Elephant |
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Un film di Gus Van Sant.
Con Eric Deulen, Alex Frost, Elias McConnell, Timothy Bottoms, Matt Malloy.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 81 min.
- USA 2003.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
Elephant
valutazione media:
3,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Dopo le esperienze hollywoodiane, Gus Van Sant è tornato alla produzione indipendente. Non che film come Will Hunting o Scoprendo Forrester mancassero di qualità, anzi; solo che Gus, da degno figlio della controcultura americana, è capace di rinunciare ai privilegi della categoria "mainstream" pur di fare esattamente il cinema che vuole. Lo ha dimostrato col precedente Gerry, lo ha ribadito con Elephant, che a Cannes si è aggiudicato in un colpo solo la Palma d'oro e il premio per la migliore regia. Eppure, prima che la HBO accettasse di finanziarlo, il soggetto era sembrato troppo imbarazzante ai produttori interpellati dal regista. L'episodio evoca un fatto realmente accaduto: la strage del liceo di Columbine, che aveva già ispirato un film (omonimo) a Alan Clarke e al quale, l'anno scorso, Michael Moore dedicò l'eccezionale Bowling for Columbine. Più che un semplice film, nel senso del tipo d'intrattenimento con cui siamo abituati a intendere il termine, Elephant (il titolo si riferisce ai massacri compiuti dai pachidermi impazziti) è un'esperienza che ti lascia ammirato e, insieme, t'immerge in un profondo disagio. Là dove Moore conduceva un'inchiesta con le risposte già pronte in mente, Van Sant rappresenta invece i fatti come fosse all'oscuro dell'accaduto e li venisse scoprendo assieme allo spettatore: per far ciò mette in scena, con tocchi da impressionista, le ore che precedono la tragedia, le normali attività quotidiane che si svolgono nello spazio (apparentemente) protetto del liceo. Nulla di particolare avviene dentro l'isolotto iperregolato della scuola: i ragazzi (giovani sconosciuti scelti nella regione di Portland ) seguono le lezioni, flirtano, mangiano, fanno fotografie. La cinepresa li segue in lunghi piani-sequenza montati senza stacchi; praticamente li pedina, mettendo la cinepresa appena dietro le loro spalle per seguirne meglio le azioni. Le medesime situazioni tornano più volte, da differenti punti di vista: tanto che è difficile distinguere il flashback dal flashforward. Poi gli eventi precipitano. Due liceali in tuta mimetica, che hanno dichiarato guerra alla scuola, irrompono nell'edificio e uccidono tutti i coetanei che trovano sulla loro strada. La strage è terrificante: sembra un teen-movie dell'orrore, collocato in uno spazio fattosi improvvisamente fantasmatico; invece sono atti ben concreti, dei quali il film rifiuta di fornire approssimative spiegazioni sociologiche. Non c'è catarsi finale, né alcun tentativo di rassicurare: in questo consistono, a conti fatti, la terribilità e la bellezza di un film che s'installa nella mente dello spettatore, e proprio per il modo in cui sfugge ai canoni in uso nel discorso cinematografico.
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