Harry Potter e il principe mezzosangue |
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Un film di David Yates.
Con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Michael Gambon, Alan Rickman.
continua»
Titolo originale Harry Potter and the Half-Blood Prince.
Fantastico,
Ratings: Kids,
durata 153 min.
- USA, Gran Bretagna 2009.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 15 luglio 2009.
MYMONETRO
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Adolescenti in primo piano e magia nei bassifondi.
di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 2 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE (GB, 2009) diretto da DAVID YATES. Interpretato da DANIEL RADCLIFFE, RUPERT GRINT, EMMA WATSON, MICHAEL GAMBON, JIM BROADBENT, HELENA BONHAM CARTER, ROBBIE COLRRANE, BONNIE WRIGHT, TOM FELTON, MAGGIE SMITH, JULIE WALTERS, ALAN RICKMAN
Lasciandosi alle spalle la morte del padrino Sirius Black, Harry Potter deve aiutare il preside di Hogwarts Albus Silente che si prepara all’imminente battaglia finale, ma è soprattutto coinvolto in varie beghe e complicazioni sentimentali, tra equivoci e relazioni tutt’altro che serie, mentre viene nominato capitano della squadra Quidditch di Grifondoro e conosce di persona, prima ancora che cominci l’anno scolastico, il nuovo professore di Pozioni, l’eccentrico e simpatico Horace Lumacorno. La cattedra di Difesa contro le Arti Oscure va invece a Severus Piton, il quale nasconde un misterioso segreto che Harry scoprirà con disappunto e malaugurata sorpresa. Un libro trovato per caso, appartenuto a un fantasmagorico “principe mezzosangue”, aiuta il maghetto nella preparazione di unguenti eccezionali e gli fornisce una collaborazione implicita ma efficace per imparare incantesimi complessi e aumentare il proprio bagaglio di conoscenze stregonesche. Mentre Piton stringe con le sorelle Lestrange un patto per intervenire al fianco del pupillo Draco Malfoy, incaricato di un compito per lui impossibile, Harry e Silente rivisitano i ricordi del vecchio rettore per individuare un modo che li porti alla distruzione definitiva di Voldemort, e lo trovano in una serie di sette oggetti (denominati Horcrux) nei quali il Signore Oscuro ha scomposto la sua anima tramite un egual numero di omicidi, diventando virtualmente immortale, pena l’eliminazione di ciò che custodisce l’anima fatta a brandelli. L’aiuto di Lumacorno in questo senso, che in passato fu insegnante di Tom Orvoloson Riddle, sarà fondamentale, ma Silente non potrà evitare un destino certamente inclemente, ma in fondo da lui stesso programmato. Ron ed Hermione si dichiareranno pronti ad affiancare per l’ennesima volta il loro fedelissimo amico nell’ultima avventura. È uno dei capitoli meno convincenti e più svenevoli della saga tratta dal fenomeno letterario che spopolò in tutto il pianeta a cavallo fra i due millenni, e i difetti che gli si possono imputare senza pericolo di scivolare in ingenerosità sono un eccessivo avvicinamento ai film per adolescenti e l’aggiunta di qualche battuta spiritosa in più che non fa altro che aggiungere una leggerezza stucchevole al sesto adattamento dai libri della Rowling. I corridoi di Hogwarts pieni di coppiette che si sbaciucchiano e palpeggiano non sono certo all’altezza degli altri episodi, il cui livello di oscurità e suspense metafisica è ben lontano, sebbene in alcune scene il pathos e la cupezza riescano ad andare a braccetto in modo sufficientemente efficace e penetrante. Tra le non numerose note positive, si possono annoverare una scena che sintetizza magistralmente il contenuto del Quidditch (con un R. Grint assolutamente protagonista), le discese nel Pensatoio che trasportano nel passato di Silente con una virata al color seppia assai eloquente, le lezioni nel laboratorio di Lumacorno (il premio Oscar J. Broadbent, molto più sagace e bizzarro che in altre interpretazioni, ma ugualmente funzionale) e un finale apocalittico con un combattimento a sfondo fiammeggiante in una grotta marina e un’illuminazione del cielo notturno grazie al potere delle bacchette. Un’aggiunta totalmente cinematografica che è assente nel testo scritto è l’attacco alla Tana, la casa dei Weasley, da parte dei Mangiamorte, che la consegnano in pasto ad un incendio demolitore. Poi viene dato troppo spazio ad alcuni personaggi (Bellatrix in particolare, cui giova la faccia muliebre e minacciosa di H. B. Carter), mentre altri si ritrovano uno spazio espressivo eccessivamente esiguo (Hagrid, Remus Lupin e Ninfadora Tonks). Alla sua seconda esperienza con la trasposizione filmica della serie letteraria, Yates si conferma come il regista meno adatto fra quelli che hanno lavorato ai film del maghetto più celebre della letteratura mondiale, non solo anglosassone: le sue pecche si rivelano specialmente in una regia che privilegia con troppo autocompiacimento le tematiche ormonali da teen-ager e la ricerca liberamente sfrenata di una vena dark che poi manca di realizzarsi, mentre avrebbe dovuto puntare più sulla tensione narrativa usufruendo dei canoni magici proposti dall’autrice e osservare con occhio più arguto i rapporti interiori fra i caratteri, rilevandone le metamorfosi di personalità e le motivazioni che li spingono a comportamenti ora avventati ora giudiziosi. E Malfoy è davvero così cattivo? La pellicola non tocca i picchi dei predecessori, e si classifica come uno dei peggiori adattamenti fantasy della seconda metà dello scorso decennio. Peccato.
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