rita branca
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domenica 25 agosto 2013
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una verità difficile da accettare
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Così ridevano, film (1998) di Gianni Amelio con Enrico Lo Verso, Francesco Giuffrida, Fabrizio Gifuni, Rosaria Danzé, Renato Liprandi
Un altro film intenso di Gianni Amelio dove si narrano le dure vicende vissute dagli immigrati meridionali nella Torino industriale fra gli anni cinquanta e sessanta, i sacrifici di questi operai sull’orlo della disperazione che si affannano in mille modi per trovare una soluzione abitativa e lavorativa che li strappi alla fame lasciata nei paesi d’origine.
I problemi che affrontano sono complicati dalla scarsa conoscenza della lingua italiana che rende ardua la comunicazione e spesso aumenta l’arroganza e i maltrattamenti da parte dei datori di lavoro o dei loro rappresentanti.
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Così ridevano, film (1998) di Gianni Amelio con Enrico Lo Verso, Francesco Giuffrida, Fabrizio Gifuni, Rosaria Danzé, Renato Liprandi
Un altro film intenso di Gianni Amelio dove si narrano le dure vicende vissute dagli immigrati meridionali nella Torino industriale fra gli anni cinquanta e sessanta, i sacrifici di questi operai sull’orlo della disperazione che si affannano in mille modi per trovare una soluzione abitativa e lavorativa che li strappi alla fame lasciata nei paesi d’origine.
I problemi che affrontano sono complicati dalla scarsa conoscenza della lingua italiana che rende ardua la comunicazione e spesso aumenta l’arroganza e i maltrattamenti da parte dei datori di lavoro o dei loro rappresentanti.
E’ in questa cornice che si svolge anche l’avventura dell’analfabeta Giovanni quando, dalla Sicilia, raggiunge nella città piemontese il fratello più giovane Petru, di cui si sente responsabile e che vorrebbe ad ogni costo avviare agli studi, per assicurargli una vita meno sacrificata della sua. L’encomiabile sforzo e la scarsa capacità critica però, impediscono al protagonista, di rendersi conto che Petru non è il bravo ragazzo, diligente e studioso creato ciecamente dalla sua fantasia, è un totale disastro ed un volgare imbroglioncello che , comunque, a differenza del maggiore ottuso, dopo aver assistito alle azioni di totale abnegazione e sacrificio a suo favore, si decide a frequentare una scuola privata, e va a sostenere l’esame di diploma, che è una farsa. Fa, in poche parole, un tentativo per ricompensare la generosità ed i sacrifici del fratello, ma un colpo di scena rivelerà che ben altro dovrà fare.
Nel frattempo Giovanni, con metodi non chiari, si è fatto una reputazione fra gli immigrati: è diventato una piccola autorità riverita da molti ed ha assunto nei confronti dei nuovi poveri arrivati in cerca di fortuna, un tono simile a quello riservato a lui inizialmente.
Lo spettatore è mosso di volta in volta da sentimenti di pietà, di rabbia e di grande sorpresa finale.
Rita Branca
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filippo catani
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venerdì 6 settembre 2013
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una generazione di emigranti
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Torino 1958. Due fratelli siciliani si ricongiungono e il maggiore decide di accettare qualsiasi lavoro pur di aiutare il fratello minore a studiare e a diventare maestro. Le vicende dei protagonisti seguiranno un arco temporale fino al 1964.
Dal 1958 al 1964; ogni anno un capitolo della storia di questi due fratelli siciliani per un film premiato a Venezia con il Leone d'oro. Il film è struggente e per lunghi tratti buio, grigio e nebbioso come gli inverni torinesi. Gli occhi sono puntati sul dramma dell'emigrazione di massa che dal meridione portò centinaia di migliaia di persone al Nord in cerca di lavoro e di un futuro migliore. Troppo spesso infatti davanti al tema dell'immigrazione, che ci tocca ancora da vicino per quanto concerne gli stranieri che approdano nelle nostre coste, dimentichiamo quella che è stata la nostra storia con tanti connazionali che varcarono anche il confine per andare a lavorare in Svizzera, Germania, Belgio e Sudamerica.
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Torino 1958. Due fratelli siciliani si ricongiungono e il maggiore decide di accettare qualsiasi lavoro pur di aiutare il fratello minore a studiare e a diventare maestro. Le vicende dei protagonisti seguiranno un arco temporale fino al 1964.
Dal 1958 al 1964; ogni anno un capitolo della storia di questi due fratelli siciliani per un film premiato a Venezia con il Leone d'oro. Il film è struggente e per lunghi tratti buio, grigio e nebbioso come gli inverni torinesi. Gli occhi sono puntati sul dramma dell'emigrazione di massa che dal meridione portò centinaia di migliaia di persone al Nord in cerca di lavoro e di un futuro migliore. Troppo spesso infatti davanti al tema dell'immigrazione, che ci tocca ancora da vicino per quanto concerne gli stranieri che approdano nelle nostre coste, dimentichiamo quella che è stata la nostra storia con tanti connazionali che varcarono anche il confine per andare a lavorare in Svizzera, Germania, Belgio e Sudamerica. Come i migranti di oggi, anche i meridionali del tempo dovevano fare i conti con un pesante clima razzista: si doveva vivere in stanze maleodoranti quando non addirittura sottoterra, si trovavano annunci con scritto affittasi ma non ai meridionali e anche l'accesso a certi ristoranti era proibito. Questi lavoratori erano disposti a tutto dal lavoro in fabbrica fino alla raccolta di rifiuti. Pure i due protagonisti vivono questa esperienza già provati dalla scomparsa del padre. I due sono legati da un grande rapporto d'affetto nonostante il maggiore si danni per lavorare mentre il minore non riesce a trovare la propria strada vittima anche di un carattere schivo e introverso. Uno spaccato insomma dell'Italia che in quegli anni stava per balzare grazie al boom economico e che viveva anche di scioperi e rivendicazioni per maggiori diritti nel lavoro. Insomma un film complesso che ci restituisce però un lucido e doloroso ritratto dell'Italia del tempo vista da chi doveva lasciare la propria casa in cerca di una fortuna che non sempre si trovava.
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