paapla
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domenica 24 gennaio 2010
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france télécom
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Noioso come un volo intercontinentale, leggero come una piuma, doloroso come un nervo scoperto vero come i tanti suicide della France Télécom.
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paolo antonucci
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domenica 24 gennaio 2010
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jet-lag
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In questo film il ruolo di Clooney, del suo personaggio è esemplare. Un uomo il cui habitat è divenuto il non- luogo: uno spazio intermedio, uno spazio privo di familiarità, riconoscibile ma impersonale. Lo zaino di Clooney è leggero e vuoto perché non ha alcun legame. Il suo lavoro consiste nel recidere i legami altrui, nel 'dare una nuova prospettiva' alle vite di chi ha deciso e vorrebbe rimanere sempre nello stesso luogo. Ma quando il nostro finalmente decide di scendere per 'accasarsi' come tutti gli altri, ecco che qualcosa di più o meno prevedibile accade.
Ciò che rende più leggero questo film, infine riflessivo e con toni lievemente drammatici, è proprio il volto dell'attore.
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In questo film il ruolo di Clooney, del suo personaggio è esemplare. Un uomo il cui habitat è divenuto il non- luogo: uno spazio intermedio, uno spazio privo di familiarità, riconoscibile ma impersonale. Lo zaino di Clooney è leggero e vuoto perché non ha alcun legame. Il suo lavoro consiste nel recidere i legami altrui, nel 'dare una nuova prospettiva' alle vite di chi ha deciso e vorrebbe rimanere sempre nello stesso luogo. Ma quando il nostro finalmente decide di scendere per 'accasarsi' come tutti gli altri, ecco che qualcosa di più o meno prevedibile accade.
Ciò che rende più leggero questo film, infine riflessivo e con toni lievemente drammatici, è proprio il volto dell'attore. Se al suo posto si fosse trovato un Bill Murray, il film avrebbe assunto tutt'altro tono, molto più rarefatto introspettivo.Ma il pregio, per quello che sembra già essere un classico da cineforum, è proprio qui: la progressiva de-realizzazione del mondo attorno e dello stesso viso sornione di un attore familiare e piacente. Una de-realizzazione che ha coinvolto la finanza l'economia la politica e noi stessi negli ultimi anni. Il film mi pare un esemplificazione di uno stato d'animo del presente, non certo la denuncia di una tendenza della nuova economia come poteva essere (ma non solo) nel bellissimo 'Cacciatori di teste' di Costa-Gravas.
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rescine
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domenica 24 gennaio 2010
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la forza dei dialoghi
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La storia-trama del film non convince, tesa com'è ad inseguire lampi di umanità in un mondo avvolto dal ciniscmo, dove anche comunicare i licenziamenti di massa è una tecnica e un business.Alla faccia, reale, dei poveri e frustrati job-less. Ma il film è riscattato alla grande dalla forza dei dialoghi: intelligenti, graffianti, immediati, con spunti per riflessioni affatto banali. A fianco, una regia abile e dinamica ed un George Clooney ancora in eccellente spolvero. Ecco che nell'insieme il quadro diventa assai godibile ed il giudizio complessivo può definirsi "ottimo".
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brendas
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sabato 23 gennaio 2010
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la critica cinematografica si è bevuta il cervello
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Un film disonesto e manipolatorio, nella migliore tradizione hollywoodiana. Un grande Clooney (purtroppo...) in una pellicola che sembra uscita da un laboratorio di strizzacervelli, pagati per ottenebrare le facoltà mentali degli spettatori. Come fingere di rispecchiare la realtà deformandola abilmente. Una polpetta avvelenata per il nostro inconscio dissociato...
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(di giofredo')
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gibigi
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venerdì 22 gennaio 2010
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amaro
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Un ottimo film, recitato da attori in grande spolvero, frizzante e divertente in buona parte, ma tremendamente amaro nel finale.
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slowfilm.splinder.com
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giovedì 21 gennaio 2010
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commedia falsamente interessata alla realtà.
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Dei film di Jason Reitman s’è sempre parlato soprattutto per motivi non precisamente cinematografici, vicini come sono al blando saggio sociologico o di costume. Per questo motivo attirano molte persone che il cinema solitamente lo considerano poco, mentre trovano nei film di Reitman un supporto agli argomenti standard di conversazione. Thank you for Smoking, Juno, hanno creato dei circoli inclusivi. Poi, i film di Reitman si fanno largo con dei trailer, e quindi degli incipit, che ammiccano con fare jazzy o indie rock, così come sarebbe etichettato, indie rock, The Passenger di Iggy Pop (nel trailer, appunto) se oggi fosse rifatta da Pierre Menard. Anche questa è una patina che solitamente sparisce dopo i primi minuti di visione o, come nel caso di Juno, viene riproposta in maniera così spudorata da perdere ogni sincerità.
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Dei film di Jason Reitman s’è sempre parlato soprattutto per motivi non precisamente cinematografici, vicini come sono al blando saggio sociologico o di costume. Per questo motivo attirano molte persone che il cinema solitamente lo considerano poco, mentre trovano nei film di Reitman un supporto agli argomenti standard di conversazione. Thank you for Smoking, Juno, hanno creato dei circoli inclusivi. Poi, i film di Reitman si fanno largo con dei trailer, e quindi degli incipit, che ammiccano con fare jazzy o indie rock, così come sarebbe etichettato, indie rock, The Passenger di Iggy Pop (nel trailer, appunto) se oggi fosse rifatta da Pierre Menard. Anche questa è una patina che solitamente sparisce dopo i primi minuti di visione o, come nel caso di Juno, viene riproposta in maniera così spudorata da perdere ogni sincerità. Questi, l’inganno della prima impressione e la tensione all’inclusione, sono i motivi che mi portano a vedere il nuovo film di Reitman, nonostante nessuno mi sia piaciuto. Thank you for Smoking, per la verità, sorvolando sulla sproporzione fra clamore e valore effettivo della pellicola, appare rispetto ai successivi un lavoro decisamente più riuscito.Poiché i temi di Reitman riguardano argomenti che nascono negli Stati Uniti per diffondersi poi all’Occidente, pur mantenendo dei toni tipicamente americani, Up in the Air tratta dell’ondata di licenziamenti che ha seguito e segue la crisi economica. Negli USA le grandi aziende non licenziano semplicemente le persone, ma assumono appositamente dei tagliatori di teste, fieri rappresentanti di quelle che potremmo chiamare risorse disumane. George Clooney è uno di questi, certamente il più affascinante, un deresponsabilizzatore al servizio di sempre più eterei manager, sadicamente ghignanti nello sfoltimento del proprio organico. Manager che sono il riflesso di aziende indefinite e che qui vediamo per una manciata di fotogrammi, quelli necessari per farsi dare dei “pezzi di merda” dalla voce over di Clooney, che in questo modo già segna un distacco dalla più sincera amoralità del venditore di fumo Nick Naylor. Ryan Bingham trascorre gran parte della sua vita in aereo, vola ovunque ci sia bisogno di offrire a neodisoccupati discorsi sulle nuove opportunità e brochure sugli aspetti imprevedibilmente positivi del ritrovarsi a spasso. Gli altri due personaggi sono femminili: la donna altrettanto solitaria e volatile e la giovane collega al primo approccio col mondo. Gli attori sono la cosa migliore di Tra le Nuvole: Clooney in una parte ampiamente alla sua portata, Vera Farmiga che gli sceneggiatori vogliono immediatamente impegnata a rassicurarci sulla duratura avvenenza del proprio culo, Anna Kendrick brava nell’impersonare una ragazza involontariamente schizofrenica, che nel giro di un paio di stacchi di montaggio si trasforma da cinica donna in carriera a smarrita adolescente in cerca di figure genitoriali.Non è quindi colpa loro, se il film di Reitman risulta una commedia permeata di un’angoscia fine a se stessa, che ci porta nelle sale asettiche del licenziamento solo per offrire delle parentesi colorite nei dubbi esistenziali di Ryan. La storia accenna alla realtà, ma poi si interessa solo alla vita finta dei suoi protagonisti, abbozza una visione nichilista ma non forza mai i toni, e si rifugia in una soluzione semplicistica e irreale in cui le nuove promesse danno forma al proprio riscatto adeguandosi ai vecchi sistemi. slowfilm.splinder.com
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pantera33
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giovedì 21 gennaio 2010
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bello, intimo ,attuale
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La crisi economica americana ha portato al taglio di molti posti di lavoro, laggiu´si usa il tagliatore di teste per comunicare la sgradita notizia al dipendente.
Comunque la storia si svolge su vari piani:il lavoro, i continui spostamenti in aereo ( a proposito che spot la American Airlines), la vita privata.
La figura di George Clooney, che vive tra aerei ed alberghi a caccia di miglia bonus, e´tipicamente yankee.Rientra a casa poche volte e la casa sembra una camera d´albergo.A volte sembra cinico e spietato nel suo lavoro ma traspare qualcosa che lo fa sentire partecipe ai drammi personali che sta per cagionare e sembra trovare la chiave per dare una speranza a chi si trovera´in mezzo ad una strada.
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La crisi economica americana ha portato al taglio di molti posti di lavoro, laggiu´si usa il tagliatore di teste per comunicare la sgradita notizia al dipendente.
Comunque la storia si svolge su vari piani:il lavoro, i continui spostamenti in aereo ( a proposito che spot la American Airlines), la vita privata.
La figura di George Clooney, che vive tra aerei ed alberghi a caccia di miglia bonus, e´tipicamente yankee.Rientra a casa poche volte e la casa sembra una camera d´albergo.A volte sembra cinico e spietato nel suo lavoro ma traspare qualcosa che lo fa sentire partecipe ai drammi personali che sta per cagionare e sembra trovare la chiave per dare una speranza a chi si trovera´in mezzo ad una strada.Le storie dei futuri disoccupati non occupano una parte rilevante in termini di minutaggio ma colpiscono.
Difficile dire dove risieda il fascino di questo film (ricorda un po Lost in translation )sembra una pellicola a basso budget anche se non lo e´, ma funziona eccome se funziona!
Ottima interpretazione di George e mano felice e sensibile nella regia.
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cantastorie
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sabato 16 gennaio 2010
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"i stereotype. it's faster.""
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Ryan Bingham (G. Clooney) lavora per una compagnia che lo "affitta" ad altre compagnie per licenziare i loro dipendenti; egli è uno dei migliori: anni di esperienza, capacità di cogliere al volo ciò che è necessario fare per limare la reazione del licenziato. Vive in volo, ha una casa asettica, è il promotore di una filosofia di vita secondo la quale tutto ciò di cui si ha bisogno per vivere deve entrare in un bagaglio a mano, non ha famiglia né strette relazioni interpersonali ed ha un sogno: raggiungere i dieci miglioni di miglia in volo. Due elementi portano scompiglio in questa vita ordinata e dai colori "da giacca e cravatta": Natalie Keener (Anna Kendrick), giovane assistente che propone il licenziamento tramite videoconferenza, il che sconvolgerebbe i piani di Ryan, e Alex Goran (Vera Farmiga), altra viaggiatrice per lavoro.
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Ryan Bingham (G. Clooney) lavora per una compagnia che lo "affitta" ad altre compagnie per licenziare i loro dipendenti; egli è uno dei migliori: anni di esperienza, capacità di cogliere al volo ciò che è necessario fare per limare la reazione del licenziato. Vive in volo, ha una casa asettica, è il promotore di una filosofia di vita secondo la quale tutto ciò di cui si ha bisogno per vivere deve entrare in un bagaglio a mano, non ha famiglia né strette relazioni interpersonali ed ha un sogno: raggiungere i dieci miglioni di miglia in volo. Due elementi portano scompiglio in questa vita ordinata e dai colori "da giacca e cravatta": Natalie Keener (Anna Kendrick), giovane assistente che propone il licenziamento tramite videoconferenza, il che sconvolgerebbe i piani di Ryan, e Alex Goran (Vera Farmiga), altra viaggiatrice per lavoro.. e da cosa nasce cosa. Reitman ci propone un terzo film con personaggi particolarissimi eppure richiamanti il banale quotidiano. Bingham non è piatto, banale né irrigidito nella sua vita: è pronto a cambiare, è tentato di abbandonare persino il suo sogno.. Un altro piccolo gioiello alla Reitman, una regia magistrale, una scelta di musiche favolose (da 'This Land Is Your Land' che ci catapulta all'attualità dai titoli di testa a "Up in the air" dei titoli di coda), fotografia limpida.. il nostro regista si conferma come uno dallo sguardo 'puro' sulla realtà: si inserisce nel contesto attuale della crisi, non solo economica ma anche relazionale (ipertecnologia irriflessiva). Insomma, dalle 4 alle 5 stelle per un film da vedere in lingua originale: alcuni giochi di parole necessitano di veri esperti di traduzione (ad esempio la capacità di Calvino di tradurre Queneau).
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marezia
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domenica 18 ottobre 2009
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alla redazione
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Il video sparato in primo piano della coppia d'oro del momento no... Ma è un sito di cinema questo o è Novella 2000?
[+] p.s.
(di marezia)
[ - ] p.s.
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