supremo2000
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domenica 29 novembre 2015
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il fight club
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Fight Club allora dove comincio... Film del 1999 diretto da David Fincher regista fantastico e da un regista fantastico può venire solo un film tale. Bel colpo di scena finale ti coinvolge e ti tira un pugno in pancia alla fine molto molto bello ve l'ho consiglio voto 5 su 5.
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kondor17
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sabato 17 ottobre 2015
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dr. jack e mr. tyler
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Jack è ispettore assicurativo nel campo automobilistico, che vola avanti e indietro per gli Stati Uniti per verificare i mezzi incidentati. Per curare l'insonnia vorrebbe impasticcarsi, mentre il medico lo invita a partecipare, come infiltrato, nei vari gruppi di recupero e di outing. È li che incontra Bob, Meat Loaf, a cui è cresciuto un seno spropositato dopo l' amputazione dei testicoli. Quando Bob gli racconta la struggente storia della sua malattia e la conseguente perdita di tutto, Jack si abbandona in un pianto liberatorio che lo farà dormire come un bambino dopo molto tempo. Comincia così lo studio di una scaletta quotidiana che porta Jack a frequentare ogni sera un gruppo diverso, così da poter dormire di notte.
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Jack è ispettore assicurativo nel campo automobilistico, che vola avanti e indietro per gli Stati Uniti per verificare i mezzi incidentati. Per curare l'insonnia vorrebbe impasticcarsi, mentre il medico lo invita a partecipare, come infiltrato, nei vari gruppi di recupero e di outing. È li che incontra Bob, Meat Loaf, a cui è cresciuto un seno spropositato dopo l' amputazione dei testicoli. Quando Bob gli racconta la struggente storia della sua malattia e la conseguente perdita di tutto, Jack si abbandona in un pianto liberatorio che lo farà dormire come un bambino dopo molto tempo. Comincia così lo studio di una scaletta quotidiana che porta Jack a frequentare ogni sera un gruppo diverso, così da poter dormire di notte. Ben presto è conosciuto e amato da tutti e la sua vita sembra prendere un ritmo normale, fino al giorno in cui, alla riunione degli evirati, arriva Marla, un'intrusa come lui. Il suo arrivo innervosisce talmente Jack da fargli ritornare l'insonnia e da costringerlo a stringere un accordo con lei, che gli sarà fatale. Durante uno dei successivi viaggi in aereo, conosce infatti Tyler, un avvenente produttore di sapone dalla retorica fine, esperto di chimica e dai modi misteriosi. Al rientro a casa, Jack si trova però una bruttissima sorpresa. Il suo appartamento al decimo piano è esploso e i suoi amati oggetti giaciono bruciacchiati e distrutti in mezzo alla strada. Tra questi rinviene il biglietto da visita di Tyler che lo ospiterà in una dimora dismessa e fatiscente, non prima di una bella scazzottata con l'amico che ne sancisce il legame.
Fincher gioca con lo spettatore come il gatto col topo. Gli propone una visione della realtà, per poi alla fine stravolgerla come stravolto sarà Jack, sia dall'effetto contagioso e dilagante delle sue visioni, che dall'apprendere da Marla stessa, che per errore lo chiama Tyler ( con cui andava a letto), la sua doppia identità, di cui non portava coscienza.
Ciò che è nuovo in questo patto col diavolo, è che probabilmente lo stesso Palahniuk, meccanico d'auto e scrittore a tempo perso, ne era in qualche modo affetto. Alla fine degli anni 80 smise infatti di partecipare ai gruppi di appoggio in qualità di assistente a seguito della morte di un suo paziente (anche Bob muore nel film) e entra a far parte di una congrega che ispirò l'idea del progetto Mayhem di distruzione programmata tramite attentati dinamitardi al sistema bancario e finanziario in genere.
Il film ebbe un gran successo e proseliti in tutto il mondo e fece decollare le vendite del libro, permettendo a Chuck di appendere al chiodo pinze e cacciaviti, per dedicarsi alla scrittura e all'insegnamento di creative writing Fincher è un maestro, Norton e Pitt sono due dei migliori attori in circolazione, ma l'intensa e oscura interpretazione di Marla (Helena Bonham Carter) è qualcosa di unico e indimenticabile. L'atmosfera di assoluta obbedienza e sottomissione al maligno (che però tanto maligno in fondo non è), la cupa ineluttabilità della morte e degli eventi, quasi loro fossero non autori ma strumenti di un progetto divino, e la fede incrollabile e totale che solo un tale patto poteva generare, rendono questo film un must, anche per i non amanti dei film estremisti o con oggetto i combattimenti. Per questo l'ho visto solo ora, mannaggia.
Voto 8+
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aristoteles
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giovedì 1 ottobre 2015
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siamo tutti tyler durden
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Tutti abbiamo il nostro lato oscuro,selvaggio, che cerchiamo di controllare.
Qui il protagonista esplode in una follia contagiosa che coinvolge uomini imprigionati dallo stress della quotidianità.
L'insonnia,la ricerca della condivisione,l'ansia della prima parte del film, si trasformano in una reazione al di fuori di ogni schema,solo chi combatte diventa uomo e nasce così il "Fight Club" destinato a diventare una nuova idea di libertà.
Accettando scene di eccessiva violenza e al limite del surreale il film diventa un capolavoro sulla sulla società moderna.
Altro che "Arancia Meccanica".
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Tutti abbiamo il nostro lato oscuro,selvaggio, che cerchiamo di controllare.
Qui il protagonista esplode in una follia contagiosa che coinvolge uomini imprigionati dallo stress della quotidianità.
L'insonnia,la ricerca della condivisione,l'ansia della prima parte del film, si trasformano in una reazione al di fuori di ogni schema,solo chi combatte diventa uomo e nasce così il "Fight Club" destinato a diventare una nuova idea di libertà.
Accettando scene di eccessiva violenza e al limite del surreale il film diventa un capolavoro sulla sulla società moderna.
Altro che "Arancia Meccanica".
Fantastici gli attori protagonisti Pitt,Norton e Helena.
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antonio assisi
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venerdì 7 agosto 2015
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il contrario del fight club.
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Un CAPOLAVORO.
A partire dal protagonista senza nome,dal suo alter-ego che prende vita,dall'inizio del Fight Club.
"La prima regola del Fight Club è non parlare MAI del Fight Club."
Bhe,credo che per il film sia la cosa inversa. Tutti dovrebbero conoscerlo per conoscere la "canticchiante e danzante me*da" che c'è dentro di noi.
Un film che ti fa riflettere sul valore della vita,su quanto non ci sia bisogno del materiale,ma dei valori. Valori di liberà,di onestà,valori che dovrebbero essere inculcati al bambini fin dalla tenera età. E quando i genitori non i sono,l'arte entra in scena.
Film da vedere durante l'adolescenza,che può far riflettere.
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Un CAPOLAVORO.
A partire dal protagonista senza nome,dal suo alter-ego che prende vita,dall'inizio del Fight Club.
"La prima regola del Fight Club è non parlare MAI del Fight Club."
Bhe,credo che per il film sia la cosa inversa. Tutti dovrebbero conoscerlo per conoscere la "canticchiante e danzante me*da" che c'è dentro di noi.
Un film che ti fa riflettere sul valore della vita,su quanto non ci sia bisogno del materiale,ma dei valori. Valori di liberà,di onestà,valori che dovrebbero essere inculcati al bambini fin dalla tenera età. E quando i genitori non i sono,l'arte entra in scena.
Film da vedere durante l'adolescenza,che può far riflettere.
Ps, Quanto è bella Helena Bonham Carter?
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mr.pink321
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martedì 5 maggio 2015
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mai parlare del fight club
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ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
chiarisco subito che il mio commento e rivolto a chi ha già visto il film.
detto questo non resta che infrangere la prima regola e iniziare
provocatorio, incisivo, esagerato. un film che svela la nevrosi di un uomo comune con energia, forza espressiva e umorismo. Preciso subito che, pur avendo letto il geniale romanzo di Chuck Palanniuk cui il film si ispira mi asterrò dal fare un confronto, perchè molte scelte del regista (non ultimo il fatto che ha praticamente cambiato il finale) mi spingono ad un approccio diverso, ossia a considerare la versione cinematografica come un'opera a se stante. Il protagonista, di cui viene celato il nome, forse proprio per farlo rappresentante del disagio esistenziale di molte pedine dello spietato e assurdo gioco del capitalismo della società contemporanea, ci racconta a tratti con ironia a tratti con cinicmo, la sua storia, mentre Fincher la mette in scena dando sfoggio di notevoli abilità registiche.
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ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
chiarisco subito che il mio commento e rivolto a chi ha già visto il film.
detto questo non resta che infrangere la prima regola e iniziare
provocatorio, incisivo, esagerato. un film che svela la nevrosi di un uomo comune con energia, forza espressiva e umorismo. Preciso subito che, pur avendo letto il geniale romanzo di Chuck Palanniuk cui il film si ispira mi asterrò dal fare un confronto, perchè molte scelte del regista (non ultimo il fatto che ha praticamente cambiato il finale) mi spingono ad un approccio diverso, ossia a considerare la versione cinematografica come un'opera a se stante. Il protagonista, di cui viene celato il nome, forse proprio per farlo rappresentante del disagio esistenziale di molte pedine dello spietato e assurdo gioco del capitalismo della società contemporanea, ci racconta a tratti con ironia a tratti con cinicmo, la sua storia, mentre Fincher la mette in scena dando sfoggio di notevoli abilità registiche. molti i particolari curiosi, le cose da notare, i dettagli che concorrono a comporre un affresco in cui è proprio il dettaglio ad assumere importanza, i piccoli avvenimenti che si sommano a descrivere una storia sicuramente non lineare, ma resa fluida dall'elemento unificatore dell'essere presentata come parabola psicologica del protagonista. Intrattenimento? sicuramente, ne è a prova il largo e tutto sommato apprezzabile utilizzo degli effetti speciali e degli acrobatici volteggi dell'inquadratura (ricordiamoci, siamo nel 1999, dove si stanno sperimentando i "prodigi" che si possono ottenere al cinema, si pensi a The Matrix, che esce nello stesso anno). Spunti di riflessione? molti, ma a mio avviso devono essere filtrati dall'assunzione che si tratta di una critica volutamente esasperata e provocatoria. Capolavoro? Beh, questo non è facile a dirsi. è un dato di fatto che il film, in ciò che vuole ottenere, riesce. sceneggiatura, regia, fotografia e musiche si incastrano perfettamente e lo spettatore si trova immerso nel mondo alienato e stravolto del narratore. non manca nemmeno il coraggio di andare oltre, rompendo la finzione scenica, rivolgendosi direttamente allo spettatore in un discorso che fa vibrare l'inquadratura, svelandone la natura fittizzia, quasi il personaggio si sentisse stretto nel film e volesse abbattersi prorompente sullla sala. Ma forse manca lo spessore morale, la risolutezza e la chiarezza negli intenti per farne un capolavoro. Forse si intravede uno zoppichìo dal punto di vista ideologico nel finale che, riducendo tutto alla pazzia, rischia di smorzare i toni impietosi della prima parte. Ma in fondo cos'è un capolavoro? Anzi chissene frega se è un capolavoro, Tyler Durden non se ne curerebbe. Tyler Durden, interpretato da un fantastico Brad Pitt, che con un ultimo, geniale, ammiccamento ci lascia a fissare i titoli di coda con la sensazione che ci abbia fregato.
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great steven
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mercoledì 17 dicembre 2014
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i dogmi della psicanalisi spiegati con orginalità.
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FIGHT CLUB (USA, 1999) diretto da DAVID FINCHER. Interpretato da EDWARD NORTON, BRAD PITT, HELENA BONHAM CARTER, MEAT LOAF ADAY, JARED LETO, EZRA BUZZINGTON, ZACH GRENIER, RICHMON ARQUETTE, DAVID ANDREWS, GEORGE MAGUIRE, CHRISTINA CABOT
Tormentato dall’insonnia, alla ricerca disperata di un’identità in un mondo che si avvia ad entrare nella globalizzazione più spersonalizzante e disorientante, il giovane americano in carriera Jack (Norton), impiegato vessato dal datore di lavoro, frequenta gruppi di terapia nel tentativo inutile di condividere il dolore altrui, compreso quello dell’incostante femme fatale Marla (Bonham Carter), affetta da disturbo ossessivo-compulsivo.
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FIGHT CLUB (USA, 1999) diretto da DAVID FINCHER. Interpretato da EDWARD NORTON, BRAD PITT, HELENA BONHAM CARTER, MEAT LOAF ADAY, JARED LETO, EZRA BUZZINGTON, ZACH GRENIER, RICHMON ARQUETTE, DAVID ANDREWS, GEORGE MAGUIRE, CHRISTINA CABOT
Tormentato dall’insonnia, alla ricerca disperata di un’identità in un mondo che si avvia ad entrare nella globalizzazione più spersonalizzante e disorientante, il giovane americano in carriera Jack (Norton), impiegato vessato dal datore di lavoro, frequenta gruppi di terapia nel tentativo inutile di condividere il dolore altrui, compreso quello dell’incostante femme fatale Marla (Bonham Carter), affetta da disturbo ossessivo-compulsivo. Crede di trovare la soluzione ai suoi problemi quando, in aereo, incontra il coetaneo Tyler, venditore di sapone, che lo introduce nel mondo dei Fight Clubs, luoghi clandestini il cui scopo di esistenza è massacrarsi a mani nude, in modo da sfogare gli istinti umani primordiali e dare una risposta decisa e convinta alle limitazioni infinitamente opprimenti di una società sempre più tecnologica, restringente e soprattutto consumistica. Ma poi, per abbattere il sistema usandone l’ideologia e portandola alle sue estreme conseguenze, i semplici duelli si trasformano in qualcosa di più drastico e violento: il progetto Mayhem, atto a sradicare i simboli del materialismo imperante e a distruggere tutti gli ostacoli sociali che impediscono all’individuo una piena crescita spirituale e mentale. Jack scoprirà poi che Tyler altri non è la sua personalità nascosta, il soggetto che egli vorrebbe essere, libero da ogni nevrosi e capace di mettere in atto le proprie decisioni, non solo di pensarle. Il film è tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk, ed è sceneggiato da Jim Uhls. Quarta opera del californiano Fincher (1963), si rivela molto vicina alle tematiche freudiane dello sviluppo psico-sessuale, dell’autorealizzazione in una società in cui le pulsioni primitive vengono costantemente esorcizzate e allontanate, la contrapposizione fra uomini e donne riguardo la paura dei contatti fisici, ma anche quella fra genitori e figli in cui i secondi temono i primi e si sentono schiacciati dalla loro decisiva superiorità, il che li porta a diventare nevrotici e a mancare i loro obiettivi soltanto pensati. Questi temi così alti (fra cui ci sono anche la presenza infida e melliflua del Male, il nichilismo metropolitano, l’edonismo odierno, la religione totalitaria, il “doppio” derivato da Dostoevskij) sono trattati con occhio attento e arguto, e c’è da ammettere che il regista non si lascia sfuggire di mano la materia narrativa e riesce a coordinare una storia tanto complessa in cui forse c’è troppa carne al fuoco, benché la vicenda risulti comunque fluida e scorrevole come un fiume primaverile che raccoglie i segni della bella stagione. E la raccolta di questo film non troppo conosciuto ma pur sempre valido comprende idee azzeccate (il sapone come “misura della società”), trovate ingegnose (il seno enorme della figura materna di Jack, un omaccione tonto e abulico), discorsi accattivanti e cinici (la marchiatura della mano di Jack, dietro obbligo esplicito dello spietato Tyler, “padre ideale” per il pavido protagonista) e una tetraggine pervadente che conferma una duttilità quasi diabolica e una potenzialità esperta nello spaventare lo spettatore ricorrendo a un pathos fortemente antiepatico che radicalizza tutte le paure dell’uomo moderno e diffonde un terrore invasivo che pone interrogativi inquietanti a proposito del senso dell’esistenza in un pianeta in cui tutto diventa relativo e le certezze assolute sono ormai il ricordo di un lontanissimo passato. La perizia narrativa è indiscutibile, specialmente nella prima parte, malgrado qualche forzatura nella dialettica psicanalitica e un eccesso di autocompiacimento nelle scene violente ed erotiche. Norton e Pitt formano una coppia efficace, l’uno il risvolto della medaglia dell’altro, e insieme si completano come i due volti di uno specchio, facendo ampio uso di una recitazione paradossale e anticonvenzionale (specie per quanto concerne il carattere di Brad: dissacrante, sardonico, originale), mentre H. Bonham Carter affina anche grazie a questa pellicola il suo talento di attrice fuori dall’ordinario, capace di stupire con il suo umorismo stralunato, i suoi personaggi spesso oscuri e misteriosi e i suoi sguardi assenti e colpiti. E non è un caso, infine, che il film sia uscito sul finire del XX secolo: l’inizio del Nuovo Millennio è alle porte, come si avverte con evidenza non troppo recondita nella sequenza finale, in cui esplodono tutti i grattacieli della città per via degli ordini esplosivi piazzati dai terroristi nelle profondità dei garage metropolitani. Consigliabile agli studenti che sono in procinto di apprendere i meccanismi della psicoanalisi e le derivanti angosce che questa disciplina attribuisce agli uomini costretti a vivere in una realtà grandemente destabilizzante.
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borghij
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domenica 30 novembre 2014
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società e pugni.
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Edward Norton (il protagonista, il cui nome è sconosciuto) è il classico yuppie della società moderna; vive una vita monotona e sembra all' orlo di una crisi di nervi, quand'ecco che inizia a frequentare gruppi d'ascolto di persone con problemi seri per poter trovare pace sicuro del fatto che lì l'avrebbero di sicuro ascoltato e avrebbero capito i suoi problemi.
Lì incontrerà anche Marla Singer una ragazza che ha il suo stesso problema.
Un giorno invece incontra per caso sull' aereo Tyler Durnen un uomo che vende saponette e all' apparenza sembra un businessman.
Quando i due si conosceranno meglio il protagonista scoprirà come Tyler sia un uomo con idee tutte sue, che lotta contro la società, il consumismo, e tutte le cose materiali inutili che schiavizzano a suo parere l'uomo.
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Edward Norton (il protagonista, il cui nome è sconosciuto) è il classico yuppie della società moderna; vive una vita monotona e sembra all' orlo di una crisi di nervi, quand'ecco che inizia a frequentare gruppi d'ascolto di persone con problemi seri per poter trovare pace sicuro del fatto che lì l'avrebbero di sicuro ascoltato e avrebbero capito i suoi problemi.
Lì incontrerà anche Marla Singer una ragazza che ha il suo stesso problema.
Un giorno invece incontra per caso sull' aereo Tyler Durnen un uomo che vende saponette e all' apparenza sembra un businessman.
Quando i due si conosceranno meglio il protagonista scoprirà come Tyler sia un uomo con idee tutte sue, che lotta contro la società, il consumismo, e tutte le cose materiali inutili che schiavizzano a suo parere l'uomo.
Nel frattempo Tyler e Norton vivono insieme in una casa decadente e fondano il Fight Club, un club all' inizio solo loro, ma che col tempo si estenderà a molte persone, in cui si combatte corpo a corpo senza tregua fino a che uno dei due sfidanti non dice basta.
Improvvisamente Tyler scompare, e Norton lo va a cercare anche per chiedergli spiegazioni sul progetto Mayhem, un nuovo progetto terrorista creato da Tyler per distruggere le grandi società finanziarie in tutto il mondo.
Lo troverà solo in un albergo e Tyler gli spiegarà di essere il suo alter ego.
Allora il protagonista sconvolto cercherà di fermare il progetto Mayhem che a proposito è destinato a far esplodere diversi grattacieli finanziari.
Purtoppo non riuscirà a fermare l'esplosione, ma comunque riuscirà ad uccidere il suo alter ego Tyler, sparandosi in bocca e quindi uccidendo Tyler che era dentro di sé, poichè inventato probabilmente dalla sua mente. Stranamente però non ferendo se stesso.
La fine è molto poetica con Edward Norton e Marla che si tengono la mano guardando cadere i grattacieli con sotto la bellissima canzone Where is my mind.
Film molto oscuro e complicato, ma nella sua difficoltà molto eccitante e particolare. Spiega molto bene il concetto di consumismo e di come non farsi catturare dalle cose materiali. Forse è proprio vero che maglie firmate, un bell' appartamento con tutto in ordine, un lavoro magari anche noioso ma abbastanza ben pagato, non fanno davvero un uomo. E che invece ciò che si ha davvero dentro, ciò che si è davvero, quello che siamo senza che nessuno ci dica di esserlo, senza farci comandare da una società capitalista sia quello che fa davvero un uomo.
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siria22
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lunedì 18 agosto 2014
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fight club film stupendo....
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É un film molto bello si deve. Saper capire e un film molto,psicologico é il mio. Film preferito mi piace molto perché gli attori,sono molto bravi sopratutto,Edward Norton e poi non ha una trama prevedibile e noiosa lo consiglio sempre questo film (non sei mai realmente sveglio e non sei mai veramente addormentato) ve l'ho consiglio vivamente
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jeff lebowsky
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mercoledì 18 giugno 2014
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l'ultimo round del capitalismo
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The fight club è un film che entra di diritto nella categoria CAPOLAVORI. David Fincher affina la prorpia tecnica e perfeziona il tema della violenza (già affrontato in modo impeccabile nel film seven) mettendo in scena un'opera epocale e meravigliosa, grazie ai suoi concetti molto semplici che sicuramente non tutti possono accettare e la perfezione assoluta della trama fa sorgere nello spettatore una profonda riflessione prima di tutto sull'alienzazione mentale e fisica dell'individuo, che lo porta a dividersi in due persone diverse fino a non riuscire più a riconoscersi e una riflessione ancora più radicale sul male che il capitalismo ha provocato e provoca tutt'ora nella nostra società auspicando o forse prevedendo la sua colossale caduta.
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The fight club è un film che entra di diritto nella categoria CAPOLAVORI. David Fincher affina la prorpia tecnica e perfeziona il tema della violenza (già affrontato in modo impeccabile nel film seven) mettendo in scena un'opera epocale e meravigliosa, grazie ai suoi concetti molto semplici che sicuramente non tutti possono accettare e la perfezione assoluta della trama fa sorgere nello spettatore una profonda riflessione prima di tutto sull'alienzazione mentale e fisica dell'individuo, che lo porta a dividersi in due persone diverse fino a non riuscire più a riconoscersi e una riflessione ancora più radicale sul male che il capitalismo ha provocato e provoca tutt'ora nella nostra società auspicando o forse prevedendo la sua colossale caduta.
Tutto questo mischiato a una performance straordinaria degli attori (in particolare un FANTASTICO Edward Norton ed un sadico e sanguinario Brad Pitt); insomma un film da vedere, rivedere e ammirare in tutta la sua irriverente bellezza.
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no_data
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lunedì 14 aprile 2014
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apre la mente
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