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elios
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mercoledì 10 giugno 2009
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anche tu, roberto, figlio mio!!!
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Va bene Natalia Aspesi, ma che pure Roberto Escobar, che stimavo persona dallo sguardo puro e autenticamente appassionato di vita prima che di cinema, finisse per liquidare superficialmente un'opera superlativa, è prova che non ci si può fidare davvero di nessuno.
Come nella vita anche nell'arte le persone giudicano solo con parametri di casta, corporativi, e non si fanno scrupolo di mandare al rogo (ecco i veri inquisitori) un lavoro di una levatura eccezionale come quella del maestro danese.
Finalmente libero dalla necessità di provocare, esasperare o commuovere ad ogni costo, Lars Von Trier raggiunge vette di cinema degne di Dreyer.
Una struttura narrativa secca, due attori, una foresta, un affondo senza pudori nell'ombra della natura umana, prima che nella natura delle cose.
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Va bene Natalia Aspesi, ma che pure Roberto Escobar, che stimavo persona dallo sguardo puro e autenticamente appassionato di vita prima che di cinema, finisse per liquidare superficialmente un'opera superlativa, è prova che non ci si può fidare davvero di nessuno.
Come nella vita anche nell'arte le persone giudicano solo con parametri di casta, corporativi, e non si fanno scrupolo di mandare al rogo (ecco i veri inquisitori) un lavoro di una levatura eccezionale come quella del maestro danese.
Finalmente libero dalla necessità di provocare, esasperare o commuovere ad ogni costo, Lars Von Trier raggiunge vette di cinema degne di Dreyer.
Una struttura narrativa secca, due attori, una foresta, un affondo senza pudori nell'ombra della natura umana, prima che nella natura delle cose.
A mo' di allegoria medievale, Trier affronta un dramma familiare che si offre come pretesto per parlare di tutt'altro: del male, della colpa, della crudezza dell'essere vivi, della indecidibilità del dolore.
Opera meravigliosamente sbilenca, mi ha ricordato, forse per contrappunto, quel capolavoro di luce che è Ordet di Dreyer.
Lunga vita a Lars Von Trier. Un fischio per chi pensa che fare il critico sia solo questione di penna e non di anima.
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pestiferik
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lunedì 8 giugno 2009
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anoscia costante con apici di dolore
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Sì, perchè è dolore fisico quello che mi sono trovato a provare quando sono stato messo avanti ad alcune scene di questo film! Violenza pura (che i più sensibili chiudano gli occhi) che però calza a pennello in un contesto creato ad arte da un maestro assoluto come Lars Von Trier. Tutto è teso al trasporto dell'angoscia: la magistrale fotografia, le inquadrature clautrofobiche, le interpretazioni.
A rendere ancor più preziosa l'opera sono i suoi risvolti filosofici rivelati però troppo banalmente da una volpe parlante...che è l'unica cosa che non c'azzecca molto!
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alespiri
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giovedì 4 giugno 2009
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una lucida riflessione sul male
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Sgombrate le menti dalle rimembranze dell' "Esorcista" e da altri film satanici. Siamo in un territorio diverso che spazia tra Lynch, Cronenberg, Polansky..un film esoterico-simbolico che lascia un caos vuoto nella mente che, man mano, si riempie di riflessioni e sensazioni. Il film è una tragedia familiare in cui il soprannaturale c'entra solo come riflesso delle menti stravolte dei protagonisti. Il male di tutte le donne perseguitate nei secoli in una donna; la protagonista che, in un crescente dramma di follia dissociativa, tenta di rappresentare questo male castrante in se stessa e nelle sue azioni come per riscattare qualcosa. Esso si trasferirà nel protagonista maschile che, con il suo gesto finale, pensera' di essere nel bene avendo riscattato tutto il male del femminile.
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Sgombrate le menti dalle rimembranze dell' "Esorcista" e da altri film satanici. Siamo in un territorio diverso che spazia tra Lynch, Cronenberg, Polansky..un film esoterico-simbolico che lascia un caos vuoto nella mente che, man mano, si riempie di riflessioni e sensazioni. Il film è una tragedia familiare in cui il soprannaturale c'entra solo come riflesso delle menti stravolte dei protagonisti. Il male di tutte le donne perseguitate nei secoli in una donna; la protagonista che, in un crescente dramma di follia dissociativa, tenta di rappresentare questo male castrante in se stessa e nelle sue azioni come per riscattare qualcosa. Esso si trasferirà nel protagonista maschile che, con il suo gesto finale, pensera' di essere nel bene avendo riscattato tutto il male del femminile.
Splendida la fotografia e la regia attenta a creare suggestioni oniriche.
Un film ambizioso, forse troppo, con spunti filosofici, ma che non lascia indifferenti. Da vedere.
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federer85
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mercoledì 3 giugno 2009
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grande film ma se questo è un horror...
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Ottimo film,da guardare in un aula di qualche facoltà di psicologia con,a seguirsi,il commento "scientifico" del professore.Tutto è tranne che un horror,in quanto dicesi horror ciò che produce o viene dall'orrore metascientifico,ossia dal soprannaturale.Esattamente ql che giustamente non esiste in qst film.Possiamo tuttalpiù considerarlo un thriller,anche se del ramo psicologico e introspettivo.Cmq forse qst è il masterpiece di Lars Von Trier.Grandissimo Defoe.In definitiva,film non certo per tutti,oserei dire(ma in senso positivo)di nicchia.Ce ene fossero di così.
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slasher master
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martedì 2 giugno 2009
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grande esempio di cinema horror
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Mentre guardi un film come Antichrist non puoi che provare un solo sentimento: angoscia. Non è infatti la paura la sensazione che ti trasmettono le atmosfere aperte ma claustrofobica, le musiche cupe e ovattate, rimbombanti. E' piuttosto una forte angoscia che solo nel finale, quando il regista deciderà di fare un modesto uso dello splatter, che muterà in qualcosa di più agghiacciante.
La scelta dell'ambientazione (il bosco) potrà ai più sembrare banale ma non lo è perchè il rapporto con la natura è centrale nel film perchè sino all'ultimo l'ambiente sembra quasi permeato di un profondo senso di male.
Le copulazioni, gli animali, le costellazioni, tutto fa parte di un grande disegno visionario e la pittoresca trovata della suddivisione in atti scandisce la sempre più profonda immersione nelle acque del male.
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Mentre guardi un film come Antichrist non puoi che provare un solo sentimento: angoscia. Non è infatti la paura la sensazione che ti trasmettono le atmosfere aperte ma claustrofobica, le musiche cupe e ovattate, rimbombanti. E' piuttosto una forte angoscia che solo nel finale, quando il regista deciderà di fare un modesto uso dello splatter, che muterà in qualcosa di più agghiacciante.
La scelta dell'ambientazione (il bosco) potrà ai più sembrare banale ma non lo è perchè il rapporto con la natura è centrale nel film perchè sino all'ultimo l'ambiente sembra quasi permeato di un profondo senso di male.
Le copulazioni, gli animali, le costellazioni, tutto fa parte di un grande disegno visionario e la pittoresca trovata della suddivisione in atti scandisce la sempre più profonda immersione nelle acque del male.
Il film è ermetico ma di pregevole fattura. Certamente un esempio di grande cinema. Ci voleva, per riscattare un genere che troppe volte viene snobbato e/o bollato come vuoto o privo di valori e significato, sia dalla critica che, ahimè, dallo stesso pubblico.
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orfeo
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martedì 2 giugno 2009
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6,5 € buttati. fa schifo e non e' un horror
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ho visto centinaia e centinaia di horror essendo un super appassionato e anche nei più mediocri e caserecci girati con budget molto bassi riesco sempre a salvare qualcosa, almeno un'idea, un'intuizione, un'interpretazione. vi giuro che questo è il peggior horror mai visto. . La gente dopo i primi 40 minuti stava andando via. Io ho atteso la fine sperando che un qualsiasi cosa salvasse il film ( o almeno ripagasse il prezzo del biglietto ) nulla da fare alla fine chi se n'è andato a metà film ha fatto benissimo. L'unica maniera di rendere bene l'idea di che cos'è questo film è andare in bagno, sollevare il copritazza, sedervi e escrementare. Ecco quando avrete finito avrete fatto THE ANTICHRIST (gratis) .
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ho visto centinaia e centinaia di horror essendo un super appassionato e anche nei più mediocri e caserecci girati con budget molto bassi riesco sempre a salvare qualcosa, almeno un'idea, un'intuizione, un'interpretazione. vi giuro che questo è il peggior horror mai visto. . La gente dopo i primi 40 minuti stava andando via. Io ho atteso la fine sperando che un qualsiasi cosa salvasse il film ( o almeno ripagasse il prezzo del biglietto ) nulla da fare alla fine chi se n'è andato a metà film ha fatto benissimo. L'unica maniera di rendere bene l'idea di che cos'è questo film è andare in bagno, sollevare il copritazza, sedervi e escrementare. Ecco quando avrete finito avrete fatto THE ANTICHRIST (gratis) . Ora potete tirare l'acqua.
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dueparole
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lunedì 1 giugno 2009
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la lotta fra razionale e irrazionale
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Il film si divide in due parti (semplificando): nella prima si assiste alla gestazione del dolore per la morte del figlio e al percorso quasi psicoterapeutico per aiutare la donna a superare gli attacchi di panico che la colpiscono. E fin qui tutto bene, nel senso che, nonostante la staticità del film da un punto di vista di sviluppo della trama (lui, psicanalista, cerca di mettere a nudo il dolore di lei. Scarni dialoghi fra i due. Sesso tragico. Sofferenza allo stato puro), la fotografia è magistrale, così come la costruzione delle atmosfere, e crea una certa aspettativa.
Poi però c'è la seconda parte, in cui al tono "terapeutico" si sovrappone e poi sostituisce quello esoterico. E il film si infarcisce di suggestioni e simbologie esplicite -tanto insistite da risultare a tratti banali- che o si condividono o diventano ridicole e alla lunga insopportabili, così come le follie di lei in preda all'ossessione torturatrice (che se non ci fosse la lettura esoterica, come infatti è nella prima parte, sembrerebbe quasi schizofrenica).
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Il film si divide in due parti (semplificando): nella prima si assiste alla gestazione del dolore per la morte del figlio e al percorso quasi psicoterapeutico per aiutare la donna a superare gli attacchi di panico che la colpiscono. E fin qui tutto bene, nel senso che, nonostante la staticità del film da un punto di vista di sviluppo della trama (lui, psicanalista, cerca di mettere a nudo il dolore di lei. Scarni dialoghi fra i due. Sesso tragico. Sofferenza allo stato puro), la fotografia è magistrale, così come la costruzione delle atmosfere, e crea una certa aspettativa.
Poi però c'è la seconda parte, in cui al tono "terapeutico" si sovrappone e poi sostituisce quello esoterico. E il film si infarcisce di suggestioni e simbologie esplicite -tanto insistite da risultare a tratti banali- che o si condividono o diventano ridicole e alla lunga insopportabili, così come le follie di lei in preda all'ossessione torturatrice (che se non ci fosse la lettura esoterica, come infatti è nella prima parte, sembrerebbe quasi schizofrenica). Straordinarie le interpretazioni, ma (in fondo in fondo) è un film che non parla in maniera veramente innovativa di nessuno degli argomenti che vuole affrontare (misoginia, peccato originale, male).
Un film in cui razionale e irrazionale si scontrano, non solo sullo schermo ma anche nello spettatore: la parte razionale infatti ne resta irritata per l'inconsistenza di certe posizioni e stratagemmi(sorvolo sulle voci off degli animali parlanti), quella irrazionale profondamente colpita dalla forza emotiva (che funziona meglio lì dove non dichiara ma evoca, insinua: lo sguardo di lei nella sequanza finale che riprende quella dell'inizio con le musiche di Handel).
Comunque un film da vedere, per la potenza delle immagini che -almeno quelle- sanno lasciare tracce indelebili.
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emmeti
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lunedì 1 giugno 2009
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una trama sprecata
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Perché sprecare una trama ben costruita e attraente nella prima metà del film con un finale grandguignolesco, in stile effetti speciali da mediocre horror hollywoodiano? Ora capisco il motivo delle risate del pubblico di Cannes e, ohimè, mi tocca condividerle, con dispiacere vista la qualità di gran parte delle opere precedenti di Lars von Trier.
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lollo92
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lunedì 1 giugno 2009
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l'eterna maestria di lars von trier
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Sin da quando si sono cominciate a vedere le prime immagini di Antichrist, e faccio riferimento allo stupendo fotogramma in cui i due fanno l'amore sotto l'albero, con le mani che escono dalle radici, sapevo che quel film, inevitabilmente, sarebbe stato il meglio di cannes. E ora che l'ho visto, ne rimango ancora più convinto.
Immagini di una bellezza ineguagliabile, simbolismi colti, interpretazioni da standing ovation, una regia magniloquente. Perfettamente in linea con i suoi film precedenti, da Dancer in the dark a Dogville, Antichrist è un film di ineguagliabile bellezza e spessore, ma che inevitabilmente, e come è giusto che sia, si presta ad essere amato dai soli ed unici ammiratori di Von Trier, o comunque da un pubblico che non abbia i paraocchi e che si scandalizzi di fronte a scene di mutilazione ( a mio parere assolutamente necessarie e in linea con lo sviluppo narrativo).
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Sin da quando si sono cominciate a vedere le prime immagini di Antichrist, e faccio riferimento allo stupendo fotogramma in cui i due fanno l'amore sotto l'albero, con le mani che escono dalle radici, sapevo che quel film, inevitabilmente, sarebbe stato il meglio di cannes. E ora che l'ho visto, ne rimango ancora più convinto.
Immagini di una bellezza ineguagliabile, simbolismi colti, interpretazioni da standing ovation, una regia magniloquente. Perfettamente in linea con i suoi film precedenti, da Dancer in the dark a Dogville, Antichrist è un film di ineguagliabile bellezza e spessore, ma che inevitabilmente, e come è giusto che sia, si presta ad essere amato dai soli ed unici ammiratori di Von Trier, o comunque da un pubblico che non abbia i paraocchi e che si scandalizzi di fronte a scene di mutilazione ( a mio parere assolutamente necessarie e in linea con lo sviluppo narrativo).
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giorgio47
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venerdì 29 maggio 2009
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un film e' un film
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Premetto che i film di Lars von Trier in generale mi sono sempre piaciuti, alcuni addirittura mi hanno entusiasmato. Sono quindi andato a vedere il suo ultimo film, nonostante, spulciando senza attenzione alcune critiche (in generale non mi interessano), avessi avuto la sensazione che non si trattasse di un film eccezionale. Speravo che il film alla fine avrebbe giustificato in una qualche maniera il prezzo del biglietto. Purtroppo la speranza non si è avverata. Non voglio neanche stare ad analizzare se il regista era in depressione, ne era uscito da poco o non si sentiva felice. Io guardo il film! Se togliamo il prologo, ma ormai è stato talmente enfatizzato che quasi provo ritrosia a parlarne, per il resto è un film che, al di la delle immagini più o meno forti che non mi pongono nessun problema, resta confusionario ed ermetico.
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Premetto che i film di Lars von Trier in generale mi sono sempre piaciuti, alcuni addirittura mi hanno entusiasmato. Sono quindi andato a vedere il suo ultimo film, nonostante, spulciando senza attenzione alcune critiche (in generale non mi interessano), avessi avuto la sensazione che non si trattasse di un film eccezionale. Speravo che il film alla fine avrebbe giustificato in una qualche maniera il prezzo del biglietto. Purtroppo la speranza non si è avverata. Non voglio neanche stare ad analizzare se il regista era in depressione, ne era uscito da poco o non si sentiva felice. Io guardo il film! Se togliamo il prologo, ma ormai è stato talmente enfatizzato che quasi provo ritrosia a parlarne, per il resto è un film che, al di la delle immagini più o meno forti che non mi pongono nessun problema, resta confusionario ed ermetico. Può anche darsi che sia io che non capisca, ma la cosa non mi tocca. Il cinema può essere simbologia, allusione o altro, ma non può richiedere una terapia di psicanalisi collettiva per essere apprezzato.
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[+] ?
(di lexotan)
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[+] ..concordo pienamente..:-)
(di thief31)
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