Roberto Nepoti
La Repubblica
L'inquieta Asia Argento non è mai stata tipo da film comodi o digestivi. Con Ingannevole... però, adattamento delle pagine autobiografiche dello scrittore J. T. Leroy, l'attrice-regista-sceneggiatrice s'abbandona senza più remore alla sua costante fascinazione per il maledettismo. Il risultato è sconcertante: coraggioso nella sua provocatorietà, ma fuorviato e compromesso da un'overdose di narcisismo.
Gli eventi sono raccontati come un incubo di un ragazzino, Jeremiah, tra i suoi sette e dieci anni. Sotto acido e fuori di testa, la giovane mamma lo coopta in un universo di amorazzi con camionisti, prostituzione e droga, coinvolgendolo in episodi di travestitismo e abusi sessuali.
A tratti, Asia Argento si avvicina al potenziale, grande tema del film: l'amore disperato di un bambino, sballottato tra insensibili parenti adottivi, per una madre con la quale s'identifica fino ad annullarsi. Ma scivola via troppo presto e cambia strada, nel tentativo di santificare madre e figlio in un'epopea di redenzione che, però, non trova mai forma convincente.
Scritto nel linguaggio nervoso e "sporco" appreso dal cinema indipendente americano, un road-movie attraverso gli Inferi che non risparmia nulla né all'attrice - la quale s'imbruttisce e si degrada, come vuole la parte - né allo spettatore. Fitta, e un po' scialata, la rappresentativa di "guest star" (da Peter Fonda a Winona Ryder, da Marilyn Manson a Michael Pitt), mentre il piccolo Jimmy Bennett è eccellente.
Da La Repubblica, 18 Febbraio 2005
di Roberto Nepoti, 18 Febbraio 2005