mattarus
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sabato 9 maggio 2009
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se fosse stato messicano.....
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Sono uscito dal cinema pensando che se il regista fosse stato messicano (o iraniano, palestinese, uzbeko, etc.) e se i Vinti fossero stati gli sconfitti di un regime/partito/classe dominante di quelle zone esotiche, questo film avrebbe vinto il Leone d’oro di Venezia. Tutto sarebbe stato apprezzato, ogni virgola del testo ad effetto, ogni lacrima, sarebbe andata bene anche la cadenza allegorica. Ci si sarebbe commossi per il tema musicale che accompagna le scene in cui è presente la bimba, la cui salvezza diventa scopo centrale per il protagonista che – in mezzo alla catastrofe dell’umanità a lui cara – non fa sconti alla ricerca della verità. Si sarebbe applaudito al viaggio metaforico, alle parole di Pavese, all’immedesimazione degli attori (tutti ma in particolare la bravissima Nedelea) e al richiamo brechtiano di un’originale messinscena dell’Antigone.
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Sono uscito dal cinema pensando che se il regista fosse stato messicano (o iraniano, palestinese, uzbeko, etc.) e se i Vinti fossero stati gli sconfitti di un regime/partito/classe dominante di quelle zone esotiche, questo film avrebbe vinto il Leone d’oro di Venezia. Tutto sarebbe stato apprezzato, ogni virgola del testo ad effetto, ogni lacrima, sarebbe andata bene anche la cadenza allegorica. Ci si sarebbe commossi per il tema musicale che accompagna le scene in cui è presente la bimba, la cui salvezza diventa scopo centrale per il protagonista che – in mezzo alla catastrofe dell’umanità a lui cara – non fa sconti alla ricerca della verità. Si sarebbe applaudito al viaggio metaforico, alle parole di Pavese, all’immedesimazione degli attori (tutti ma in particolare la bravissima Nedelea) e al richiamo brechtiano di un’originale messinscena dell’Antigone.
Sarebbe stata lodata anche la qualità coloristica della fotografia, fra espressionismo alla Gotham City e un livido nitore fassbinderiano. Ma quel sangue vinto non era del Belize, del Turkmenistan o dell’Equador, era sangue italiano “nero”. Quindi…eccoci costretti a cercare il film come ai tempi di guerra si cercava segretamente di ascoltare radio Londra e costretti a leggere critiche così “bulgare” che fanno venire voglia di prendere il treno per andare a vederlo al cinema (35 in tutta Italia).
Il film vale tre stelle (non quattro solo perché si capisce che la versione televisiva avrà più respiro). Tuttavia ne do cinque. Per amor di tutti gli Italiani e della democrazia.
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rani63
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venerdì 8 maggio 2009
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era l'ora
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Il fatto che il questo film sia stato stroncato sul nascere - almeno dai critici di questo sito - , non deve sorprendere, anzi.....
Perchè, per le stesse ragioni ideologiche, hanno fatto di tutto per ostacolare la diffusione del libro di Pansa che, putroppo per (la c.d.) l'intellighenzia di sinistra, ha avuto un enorme successo, mettendo in luce i crimini commessi da molti partigiani comunisti, che volevano toglierci da una dittatura, per portarci in un'altra!
Queste critiche, e questi tentativi di stroncatura "a prescindere", quindi, sono la MIGLIORE garanzia che si tratta di un ottimo film, da non perdere assolutamente, se non altro per conoscere come sono andate le cose realmente, e per sapere che la storia è andata un pò diversamente da come ce l'hanno raccontata i signori di certa sinistra, che è terrorizzata da una cosa sola: che la gente, soprattutto i giovani, sappiano chi erano veramente i partigiani comunisti: lupi travestiti da agnelli, che dicevano di liberare l'italia dal nazismo per portarla nel comunismo.
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Il fatto che il questo film sia stato stroncato sul nascere - almeno dai critici di questo sito - , non deve sorprendere, anzi.....
Perchè, per le stesse ragioni ideologiche, hanno fatto di tutto per ostacolare la diffusione del libro di Pansa che, putroppo per (la c.d.) l'intellighenzia di sinistra, ha avuto un enorme successo, mettendo in luce i crimini commessi da molti partigiani comunisti, che volevano toglierci da una dittatura, per portarci in un'altra!
Queste critiche, e questi tentativi di stroncatura "a prescindere", quindi, sono la MIGLIORE garanzia che si tratta di un ottimo film, da non perdere assolutamente, se non altro per conoscere come sono andate le cose realmente, e per sapere che la storia è andata un pò diversamente da come ce l'hanno raccontata i signori di certa sinistra, che è terrorizzata da una cosa sola: che la gente, soprattutto i giovani, sappiano chi erano veramente i partigiani comunisti: lupi travestiti da agnelli, che dicevano di liberare l'italia dal nazismo per portarla nel comunismo. Il loro terrore è che i giovani finalmente pensino con la propria testa quando vanno a votare, non con quella dei loro insegnanti e professori (indottrinati e indottrinanti), e che riducano gli eredi di quei partigiani sempre più a forza insignificante, che non può più nuocere. Peraltro, la storia recente gli ha già condannati abbondantemente.
Quindi andiamo numerosi a vederlo, alla faccia dei critici ideologizzati.
Viva Pansa!!!
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aureo
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sabato 16 maggio 2009
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il sangue dei vinti: ma è poi così pessimo ?
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Mi colpisce il giudizio negativo senza appello dell'estensore della recensione, quasi come se il quadro politico entro cui si muove la trama del film abbia avuto un ruolo determinante : traspare la voglia di bocciarlo a tutti i costi ! Certo non è un capolavoro, ma v'è da apprezzare il buon cast, la drammatica lacerazione di un famiglia divisa dalla guerra e lo scenario storico.
La sventagliata di mitra sulla cartina geografica dell'Italia a simboleggiare la divisione ed il conflitto tra italiani colpisce a tal punto il recensore da indurlo a ritenerlo dannoso per il pubblico più giovane ed il peggio che si possa immaginare per il grande schermo ? Basta guardare la tv di stato per trovare quotidianamente ancor peggio, ovvero certi filmetti insulsi che dilagano nelle sale cinematografiche
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Mi colpisce il giudizio negativo senza appello dell'estensore della recensione, quasi come se il quadro politico entro cui si muove la trama del film abbia avuto un ruolo determinante : traspare la voglia di bocciarlo a tutti i costi ! Certo non è un capolavoro, ma v'è da apprezzare il buon cast, la drammatica lacerazione di un famiglia divisa dalla guerra e lo scenario storico.
La sventagliata di mitra sulla cartina geografica dell'Italia a simboleggiare la divisione ed il conflitto tra italiani colpisce a tal punto il recensore da indurlo a ritenerlo dannoso per il pubblico più giovane ed il peggio che si possa immaginare per il grande schermo ? Basta guardare la tv di stato per trovare quotidianamente ancor peggio, ovvero certi filmetti insulsi che dilagano nelle sale cinematografiche !!
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emmeti
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sabato 16 maggio 2009
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oltre la guerra delle ombre
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Non sarà un capolavoro, ma se lo si giudica su un piano strettamente cinematografico non ci vedo motivi che rendano plausibili certe stroncature comparse sulla stampa. Quanto ai contenuti "politici", inevitabili quando si toccano argomenti come questo, non mi sembra che traspaia dal film un partito preso. C'è molta della tragedia, della violenza e dell'abiezione che si accompagna da sempre alle guerre civili. Chi non si attarda nella guerra delle ombre e sul passato preferisce le ricostruzione un minimo attendibili alle apologie dell'una o dell'altra parte, non credo trovi di che lamentarsi nel lavoro di Soavi. Gli altri possono continuare a trastullarsi con l'abbondante pubblicistica di vario segno a cui piace, in questa materia, assegnare ruoli di buoni o cattivi assoluti, e continuare a guardare al futuro con il torcicollo.
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Non sarà un capolavoro, ma se lo si giudica su un piano strettamente cinematografico non ci vedo motivi che rendano plausibili certe stroncature comparse sulla stampa. Quanto ai contenuti "politici", inevitabili quando si toccano argomenti come questo, non mi sembra che traspaia dal film un partito preso. C'è molta della tragedia, della violenza e dell'abiezione che si accompagna da sempre alle guerre civili. Chi non si attarda nella guerra delle ombre e sul passato preferisce le ricostruzione un minimo attendibili alle apologie dell'una o dell'altra parte, non credo trovi di che lamentarsi nel lavoro di Soavi. Gli altri possono continuare a trastullarsi con l'abbondante pubblicistica di vario segno a cui piace, in questa materia, assegnare ruoli di buoni o cattivi assoluti, e continuare a guardare al futuro con il torcicollo. Che poi il film con l'omonimo e citato libro di Pansa c'entri poco o niente, è un'altra storia. Ultimo commento: è spiacevole che in una città come Firenze Il sangue dei vinti abbia rischiato di fare la stessa fine che aveva fatto il predecessore - e più bello - Katyn: spazzato via dall'unica sala che lo aveva programmato in meno di una settimana. Qui temo che la censura preventiva, deplorevole, c'entri ben più del botteghino. Katyn è tornato poi qua e là in sale indipendenti e in una proiezione in un grande teatro (di grande successo) dietro la spinta di una petizione che ha avuto molti firmatari. In questo caso, l'improvvisa e imprevista (neanche Mymovies l'ha segnalata) ricomparsa in una sala (Fiorella) suppongo sia dovuta alla puntata monografica di Porta a Porta messa su da Vespa giovedì sera. Mi chiedo: ma c'è bisogno di queste pressioni per poter vedere una pellicola "controversa"? Non si può lasciare che siano gli spettatori a giudicare?
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ann-onima
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venerdì 15 maggio 2009
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ciò che è, non ciò si vuole che sia
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Non è un fim al risparmio, l’ambientazione dà una buona resa del periodo storico. Mancano scene grandiose e di massa - in questo effettivamente risente della destinazione televisiva – ma il bombardamento e, alla fine, la liberazione di Saluzzo, col corteo ripreso dall’alto, non sfigurano affatto. Soprattutto sono da lodare la bella fotografia e il colore, predominante di toni autunnali. Boschi e colline tra sprazzi verdi e colori castani come l’abbigliamento dei partigiani, pennellate di rosso dei fazzoletti, delle bandiere, rosse ma soprattutto tricolori. Poco sangue, scuro, non ostentato. Pretesto narrativo non troppo convincente, la trama poliziesca – un po’ tirata via - guadagnerà nella versione televisiva: è chiaro che ci sono tagli.
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Non è un fim al risparmio, l’ambientazione dà una buona resa del periodo storico. Mancano scene grandiose e di massa - in questo effettivamente risente della destinazione televisiva – ma il bombardamento e, alla fine, la liberazione di Saluzzo, col corteo ripreso dall’alto, non sfigurano affatto. Soprattutto sono da lodare la bella fotografia e il colore, predominante di toni autunnali. Boschi e colline tra sprazzi verdi e colori castani come l’abbigliamento dei partigiani, pennellate di rosso dei fazzoletti, delle bandiere, rosse ma soprattutto tricolori. Poco sangue, scuro, non ostentato. Pretesto narrativo non troppo convincente, la trama poliziesca – un po’ tirata via - guadagnerà nella versione televisiva: è chiaro che ci sono tagli. Al contrario, ho trovato molto corretta la (criticatissima!) scelta di simboleggiare la guerra civile attraverso la famiglia Dogliani spaccata. Non tanto per il figlio Ettore partigiano e la figlia Lucia repubblichina, quanto per il fratello e il padre che non si schierano. Non disimpegno o viltà, la loro è una volontà: uno ragazzo del ’99, l’altro mutilato delle gambe, hanno "fatto" il ‘15/’18. Come dice Placido-Franco: “non sparerò su altri italiani”. Se vogliamo, il film riabilita anche quella maggioranza di allora che non scelse tra neri e rossi: il nemico era l'esercito tedesco.
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[+] il valore del revisionismo
(di massi)
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(di fabius76)
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mattarus
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giovedì 4 giugno 2009
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l'ho visto per ripicca e mi è piaciuto
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E' un film che viene voglia di andare a vedere perchè "cogito ergo sum". Cioè sono libero di pensare autonomamente, con la mia testa. Più si scaldano, più vilipendono queso lavoro, più fanno incursioni anche nel forum con "liste della spesa", più una testa pensante si intigna e va a cercarsi una delle 5 salette dove oggi proiettano il film. Non è un capolavoro in senso tecnico perchè tiene d'occhio il ritmo e i modi del racconto anche per lo schermo televisivo però è un capolavoro di coraggio. Spoavi ha osato, cercando un equilibrio narrativo che non è mai sbilanciarsi a favore di una parte. Alcune scene sono di maniera ma molte soluzioni, originali, spingono a riflettere e ad approfondire temi troppo facilmente etichettati dalla retorica dei vincitori.
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E' un film che viene voglia di andare a vedere perchè "cogito ergo sum". Cioè sono libero di pensare autonomamente, con la mia testa. Più si scaldano, più vilipendono queso lavoro, più fanno incursioni anche nel forum con "liste della spesa", più una testa pensante si intigna e va a cercarsi una delle 5 salette dove oggi proiettano il film. Non è un capolavoro in senso tecnico perchè tiene d'occhio il ritmo e i modi del racconto anche per lo schermo televisivo però è un capolavoro di coraggio. Spoavi ha osato, cercando un equilibrio narrativo che non è mai sbilanciarsi a favore di una parte. Alcune scene sono di maniera ma molte soluzioni, originali, spingono a riflettere e ad approfondire temi troppo facilmente etichettati dalla retorica dei vincitori. E' un film doveroso, un buon inizio per chi ha vissuto quei tempi e per chi, giovane, vuole conoscerli nella loro drammatica completezza. BRAVI tutti. Regista ed interpreti.
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