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Sono rarissimi i film “che parlano di Dio”. Questo è un degno rappresentante della ristretta categoria. Giusto per fare qualche altro esempio: “La vita ornata degli angeli” di Zonka; “Lezioni di piano” di J.Campion; “L'attimo fuggente” di P.Weir; “American beauty” di S.Mendes; “Philadelphia” di J.Demme. Questo playboy è un “ragazzo che gioca” con la morte più che con la vita...e a giocare con la morte si rischia tutto. Ma ci sono due angeli nella sua grigia e ripetitiva esistenza che lui vorrebbe giocare solo sul piano della superficie, della perfetta apparenza...quella della pelle perfetta delle sue “amiche” modelle. Ma la vita vera è quella che germoglia dalla profondità misteriosa del nostro cuore, dall'abisso dal quale ciascuno di noi è abitato. E da quelle profondità gli giunge finalmente il suono ovattato di questi due angeli. Il primo angelo ha bisogno del suo aiuto per ricominciare a vivere e lui, che potrebbe fregarsene, spende tutte le sue energie per salvarlo e proprio quando sta per cedere e per lasciarsi precipitare, viene afferrato per i capelli dal secondo angelo, nelle vesti di una undicenne che si dimostra amica vera, quando tutti gli amici avevano rinunciato e lo avevano abbandonato, senza rendersi conto che il playboy stava rischiando la vita... Lo cerca, lo trascina fuori dalle fauci del drago addormentato che stava per divorarlo, il drago della morte suicida della madre. E lui finalmente comprende che l'incubo malato di un amore sbocciato quando lui aveva undici anni e che era l'unica certezza che lo mantenesse in vita, doveva essere abbandonato, doveva liberarsene. Questa dolce bimba bionda (grazie a Dio, finalmente, “bruttina” - in un panorama dominato dalla perfezione estetica) è la sua anima dolente e vitale che lo raggiunge, lo “rianima”, lo risveglia dall'incubo e lo costringe a vivere.
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