odissea 2001
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martedì 24 aprile 2007
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troppo realismo, poca immaginazione
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Forse bisognerebbe calarsi nella realtà politico-giudiziaria francese per capire perchè un regista noto, affermato ed esperto come Claude Chabrol abbia deciso di confrontarsi con un tema ostico e sgradevole come quello del potere. Il potere è cinico, vorace, si inebria di se stesso. E il magistrato protagonista dell'opera, una gelida e tagliente Isabelle Huppert, è convinto di poter alla fine sconfiggere il mostro, di poterlo ingabbiare. Ma perchè raccontare una storia dal finale fatalista, spiegare con la cinepresa come va sempre a finire, come se non lo avessimo già visto centinaia di volte nella realtà prima ancora che al cinema? Forse Chabrol è un uomo, prima ancora che un regista, che non si rassegna, che sotto sotto spera prima o poi di essere smentito, che vuole segnare il limite dell'umano quando si trova alle prese con l'universo morale ma desidererebbe tanto che questo limite qualche volta potesse essere varcato.
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Forse bisognerebbe calarsi nella realtà politico-giudiziaria francese per capire perchè un regista noto, affermato ed esperto come Claude Chabrol abbia deciso di confrontarsi con un tema ostico e sgradevole come quello del potere. Il potere è cinico, vorace, si inebria di se stesso. E il magistrato protagonista dell'opera, una gelida e tagliente Isabelle Huppert, è convinto di poter alla fine sconfiggere il mostro, di poterlo ingabbiare. Ma perchè raccontare una storia dal finale fatalista, spiegare con la cinepresa come va sempre a finire, come se non lo avessimo già visto centinaia di volte nella realtà prima ancora che al cinema? Forse Chabrol è un uomo, prima ancora che un regista, che non si rassegna, che sotto sotto spera prima o poi di essere smentito, che vuole segnare il limite dell'umano quando si trova alle prese con l'universo morale ma desidererebbe tanto che questo limite qualche volta potesse essere varcato. Forse cerca un nuovo Gesù e non l'ha ancora trovato. Seguendo il ragionamento del regista e ribaltandolo: dove si trova alla fine la vera libertà se non sotto l'orizzonte della morale? Comunque il film risulta noioso e claustrofobico (l'ufficio del magistrato finisce per trasformarsi esso stesso in una cella, anche per lo spettatore) e continua a seguire il binario imboccato fin dall'inizio senza immaginazione, dimenticando - come diceva Wilde - che un romanzo, in questo caso un film, non deve essere per forza una copia carbonata del mondo in cui viviamo. Così si trasforma un'opera d'arte in una scontata anche se lucida e realistica fotografia dell'esistente. Che è così e così resta. Rappresenta il limite della nostra volontà e possiamo constatarlo tutti i giorni, nel micro e nel marcocosmo in cui ci muoviamo. Perchè raccontarlo, allora?
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juleswinnfield
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domenica 25 marzo 2007
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la commedia del potere
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Film nel complesso noioso che tinteggia appena i personaggi protagonisti.
Più che del potere sembra una commedia girata negli anni '80 quando si schiacciava l'occhio ai produttori di tabacchi capitati per puro caso a fianco degli attori.
Si scopre che in Francia si può ancora fumare nei locali e negli uffici (è suggerito anche bene cosa fumare)e che i politici sono tutti corrotti e ladri.
Bella scoperta.
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goldy
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domenica 8 ottobre 2006
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esaltazione dell'etica
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Sembra la solita utopia ma solo l'etica può salvare. Una minor avidità e più controllo in fondo permetterebbero ai nababbi di Stato di svolgere in modo decente il proprio compito, conservare i propri ricchi privilegi e non soccombere miseramente seduti su una sedia a rotelle. Chabrol maestro assoluto di leggerezza sublime solleva come al solito macigni pesanti con leve leggerissime. Il vecchio, cede. Rifiuta di credere, non auspica, non confida, non ha solutori da difendere, non lancia messaggi. Siamo tutti coinvolti con lo stesso grado di responsabilità. Lui ha già fatto la sua parte nel metterci sull'avviso.
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