the84damy
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lunedì 1 febbraio 2010
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gradevole commediola
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Una pregevole commedia che tratta un tema serio come quello della disopccupazione (in questi tempi di crisi di grande attualità)con ironia e leggerezza.
Ottimo cast davvero all'altezza che alza notevolmente il livello del film.
Direi da vedere e non solo per gli appassionati del genere
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(di montecristo)
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montecristo
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lunedì 1 febbraio 2010
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per gli eterni peter pan
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Tra le nuvole è una commedia a tratti amara ed è la storia di Ryan (George Clooney) il cui lavoro consiste nel licenziare le persone è lo costringe a viaggiare, è un eterno peter pan non vuole avere responsabilità e tanto meno una famiglia vive di rapporti occasionali da un aereoporto all'altro è cinico e non crede nell 'amore,ma cosa sucederebbe se incotrasse una persona che gli facesse cambiare idea?.Il film ha dei momenti lenti vale la pena di vederlo sopratutto per l 'interpretazione di Clooney azzeccatissimo per questo ruolo e per una buonissima sceneggiatura ci sono battute molto carine.
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Tra le nuvole è una commedia a tratti amara ed è la storia di Ryan (George Clooney) il cui lavoro consiste nel licenziare le persone è lo costringe a viaggiare, è un eterno peter pan non vuole avere responsabilità e tanto meno una famiglia vive di rapporti occasionali da un aereoporto all'altro è cinico e non crede nell 'amore,ma cosa sucederebbe se incotrasse una persona che gli facesse cambiare idea?.Il film ha dei momenti lenti vale la pena di vederlo sopratutto per l 'interpretazione di Clooney azzeccatissimo per questo ruolo e per una buonissima sceneggiatura ci sono battute molto carine.In conclusione il film fa riflettere sulle scelte che un uomo fa nella vita e che a volte non si possono rimediare e siamo costretti a seguire quella strada che un tempo sembrava giusta ma che poi non si ha più la stessa certezza
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aesse
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domenica 31 gennaio 2010
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non basta stare fra le nuvole per sentirsi beato
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Se si dà per buona l’idea che i meccanismi del cinema attingano a quelli del sogno saremo d’accordo nel dirsi certi che la trama di un film ha lo stesso scopo dei simboli onirici che, decodificati, portano in emersione messaggi più profondi. Così ancora una volta anche in “ Tra le nuvole” sotto al racconto della vita di un “tagliateste”, cioè di un licenziatore di professione, delle sue vittime e dell’America di questo nuovo epocale crac finanziario-economico c’è un’insopportabile solitudine esistenziale che se anche connaturata alla nostra esistenza, è così insopportabile da essere il tabù per antonomasia della nostra società.
L’impatto con questa sottaciuta realtà è così forte fino dai primi minuti del film, che scorre con la leggerezza consueta alla commedia americana, tanto che un compito così ingrato come quello del “tagliateste” non è affidato, come vorrebbe una stereotipata morale, ad un tizio morfologicamente “rassicurante” per la sua oscura diversità, ma alla bellezza beffarda di Clooney erede della maschera che fu di Cary Grant che si prestava, prima di lui, a ruoli che in egual modo ne rimarcavano l’impenetrabilità.
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Se si dà per buona l’idea che i meccanismi del cinema attingano a quelli del sogno saremo d’accordo nel dirsi certi che la trama di un film ha lo stesso scopo dei simboli onirici che, decodificati, portano in emersione messaggi più profondi. Così ancora una volta anche in “ Tra le nuvole” sotto al racconto della vita di un “tagliateste”, cioè di un licenziatore di professione, delle sue vittime e dell’America di questo nuovo epocale crac finanziario-economico c’è un’insopportabile solitudine esistenziale che se anche connaturata alla nostra esistenza, è così insopportabile da essere il tabù per antonomasia della nostra società.
L’impatto con questa sottaciuta realtà è così forte fino dai primi minuti del film, che scorre con la leggerezza consueta alla commedia americana, tanto che un compito così ingrato come quello del “tagliateste” non è affidato, come vorrebbe una stereotipata morale, ad un tizio morfologicamente “rassicurante” per la sua oscura diversità, ma alla bellezza beffarda di Clooney erede della maschera che fu di Cary Grant che si prestava, prima di lui, a ruoli che in egual modo ne rimarcavano l’impenetrabilità. Anche se subito viene data come realtà acquisita che l’entità dello stress a cui un licenziamento sottopone sia comparabile a quella di un lutto in famiglia, quel che piuttosto colpisce come un pugno allo stomaco è appunto l’inconsapevole solitudine esistenziale che non denunciata, anzi, emerge dalle reazioni delle vittime del licenziamento che più che alla perdita di un lavoro fonte di sostentamento, promozione sociale, inalieabile diritto, sembrano assistere impotenti alla perdita di sè. Di un sé che forse non è mai stato percepito come transitoria e mutevole realtà fra il cambiamento che distaccandoci dal Tutto o dal nulla, come preferite, ci origina, e quello che concludendo l’avventura ci riconduce al punto di partenza. Un sé che origina ed ha il suo senso nel cambiamento, proprio quello che è paventato sopra ogni altra cosa e che con frequenti camuffamenti si cerca di esorcizzare, inconsapevoli del fatto che si tratta di miseri trucchi che non possono estinguere la verità più profonda dell’esperienza esistenziale. Allora può succede come in quella gradevole pubblicità televisiva che in questi giorni imperversa, quella dell’Ikea, dove 2 uomini ( il detenuto e il guardiano) dalle espressioni stralunate e le improbabili fattezze da personaggi dei Coen, infiocchettando una cella con tessuti floreali, tentano di dirci che basta poco per trasformare la realtà… “ basta poco per cambiare”… In questa illusione succede come al protagonista del film che investe tutte le energie nel perseguimento di artificiali traguardi ( accumulo sconsiderato di miglia!), muovendosi in una realtà così fittizia ed effimera tale da condurre una donna madre di famiglia a dirsi “ come te altroché con la vagina” a cercare di conoscere quell’uomo con il quale per prima cosa ha fatto sesso “googleando…”
In questo sistema alterato allora è facile incorrere nell’equivoco di vivere per lavorare anziché lavorare per vivere, giusta modalità per definire quell’inalienabile diritto che in una coniugazione virtuosa con quello ancora più intoccabile alla libertà si può auspicare esprima la nostra esclusiva natura realizzando l’aspettativa e quindi il senso della nostra esistenza.
ANTONELLA SENSI
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francesco2
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sabato 30 gennaio 2010
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ma c'è un reitman italiano?temo di no...........
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Un provocatore, Reitman, almeno qu ed in "Thank you for smoking"(A proposito, in questo film ma forse anche nel precedente non fuma nessuno).Provocatore che però maneggia la commedia hollywoodiana, non rinunciando a renderla più dura(Si vedano il giudizi che la ragazza dà del protagonista, o l'eccellente scena di Clooney che arriva a casa della donna, o forse lo stesso finale).Se non rinuncia a questa durezza, rappresentata secondo me soprattutto dalla ragazza(Belle le scene che ne manifestano il disagio, come il primo piano o i complimenti che le rivolgono i colleghi)padroneggia bene anche la forma:si vedano le "foto-inquadrature" del matrimonio della sorella(Altro che "Rachel sta per sposarsi")oppure Clooney visto "A più inquadrature" mentre prepara la valigetta, secondo uno stile che riguarda l'abilità di Soderbergh in "Ocean?s Eleven").
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Un provocatore, Reitman, almeno qu ed in "Thank you for smoking"(A proposito, in questo film ma forse anche nel precedente non fuma nessuno).Provocatore che però maneggia la commedia hollywoodiana, non rinunciando a renderla più dura(Si vedano il giudizi che la ragazza dà del protagonista, o l'eccellente scena di Clooney che arriva a casa della donna, o forse lo stesso finale).Se non rinuncia a questa durezza, rappresentata secondo me soprattutto dalla ragazza(Belle le scene che ne manifestano il disagio, come il primo piano o i complimenti che le rivolgono i colleghi)padroneggia bene anche la forma:si vedano le "foto-inquadrature" del matrimonio della sorella(Altro che "Rachel sta per sposarsi")oppure Clooney visto "A più inquadrature" mentre prepara la valigetta, secondo uno stile che riguarda l'abilità di Soderbergh in "Ocean?s Eleven"). O ancora, alla fine, mentre si parla della ragazza(Ancora!) l'abilità di regista e scneggiatore nell'inquadrarla su una scala mobile nel bel mezzo del dialogo.
Solo stile, allora?No.A parte che lo stile non sempre c'è(Si vedano i didacalismi dei licenziati, non mi interessa che siano veri licenziati, il dubbio interesse dei dialoghi nelle conferenze e la storia dello zaino), "Tra le nuvole" è "flessibile" non solo in quanto un pò furbo, con un occhio al pubblico e l'altro ai critici, ma anche perché inquadrato nella società di oggi, dove il lavoro è "Merce"(In tutti i sensi) sempre più flessibile, ed anche i rapporti umani somigliano sempre di più a quello tra Clooney e la donna grande, che alla fine gli fa capire che non era un.............rapporto). Come se chi pensasse di avere certezze avesse veramete la testa...............tra le nuvole.
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felicino
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sabato 30 gennaio 2010
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noioso e deludente
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Dal trailer sembrava un film con ritmo, invece è stato lento e noioso. Sconsigliato.
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lillibeccaria
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sabato 30 gennaio 2010
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monotono o mono tono
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dire monotono è una verità assoluta, come l'unica espressione del famoso Clooney, molto noioso, donne attrici bruttine, non succede mai nulla e nemmeno alla fine, poco divertente, per nulla attarente , certamente non buono.
Uno spassionato consiglio, non andateci, non c'è nulla che meriti la visione, potresti addromentarvi se siete sereni e tranquilli.
[+] e tu potresti
(di francesco2)
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(di davidestanzione)
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lillibeccaria
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sabato 30 gennaio 2010
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monotono o mono tono
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dire monotono è una verità assoluta, come l'unica espressione del famoso Clooney, molto noioso, donne attrici bruttine, non succede mai nulla e nemmeno alla fine, poco divertente, per nulla attarente , certamente non buono.
Uno spassionato consiglio, non andateci, non c'è nulla che meriti la visione, potresti addromentarvi se siete sereni e tranquilli.
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carmine antonello villani
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venerdì 29 gennaio 2010
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tagliatori di teste in tempo di crisi
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Tagliatori di teste, con la crisi economica la parola mette paura a milioni di americani che rischiano ogni giorno il posto di lavoro. Ma Jason Reitman, figlio d’arte del più noto Ivan ed al suo curriculum una commedia sulla maternità adolescenziale, riesce in un’impresa ardua quasi quanto quella dei protagonisti che si ritrovano a macinare migliaia di miglia a bordo di aerei e macchine noleggiate. Garbo e tanta gentilezza, il motto di Ryan Bingham rischia di ritorcersi contro quando si ritrova tra le braccia un’affascinante sconosciuta che non si fa tanti scrupoli a nascondere marito e figli pur di concedersi una liaison che ha il sapore del contrappasso. Vincitore del Golden Globe per la migliore sceneggiatura, “Tra le nuvole” cattura il pubblico con i fugaci incontri che si consumano tra camere d’albergo e meeting su come “segare” i dipendenti.
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Tagliatori di teste, con la crisi economica la parola mette paura a milioni di americani che rischiano ogni giorno il posto di lavoro. Ma Jason Reitman, figlio d’arte del più noto Ivan ed al suo curriculum una commedia sulla maternità adolescenziale, riesce in un’impresa ardua quasi quanto quella dei protagonisti che si ritrovano a macinare migliaia di miglia a bordo di aerei e macchine noleggiate. Garbo e tanta gentilezza, il motto di Ryan Bingham rischia di ritorcersi contro quando si ritrova tra le braccia un’affascinante sconosciuta che non si fa tanti scrupoli a nascondere marito e figli pur di concedersi una liaison che ha il sapore del contrappasso. Vincitore del Golden Globe per la migliore sceneggiatura, “Tra le nuvole” cattura il pubblico con i fugaci incontri che si consumano tra camere d’albergo e meeting su come “segare” i dipendenti. George Clooney e Vera Farmiga cercano l’intimità dietro i trolley che si trascinano con perizia nei corridoi degli aeroporti, mentre la sorella in odore di matrimonio diventa l’inizio di un cambiamento: sarà ora di mettere su famiglia e di lasciare i bagagli a casa? Dipendenti scaricati alla prima occasione e riflessioni sulla solitudine, “Tra le nuvole” racconta i mille viaggi di uno scapolo impenitente che vede la vita scorrergli davanti una targhetta premio fedeltà. Intorno il vuoto esistenziale di anime che si rincorrono da un check-in all’altro con la speranza di trovare chissà cosa. Un ritratto amaro eppure terribilmente attuale che in Italia era stato già portato sullo schermo in maniera convincente con “Volevo solo dormirle addosso”. Al combattuto Giorgio Pasotti subentra il divo Clooney che racconta la metafora dello zainetto con disarmante lucidità. Da non perdere.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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marezia
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venerdì 29 gennaio 2010
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olgadik,
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per favore: NON RACCONTI LA TRAMA. Ma è possibile che qui in molti, troppi, commettano lo stesso errore?
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albydrummer
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venerdì 29 gennaio 2010
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una commedia realistica
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Una commedia agrodolce,dove ci sono tutti gli ingredienti,di una realtà odierna,la perdita del lavoro e cosa fare dopo,la solitudine,e anche l'amore che vince sempre su tutto. Da vedere assolutamente
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