One-zero

In attesa del fischio d'inizio della finale di calcio egiziana, otto personaggi si sfiorano, si incontrano, si lasciano. Tutti uniti dallo stesso magro destino e variamente coinvolti in problemi quotidiani, più o meno gravi: c'è il presentatore televisivo di successo, scioccato dalla notizia di un bimbo in arrivo, la diva pop divisa tra l'amore per un giovane di strada e un viscido produttore che le garantisce stabilità economica, o il vecchio spacciatore con nipote inquieto a carico. E ancora tanti altri, madri disperate, figli disorientati, padri assenti. Quando la partita comincia, la città si ferma, i dottori non operano, i poliziotti non intervengono. Tutti aspettano di sapere il risultato finale.
Anche in Egitto, come in Italia, la passione per il calcio unisce il paese in un unico grande spirito patriottico. Nell'inseguimento delle otto vite in questione, viene messo in evidenza il contrasto tra la vita quotidiana, disperata e faticosa, e il sogno della vittoria dell'Egitto alla finale di calcio. La posta in gioco non è solamente l'orgoglio nazionale. Ad attirare persone così diverse tra loro (ricchi e poveri, disadattati e pop star) attorno ad uno stesso nucleo di interesse, c'è l'ambizione inconscia a fuggire dai problemi reali di tutti i giorni. Nel goal messo a segno dai calciatori, respira l'aspirazione alla felicità, il desiderio di sospendere, anche solo per un attimo, le ansie dovute agli insuccessi della vita. Nell'arco di 24 ore quindi, vediamo alternarsi rabbia e gioia, velocemente e senza freni. Anche il tono di voce dei personaggi è più alto del solito. Tutto, dal sonoro al visivo, è urlato, eccessivo, sopra le righe. Un po' è il modo realistico di esprimersi del popolo egiziano, un po' c'è il tocco del regista che ha voluto dare risalto alla tragedia per mettere in luce il contrasto con il ribaltamento finale. La sovrabbondanza di parole e gridi ottiene un effetto comico che ha il pregio di raccontare piccole storie di frustrazione con la leggerezza propria della commedia.
Sembrano tutti sull'orlo di una crisi di nervi, in bilico tra rassegnazione e disperazione; ma il loro comportamento crea effetti esilaranti, inconsapevolmente umoristici. C'è però un limite nell'ostinazione registica a scegliere solo tinte forti. Più vanno avanti le storie, più fatichiamo a crederci. Le coincidenze della vita sono spesso rivelatrici di un significato profondo e nascosto. Qui, a volte, si fa sentire l'artificiosità dell'operazione e, malgrado l'indiscutibile carisma dei personaggi (e degli attori che li interpretano), si immette prepotente la voglia di inquadrare la complessità di una società in evoluzione. Volendo dire tutto e finendo per dire nulla. 