Un cast inadeguato, sbilanciato tutto verso la stupenda Jessica Biel e l'imbattibile Eddie Marsan, attore londinese di enorme impatto, ma finora piuttosto sottovalutato. Eddie Marsan è l'unico che sembra aver compreso il ruolo, ma ancor più l'atmosfera.
È l'atmosfera che rende irripetibili i racconti di Patricia Highsmith, da uno dei quali è tratto, con onestà e rispetto questo film, tutt'altro che indimenticabile.
C'è qualcosa che non gira come dovrebbe nella sceneggiatura e la suspense non viene celebrata come dovrebbe. Certo, solo un artista sommo come Alfred Hitchcock (però quando parliamo di lui non dovremmo mai dimenticare Alma Reville, la moglie e co-sceneggiatrice di tutti i capolavori del maestro indiscusso e insuperabile del thriller) avrebbe potuto scoprire e valorizzare al cinema il grande talento della Highsmith, regalandole probabilmente la fama mondiale, portando cioè sullo schermo “Delitto per delitto”. Lì c'era un plot di acume straordinario: due potenziali assassini decidono, durante un viaggio in treno (per questo il racconto s'intitola “Strangers on a train”, come il titolo originale del film), di scambiarsi le future vittime…Ma anche questo racconto non è affatto male, contiene anche le caratteristiche della firma della Highsmith: narcisismo degli uomini, misoginia e acrimonia contro le donne da aprte dei loro partner, uno humour nero di ottima caratura. Purtroppo però quasi niente passa nel film…
Patricia Highsmith è nota per la sua cqualità “disturbante”, è una scrittrice che entra, con il suo “bisturi” di analisi psicologica molto ben strutturata, nelle pieghe della colpa:
Il senso di colpa può addirittura portare un uomo a convincersi di essere colpevole del suicidio della moglie. Un uomo che si è ritrovato sposato (dopo 5 anni) con una donna aspirante suicida, frigida, depressa, forse psicotica, vittima di una madre onnipresente e oppressiva. Quest'uomo, interpretato purtroppo da un attore di scarsissimo valore, Patrick Wilson (Steackhouse è il cognome del personaggio), un attore che ha potuto godere i frutti della sua bellezza, in una carriera dove non ha mai brillato, in alcun ruolo. Si presenta molto bene, è robusto e simpatico, proprio un bel “bisteccone”, ma alla prova dei fatti non esprime quasi nulla.
Della bellissima presenza di Jessica Biel possiamo godere purtroppo solo per il primo tempo: è perfetta negli abiti anni '60 e molto convincente.
Il racconto originale della Highsmith partiva da un marito che non ne poteva più di una moglie ossessiva, che gli toglieva il fiato e decideva di farla fuori. Fatalità vuole che un architetto-aspirante scrittore di gialli e noir (bisteccone) capita proprio sul luogo dove si è consumato il delitto e dove la moglie depressa ha deciso di togliersi la vita.
La geniale trovata della Highsmith è: si sente più in colpa il marito innocente del marito assassino e le loro vite si aggrovigliano inestricabilmente. Ma di tutto questo splendido pretesto letterario nel film non c'è quasi traccia.
Infine il talento di Marsan è davvero sprecato in questa pellicola che ci porta a un finale stupido e anche prevedibile; che si potrebbe definire proprio il “suicidio della suspense”!!!
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