preno
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mercoledì 2 agosto 2006
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guardati un cartone
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il film e' eccezzionale sotto ogni aspetto.
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fede27
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giovedì 20 luglio 2006
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disgustoso
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IO HO TROVATO QUESTO FILM VERAMENTE INGUARDABILE. ANCHE SE LA STORIA POTEVA ESSERCI OGNI FATTO è STATO PORTATO ALL ESTREMO.TROPPO VIOLENTO FINO A DIVENTARE DISGUSTOSO.PERSONAGGI ESASPERATI ESPRESSIONI ESASPERATE,VIOLENZE GRATUITE.UNICO PERSONAGGIO DEGNO IL SIGNORE DEL GRUPPO MUSICALE COUNTRY COL CAPPELLO CHE VIENE PER PRIMO SEDOTTO DALLA RAGAZZA BIONDA DELLA FAMIGLIA DI ASSASSINI.TROPPE LUNGHE LE SCENE DI SOLA MUSICA E IMMAGINI DEL PASSATO DELLA FAMIGLIA.
LA PRIMA VOLTA DOPO EYE WIDE SHOT CHE HO PENSATO DI AVER BUTTATO I MIEI SOLDI ANDANDO AL CINEMA.
[+] si .....certo....eye wide shot
(di ulver)
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[+] ah però...
(di dazed and confused)
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mauro
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mercoledì 19 luglio 2006
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finalmente qualcosa di ben fatto.
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Filmone,la follia dei personaggi è meravigliosa e poi qua e là durante il film c'è quel tocco di anticristianesimo che lo rende ancora più interessante.
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luciana
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sabato 8 luglio 2006
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il diavolo malefico
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Questo film non mi piace affatto!!! Non trasmette nulla e per me è molto noioso!!! I film così non mi piacciono preferisco gli horror, quelli veri!!!
[+] eh???
(di chop top)
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emilia
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sabato 8 luglio 2006
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che schifo!!!!
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NON CAPISCO COME GLI ATTORI SI PRESTINO PER INTERPRETARE UNA SIMILE SCHIFEZZA, PENSATE SE UN BAMBINO VIENE CONDIZIONATO DAL FILM!!!! BISOGNEREBBE PRENDERE DEI PROVVEDIMENTI CONTRO CERTA GENTE CHE PRODUCE CERTI FILM DISEDUCATIUVI E SGRADEVOLI ANCHE PER GLI ADULTI!!!
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(di chop top)
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claudio s.
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sabato 1 luglio 2006
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la casa del diavolo: uno sviluppo "random"
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Non è che io non apprezzi l'umorismo nero o i cosiddetti B-Movie, ma il film di Zombie, che a tratti si lascia apprezzare per le scelte stilistiche (vedi colonna sonora e fotografia), sembra mancare di coerenza ed unità, come se la mancanza di idee avesse portato ad uno sviluppo della trama "random", un susseguirsi di scene più o meno insensate che lasciano come un senso di sospensione e incompiutezza.
Il fatto che i protagonisti siano degli alienati maniaci che vivono al dì fuori della società non basta a giustificare tutte le scelte compiute. Un film che avrebbe potuto essere veramente riuscito, ma che in definitiva risulta soltanto vuoto e banale (lo sceriffo giustiziere non si tollera, è il clichè dei clichè), nonostante le già citate e buone scelte stilistiche e un ottima prova degli attori.
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Non è che io non apprezzi l'umorismo nero o i cosiddetti B-Movie, ma il film di Zombie, che a tratti si lascia apprezzare per le scelte stilistiche (vedi colonna sonora e fotografia), sembra mancare di coerenza ed unità, come se la mancanza di idee avesse portato ad uno sviluppo della trama "random", un susseguirsi di scene più o meno insensate che lasciano come un senso di sospensione e incompiutezza.
Il fatto che i protagonisti siano degli alienati maniaci che vivono al dì fuori della società non basta a giustificare tutte le scelte compiute. Un film che avrebbe potuto essere veramente riuscito, ma che in definitiva risulta soltanto vuoto e banale (lo sceriffo giustiziere non si tollera, è il clichè dei clichè), nonostante le già citate e buone scelte stilistiche e un ottima prova degli attori.
Un film di genere, insomma, quasi per niente ispirato e con delle grosse pecche.
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carlzombie
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giovedì 22 giugno 2006
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rob zombie hai deluso tutti
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Rob Zombie con questo sequel ha deluso molto.Dopo la spettacolare fantasia che ci aveva messo nel primo capitolo LA CASA DEI MILLE CORPI,questo e un sequel brutto.Anche se la storia prende ancora spunto dalla famiglia omicidia non è degna del primo capitolo.Posso solo dire che è meglio che Rob Zombie non giri un terzo capitolo.Speriamo di vedere altre peliccole piu' belle di questo bravissimo regista.
[+] cosaaaaaaaaaaaaaaa??????
(di chop top)
[ - ] cosaaaaaaaaaaaaaaa??????
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alessandro fortuna
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martedì 23 maggio 2006
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zombie da il meglio
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Ke film!!!!!!Vale proprio il prezzo del biglietto!!!Spettacoloso in tutti i suoi aspetti, quali: regia(it's incredible), colonna sonora(pazzesca freebird),sceneggiatura(non banale,originalissima),sceneggiatura(normale)!!!
Per gli attori posso dire ke c'è un ottima interpretazione da parte di tutti, soprattutto del fondoschiena di sheri moon!!!!!!!woooooooooow!!!!Non me l'aspetttavo, credevo ke fosse il solito horror con cui divertirsi e farsi due risate, ma questo è un ottimo film ke non si può neanche definire un horror(poi dipende dalle persone)ma un thriller bello pesante!!!!
rob ti dò 8!!!!
[+] di lusso
(di michele)
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gigio
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martedì 23 maggio 2006
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violento il film forse
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ma smettiamola ogni volta che esce un film horror di fare i moralisti il film non è certo per tutti ma il titolo dovrebbe già dire qualche cosa e poi quanti film del genere si ispirano a sergio leone a questi spazi immensi dove non esiste nessuna legge è la violenza che guida i personaggi non ci sono buoni e i cattivi anche se il finale logico ma non scontato lascia un senso di malinconia è solo un film ma ce ne vorrebbero
e a chi non piace si guardi titanic
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a.l.
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lunedì 22 maggio 2006
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affinita' bestiali
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In una fattoria sperduta in mezzo al nulla vive una famiglia di mostri, che divora i viandanti: il confine fra noto ed ignoto è terra di esplorazione e di sfida per l’intelligenza e l’audacia umane, ed il pericolo per chi vi si addentra è di smarrire identità e ragione. L’archetipo è antichissimo, lo si trova già nell’”Odissea”, dove la capacità di sconfiggere il “disumano” segna l’atto di nascita del razionalismo pre-illuministico occidentale, ma è anche, capovolta, la situazione tipo del più conservatore dei generi cinematografici, l’horror, dove emerge insopprimibile e inconciliabile, sconfitto provvisoriamente, il male. “La casa dei 1000 corpi”, opera prima dell’ex leader di un celebre complesso rock, Robert Cummings, in arte Rob Zombie, rielaborava, sperimentando un mix delirante di musica dura e splatter, il motivo della casa isolata piena di cadaveri, e con “Devil’’s rejects”( “i rifiuti”, tradotto in italiano con il manualistico “La casa”)non abbandona i suoi grotteschi eroi, li segue nella disperata fuga, ne racconta la tragica sconfitta.
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In una fattoria sperduta in mezzo al nulla vive una famiglia di mostri, che divora i viandanti: il confine fra noto ed ignoto è terra di esplorazione e di sfida per l’intelligenza e l’audacia umane, ed il pericolo per chi vi si addentra è di smarrire identità e ragione. L’archetipo è antichissimo, lo si trova già nell’”Odissea”, dove la capacità di sconfiggere il “disumano” segna l’atto di nascita del razionalismo pre-illuministico occidentale, ma è anche, capovolta, la situazione tipo del più conservatore dei generi cinematografici, l’horror, dove emerge insopprimibile e inconciliabile, sconfitto provvisoriamente, il male. “La casa dei 1000 corpi”, opera prima dell’ex leader di un celebre complesso rock, Robert Cummings, in arte Rob Zombie, rielaborava, sperimentando un mix delirante di musica dura e splatter, il motivo della casa isolata piena di cadaveri, e con “Devil’’s rejects”( “i rifiuti”, tradotto in italiano con il manualistico “La casa”)non abbandona i suoi grotteschi eroi, li segue nella disperata fuga, ne racconta la tragica sconfitta. La chiave del film è l’adesione sentimentale/estetica al vitalismo deforme dei personaggi: il mondo barbarico e amorale, dove Dio, legge e giustizia si riducono a sete di vendetta e l’esistenza è caccia spietata al nemico o orgia animalesca nelle stanze di un bordello, è humus fertile per la ferocia dei massacratori. Zombie fa uscire i suoi demoni dalla clausura e li getta nel bel mezzo dell’inferno: il mitico west dei pionieri, ripreso qui nei paesaggi desertici e nella figure simbolo, messo alle strette e costretto a prendere le armi contro l’orrore, si toglie la maschera; l’epopea, nutrendosi delle sue stesse ossessioni, rivela la brutalità della sua ideologia. La vicenda di “Cockeye”, il vendicatore, è paradigmatica di un percorso di involuzione verso il tribalismo selvaggio, tragicamente parallello a quello del progresso storico. Il morbo satanico plasma il cosmo e nella galleria di corpi ripugnanti persino la grazia fisica di un volto incantevole di donna si rivoltola nel sangue e nel fango. Ma paradossalmente i mostri, grazie al rifiuto assoluto della socialità, conservano la purezza: la malvagità ha le sue fragilità nell’amore per il proprio simile e in questa zona d’ombra, al di là delle astrazioni della morale, si cela un’ironica parvenza di redenzione. Il nucleo familiare di carnefici dementi è coeso e solidale: i figli adorano padre e madre, hanno patetici ricordi di un passato felice, e la molla del loro agire è l’obbedienza alla legge di natura, da cui scaturisce la libidine sfrenata di compiere stragi. L’empietà raccapricciante è uno dei tanti volti, certo il più scabroso, della libertà istintuale, per la quale vale la pena morire: non è un caso se come in “Thelma e Louise” anche qui un’auto scoperta corre verso il vuoto. La fedeltà incondizionata all’impulso vitale motiva la trasgressione del serial killer e quella dell’artista, musicista o cineasta: il padre, veste i panni di un clown di Groucho Marx, il figlio cita “la fabbrica di cioccolato”, l’immaginario ricavabile dalle pellicole anni 70’ e rock da brivido fanno da sfondo, un burattino, rubato a “Le colline hanno gli occhi”, si acquatta deus ex-machina nell’ombra. “La casa del diavolo” invoca così la complicità dei cultori della settima arte, gli stessi sbeffeggiati nella persona del critico cinematografico consultato dallo sceriffo: questioni di affinità elettive del resto fra chi le bestialità le commette e chi le immagina.
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