kobayashi
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mercoledì 25 giugno 2008
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combatti per sapere chi sei
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Il film "i soliti sospetti" è di Brian Singer, ma tant'è. Quando ho visto fight club non sono riuscito a tenere gli occhi aperti in tutte le scene. Quando Jack (Edward Norton) fa letteralmente a pezzi la faccia del "biondino" mi sono girato sulla poltroncina. Eppure, finita la visione e negli anni successivi, in un sacco di occasioni mi sono ritrovare a pensare al film, nel quotidiano rapporto con la realtà. Chi, infatti, non è stato triste e depresso per la monotonia della propria vita e del proprio lavoro? chi non si è sentito per una volta almeno alienato dal mondo? chi non ha fatto qualcosa di eccessivo solo per sentirsi vivo, rompere la barriera di silenzio della propria vita e prendere prepotentemente la parola su se stesso?
Jack sono io, Jack è chiunque, Jack è nessuno.
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Il film "i soliti sospetti" è di Brian Singer, ma tant'è. Quando ho visto fight club non sono riuscito a tenere gli occhi aperti in tutte le scene. Quando Jack (Edward Norton) fa letteralmente a pezzi la faccia del "biondino" mi sono girato sulla poltroncina. Eppure, finita la visione e negli anni successivi, in un sacco di occasioni mi sono ritrovare a pensare al film, nel quotidiano rapporto con la realtà. Chi, infatti, non è stato triste e depresso per la monotonia della propria vita e del proprio lavoro? chi non si è sentito per una volta almeno alienato dal mondo? chi non ha fatto qualcosa di eccessivo solo per sentirsi vivo, rompere la barriera di silenzio della propria vita e prendere prepotentemente la parola su se stesso?
Jack sono io, Jack è chiunque, Jack è nessuno. Jack è "il sottoprodotto di una cultura che ci ossessiona" (lo sostiene Tyler durden), Jack non ha sfide, Jack non ha stimoli, Jack va avanti per inerzia, Jack non si scontra, Jack è represso e inespresso ed ha paura. A Jack manca la visione del sangue, intesa come il bisogno della verità e del concreto. Non è certo la ricca civiltà dei consumi occidentale che lo fornisce di questi bisogni. Già, gli da "le mutande firmate" i "salotti arredati da Martha Stewart", il salotto o "nido" ikea, tutti i consumi che il suo reddito gli consente, ma lo lascia privo della verità riguardo a sè stesso.
Jack ha bisogno di combattere! Jack deve capire a che punto del suo percorso di crescita è arrivato, con cosa può misurarsi di reale. Il lavoro non è una sfida, è qualcosa di alienate e superficiale che lo priva ancora di più della propria identità di uomo. Jack è impazzito, Jack è schizzofrenico, Jack diventa Tyler, l'alter ego vincente, bravo a letto e istrionico di carattere. Uno che arriva dove vuole attraverso percorsi strampalati. Si mantiene con lavori poco ortodossi e, quel che è meglio. ha un modo infallibile per scaricare le ansie esistenziali. Darsele, fino a spaccarsi: "se uno è spompato grida basta fine del gioco, avanti un'altro". Tyler dà a Jack quello che gli manca, l'odore del sangue, l'odore della preda, la verità del contatto violento con altri esseri umani, in bisogno della vittoria senza se e senza ma. Tyler e Jack. Tyler è Jack.
Il fight club è la metafora della vita di gruppo, la trasfigurazione dei contesti in cui quotidianamente ci troviamo ad operare: ufficio, casa, palestra etc. Il fight club è un luogo chiuso, un circolo inaccessibili e segretissimo in cui se sei a pezzi vieni sbattuto fuori. Quello che ci succede al lavoro, no? Tutti in silenzio agli ordini del capo condividiamo una idea di potere silenzioso e chi non è d'accordo viene fatto fuori.
"La prima regola del fight club è: non dovete mai parlare del fight club". Il circolo esiste fino a che esiste il segreto, chi lo viola viene punito.
Io ho trovato impressionante questo lavoro e ancora di più il libro di Palahniuk da cui è tratto. E' una bomba ad orologeria che si installa nella propria mente e muove a riflessioni per un sacco di tempo. Nonostante tutta la violenza contenuta, per me, è una fine opera intellettuale.
Ricordatevelo: combatti, per sapere chi sei!
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[+] bhuabhuabuha
(di cicciolino_malefico)
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kawa banga
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lunedì 23 giugno 2008
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violenza come "riscatto"
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Il sunto del film non è "picchiarsi per stare meglio", certo, questo concetto(stereotipato), è parte integrante della prima metà; ma ciò che si vuole mettere in evidenza non è la violenza in sè, ma la violenza come "riscatto", il che rende superficiale la visione della violenza e evidenzia tutto ciò che non và nella società moderna, nella vita quotidiana, nella cultura odierna, quindi con il fight club ci si può liberare da tutti questi assillanti problemi, anche per un solo giorno.E questo è solo uno dei concetti principali che si sviluppano nel film.
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pep82
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venerdì 20 giugno 2008
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film di intrattenimento
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Si sottolinea sempre la violenza di questo film e perciò lo si etichetta come volgare(ho visto cose ben più allucinanti!), ma io credo che la volgarità o meglio la superficialità di Fight Club stia nelle metafore retoriche e scontate, nella banalizzazione di concetti quali il bene ed il male, nella critica "adolescenziale" e facile del capitalismo e nella violenza catartica che deriva dal rifiuto del sistema(quando un regista lo contesta deve possedere metodo e stile per rappresentare la propria idea e soprattutto lo deve fare in modo accurato e senza scadere nel patetico e nell'ovvio, cosa che Fincher non riesce ad evitare). Oggi purtroppo siamo bombardati da certo cinema "alternativo" che in realtà non infastidisce i "piani alti", anzi.
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Si sottolinea sempre la violenza di questo film e perciò lo si etichetta come volgare(ho visto cose ben più allucinanti!), ma io credo che la volgarità o meglio la superficialità di Fight Club stia nelle metafore retoriche e scontate, nella banalizzazione di concetti quali il bene ed il male, nella critica "adolescenziale" e facile del capitalismo e nella violenza catartica che deriva dal rifiuto del sistema(quando un regista lo contesta deve possedere metodo e stile per rappresentare la propria idea e soprattutto lo deve fare in modo accurato e senza scadere nel patetico e nell'ovvio, cosa che Fincher non riesce ad evitare). Oggi purtroppo siamo bombardati da certo cinema "alternativo" che in realtà non infastidisce i "piani alti", anzi... Ma voi credete che un'opera davvero scomoda possa trovare facilmente dei produttori pronti a sovvenzionarla e a distribuirla? Non vi chiedete perchè in passato i film di Pasolini,di Bertolucci e perfino di Stanley Kubrik, hanno avuto grossi guai con la censura, pur non essendo dichiaratamente "politici"? Ad esempio le immagini e i concetti espressi in "Ultimo tango a Parigi" risultano molto più "pericolosi" per la stabilità sociale rispetto ad un qualsiasi film di denuncia, per la capacità che possiede il regista di comunicarci in profondità il proprio disagio, il disgusto o il bisogno d'affetto attraverso una "visione", molto più penetrante di tante belle parole o di una metaforica scena violenta. Solo la vera arte può essere "sovversiva", e Fincher non ne conosce l'indirizzo. Il mercato ingurgita anche la "protesta", se quetsa non oltrepassa i limiti del lecito , commercializzandola e quindi annichilendola. La violenza d'altronde, essendo parte integrante ed indispensabile della nostra società, può vendersi con maggiore soddisfazione economica... Per quanto riguarda la regia, a parte alcune riprese da videogioco e la stucchevole, ma tanto di moda voce fuori campo, la ritengo accettabile, svelta ed in certe sequenze addirittura godibile. Anche gli attori se la cavano: molto bravo Norton, forse un po' caricato Pitt. Tutto sommato non mi sono annoiato nel vedere questo film, che se preso come intrattenimento non è per niente male! Per favore, non parlate però di capolavoro o di "analisi della psiche umana" e di ribellione al sistema!
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cassatas
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giovedì 19 giugno 2008
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certo non sono un critico...
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il combattimento lo interpreto semplicemente come metafora, un sistema per uscire dal condizionamento della nostra società; e cazzotti a parte, ci scappa un solo morto e per mano dei poliziotti(che volendo sono parte di questo nostro sistema un po' venduto!)il finale è tenerissimo: mano nella mano per ricominciare una nuova vita dopo aver fatto piazza pulita della attuale economia che stritola tutto in nome del dio danaro.
SCUSATE IL FILM, OLTRE CHE TENERMI ATTACCATA ALLA POLTRONA, NON DESTA IN ME ALCUN DISGUSTO.
bravissimo Norton
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tix
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domenica 15 giugno 2008
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semplicemente...
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grandioso
ma il libro è decisamente migliore
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tyler durden
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sabato 14 giugno 2008
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sempelicemente unico
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Mai un film era andato cosi vicino al problema della nostra società. La critica al consumismo e allo stile di vita moderno è a dir poco perfetta, và diretto al problema... analizza le insicurezze umane e la voglia di emergere e di essere diversi da come si è realmente, l'eccessiva importanza data ai beni materiali, il potere della televisione e della pubblicità in particolare, l'inseguimento di modelli che vogliono sembrare perfetti ma in realtà non lo sono...
Cast davvero ottimo, con un david fincher che ha dato il meglio di sè e include fight club nell'elenco dei suoi migliori film insieme a "seven" e "i soliti sospetti".
Un film che fa riflettere e aprire gli occhi...
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(di pep82)
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ellery queen
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sabato 31 maggio 2008
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ciao
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Skusate it's very important: questo film è vietato ai minori di 18anni giusto? xke è pornografico o troppo violento? lo potrebbe vedere una di 16anni? rispondetemi
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max
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mercoledì 28 maggio 2008
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5/5
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ale
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lunedì 26 maggio 2008
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fincher "colpisce" ancora
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Dopo i sette peccati capitali di "Seven", Fincher colpisce ancora...E colpisce sul serio. Tratto dal libro omonimo "Fight Club", crudo e violento al punto giusto, sembra essere il tentativo di analizzare i meandri più profondi della psiche umana prendendo come cavia un insonne consulente per una casa automobilistica (Edward Norton) che sembra trovare un pò di pace nella sua frustrazione frequentando corsi d'ascolto per affetti da malattie incurabili. Il protagonista si troverà di lì a poco alle prese con il suo alter-ego (Brad Pitt), che si rivelerà presto come tutto ciò che avrebbe voluto essere e che non è riuscito a diventare. Dopo una serie di eventi i "due" fonderanno un club dove le persone possono combattere senza regole e senza conseguenze e tutto questo per divertimento.
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Dopo i sette peccati capitali di "Seven", Fincher colpisce ancora...E colpisce sul serio. Tratto dal libro omonimo "Fight Club", crudo e violento al punto giusto, sembra essere il tentativo di analizzare i meandri più profondi della psiche umana prendendo come cavia un insonne consulente per una casa automobilistica (Edward Norton) che sembra trovare un pò di pace nella sua frustrazione frequentando corsi d'ascolto per affetti da malattie incurabili. Il protagonista si troverà di lì a poco alle prese con il suo alter-ego (Brad Pitt), che si rivelerà presto come tutto ciò che avrebbe voluto essere e che non è riuscito a diventare. Dopo una serie di eventi i "due" fonderanno un club dove le persone possono combattere senza regole e senza conseguenze e tutto questo per divertimento. La violenza in "Fight Club" è lo sfogo: la sua componente taboo svanisce per lasciar posto a quella perversa e divertente. Un tocco registico unico ed esilarante con un contorno di un'interpretazione magistrale da parte di Norton e di Pitt che mostrano ancora una volta un'abilità geniale e superba, hanno reso questo film uno dei più grandi capovalori del cinema moderno.
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max
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domenica 25 maggio 2008
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uno dei miei film preferiti
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alle 2 tizie che han dato 1 su 5: peccato che siete la stessa persona
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