irontato
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giovedì 25 novembre 2010
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coraggiosa tilda swinton
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Di questo film mi è piaciuta soprattutto la fotografia che,anche se a tratti indugia su particolari poco interessanti,ritrae una bella Milano innevata e una bella liguria baciata dal sole.Adoro la bellezza spigolosa di Tilda Swinton e i panni della signora borghese gli si addicono molto.Trovo che sia stata coraggiosa nell'accettarre questo ruolo e non solo per le scene di sesso che lasciano poco all'imaginazione.Detto questo la pellicola non è certo esente da pecche qualche personaggio è talmente conforme ai luoghi comuni da rasentare la caricatura e a tratti si son fatti salti mortali per far quadrare il cerchio e rendere credibile la storia.La scena iniziale della cena in famiglia e lungha e un pò noiosa ma poi si prende una buona piega e la visione non è spiacevole pur non trattandosi di un capolavoro.
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Di questo film mi è piaciuta soprattutto la fotografia che,anche se a tratti indugia su particolari poco interessanti,ritrae una bella Milano innevata e una bella liguria baciata dal sole.Adoro la bellezza spigolosa di Tilda Swinton e i panni della signora borghese gli si addicono molto.Trovo che sia stata coraggiosa nell'accettarre questo ruolo e non solo per le scene di sesso che lasciano poco all'imaginazione.Detto questo la pellicola non è certo esente da pecche qualche personaggio è talmente conforme ai luoghi comuni da rasentare la caricatura e a tratti si son fatti salti mortali per far quadrare il cerchio e rendere credibile la storia.La scena iniziale della cena in famiglia e lungha e un pò noiosa ma poi si prende una buona piega e la visione non è spiacevole pur non trattandosi di un capolavoro.
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kronos
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sabato 2 ottobre 2010
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interessante melodramma viscontiano
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Entusiasmi perfino eccessivi, specialmente nel mondo anglosassone, e stroncature feroci, soprattutto in Italia, hanno accompagnato l'ultima fatica di Luca Guadagnino e, come spesso capita, entrambe le fazioni eccedono.
Eccede chi vede in "Io sono l'amore" un oasi nel -presunto- deserto del cinema italiano odierno: l'opera non è esente da incongruenze e ingenuità narrative, oltre che da interpretazioni diseguali (superlativa Tilda Swinton, poco incisivi Delbono e Gabbriellini).
Ma eccede anche chi giudica fallimentare la pellicola, probabilmente accecato da provincialismo e disattenzione: Guadagnino ha allestito un elegante, curatissimo melodramma che occhieggia senza supponenza a Visconti, ottenendo un risultato evidentemente acrono e apolide.
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Entusiasmi perfino eccessivi, specialmente nel mondo anglosassone, e stroncature feroci, soprattutto in Italia, hanno accompagnato l'ultima fatica di Luca Guadagnino e, come spesso capita, entrambe le fazioni eccedono.
Eccede chi vede in "Io sono l'amore" un oasi nel -presunto- deserto del cinema italiano odierno: l'opera non è esente da incongruenze e ingenuità narrative, oltre che da interpretazioni diseguali (superlativa Tilda Swinton, poco incisivi Delbono e Gabbriellini).
Ma eccede anche chi giudica fallimentare la pellicola, probabilmente accecato da provincialismo e disattenzione: Guadagnino ha allestito un elegante, curatissimo melodramma che occhieggia senza supponenza a Visconti, ottenendo un risultato evidentemente acrono e apolide. Risultato, è bene ricordarlo, che ha permesso una capillare esportazione estera del film.
E se è vero che non mancano fasi di stanca, è doveroso anche riconoscere i momenti di sincera, intensa emozione (vedasi il pre-finale nel cimitero).
Da vedere.
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nalipa
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mercoledì 22 settembre 2010
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gruppo di famiglia in in freddissimo ...
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interno alto borghese.
Un film poco italiano, molto ambizioso... ho pensato a tratti a Visconti e Antonioni.
Bravissima la Swinton.
Da vedere
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astromelia
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martedì 27 luglio 2010
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interessante...a metà
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per me il film prende l'avvio dal primo incontro tra la Swinton e il ragazzo,bella la fotografia,audace la nudità totale dell'attrice che non ti aspetteresti,tutto sommato lo rivedrò.....
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renato volpone
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martedì 20 luglio 2010
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che tristezza
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film brutto, assolutamente inutile, e tristemente ridondante
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zadie73
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giovedì 15 luglio 2010
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mah!
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Per me questa è l'opera di un pazzo
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cannedcat
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giovedì 24 giugno 2010
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una borghesia totalmente inventata
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Nemmeno l'iconica Swinton puà giustificare un tale spreco di pellicola.
Un'alta borghesia milanese che non esiste nemmeno fra quelle dinastie industriali, quelle che "fanno onore all'Italia" finchè non falliscono lasciando banche con buchi giganteschi e operai in mezzo alla strada.
Ma si sa, l'Italia è un paese che non vuole parlare di se, si fa troppo schifo.
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domenico a
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venerdì 26 marzo 2010
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un film non è un documentario d'interni
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Nel film “ Io sono l’amore “ ci sono gli stilemi del suo cinema ma forse proprio perché è un “ suo “ film si è così innamorato della storia da diventare il David Hamilton di un melodramma borghese. Sui titoli di testa una serie di inquadrature di Milano sotto la neve che per stile ricordano il cinema italiano degli anni Sessanta, tra Zurlini e Lattuada. Invece il film inizia con la preparazione di un pranzo di compleanno del vecchio patriarca Recchi, grande industriale della seta e alto borghese, come potremmo immaginare della famiglia Agnelli o giù di lì. Splendida villa, governanti, cuochi, camerieri, grande cucina, splendido salone e meravigliosi angoli, specchi, fiori, quadri, e una famiglia perfetta nella sua freddezza quasi algida.
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Nel film “ Io sono l’amore “ ci sono gli stilemi del suo cinema ma forse proprio perché è un “ suo “ film si è così innamorato della storia da diventare il David Hamilton di un melodramma borghese. Sui titoli di testa una serie di inquadrature di Milano sotto la neve che per stile ricordano il cinema italiano degli anni Sessanta, tra Zurlini e Lattuada. Invece il film inizia con la preparazione di un pranzo di compleanno del vecchio patriarca Recchi, grande industriale della seta e alto borghese, come potremmo immaginare della famiglia Agnelli o giù di lì. Splendida villa, governanti, cuochi, camerieri, grande cucina, splendido salone e meravigliosi angoli, specchi, fiori, quadri, e una famiglia perfetta nella sua freddezza quasi algida. Si parla con naturalezza in inglese, in russo e anche in italiano. Si potrebbe pensare leggendo queste righe a un film come “ Quel che resta del giorno “ o a un interno di gruppo familiare alla Visconti di Modrone. No, siamo al documentario dei dettagli, all’eleganza per l’eleganza, al piacere del regista di farci notare dettagli e contorni come scarpe, bracciali, insieme di piatti e di vivande. Più un documentario di interni, quasi un’elegia di una borghesia italiana che forse non c’è più. E non basta metterci un paio d’attori dal cognome importante ( per l’appunto, Visconti di Modrone ) per essere un emulo di cotanto regista. La preparazione e il pranzo durano quasi venti minuti, quasi ci fa sentire partecipi della festa ma con la leggerezza di non dover essere notati e dover rispettare quei riti; questo inizio potrebbe essere proiettato come didattica in una scuola alberghiera; comunque siamo contenti di ritrovare un vecchio splendido attore come Gabriele Ferzetti che il cinema italiano ha dimenticato, restiamo straniti nel constatare come il tempo passi e la “ nonna “ sia Marisa Barenson ( conturbante attrice di Visconti e di Kubrick ), non possiamo non restare affascinati dalla bellezza inconsueta di Tilda Swinton. E verso la fine del pranzo, ormai sera, si presenta con una torta, un giovane cuoco Antonio, amico di Eduardo, uno dei tre figli di Emma e Tancredi Recchi: ha portato una splendida torta in regalo per l’amico. E’ lui “ l’amore che arriva “ per l’annoiata ma ancora distratta Emma.
Il film riprende con il sole e l’estate, il vecchio Recchi è morto e l’azienda è passata agli eredi. Ci sono i passaggi di consegne, gli avvicendamenti alla guida dell'impresa le differenti strategie dei vari familiari e i consolidamenti. Il rapporto tra Emma e Tancredi prosegue esangue e formale, la giovane figlia se ne va a vivere a Londra e s’innamora di una amica lasciando il fidanzato senza risposte, Eduardo fa una società con l’amico Antonio per aprire un ristorante sulle montagne di Imperia e decide anche di sposarsi. Antonio, il giovane cuoco, prepara piatti che sono emozioni ma che non hanno diritto di cittadinanza nella trattoria di famiglia. La signora Emma assaggia un piatto di Antonio e se ne innamora, sono due creature inorganiche agli universi in cui gravitano. Scoppia la passione travolgente che li porta in diretto contatto con la natura, l’amore e la libertà. Ma il prezzo del loro amore è altissimo e qui, tra la morte del figlio-amico che ha compreso tutto vedendo un piatto preparato da Antonio e la improbabile confessione al cimitero davanti alla tomba del socialista Turati, il melodramma si trasforma in felleiton un po’ imbarazzante.
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serves
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giovedì 25 marzo 2010
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ricominciamo daccapo
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Guardando il film si ha la sensazione di essere al cinema, e non è facile in un paese come l'italia che ha molta produzione demenziale. Però questo, che non è un bel film, o per lo meno un film con una grande regia e una grande sceneggiatura, permette di apprezzare invece il lavoro dell'attore, il suo linguaggio elementare. Ci sono tanti errori tante cose fatte con poco gusto e una mano pesante, ma ben vengano film di questo tipo. Mi sembra un buon punto di partenza per ripartire daccapo. Mi rifiuto di pensare che il cinema d'autore sia sorrentino o garrone, o il cinema popolare muccino e moccia o altri. Mi sento male solo a pensarlo. Spero che il prossimo lo giri meglio e che racconti cose che gli sono più vicino, mondi così inutili e lontani non ci servono.
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Guardando il film si ha la sensazione di essere al cinema, e non è facile in un paese come l'italia che ha molta produzione demenziale. Però questo, che non è un bel film, o per lo meno un film con una grande regia e una grande sceneggiatura, permette di apprezzare invece il lavoro dell'attore, il suo linguaggio elementare. Ci sono tanti errori tante cose fatte con poco gusto e una mano pesante, ma ben vengano film di questo tipo. Mi sembra un buon punto di partenza per ripartire daccapo. Mi rifiuto di pensare che il cinema d'autore sia sorrentino o garrone, o il cinema popolare muccino e moccia o altri. Mi sento male solo a pensarlo. Spero che il prossimo lo giri meglio e che racconti cose che gli sono più vicino, mondi così inutili e lontani non ci servono. Quei ricchi che esistono e vivono così male, stanno lì senza un reale legame con noi. Troppo poco purtroppo per raccontare il conflitto tra le classi, o all'interno di una classe.
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[+] ricominciare mi sembra un buon sistema
(di adri19)
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paride86
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martedì 23 marzo 2010
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mmaliante
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Se Guadagnino voleva fare del suo film una saga familiare allora il tentativo è sicuramente fallito. Le psicologie dei personaggi sono poco approfondite o pressoché nulle, l'intreccio delle storie è poco significativo e il discorso sulle disuguaglianze di classe è appena accennato. Se invece l'obiettivo era fare un ritratto impressionista di una famiglia altoborghese e, in particolare, della rinascita di una donna di mezz'età, allora Guadagnino ha fatto centro.
"Io sono l'amore", nonostante le sue imperfezioni registiche - l'alternanza di inquadrature a camera fissa e zoom non è proprio originale e gradevole - è un affascinante film descrittivo e sa disegnare - attenzione, disegnare e non raccontare - un affresco di famiglia con stile e grazia.
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Se Guadagnino voleva fare del suo film una saga familiare allora il tentativo è sicuramente fallito. Le psicologie dei personaggi sono poco approfondite o pressoché nulle, l'intreccio delle storie è poco significativo e il discorso sulle disuguaglianze di classe è appena accennato. Se invece l'obiettivo era fare un ritratto impressionista di una famiglia altoborghese e, in particolare, della rinascita di una donna di mezz'età, allora Guadagnino ha fatto centro.
"Io sono l'amore", nonostante le sue imperfezioni registiche - l'alternanza di inquadrature a camera fissa e zoom non è proprio originale e gradevole - è un affascinante film descrittivo e sa disegnare - attenzione, disegnare e non raccontare - un affresco di famiglia con stile e grazia.
Lo fa con tratti nitidi e con una voluttà appassionata, mai gratuita.
Le scene di sesso, alternate con quelle dei frutti maturi e dei fiori appena sbocciati, sono una splendida metafora per rappresentare la nuova primavera di una donna che, nonostante la maturità e l'elevata posizione sociale, sa rimettersi in gioco abbandonandosi, appunto, all'amore e alla carnalità.
Molto belle anche le musiche e il modo in cui vengono usate nella narrazione.
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