No Problem |
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Un film di Vincenzo Salemme.
Con Vincenzo Salemme, Giorgio Panariello, Sergio Rubini, Aylin Prandi, Iaia Forte.
continua»
Commedia,
durata 98 min.
- Italia 2008.
- Medusa
uscita venerdì 10 ottobre 2008.
MYMONETRO
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La famiglia «allargata» di Salemme
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Alla fine, snobbate dalla critica e da quel cinema italiano che si sente chissà perché superiore, le commedie cinematografiche di Vincenzo Salemme, arrivate all'ottava in dieci anni, rappresentano un corpo compatto, originale, ben scritto e ben interpretato, che andrà studiato e rivalutato anche nella sua lettura della realtà italiana. In questo No Problem, scritto da Salemme assieme al toscano Ugo Chiti come il precedente, e riuscitissimo SMS Sotto Mentite Spoglie, si toccano, pur con leggerezza, due tasti importanti di questi tempi, la costruzione della famiglia allargata e multietnica e la lettura popolare della fiction televisiva come proiezione di famiglia ideale. Nessuno dei protagonisti grandi e piccoli del film ha infatti una vera e propria famiglia. Né il protagonista di sit-com tv Arturo Cremisi, cioè Salemme, che deve interpretare solo sulla scena il buon padre del perfido bambino che gli ruba perennemente la scena. Né la mamma di questo, Iaia Forte in un ruolo comico alla Marisa Merlini, che pure ha avuto una storia con Arturo. Né il suo cialtronesco agente Enrico Pignataro, un Sergio Rubini precipitato con gran divertimento pugliese in un ruolo apparentemente minore. Né la sua vecchia mamma, la Proclemer che fa l'ottantenne in guerra col suo cameriere cingalese, Asoka Dewamunege, già rivelazione comica di SMS. La situazione scoppia quando un bambino, che si chiama Mirko come quello della sit-com, vede in Arturo il suo padre da poco scomparso, provocando una serie di situazioni tragico-comiche che vedranno l'attore costretto a interpretare il padre anche nella vita reale. Confrontandosi così con una giovane vedova, l'inedita Aylin Prandi, uno zio schizzato, Giorgio Panariello, una famiglia mostruosa, il gran duo di vecchi Oreste Lionello-Gisella Sofia, che vogliono depredare la vedova anche della sua modesta casetta. Alla fine trionferà l'idea di famiglia allargata, «Anche questa è una famiglia» ci dirà la Proclemer nell'ultima battuta del film, dove a tavola hanno posto tutti, anche il cameriere extracomunitario, che vince sull'idea di famiglia imposta dalla tv. Fittizia come dimostra la battuta di Salemme sulla caducità della popolarità televisiva: «E' passato un anno e non ha lasciato un segno!». Salemme, nell'Italia televisiva berlusconiana, un po' come il Gianni Di Gregorio di Pranzo di Ferragosto, mette in crisi i modelli di famiglia tradizionali, presentati come finti o mostruosi, e ne costruisce di nuovi. Non è poco. E non è poco la gran cura che mette nella costruzione del suo cast, offrendo una rotondità di personaggio a tutti i suoi attori. Dalle star Rubini e Panariello, generosi nel costruirsi caratteri da commedia all'italiana, a grandi vecchi come Giacomo Furia, spalla di Totò, a uno sconosciuto Massimiliano Gallo, che ruba la scena a tutti come nipote aggressivo con la zeppola dei cattivi Lionello e Sofio. Come nella tradizione teatrale napoletana, Salemme segue tutti i suoi attori e ne dosa gli effetti comici per la costruzione finale senza preoccuparsi delle divisioni di classe. Anche questa è una famiglia.
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