kubritch
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venerdì 12 febbraio 2010
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naturalezza???
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Io non ho visto personaggi naturali né ho sentito dialoghi realistici. Una raffica di battute ad effetto. Ma quando mai nella vita quotidiana è così? Clooney è troppo per essere efficace come illuso bacchettone - parlo della sua dedizione radicale al lavoro. La sceneggiatura cede in più di un punto. Come è possibile che Alex non abbia riconosciuto il coinvolgimento affettivo di Ryan, dopo quanto è successo? Così voleva lo sceneggiatore. La scena di panico prematrimoniale, con il novello sposo in preda a paturnie infantili, è proprio insostenibile, inverosimile. L'efficacia dei discorsi di Ryan di fronte ai licenziati, è tutta intradiegetica.
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Io non ho visto personaggi naturali né ho sentito dialoghi realistici. Una raffica di battute ad effetto. Ma quando mai nella vita quotidiana è così? Clooney è troppo per essere efficace come illuso bacchettone - parlo della sua dedizione radicale al lavoro. La sceneggiatura cede in più di un punto. Come è possibile che Alex non abbia riconosciuto il coinvolgimento affettivo di Ryan, dopo quanto è successo? Così voleva lo sceneggiatore. La scena di panico prematrimoniale, con il novello sposo in preda a paturnie infantili, è proprio insostenibile, inverosimile. L'efficacia dei discorsi di Ryan di fronte ai licenziati, è tutta intradiegetica. La vita è più aspra, cruda e contemporaneamente meno patita. Ma chi ci crede che lassù qualcuno - la classe dirigente - ci ama? Solo un allocco americano come quello descritto nel film se la può bere.
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kubritch
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venerdì 12 febbraio 2010
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pubblicità progresso a cura del congresso american
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Un'altra edificante opera socialmente utile. Ne sentivamo la mancanza. "Non siete soli. Noi dall'alto, "Up in the air", vi siamo vicini." Lassù qualcuno vi ascolta. Annateamorìammazzati! Mai come questa volta sono stato contento dei mugugni in platea. "Ma ancora non è finito?". "E' proprio gruoss! Omm!" "Nata vota sta scemenza 'ro zaino. Arripigliate." Dopo il problema delle ragazzine madri il "figlio di papà" Reitman ci propina un altro problema sociale: i licenziamenti di massa. George Clooney sempre uguale a sé stesso. La piacioneria, la simpaticoneria, non basta per fare un attore. Come amicone sarebbe uno spasso ma come attore è appena passabile. Purtroppo oggi gli attori e i film funzionano come modelli sociali o morali.
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Un'altra edificante opera socialmente utile. Ne sentivamo la mancanza. "Non siete soli. Noi dall'alto, "Up in the air", vi siamo vicini." Lassù qualcuno vi ascolta. Annateamorìammazzati! Mai come questa volta sono stato contento dei mugugni in platea. "Ma ancora non è finito?". "E' proprio gruoss! Omm!" "Nata vota sta scemenza 'ro zaino. Arripigliate." Dopo il problema delle ragazzine madri il "figlio di papà" Reitman ci propina un altro problema sociale: i licenziamenti di massa. George Clooney sempre uguale a sé stesso. La piacioneria, la simpaticoneria, non basta per fare un attore. Come amicone sarebbe uno spasso ma come attore è appena passabile. Purtroppo oggi gli attori e i film funzionano come modelli sociali o morali. George è l'omm che tutti i maschi vorrebbero essere e tutte le femmine vorrebbero farsi. Tutto il resto è noia. Ma chist nun scop maje? Una tantum e quella volta, nonostante l'intelligenza ipercinica incappa nell'anima gemella che gli farà cambiare idea. "Ma allo' sì scem." Avrebbero dovuto descriverlo, per lo meno, come uno sciupafemmine, che va a puttane, frequentatore di locali a luci rosse, così come succede nella realtà vera, se vogliono fare i veri. La faccia ce l'ha Georgino. Troppo per Reitman jr, cresciuto nella sicurezza di un villone hollywoodiano, imbottito di sentimentalismi e borghesismi. Trasgressione di facciata, com'è di moda. Che posto può avere un film del genere nella storia del cinema? Per cosa sarà ricordato? Chi lo studierà e lo imiterà? Se penso alla scena del panico matrimoniale mi viene il latte alle ginocchia. Una società di fessi. Certo che funzionano quelle quattro stroppole, baggianate messe in bocca al protagonista, così è scritto nella sceneggiatura e così deve essere. Non si tratta di un documentario in presa diritta. Un bla bla bla all'americana davvero insopportabile. Che strazio! Mi meraviglio che Tarantino lo abbia giudicato come il miglior film americano dell'anno passato. Quanto lo avranno pagato? Figurati gli altri che ciofeche! Ci scapperà anche l'oscar così la classe dirigente darà mostra di bontà e solidarietà. Non c'è scampo, ormai, alla farsa sentimentalistica mediatica. L'unica cosa bella erano quelle riprese aeree delle città americane viste dall'alto, davvero deprimenti. Confermano la mia opinione che le città sono davvero brutte. Juno, per fortuna me lo sono evitato. Ancora non l'ho visto. Ne avevo intravisto la furbizia e il moralismo. Mai più vedrò al cinema un film di Reitman.
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tommynini
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martedì 9 febbraio 2010
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desolazione
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un clooney smagliante,bravo,ironico,straordinariamente affascinante alle prese con la desolazione di un lavoro terribile nell'america depressa.molto meglio i bassi di napoli dove la disoccupazione e' alleviata dal calore umano.titolo fuorviante,si tratta di una critica feroce al capitalismo americano dominato dal disinteresse per le persone che si ripercuote anche sulla vita del protagonista ancorato al carrierismo che cancella ogni sentimento.bravissima l'attrice che interpretal'occasionale amante che si adegua alle aspettative del nostro. guai a confondere la sessualita' con il sentimento.agghiacciante la premonizione di un futuro dominato dai rapporti interpersonali via internet.
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un clooney smagliante,bravo,ironico,straordinariamente affascinante alle prese con la desolazione di un lavoro terribile nell'america depressa.molto meglio i bassi di napoli dove la disoccupazione e' alleviata dal calore umano.titolo fuorviante,si tratta di una critica feroce al capitalismo americano dominato dal disinteresse per le persone che si ripercuote anche sulla vita del protagonista ancorato al carrierismo che cancella ogni sentimento.bravissima l'attrice che interpretal'occasionale amante che si adegua alle aspettative del nostro. guai a confondere la sessualita' con il sentimento.agghiacciante la premonizione di un futuro dominato dai rapporti interpersonali via internet.scompare la nostra vecchia piazza sostituita da quella globlale degli sms e delle email e videoconferenze.bravissimi attori comprimari che rappresentano il loro dolore ed il senso di sconfitta.ottimo il regista che come tutti gli americani vede con sincerita' il suo paese e le sue dissonanze.consigliato a chi non si aspetta una commediola fine a se stessa ma un affresco terrificante degli states attuali.
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marinodesimone
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lunedì 8 febbraio 2010
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riflessione
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sicuramente un bel film.
george ha dato una buona prova e il film mi ha fatto molto riflettere e ha sottolineato una parte di vita reale,che ha toccato anche me alle soglie dei 50,ma con un sorriso e una buona dose di fiducia nel futuro e in se stessi si riescono a fare delle scelte. l'importante è sapere che la strada della vita può avere percorsi alternativi se sappiamo vederli
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ralphscott
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lunedì 8 febbraio 2010
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un tour tra gli aeroporti
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Vedere gli aeroporti come set non é propio il massimo. Forse viaggio troppo spesso,ma quei "non luoghi" sono tutto tranne che evocativi. Tuttavia,va riconosciuto che il risultato finale é un film onesto,equilibrato,picevole. Manca un po' di sale,di quella giusta cattiveria che il soggetto farebbe auspicare. Clooney é bravo,ma non del tutto credibile. Qualche momento di noia. Sopravvalutato
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ralphscott
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lunedì 8 febbraio 2010
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un tour tra gli aeroporti
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Vedere gli aeroporti come set non é propio il massimo. Forse viaggio troppo spesso,ma quei "non luoghi" sono tutto tranne che evocativi. Tuttavia,va riconosciuto che il risultato finale é un film onesto,equilibrato,picevole. Manca un po' di sale,di quella giusta cattiveria che il soggetto farebbe auspicare. Clooney é bravo,ma non del tutto credibile. Qualche momento di noia. Sopravvalutato
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luca alvino
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lunedì 8 febbraio 2010
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il silenzio pneumatico delle altezze siderali
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Immaginate di essere una creatura alata, un uccello, un nobile rapace solitario, e di sorvolare le città degli uomini osservandole dall'alto. Non vedrete case, famiglie, persone; ma linee geometriche, forme spersonalizzate, pure astrazioni. Immaginate poi di calare dall'alto precipitandovi - appunto, come un falco - su un essere umano, sulla sua esistenza concreta, per sconvolgerlo, per privarlo delle sue certezze, scombussolare le sue abitudini, scardinare le sue sicurezze. Costui vi osserverà con gli occhi sgranati, cercando di affibbiarvi una connotazione, di comprendere chi siate per fargli questo, e con quale diritto lo facciate; e - non riuscendovi - vi chiederà rabbiosamente, guardandovi dritto negli occhi: «ma tu, chi cazzo sei?» È proprio questa, a ben vedere, la domanda centrale intorno a cui si impernia questa commedia intelligente, divertente e in grado di farci riflettere.
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Immaginate di essere una creatura alata, un uccello, un nobile rapace solitario, e di sorvolare le città degli uomini osservandole dall'alto. Non vedrete case, famiglie, persone; ma linee geometriche, forme spersonalizzate, pure astrazioni. Immaginate poi di calare dall'alto precipitandovi - appunto, come un falco - su un essere umano, sulla sua esistenza concreta, per sconvolgerlo, per privarlo delle sue certezze, scombussolare le sue abitudini, scardinare le sue sicurezze. Costui vi osserverà con gli occhi sgranati, cercando di affibbiarvi una connotazione, di comprendere chi siate per fargli questo, e con quale diritto lo facciate; e - non riuscendovi - vi chiederà rabbiosamente, guardandovi dritto negli occhi: «ma tu, chi cazzo sei?» È proprio questa, a ben vedere, la domanda centrale intorno a cui si impernia questa commedia intelligente, divertente e in grado di farci riflettere. L'inquietante interrogativo rivolto a Ryan Bingham - il tagliatore di teste interpretato da un George Clooney in forma strepitosa - non riguarda semplicemente la definizione di un'identità specifica. Egli si chiede, più radicalmente, se sia conveniente accollarsi il peso di un'identità tout court. A Ryan è connaturato il decollo, e vive l'atterraggio come una sconfitta. I disagi del viaggio che normalmente spaventano la gente comune (l'aria riciclata, l'illuminazione artificiale, i distributori automatici di succhi di frutta, il sushi scadente) costituiscono per lui l'ambientazione ideale in cui trascorrere il proprio tempo. Ama il silenzio pneumatico delle altezze siderali, gli spazi pressurizzati dai quali sembra essere stato aspirato tutto ciò che crea turbamento. È un paradiso fragile, inconsistente, ma che basta a Ryan per affrontare l'esistenza con contagiosa sprezzatura. Tutte le sue necessità sono rinchiuse nello spazio esiguo di un trolley, che manipola con circense dimestichezza. I rumori sono attutiti dalla moquette degli hotel, dai dispositivi meccanici che scattano con silenziosa precisione. Non è obbligato a rispettare le code, esonerato dal privilegio concesso dalle fidelity card. Non usa volgari chiavi di metallo, ma leggeri passepartout plastificati. Non si serve di banconote stropicciate, ma di carte di credito universalmente accettate.
Se possedere un'identità significa occupare uno spazio definito, avere un indirizzo individuato da una via e da un numero civico, in una città e in un quartiere specifico, possiamo dire che Ryan Bingham, in sostanza, non esista. Egli ha rinunciato a occupare uno spazio limitato, e desidera invece occuparlo nella sua massima estensione. Ha un'ambizione suprema: raggiungere i dieci milioni di miglia percorse in aereo. Una distanza pazzesca: un limite a cui tendere, più che un obiettivo umanamente raggiungibile. Un traguardo in grado di ottenergli uno speciale paradiso riservato a pochissimi eletti, simboleggiato da una speciale carta fedeltà delle linee aeree consegnata da un capitano sorridente, con dei baffi bianchi davvero incredibili, allucinata rappresentazione di un surreale dio aviatorio. La rinuncia a un'identità è dunque il prezzo da pagare per svolgere la sua funzione di tagliatore di teste, per calare a sorpresa nella vita delle persone a ingarbugliare le direzioni. Come un'antica, oscura divinità infernale, con apparizioni rapide e terrifiche, con il suo formulario paradossalmente convincente, la sua lucida, demonica misericordia.
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apache
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lunedì 8 febbraio 2010
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caruccio
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luciacinefila
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lunedì 8 febbraio 2010
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bellissimo!!!al di la delle aspettative!
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la mia intenzione ra solamente quella di passare una serata in totale relax guardando qulacosa di piacevole non coinvolgente,....bè..sono rimasta favorevolmante stupita...un film più che piacevole..ben realizzato, mai banale..con ottimi interpreti..sceneggiatura originale..e un grande Clooney..nei panni di e stesso???!
nelpanorama cinematografico attuale un film che mi sento di consigliare senza ombra di dubbio!!!
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aus1976
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domenica 7 febbraio 2010
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noia
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Una noia inimmaginabile...
Scontato.
La sala era piena di mamme ansiose di vedere Clooney e non di vedere un film..
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