionato dal divismo del protagonista e da più ferree logiche commerciali: il rischio di inciampare e perdere il proprio acume e le proprie caratteristiche era alto, ma il bravo regista ha saputo evitarlo, confermando il suo talento e presentandosi come uno dei cavalli vincenti della Hollywood del futuro. "Tra le nuvole" è una commedia sentimentale- almeno una spanna sopra la media delle commedie sentimentali americane dell'ultimo decennio- certamente brillante, ma, sopratutto, riflessiva e amara.
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voto: 8 Reitman, dopo i brillanti "Thank you for smoking" e "Juno", prova il difficile salto da un cinema più indipendente ad un cinema condizionato dal divismo del protagonista e da più ferree logiche commerciali: il rischio di inciampare e perdere il proprio acume e le proprie caratteristiche era alto, ma il bravo regista ha saputo evitarlo, confermando il suo talento e presentandosi come uno dei cavalli vincenti della Hollywood del futuro. "Tra le nuvole" è una commedia sentimentale- almeno una spanna sopra la media delle commedie sentimentali americane dell'ultimo decennio- certamente brillante, ma, sopratutto, riflessiva e amara. Abbastanza convenzionale nell'intreccio, almeno fino al finale in cui si è evitato un happy end che sarebbe risultato stonato con l'evolversi e la tematica del film, il film è retto da una sceneggiatura che fila liscia come l'olio e da una regia che non sbaglia un colpo: apparentemente invisibile (in realtà, spesso, la macchina si muove leggermente e lentamente per dare ritmo ai momenti più verbosi, e per sottolineare la centralità del personaggio che in un dato momento è più importante) lo stile di Reitman regala alcune finezze e momenti in cui la mano dell'autore è evidente nel voler dare un certo significato e una valenza simbolica a determinate scene. é anche, e sopratutto, un film perfettamente al passo con i tempi, con la crisi economica, e con il conseguente smarrimento sociale: quando tra qualche anno si vorrà fare una rassegna cinematografica sul cinema al tempo della crisi, "Tra le nuvole" sarà sicuramente tra le prime scelte. La vicenda del protagonista, un tagliatore di teste che trascorre più di 320 giorni all'anno in aereo, che inneggia alla solitudine perchè i rapporti sono " fardelli che rendono pesante il tuo zaino", e che si accorge di aver sbagliato tutto quando ormai è troppo tardi per ricominciare e rimediare, è allegorica degli stati Uniti che per venti anni hanno seguito una politica economica euforica e sbagliata e se ne sono accorti quando ormai c'era ben poco da fare. La rassegna delle reazioni della gente alla notizia del licenziamento toglie il fiato, così come lo toglie la corazza di cinismo del protagonista nell'atto di dare la notizia e proporre una nuova vita; quando però ci si rende conto di aver sbagliato tutto, ed è troppo tardi per cambiare vita e anche l'ultima tua speranza svanisce sotto la neve di Chicago, il cinismo non basta più; e persi si rimane minuscoli al confronto del tabellone delle partenze, e soli tra le nuvole, invitando la gente non più a pensare che i rapporti sono dei pesi, ma a pensare per un attimo che "quella stella un pò più luminosa, è l'ala del mio aereo". Film quindi con più chiavi di lettura, supportato perfettamente da una grande prova di Clooney, bravo nell'essere sempre al centro del film senza togliere nulla al suo potenziale e alla sua efficacia. Non sfigurano le due ottime protagoniste femminili. Dominano il grigio e il bianco, e, in generale, i colori non sono mai troppo brillanti. L'unico piccolo neo è il, a volte, troppo evidente product placement.
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giacomogabrielli
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venerdì 22 ottobre 2010
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nuvoloso. ****
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Il regista di JUNO torna con un mezzo capolavoro apprezzatissimo sia dal pubblico che dalla critica. Un cinico George Clooney recita in un ben scritto e brillante terzo film del figlio di Ivan Reitman, qui suo produttore.
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Il regista di JUNO torna con un mezzo capolavoro apprezzatissimo sia dal pubblico che dalla critica. Un cinico George Clooney recita in un ben scritto e brillante terzo film del figlio di Ivan Reitman, qui suo produttore. NUVOLOSO | ****
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rongiu
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sabato 18 settembre 2010
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mr. ryan. l'ulisse dei nostri giorni.
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Senso di appartenenza.
C’è un uomo che può a pieno diritto condividere con l’aquila il primato dello spazio alato. Quest’uomo è abituato a "Prendere il volo". Cosa può significare, "prendere il volo". Viaggiare con la mente? Andar dritti, giù, per le scale? Ricercare la libertà? Oppure... fuggire, sparire, dileguarsi. O forse, e perché no, un invito all’intraprendenza? Cerco di procedere con ordine e punto il mio sguardo, casuale ma non pettegolo, su di un uomo. Quest’uomo, in grado di difendersi dalle insidie di una Natura che ama sfidare chi sogna e si impegna per rendere reali e concreti gli oggetti del proprio desiderio, è pronto a tutto.
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Senso di appartenenza.
C’è un uomo che può a pieno diritto condividere con l’aquila il primato dello spazio alato. Quest’uomo è abituato a "Prendere il volo". Cosa può significare, "prendere il volo". Viaggiare con la mente? Andar dritti, giù, per le scale? Ricercare la libertà? Oppure... fuggire, sparire, dileguarsi. O forse, e perché no, un invito all’intraprendenza? Cerco di procedere con ordine e punto il mio sguardo, casuale ma non pettegolo, su di un uomo. Quest’uomo, in grado di difendersi dalle insidie di una Natura che ama sfidare chi sogna e si impegna per rendere reali e concreti gli oggetti del proprio desiderio, è pronto a tutto.
Nel corso della propria vita, prima o poi capita di dover affrontare eventi dolorosi. La morte di una persona cara, del nostro cane, una storia d’amore finita, un investimento finanziario fallimentare, un licenziamento. Mr. Ryan si interessa di licenziamenti.
Il licenziamento, per chi lo subisce, può essere causa di gravi, gravissimi disturbi psichici. Il dolore causato dallo stesso, può trasformarsi in angoscia, troppo spesso in chiusura esistenziale, il passo successivo ed “estremo” è il suicidio. Tutte queste “percosse interiori, mentali” possono essere trasformate in forze dirompenti, in nuova energia psichica, in crescente autostima, in voglia di ri-vivere. Ryan Bingham (G. Clooney) offre le sue competenze professionali a quelle aziende che devono licenziare persone. Percorre i cieli degli U.S.A. in lungo ed in largo. Migliaia sono i colloqui “motivazionali” che effettua, per non parlare di quelle percorse. L’aereo è la sua prima casa e questa casa è mentalmente arredata con gusto ed abitata con piacere.
I suoi viaggi si svolgono all’interno di un programma frequent flyer dell’American Airlines. Il suo “status” è eccellente. L’obiettivo che gli sta a cuore è quello di raggiungere dieci milioni di miglia. Incredibile, dieci milioni di miglia. Tante le persone che si incontrano durante i vari spostamenti. Una di queste, Alex (Vera Farmiga) , lo affascina, lo cattura, i suoi viaggi diventano così un po’ meno strumentali ed un po’ più umani. Nasce tra i due una relazione. Terzo ingresso in scena. Una giovane laureata, Natalie Keener (Anna Kendric) sta sostenendo in modo veemente, un suo progetto che consente il licenziamento “da terra”, nel senso che, lo sfortunato interlocutore, seduto davanti al monitor, riceve il benservito via internet. Ryan è costretto a rientrare in sede. Assiste ad una dimostrazione ed espone tutte le sue perplessità. Sostiene che la signorina Natalie non ha ben presente che questo tipo di professione ha bisogno di una “semantica linguistica umana” e non di “una gestione informatica dei sentimenti umani”. Ma si sa, quando si possono risparmiare milioni di dollari a tutto discapito del benessere psichico…, non ci si pensa due volte. Anzi, non ci si pensa proprio. Ryan suggerisce al suo capo di affidarle Natalie, potrà così “sul campo” verificare se le sue teorie meritano di essere riviste. Inizia per Natalie un’avventura senza precedenti, impara i ritmi e le tecniche del volo, gli approcci iniziali non sono felici. Tra l'altro, la novella flyer, assaggia sul proprio corpo i segni che lasciano le parole informali, prive del bon ton umano-relazionale. Il fidanzato la scarica con un SMS.
Mi fermo qui per non togliere allo spettatore il gusto della scoperta…., l’intreccio è bello e corposo. Amore, affetto, benessere economico, malessere psicofisico, maturità e gioventù, esperienza e noviziato, certezze ed incertezze, isolamento e compagnia, tristezza e gioia ce n’è per tutti. Questi temi sono presentati con eleganza e tanta sobrietà. Quasi sottovoce. Quando raggiungi un obiettivo conquistato con sacrificio “voli” sempre più su. Se poi questo obiettivo ti dicono che lo hai raggiunto mentre sei “su”, come ti senti? Come si sentirà Ryan al termine del suo viaggio? Ai kilometri percorsi, dovrà aggiungere ancora qualche metro?
Anche Ulisse è stato un flyer, in un certo senso, ritornato ad Itaca, ritrova moglie e figlio. Durante tutto il suo peregrinare, non ha mai dimenticato la meta finale. Il ritorno a casa. La sua casa, i suoi affetti, la stabilità emotiva. Ritrova, in conclusione, ciò che ha lasciato. Le sue origini. Anche in Ryan ci sono tracce di Ulisse. Io credo.
Benvenuti a bordo e buon viaggio.
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liuk©
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mercoledì 15 settembre 2010
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dedicato a noi viaggiatori..
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Finalmente un film originale, con idee. Verrà sicuramente amato da chi viaggia per lavoro ed ha sulle spalle parecchie ore di aereo alla settimana, ma credo possa essere interessante per tutti, grazie ad una trama intelligente e non banale ed un sapiente accostamento di sorrisi e melanconia. Personalmente lo ritengo una delle migliori pellicole della passata stagione.
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audreyandgeorge
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martedì 24 agosto 2010
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tra le nuvole e un sandwich veloce
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C'è un giovane regista canadese che non è più una sorpresa: si tratta di Jason Reitman che nel 2009 con Tra le nuvole ha dato una prova convincente, come dimostrano le 6 candidature agli oscar. Questa opera tratta tematiche sociali di sicuro impatto ma con un'evoluzione rispetto ai già acclamati Juno e Thank you for smoking.
Merita una citazione anche la colonna sonora.
Il protagonista del film, tratto dal romanzo di Walter Kirn, è un affascinante 'tagliatore di teste', che con professionalità e faccia tosta viaggia per gli Stati Uniti per licenziare ignari dipendenti.
Il regista ha voluto rendere alcune scene più credibili coinvolgendo persone che realmente hanno perso il lavoro. Il film non si limita a questo, tratta più argomenti: da quello tremendamente attuale, la crisi economica, alla delocalizzazione del lavoro, dalla difficoltà di instaurare relazioni vere alla fuga dalla vita reale.
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C'è un giovane regista canadese che non è più una sorpresa: si tratta di Jason Reitman che nel 2009 con Tra le nuvole ha dato una prova convincente, come dimostrano le 6 candidature agli oscar. Questa opera tratta tematiche sociali di sicuro impatto ma con un'evoluzione rispetto ai già acclamati Juno e Thank you for smoking.
Merita una citazione anche la colonna sonora.
Il protagonista del film, tratto dal romanzo di Walter Kirn, è un affascinante 'tagliatore di teste', che con professionalità e faccia tosta viaggia per gli Stati Uniti per licenziare ignari dipendenti.
Il regista ha voluto rendere alcune scene più credibili coinvolgendo persone che realmente hanno perso il lavoro. Il film non si limita a questo, tratta più argomenti: da quello tremendamente attuale, la crisi economica, alla delocalizzazione del lavoro, dalla difficoltà di instaurare relazioni vere alla fuga dalla vita reale.
Ci facciamo un pò gli affari del regista Reitman e vediamo che oltre al sicuro talento e coraggio, c'è una vita passata nel cinema, con il padre Ivan che produce Animal House (ricordate il tormentone di Shout di Otis Day?) e lascia una traccia indelebile nei cult degli anni 80' con Ghostbusters - Gli Acchiappafantasmi.
Dopo tanti check-in e tanti aeroporti vi proponiamo un sandwich, scopritelo su www.nonsolopizzaecinema.com
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paride86
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martedì 27 luglio 2010
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discreto
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"Tra le nuvole" è una commedia sentimentale mascherata da qualcos'altro. Ancora non ho capito cosa, ma è così. Ed è un peccato, perché di commedie sentimentali che narrano di miracolose conversioni all'amore di freddi uomini d'affari è piena la storia del cinema (a cominciare da "Sabrina"), invece sarebbe stato bello trovrasi di fronte ad un film che provasse ad affrontare, con garbo e ironica leggerezza, il frenetico mondo del lavoro di oggi, come sembrava fare questo film all'inizio della storia.
Alla fine "Tra le nuvole" si rivela essere né l'una né l'altra cosa; tuttavia il risultato finale non è deludente: ne esce fuori un film godibile, ben diretto e ben recitato, con qualche momento intelligente.
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vittorio
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martedì 6 luglio 2010
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film godibile!!
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Commedia particolare e molto orginale, storia che mescola cinismo, romanticismo, divertimento e speranza....Bravo Clooney...
Da vedere!!
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www.cine-amando.blogspot.com
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lunedì 21 giugno 2010
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il senso della modernità
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Tratto da un romanzo di Kirn: Ryan (George Clooney), scapolo incallito e perennemente in viaggio per lavoro, è un "tagliatore di teste" la cui professione consiste nel licenziare le persone. Avulso da vincoli personali ed impegni sentimentali, si trova a confrontarsi con l'affascinante Alex (Vera Farmiga), conosciuta per caso e con cui avvia una relazione, e con la giovanissima Natalie (Anna Kendrick), collega ambiziosa ed intraprendente. Ne uscirà (in parte) trasformato.
Reitman si rivela acuto osservatore della realtà, riuscendo a cogliere con la precisione pungente dell'ironia molti dei tic e delle alienazioni della modernità: la frenesia dei ritmi di vita, la meccanica ripetività dei gesti, la spersonalizzazione dei rapporti umani, il cinismo del sistema socio-economico, l'ossessione tecnologica.
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Tratto da un romanzo di Kirn: Ryan (George Clooney), scapolo incallito e perennemente in viaggio per lavoro, è un "tagliatore di teste" la cui professione consiste nel licenziare le persone. Avulso da vincoli personali ed impegni sentimentali, si trova a confrontarsi con l'affascinante Alex (Vera Farmiga), conosciuta per caso e con cui avvia una relazione, e con la giovanissima Natalie (Anna Kendrick), collega ambiziosa ed intraprendente. Ne uscirà (in parte) trasformato.
Reitman si rivela acuto osservatore della realtà, riuscendo a cogliere con la precisione pungente dell'ironia molti dei tic e delle alienazioni della modernità: la frenesia dei ritmi di vita, la meccanica ripetività dei gesti, la spersonalizzazione dei rapporti umani, il cinismo del sistema socio-economico, l'ossessione tecnologica. Affronta anche, senza retorica, il problema drammaticamente attuale (specialmente negli Stati Uniti) della crisi e delle sue conseguenze sociali: licenziamenti in massa, perdita di status sociale, abbassamento del tenore di vita. Più in profondità ancora, si interroga scopertamente sul senso della vita, mostrando la solitudine di persone che o rifuggono infantilmente dalle responsabilità dei legami interpersonali o cercano una vuota evasione dal grigiore della quotidianità o si affannano nel tentativo di conciliare la propria umanità con la spietatezza dell'arrivismo. Quando, a mezz'ora dalla fine, il film sembra bonariamente avviato ad uno scialbo finale consolatorio, ne comincia invece la parte migliore, in cui l'umorismo assume un retrogusto più amaro, sconsolato (emblematicamente beffarda la scena in cui Ryan raggiunge finalmente l'agognata meta dei 10 milioni di miglia proprio nel momento in cui prende coscienza della vacuità del proprio stile di vita). Commedia gradevole e intelligente, anche se un po' troppo ritagliata su misura sul mito di George Clooney, eterno playboy nella vita e (in questa occasione) sullo schermo. Molte candidature (oscar, golden globes), pochi premi.
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