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sabato 15 maggio 2010
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storia efficace nella progressione drammatica
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Giovane secondino al primo giorno di lavoro, Juan Oliver si trova suo malgrado coinvolto in una sanguinosa rivolta carceraria, cui aderisce, fingendosi un detenuto, dapprima per istintivo spirito di sopravvivenza, poi per furiosa disperazione. Questa produzione del regista spagnolo Monzon, pluripremiata in patria, combina una storia efficace nella progressione drammatica e convincente nelle motivazioni psicologiche dei protagonisti con i temi classici del genere (denuncia delle condizioni di vita disumane nei penitenziari, il rapporto sadico fra carcerieri e carcerati, la prigione come strumento istituzionalizzato di fariseico segregazionismo piuttosto che luogo di riabilitazione sociale). In più, la tematica della questione basca, accennata appena ma funzionale alla trama, suggerisce la riflessione sulla priorità della ragion di stato e dell'interesse nazionale rispetto al valore del singolo individuo.
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Giovane secondino al primo giorno di lavoro, Juan Oliver si trova suo malgrado coinvolto in una sanguinosa rivolta carceraria, cui aderisce, fingendosi un detenuto, dapprima per istintivo spirito di sopravvivenza, poi per furiosa disperazione. Questa produzione del regista spagnolo Monzon, pluripremiata in patria, combina una storia efficace nella progressione drammatica e convincente nelle motivazioni psicologiche dei protagonisti con i temi classici del genere (denuncia delle condizioni di vita disumane nei penitenziari, il rapporto sadico fra carcerieri e carcerati, la prigione come strumento istituzionalizzato di fariseico segregazionismo piuttosto che luogo di riabilitazione sociale). In più, la tematica della questione basca, accennata appena ma funzionale alla trama, suggerisce la riflessione sulla priorità della ragion di stato e dell'interesse nazionale rispetto al valore del singolo individuo.
La telecamera segue da vicino i personaggi e spesso forza lo spettatore ad assumerne il punto di vista, l'angolo visuale. Ma non c'è pietismo, non c'è idealizzazione: sono personaggi spesso sgradevoli, violenti, che tradiscono ed ingannano senza rimorso. Anche il rapporto che gradualmente si instaura fra Juan ed il carismatico Malamadre, capo della protesta mosso da un suo personale quanto discutibile codice morale, resta ambiguo fino alla fine, in bilico fra diffidenza e rispetto, fra rivalità e fratellanza.
Notevole la padronanza tecnica del poco noto Monzon, abile a servirsi degli espedienti del mestiere (inquadrature, montaggio, utilizzo di immagini televisive, flashback, ecc.).
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postino70
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giovedì 13 maggio 2010
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una mosca bianca
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MOLTO BELLO APPASIONATE IL FINALE E' TRISTE MA PRENE MOLTO
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cleu93
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giovedì 6 maggio 2010
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la forza della rabbia
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Mamma mia che bel film!!!!!!!!!
che trama soprattutto!!!
Un film che mette in risalto il potere della giustizia!
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spike
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martedì 4 maggio 2010
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malamadre
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Fin dal primo minuto lo spettatore è catapultato dentro al carcere spagnolo, la situazione precipita e il carcere diventa un inferno. Man mano che la vicenda si dipana i carnefici diventano le vittime e viceversa, l'identità di Juan è l'unica certezza. Grande cinema spagnolo che riesce ad unire in modo perfetto cinema di genere e raffinata critica sociale: nel microcosmo del carcere si attivano le bassezze e le gelosie dell'umano agire. Attori in parte perfetta, uno su tutti Luis Tosar, il suo Malamadre vale da solo il prezzo del biglietto. La regia è solida e riesce ad essere interessante con il gioco di telecamere interne alla prigione. Sceneggiatura da manuale: terrorista basco "...e se non vi danno quello che chiedete?" Malamadre ".
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Fin dal primo minuto lo spettatore è catapultato dentro al carcere spagnolo, la situazione precipita e il carcere diventa un inferno. Man mano che la vicenda si dipana i carnefici diventano le vittime e viceversa, l'identità di Juan è l'unica certezza. Grande cinema spagnolo che riesce ad unire in modo perfetto cinema di genere e raffinata critica sociale: nel microcosmo del carcere si attivano le bassezze e le gelosie dell'umano agire. Attori in parte perfetta, uno su tutti Luis Tosar, il suo Malamadre vale da solo il prezzo del biglietto. La regia è solida e riesce ad essere interessante con il gioco di telecamere interne alla prigione. Sceneggiatura da manuale: terrorista basco "...e se non vi danno quello che chiedete?" Malamadre "...voi cosa fareste?".
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emmekappa
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lunedì 3 maggio 2010
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c'è sempre il cieco di turno!
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Ho letto diverse recensioni su quest film e non tutte positive.
Ho visto il film e devo dire che è stato un ottimo film! Azione,thriller e drammatico allo stesso tempo.
Fatto davvero bene.Ottimo il cast senza nomi altisonanti ma ottime interpretazioni.
Anche il finale nella sua drammaticità rende il film ancora migliore!Da vedere!
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kaipy
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giovedì 29 aprile 2010
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da vedere
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grazie al passaparola, non mi sono persa questo bel film verso cui è impossibile non rimanere indifferenti.
che fastidio, che odio, che incazzature, che ingiustizie, quanta violenza, quanta stupidità, quanta menzogna, quanta pusillanimità.
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potamina1988
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domenica 25 aprile 2010
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que rico!
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Bello, bello, bello, bellissimo film...molto coinvolgente ed emozionante, umano e reale. Assolutamente da vedere..peccato che troppo spesso film come questo vengano poco pubblicizzati in Italia e che per vederli li si debba rincorrere in lungo e in largo dato che i multiplex solitamente ignorano tutto ciò che non è commerciale...Merita veramente di essere visto e merita veramente gli 8 premi goya che ha vinto!
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g_andrini
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martedì 20 aprile 2010
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grande, bel, film
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Mi ha colpito molto. Ci si immedesima in modo sorprendente. Bravissimo Luis Tosar, e anche la voce italiana è molto brava. E' un film ben realizzato. Da degustare.
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the84damy
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martedì 20 aprile 2010
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che film .......... davvero imperdibile!!!!!!!
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Un bellissimo e coinvolgente film.............2 ore di fortissime emozioni senza pause con un ritmo incalzante e colpi di scena uno dietro l'altro che conducono ad un finale quanto drammatico e per certi versi triste tanto credibile e terribilmente realistico.
Un film che fa anche riflettere sulla dura e difficile situazione carceraria a cui la nostra società assiste inerme ma soprattutto che ci conduce ad un'attenta analisi sulle responsabilità e decisioni che chi ha il potere deve prendere e ci dimostra come spesso a prevalere non sia il senso dell'umanita ma quello degli interessi e delle convenienze personali.
Una lieta sorpresa dalla spagna con un regista e cast a me assolutamente sconosciuti ma perfettamente a proprio agio nella costruzione di quello che mi sento di definire un piccolo capolavoro .
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Un bellissimo e coinvolgente film.............2 ore di fortissime emozioni senza pause con un ritmo incalzante e colpi di scena uno dietro l'altro che conducono ad un finale quanto drammatico e per certi versi triste tanto credibile e terribilmente realistico.
Un film che fa anche riflettere sulla dura e difficile situazione carceraria a cui la nostra società assiste inerme ma soprattutto che ci conduce ad un'attenta analisi sulle responsabilità e decisioni che chi ha il potere deve prendere e ci dimostra come spesso a prevalere non sia il senso dell'umanita ma quello degli interessi e delle convenienze personali.
Una lieta sorpresa dalla spagna con un regista e cast a me assolutamente sconosciuti ma perfettamente a proprio agio nella costruzione di quello che mi sento di definire un piccolo capolavoro ............. senza se e senza ma questo è un film che va visto e rivisto!
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chiarialessandro
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lunedì 19 aprile 2010
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un fulmine a ciel sereno.
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Dopo un esordio che ritengo pressoché sconosciuto, Daniel Monzon ci ha regalato un vero gioiello, possente ed impetuoso, incastonato in una struttura narrativa semplice e lineare che si lascia seguire con facilità, dando corpo e voce ad una delle tante storie “assurde” che diventano realistiche proprio grazie a quella meravigliosa macchina dei sogni rispondente al nome di cinema. Vi potreste mai immaginare un secondino che, per una strana serie di cause, deve assumere l’identità di un detenuto e che, nel volgere di un brevissimo spazio di tempo, subisce tante e tali di quelle esperienze da vedere completamente sconvolta la sua vita, fino al punto di guidare con profonda convinzione una rivolta carceraria, di uccidere un collega reo di avergli ammazzato la moglie incinta e di stringere un sotterraneo ma sincero rapporto di stima e di amicizia con il peggiore dei reclusi? Eppure Daniel Monzon riesce a rendere verosimile tutto questo.
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Dopo un esordio che ritengo pressoché sconosciuto, Daniel Monzon ci ha regalato un vero gioiello, possente ed impetuoso, incastonato in una struttura narrativa semplice e lineare che si lascia seguire con facilità, dando corpo e voce ad una delle tante storie “assurde” che diventano realistiche proprio grazie a quella meravigliosa macchina dei sogni rispondente al nome di cinema. Vi potreste mai immaginare un secondino che, per una strana serie di cause, deve assumere l’identità di un detenuto e che, nel volgere di un brevissimo spazio di tempo, subisce tante e tali di quelle esperienze da vedere completamente sconvolta la sua vita, fino al punto di guidare con profonda convinzione una rivolta carceraria, di uccidere un collega reo di avergli ammazzato la moglie incinta e di stringere un sotterraneo ma sincero rapporto di stima e di amicizia con il peggiore dei reclusi? Eppure Daniel Monzon riesce a rendere verosimile tutto questo. Bellissimo, nella sua cruda violenza estetica. Indimenticabile lo sguardo fiero e magnetico di Malamadre – Luis Tosar. A dimostrazione di come, per costruire grandi film, non siano indispensabili grandi capitali od effetti speciali. A differenza de "Il profeta", che sfrutta abilmente una prospettiva claustrofobica sulla quale costruire una sottile sensazione di angoscia che ti accompagna dall'inizio alla fine.
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