paapla
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sabato 25 aprile 2009
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massimo non ha le palle.
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Il film di Massimo Venier inizia come in un celebre romanzo di Lewis Carroll, Alice. “Dio mio, com'è tutto strano, oggi! Eppure ieri le cose sono andate avanti come il solito. Mi domando se mi hanno cambiata durante la notte! Vediamo un pò: ero la stessa quando mi sono alzata stamattina?”
“Ci sentiamo sempre meno lettori di Alice, potremmo dire, e sempre più, direttamente, nei panni di Alice: «Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno», scrive un osservatore acuto e sensibile del nostro tempo come Zygmunt Bauman. La nostra esperienza quotidiana del mondo, degli altri e di noi stessi si fa ogni giorno meno stabile, incoerente, imprevedibile - più liquida - (Bauman).
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Il film di Massimo Venier inizia come in un celebre romanzo di Lewis Carroll, Alice. “Dio mio, com'è tutto strano, oggi! Eppure ieri le cose sono andate avanti come il solito. Mi domando se mi hanno cambiata durante la notte! Vediamo un pò: ero la stessa quando mi sono alzata stamattina?”
“Ci sentiamo sempre meno lettori di Alice, potremmo dire, e sempre più, direttamente, nei panni di Alice: «Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno», scrive un osservatore acuto e sensibile del nostro tempo come Zygmunt Bauman. La nostra esperienza quotidiana del mondo, degli altri e di noi stessi si fa ogni giorno meno stabile, incoerente, imprevedibile - più liquida - (Bauman).” Sergio Manghi,Il soggetto ecologico di Edgar Morin, Erickson 2009.
Massimo Venier dirige una squadra di giovani attori bravi e maturi. La partecipazione di Paolo Villaggio è determinate nel film, esprime avvedutezza e profondità, calma le ansie dello spettatore. Il bravo Massimo Venier è un romantico impenitente o un furbacchione? Chiude il film indorando la pillola amare del lavoro narcotizzando le coscienze con un:“Vissero felici e contenti”.
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chiarialessandro
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domenica 26 aprile 2009
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occasione sprecata
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Credo di essere profondamente innamorato del cinema in generale ed è per questo che mi dispiace non poter parlare bene di un film in particolare ma purtroppo, per questa volta, non posso farne a meno. Gli argomenti per creare un’opera stimolante, spunto di riflessioni e discussioni, c’erano tutti, soprattutto tenendo conto di quanto accaduto nel mondo del lavoro da alcuni mesi ad oggi (ma la tendenza è sempre la stessa ormai da anni). Eppure il film, nonostante vi siano delle scene realizzate su un aereo, non riesce a spiccare il volo e mi rimanda con rammarico ad una pellicola (Tutta la vita davanti) che, pur non disdegnando assolutamente momenti leggeri, affronta argomenti simili in modo molto più approfondito e facendoci uscire dalla sala cinematografica con qualcosa in più rispetto a quando eravamo entrati (magari anche solo una sana incazzatura).
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Credo di essere profondamente innamorato del cinema in generale ed è per questo che mi dispiace non poter parlare bene di un film in particolare ma purtroppo, per questa volta, non posso farne a meno. Gli argomenti per creare un’opera stimolante, spunto di riflessioni e discussioni, c’erano tutti, soprattutto tenendo conto di quanto accaduto nel mondo del lavoro da alcuni mesi ad oggi (ma la tendenza è sempre la stessa ormai da anni). Eppure il film, nonostante vi siano delle scene realizzate su un aereo, non riesce a spiccare il volo e mi rimanda con rammarico ad una pellicola (Tutta la vita davanti) che, pur non disdegnando assolutamente momenti leggeri, affronta argomenti simili in modo molto più approfondito e facendoci uscire dalla sala cinematografica con qualcosa in più rispetto a quando eravamo entrati (magari anche solo una sana incazzatura). Dopo aver visto “Generazione 1000 euro” sono invece uscito avendo attaccate alla pelle varie sensazioni abbastanza negative, ovverosia che si trattasse di un film forzato, non autentico, senza sorprese, con dei grossi punti interrogativi (cosa c’azzeccano i due spezzoni in cui il pavimento si sfonda ed il catino – nonché la poltrona – arrivano con atterraggio perfetto sul pavimento dell’inquilino sottostante che addirittura sembrava stesse aspettando comodamente seduto proprio quei momenti?). Peccato, sono riusciti a cancellare anche quel magico magnetismo che affascinava nella Valentina di “La giusta distanza”. Peccato.
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