soulsteal4
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sabato 27 gennaio 2007
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riflessione emotiva parte quarta
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Il progetto di Tyler...attaccabile filosoficamente da molti lati, magari ma: chissenefrega dei filosofi? Chi li caga i filosofi? Non le donne, non la gente: questi si accontentano di modelli cool e di pensieri che vanno dritto al cuore tramite l’anticamera superficiale della mente, che si fanno affascinare da loro e li seguono, che non avrebbero la forza di scandagliare gli abissi del pensiero e che possono essere felici senza doverlo fare.
Dobbiamo sempre analizzare con serietà tutti gli stimoli che riceviamo e le insidie in mezzo alle quali ci troviamo: la nostra trascuratezza ingenua non si rende conto di che cosa può lasciare andare, perché non è dannoso, e che cosa invece deve combattere perché peggiora la sua vita, perché è un problema, perché riesce a farlo sentire male e deviare il suo percorso, precludergli gioie e obiettivi.
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Il progetto di Tyler...attaccabile filosoficamente da molti lati, magari ma: chissenefrega dei filosofi? Chi li caga i filosofi? Non le donne, non la gente: questi si accontentano di modelli cool e di pensieri che vanno dritto al cuore tramite l’anticamera superficiale della mente, che si fanno affascinare da loro e li seguono, che non avrebbero la forza di scandagliare gli abissi del pensiero e che possono essere felici senza doverlo fare.
Dobbiamo sempre analizzare con serietà tutti gli stimoli che riceviamo e le insidie in mezzo alle quali ci troviamo: la nostra trascuratezza ingenua non si rende conto di che cosa può lasciare andare, perché non è dannoso, e che cosa invece deve combattere perché peggiora la sua vita, perché è un problema, perché riesce a farlo sentire male e deviare il suo percorso, precludergli gioie e obiettivi. Dobbiamo scannerizzare meglio gli elementi della nostra realtà e registrare tutte le conseguenze vissute di ciò che abbiamo incontrato nel nostro cammino. Noi non ci rendiamo sempre conto di quello che ci fa del male, noi trascuriamo battaglie fondamentali e sprechiamo risorse. Ci sono nuove strade per combattere, ci sono conoscenze più evolute, lavora sul piccolo e concepisci progetti grandi, fai il circolo ermeneutico tra la realtà è gli ideali.
Tyler è presuntuoso però, se pensa che sia bastato quell’intervento su quel ragazzo del negozio di alimentari volto a costringerlo a continuare i suoi studi di veterinaria, ad inseguire quello che vuole anziché una vita miserabile, tramite minaccia, e che da quel giorno in poi il ragazzo si sentirà illuminato, starà bene e portarà a termine quei progetti e che quei progetti lo renderanno felice.
Quei progetti che presuppongo in larga misura anche il mantenimento di quel sistema che Tyler sta lavorando per smantellare…
Ricordiamo che ogni film è un tiranno che governa pensieri ed emozioni e t’impedisce di andare oltre la sua cornice, il mondo è quello contenuto in essa: la vita è ingabbiata in quella pellicola. Ma un altro film ti darebbe input diversi, più vasti, opposti, e tu imposteresti la tua nuova vita sotto la loro egida, se sei così incline, a lasciarti trasportare da quello strumento così potente. (continua...)
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soulsteal3
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sabato 27 gennaio 2007
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riflessione emotiva parte terza
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Tutto scorre in maniera fluida, la sofferenza è mitigata e sublimata, trasformata in bellezza e in prospettive vincenti, no, non solo prospettive, un’azione che suona vincente e liberatoria dall’inizio alla fine a scapito di quei corpi logorati e pestati di pugni, delle case che vanno a fuoco, della gente che muore, dello spirito che non può non logorarsi parallelamente al corpo in tutto quel travaglio, e senz’altro, non ci sono sacrifici d’orgoglio: l’autodistruzione non intacca l’elemento più fragile e sensibile, il più doloroso: no, loro sono entrambi dei fighi e fanno figure da fighi, la gente li osanna, Edward e Tyler, hanno fede in loro, eseguono i loro ordini, la cosa riesce, tutto fluisce come per magia, senza contare la quantità enorme di dissidi che ci sarebbero stati nella realtà, tutte le obiezioni e le critiche a questa nuova filosofia, che dal disadattamento critico al mondo moderno porta ad un nuovo progetto liberatorio dello spirito dell’uomo, tutta la gente che non l’avrebbe capita, tutti quelli che sarebbero da seguire a puntino e innaffiati di conoscenze stimolanti, altrimenti vengono trascinati verso altri scopi più soggettivamente urgenti, frenati da soggettive debolezze che Tyler o Edward non possono studiare e risolvere.
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Tutto scorre in maniera fluida, la sofferenza è mitigata e sublimata, trasformata in bellezza e in prospettive vincenti, no, non solo prospettive, un’azione che suona vincente e liberatoria dall’inizio alla fine a scapito di quei corpi logorati e pestati di pugni, delle case che vanno a fuoco, della gente che muore, dello spirito che non può non logorarsi parallelamente al corpo in tutto quel travaglio, e senz’altro, non ci sono sacrifici d’orgoglio: l’autodistruzione non intacca l’elemento più fragile e sensibile, il più doloroso: no, loro sono entrambi dei fighi e fanno figure da fighi, la gente li osanna, Edward e Tyler, hanno fede in loro, eseguono i loro ordini, la cosa riesce, tutto fluisce come per magia, senza contare la quantità enorme di dissidi che ci sarebbero stati nella realtà, tutte le obiezioni e le critiche a questa nuova filosofia, che dal disadattamento critico al mondo moderno porta ad un nuovo progetto liberatorio dello spirito dell’uomo, tutta la gente che non l’avrebbe capita, tutti quelli che sarebbero da seguire a puntino e innaffiati di conoscenze stimolanti, altrimenti vengono trascinati verso altri scopi più soggettivamente urgenti, frenati da soggettive debolezze che Tyler o Edward non possono studiare e risolvere. Ed il progetto vincente va comunque in porto, succedono le cose necessarie e sufficienti a non far morire o fallire i protagonisti, chi muore non è mai fondamentale, quello che va perduto non è mai ciò che conduce alla vittoria finale, e non è terrificante nemmeno in itinere.
E tu Tyler pensi di poter portare in giro la tua anima bella anche in un aborto di cadavere? Pensi di poter essere quel figo che sei quando il tuo organismo sarà tanto degenerato da renderti sgradevole, debole e incapace, da precludere anche quel tuo pensare così lucido e quella parlantina…
e vuoi darmi ad intendere che qualsiasi progetto non riesca meglio quando i beni materiali sono confortevoli, vuoi venirmi a dire che ci stavi bene in quella catapecchia fatiscente, e che faresti a meno del tuo look da copertina, che accetteresti di essere marcio, fiacco ed impotente?
Il nostro obiettivo sembra sia sempre e comunque quello di essere dei personaggi cool, che non soffrono, che si godono la vita che viaggiano leggeri, che possiedono la frase giusta al momento giusto, che non dicono o fanno miserie, mai figuracce, che ragionano in maniera rapida e risolutiva, che capiscono al volo, che sanno sempre cavarsela ed ottenere ciò che vogliono, gloriosi e belli anche nella sconfitta e forse mai veramente sconfitti e mai veramente dolenti, personaggi che piacciono e fottono e sono rispettati ammirati invidiati scelti emulati leccaculati. La risposta pronta, l’azione pronta, mai in stallo, mai in marcescenza, mai in significativo disagio, mai in una rabbia senza stile mai in uno sfogo disonorevole, mai in un tratto davvero sfigato o anche solo insignificante e scialbo. Gente mai veramente umiliata, vittima d’ingiustizie che affossano l’animo e determinato storie malate e lunghe detenzioni in inferni di inferiorità e fatica e necessità di sforzi straordinari e tempi e tappe da rispettare per poter riuscire a risorgere. Costoro non sono mai degli sfigati che diventano dei fighi: sono sempre fighi, e se mai sono stati sfigati non era una sfiga così gravemente sentita e che lascia il segno. (continua)
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soulsteal2
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sabato 27 gennaio 2007
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riflessione emotiva parte seconda
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Quanto era necessario quel dolore, quello dei malati terminali, quello della lisciva sulla mano o quello dell’appartamento esploso o quei cazzotti sulla faccia?
Il dolore non è forse necessario solo ad una persona intellettualmente ancora debole? …
Come credeva Schopenhauer quando ipotizzava che ci sono due modi per redimere la volontà:
la conoscenza e il dolore. Gli sciocchi hanno bisogno del dolore, agli scaltri basta la filosofia.
A certe consapevolezze arrivi soltanto tramite la sofferenza, forse. Ma la domanda è:
dove puoi giungere lo stesso? E ancora secondo quale percorso disvelare il mondo, in quale luogo della vita trovare una cononscenza?
Cadaveri ambulanti cercano il loro animale guida nel labirinto della sofferenza.
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Quanto era necessario quel dolore, quello dei malati terminali, quello della lisciva sulla mano o quello dell’appartamento esploso o quei cazzotti sulla faccia?
Il dolore non è forse necessario solo ad una persona intellettualmente ancora debole? …
Come credeva Schopenhauer quando ipotizzava che ci sono due modi per redimere la volontà:
la conoscenza e il dolore. Gli sciocchi hanno bisogno del dolore, agli scaltri basta la filosofia.
A certe consapevolezze arrivi soltanto tramite la sofferenza, forse. Ma la domanda è:
dove puoi giungere lo stesso? E ancora secondo quale percorso disvelare il mondo, in quale luogo della vita trovare una cononscenza?
Cadaveri ambulanti cercano il loro animale guida nel labirinto della sofferenza.
C’è un modo più cool, c’è un modo più giusto. Ma a Tyler non hanno amputato i testicoli, non sta morendo e non è nemmeno obeso e non è nemmeno sfigurato o cieco o storpiato. E il progetto meyhem è organizzato a puntino e senza apparente difficoltà: nel film hanno limitato la sua arroganza, quella tipica dei vincenti brillanti e facilmente benestanti, perché lo avrebbe visto troppo sgradevole ed avrebbe portato ad un film moralistico, quando grazie a dio non lo è e per questo riesce ad essere grande: le quantità di giudizi morali riescono a non essere fastidiose, sono la rappresentazione realistica e non troppo insistita di quelli che talvolta incontri per strada e quelli di personaggi come Tyler, che non è fondamentalmente moralista, disprezza in una maniera più leggera e positiva, rivoluzionaria, punta il dito più contro sistemi e filosofie di vita che non contro individui odiati o spregiati, Tyler non manifesta grande disgusto né rancore, è una cosa contenuta: perché lui è già abbastanza libero, lui si pone come una guida, un messia che non muore su alcuna croce, un affascinante ribelle metropolitano, che entra nei locali, che scopa ragazze, che viaggia in aereo e filosofeggia sulle maschere per l’ossigeno, vende i saponi migliori che si trovano in giro, li fabbrica in una catapecchia con mezzi di fortuna ed ironizza sulle ciccione a cui vengono rivenduti i loro culi ciccioni. Ironia del mondo malato. Per immettere l’elemento moralista in un film del genere e affrontarlo a dovere senza guastare tutto, ci sarebbe voluto un vero maestro: il film sarebbe salito di livello, ma trovo sia stato meglio così. Eppure lui gode della facilità con cui fa tutto, non maschera una sofferenza per uno scopo più grande, non sentiamo la sofferenza sua, in tutta quella quantità di cose che riesce a combinare in un giorno e in una notte di tutta la sua vita, come non sentiamo nemmeno la sofferenza di Edward Norton, sebbene sia l’alter ego perdente e debole. Quante frustrazioni, oppressione, preoccupazioni, fatica, disagio, quanti tempi morti, contrarietà, complicazioni, imprevisti, fastidi, piccole quotidiane sconfitte, mancanze, imperfezioni, rimpianti e rammarichi, ripensamenti, quanti piccoli o grandi pentimenti, quanti dubbi, quanta difficoltà nel gestire il tutto, nello scegliere, nel programmare, nel pianificare, nell’idealizzare, nel riflettere, nel raccogliere informazioni, sviluppare capacità, nel raggiungere quello che almeno temporaneamente troviamo vero e illuminante: quanto di tutto questo nella vita vera.
Non nel cinema. Non per Norton né tantomeno per Tyler. (continua...)
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soulsteal
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sabato 27 gennaio 2007
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riflessione emotiva scatenata da un film speciale
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Mantenere costanti gli stimoli migliori. Reperire nuovi stimoli.
Ci sono sempre nuovi modi per combattere e per avere illuminazioni.
Bisogna recepire i giusti stimoli, bisogna cogliere quello che hai sotto gli occhi.
Devi usare il cinema ed il suo potere stimolante.
Si trovano energie.
Usa ogni circostanza negativa come appiglio per crescere. Ci sono nuovi modi per uscirne più vincenti, per limitare il dolore, per evitare d’innescare processi denegerativi e devianti.
Trasforma un’insidia o una sconfitta in un trampolino di rilancio.
Tutto quello che avviene sarà senz’altro in qualche modo deviante, nulla è ininfluente.
Tuttavia dobbiamo pensare che sono sempre maggiori di quelle che pensiamo le cose sulle quali possiamo avere controllo.
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Mantenere costanti gli stimoli migliori. Reperire nuovi stimoli.
Ci sono sempre nuovi modi per combattere e per avere illuminazioni.
Bisogna recepire i giusti stimoli, bisogna cogliere quello che hai sotto gli occhi.
Devi usare il cinema ed il suo potere stimolante.
Si trovano energie.
Usa ogni circostanza negativa come appiglio per crescere. Ci sono nuovi modi per uscirne più vincenti, per limitare il dolore, per evitare d’innescare processi denegerativi e devianti.
Trasforma un’insidia o una sconfitta in un trampolino di rilancio.
Tutto quello che avviene sarà senz’altro in qualche modo deviante, nulla è ininfluente.
Tuttavia dobbiamo pensare che sono sempre maggiori di quelle che pensiamo le cose sulle quali possiamo avere controllo. Dobbiamo pensare di poter influire su tutto: dobbiamo pensare la negazione del determinismo nella misura in cui ci fa diventare potenti consapevoli della nostra potenza, avallare l’inganno solo fino a che le cose non si mettono male, ed allora, per evitare le insidie morali, dobbiamo rammentare l’eterna verità del fatalismo meccanicistico.
Non sappiamo da dove cominciare per crescere, ma rammento il testé detto: moltiplica gli stimoli ed applica subito il nuovo progresso mentale. Lasciati agire, lascia che il tempo faccia il suo corso ed il conflitto interiore dei motivi giunga al termine di determinare la tua azione.
Diciamo il film è il film, la realtà è la realtà, ma non è vero: portati la realtà mentre analizzi un film e portati il film nella realtà. Il film ti illumina sulla realtà, ti fa sentire come la vorresti cambiare, ti suggerisce come farlo ma lo rende più facile. Taglia i tempi morti, taglia la sofferenza, taglia inconvenienti e fattori che nella realtà ci sono…
Tyler non incarna l’ideale dell’autodistruzione. Liberazione, sì.
Ma non autodistruzione. Lui è bello e veste cool e parla cool e agisce cool e fotte cool e vive cool.
Lui è un vincente e può ottenere quello che vuole e non desiderare quello che non ha.
Lui sa lasciarsi scivolare addosso quello che non serve. È immune ai modelli e crea dei suoi modelli. Lui è libero in tutte le maniere in cui non lo è Norton.
Forse che il mezzo per arrivare al progetto meyhem è il progetto fight club?
Forse che autodistruggersi è il passaggio necessario per arrivare a ricostruirsi, ad affermare e non negare, non distruggere, un nuovo mondo più saggio, pulito, libero e frugale? Dove nessuno si fa un mazzo ebete in lavori che odia per comprarsi cose di cui non ha bisogno, assomigliare a qualcosa che non è il suo ego nascosto, né tantomeno l’ideale dell’uomo, misurando il suo valore sulla base di attività, posizioni, beni materiali che non hanno valore, e addormentarsi nella sua vita scialba e regolare, inconsapevole di se stesso, incapace di concepire propositi personali, sprecando le proprie potenzialità ed il proprio tempo, fino alla morte. Combatti per sentirti vivo, sì, e dopo la difficoltà della lotta tutto ti sembra più facile: un modo per scuotersi e vincere dunque, non per distruggersi.
Io Tyler vi scuoto da un indegno stato larvale di schiavi senza futuro.
Vi insegno a dare un senso alla vostra vita e a provarci gusto.
E in quei combattimenti o in quegli incidenti tu Tyler non sei rimasto mai ucciso né devastato irrimediabilmente. Hai provato a liberare te stesso prima di fare lo stesso con gli altri, stimolandoli a qualcosa di cool e forse, forse meno disagevole della loro vita quotidiana. (continua...)
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mcbride
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mercoledì 17 gennaio 2007
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il suo insuccesso è un allarme
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Sinceramente non trovo violenza,cinismo,male,pessimismo,oscurità e qualsiasi altro termine oscuro e negativo adatti a questo film.
Ogni volta che lo rivedo mi sento libero e mi sembra di respirare...Mi dà forza perchè capisco di non essere il solo a vedere.
Mi rassicura su ciò che penso e voglio.
Non è la trama che mi mette in sintonia con il film ma la filosofia sulla quale ben prima di vederlo muovevo i miei passi.
Vederlo è stato quindi per me una specie di riconferma e solidificazione delle fondamenta della mia vita.
Resta comunque pur sempre un bel sogno ciò che descrive...Utopico non tecnicamente ma umanamente.
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teo
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lunedì 8 gennaio 2007
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un'idea per la tesi
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Ciao a tutti...premetto dicendo di aver trovato il film ben riuscito sotto ogni aspetto. Tanto da affascinarmi al punto di voler sviluppare la mia tesi di maturità proprio su questo film. Chiedo a voi cosa ne pensiate, a mio avviso di spunti se ne possono trovare. Se anzi volete proporre voi qualche idea sarei solo contento di considerarle. Spero d sentirvi presto.
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il_mago
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sabato 6 gennaio 2007
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ammaliato dal male
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è quanto accade all'eccezionale Edward Norton in un film ottimamente diretto da Fincher (the game) e perfettamente interpretato, oltre che dallo stesso Norton, da un Brad Pitt nel ruolo del cattivo, del male. una grande storia sulla violenza come unico metodo di sfogo. Un bellissimo film ..."Le cose che possiedi, finiscono col possederti"...
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carla
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domenica 31 dicembre 2006
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lo consiglio
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Psicotico, cinico, complesso, questo film non descrive altro che la nostra vita, il nostro animo, quello che siamo: da una parte un Norton che pensa di nascondersi in nomi come Cornelius, Rupert ect... e di poter affrontare il suo disagio incontrando persone malate di cancro, dall'altra un Pitt che vive liberamente e che è tutto cio che Norton non puo essere mai.... Tutto cio dietro il Fight Club, un luogo in cui sentirsi liberi, combattere per vivere! Gran bel film, grandi interpretazioni....Lo consiglio
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husky
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mercoledì 29 novembre 2006
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fight club sopra ogni altro film
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questo film è estremamente complicato da un lato ed estremamente semplice dall'altro. rispekkiando uno dei tantissimi messaggi contenuti nel film,questo film va visto non non fermandosi alle apparenze... ne' al messaggio ke il film puo' dare all'inizio... non è un'istigazione alla violenza ne' all'autodistruzone fine a se stessa... è un viaggio x trovare se stessi ma non sarebbe fight club se si fermasse solo a questo... è molto di piu'... è trovare un senso di giustizi nel mondo, cancellando ogni ipocrisia, ogni debito.Un film di certo molto duro, ma intenso e profondo. Non ho mai visto un film ke trasmettese tante morali insieme intrecciate in modo completo e preciso, senza un errore..
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questo film è estremamente complicato da un lato ed estremamente semplice dall'altro. rispekkiando uno dei tantissimi messaggi contenuti nel film,questo film va visto non non fermandosi alle apparenze... ne' al messaggio ke il film puo' dare all'inizio... non è un'istigazione alla violenza ne' all'autodistruzone fine a se stessa... è un viaggio x trovare se stessi ma non sarebbe fight club se si fermasse solo a questo... è molto di piu'... è trovare un senso di giustizi nel mondo, cancellando ogni ipocrisia, ogni debito.Un film di certo molto duro, ma intenso e profondo. Non ho mai visto un film ke trasmettese tante morali insieme intrecciate in modo completo e preciso, senza un errore... senza incongruenze... fight club contiene molte piu' cose di quando uno possa pensare anke stando 2 giorni kiuso in una stanza x trovare tutto quello ke un film intitolato fight club possa mai dire.anke leggendo mille recenzioni, la trama, i racconti, i commenti... nessuno in nessun luogo potrama' mai esprimere a parole neanke la meta' delle cose ke affronta questo film... senza contare quello ke ti trasmette di per se il film. lo trovo fantastico.. complimentu fincher. guardatelo... ma con molta attenzione!!
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(di fdp)
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nick
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sabato 12 agosto 2006
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la fine del mondo
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David Fincher con Fight Club sembra voler rivisitare il dramma del dottor Jackil e Mr Hide, riproponendo il tema dello sdoppiamento della personalità in chiave moderna, rivisitato e carico di quella cupa ansia che si prova quando si è convinti di trovarsi davanti all'imminente fine del mondo, o della sociatà occidentale.
Fight Club è un film difficile, che può essere interpretato con diverse chiavi di lettura a differenti livelli. Scava nell'inconscio dell'animo umano, la dove albergano, segregate dalla necessità del vivere quotidiano, le emozioni più vere e violente.
Ed è l' incosncio del protagonista, dimesso impiegato di una cinica compagnia di assicurazione, che pian piano viene fuori, proiettando al di fuori un alter ego, un altro se stesso, scorretto, violento, ribelle, anticonformista e potente.
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David Fincher con Fight Club sembra voler rivisitare il dramma del dottor Jackil e Mr Hide, riproponendo il tema dello sdoppiamento della personalità in chiave moderna, rivisitato e carico di quella cupa ansia che si prova quando si è convinti di trovarsi davanti all'imminente fine del mondo, o della sociatà occidentale.
Fight Club è un film difficile, che può essere interpretato con diverse chiavi di lettura a differenti livelli. Scava nell'inconscio dell'animo umano, la dove albergano, segregate dalla necessità del vivere quotidiano, le emozioni più vere e violente.
Ed è l' incosncio del protagonista, dimesso impiegato di una cinica compagnia di assicurazione, che pian piano viene fuori, proiettando al di fuori un alter ego, un altro se stesso, scorretto, violento, ribelle, anticonformista e potente. E la società lo apprezza. Reagisce in maniera più che positiva. L'alter ego, Tyler, diventa famosissimo nell'undergound cittadino degli insoddisfatti: camerieri, colletti bianchi, baristi, meccanici, avvocati, tutti quanti iniziano a venerarlo come un liberatore perchè ha fondato Il Fight Club. Un club che dovrebbe rimanere clandestino ma che prestissimo si popola, dove si può dare sfogo alla violenza. Dove ci si batte a mani nude uno contro uno ma lealmente. Dove il più forte vince. Dove ci si può sentire liberi. Finalmente sganciati dalle piccole e grandi ipocrisie cui ci costringe il quotidiano.
Ma l'esperimento è destinato a degenerare, il Fight Club presto sfugge di mano al suo creatore, e diventa un piccolo e pericoloso esercito di paramilitari pronti a sabotare la società che a loro dire li ha resi così infelici.
Violento, scorretto, ironico, il film è un piccolo grande capolavoro. Tutto macina dell'epoca contemporanea: paura per le malattie, vere e false che siano, paura per la fine del mondo, siamo alla fine degli anni novanta, crisi della religione, rapporti umani sempre più schizzofrenici e difficoltosi, in più una storia d'amore, quella che vive il protagonista, che potremmo definire borderline, cioè decisamente al limite.
Cupo, disperato, ironico, Fight Club è un film che lascia il segno. Un film che merita la massima considerazione.
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