i'para
|
giovedì 26 marzo 2009
|
e' la storia di un uomo che cade da un palazzo...
|
|
|
|
E'la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani, e a ogni piano, mentre cade, l'uomo non smette di ripetere: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene". Ma il problema non è la caduta: è l'atterraggio.
E' la storia di una società, la nostra, che cade, cade e cade a precipizio. Sebbene sia consapevole di cadere, fa finta che vada tutto bene, che sia tutto apposto. Il problema arriverà quando ci schianteremo sfracellandoci a terra.
E' un film che racconta uno dei problemi di una società gravemente malata: migliaia di persone, povere, sono relegate, in Francia nelle banlieu, ma anche negli altri stati nelle cosiddette baraccopoli, o negli USA nei ghetti neri come il Bronx.
[+]
E'la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani, e a ogni piano, mentre cade, l'uomo non smette di ripetere: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene". Ma il problema non è la caduta: è l'atterraggio.
E' la storia di una società, la nostra, che cade, cade e cade a precipizio. Sebbene sia consapevole di cadere, fa finta che vada tutto bene, che sia tutto apposto. Il problema arriverà quando ci schianteremo sfracellandoci a terra.
E' un film che racconta uno dei problemi di una società gravemente malata: migliaia di persone, povere, sono relegate, in Francia nelle banlieu, ma anche negli altri stati nelle cosiddette baraccopoli, o negli USA nei ghetti neri come il Bronx. in quartieri periferici degradati. I ragazzi crescono e vivono lì, senza alcuna speranza per il futuro. Molti diventano teppisti. Sebbene ci siano delle responsabilità personali che bisogna sempre tenere di conto, viene da chiedersi come mai la maggior parte dei ragazzi di questi posti faccia una brutta fine. Perchè è colpa anche della società, che non dà una minima speranza a queste persone. Invece, gli manda contro la polizia, che invece di fare il proprio lavoro picchia gli innocenti e crea ancora più odio. Che è poi il titolo del film. L'odio dei ragazzi, verso la polizia e un po' verso tutti, e l'odio della polizia verso i ragazzi, in un circolo vizioso che non ha mai fine. La storia è bellissima e importantissima, la regia sublime, gli attori bravissimi (soprattutto Vincent Cassel, che ha fatto fortuna, più degli altri due), la fotografia in bianco e nero magistrale. C'è una struttura circolare nel film, che si apre e si chiude con un primo piano di Said, che chiude forte gli occhi. Li chiude, perchè vorrebbe fuggire, vorrebbe andare via dal posto dove vive, vorrebbe una società e una polizia migliore. Più giusta. Capolavoro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a i'para »
[ - ] lascia un commento a i'para »
|
|
d'accordo? |
|
zema89
|
martedì 18 agosto 2009
|
l'odio chiama odio
|
|
|
|
La haine ovvero l'odio non è altro che un piccolo capolavoro. Piccolo perchè a parer mio passato troppo inosservato, e perchè realizzato con un budget modesto e quindi privo degli effetti speciali o delle immagini computerizzate alle quali ormai tutti sono abituati. Eppure proprio per questo il film si presenta duro e crudo come la realtà, ad eccezione di un bianco e nero che sembra voler rispecchiare l'anima di una società, di un quartiere povero e malfamato in cui non trovano posto pace e serenità, in cui non trovano posto i "colori". I tre ragazzi protagonisti delle vicende sono di origine straniera e giocano a fare i duri in una difficile realtà in cui sono cresciuti, che li ha inevitabilmente condizionati, ma dalla quale se potessero scapperebbero senza alcun ripensamento.
[+]
La haine ovvero l'odio non è altro che un piccolo capolavoro. Piccolo perchè a parer mio passato troppo inosservato, e perchè realizzato con un budget modesto e quindi privo degli effetti speciali o delle immagini computerizzate alle quali ormai tutti sono abituati. Eppure proprio per questo il film si presenta duro e crudo come la realtà, ad eccezione di un bianco e nero che sembra voler rispecchiare l'anima di una società, di un quartiere povero e malfamato in cui non trovano posto pace e serenità, in cui non trovano posto i "colori". I tre ragazzi protagonisti delle vicende sono di origine straniera e giocano a fare i duri in una difficile realtà in cui sono cresciuti, che li ha inevitabilmente condizionati, ma dalla quale se potessero scapperebbero senza alcun ripensamento. Come dice Hubert: <>, o come dimostrano gli occhi chiusi d Said che aprono e chiudono il film. Tenuti ben serrati con forza come se il ragazzo non volesse mai più vedere lo schifo che c'è intorno a lui. Purtroppo però i poliziotti non sono da meno, e dovendosi far rispettare rispondono con le stesse minacce, con lo stesso odio, in un ciclo che non si sa come sia cominciato e che sembra essere destinato a non finire mai. L'odio porta ad altro odio. La violenza genera violenza. È questo il tema principale della pellicola, ed è anche il suo significato. Ma nonostante la tematica impegnativa Kassovitz riesce anche a farci sorridere, mettendo in scena quella che sembra essere una giornata normale per i ragazzi di questo ghetto francese, e che dal quale in qualche modo cercano d evadere con i loro discorsi un pò allucinanti e fuori luogo ma comunque simpatici nel contesto. Così come anche risultano simpatici i loro modi d fare e il loro parlare in maniera sboccata continuamente, specie quando si alterano tra loro alzando la voce. A queste si alternano anche scene che hanno un impatto psicologico forte, come l'interrogatorio dei poliziotti eseguito su due dei ragazzi o come la pistola d Vinz puntata contro la testa sanguinante di un ragazzo di ideologia nazista. Inoltre il regista ci concede anche una piccola parentesi, <>, Parole sante! Eppure l'anziano e basso signore che esce dal cesso pubblico e la sua storia sembrano non avere nessun significato. O forse ne hanno molti ma sta ad ognuno interpretare come meglio crede. Ebbene si! <>. Allo spettatore viene concesso un time out che lo trasporta in una realtà apparentemente molto diversa ma altrettanto fredda e dura e allo stesso tempo ironicamente triste ma in grado di strapparci un sorriso. Nonostante tutto i ragazzi non sono dei criminali e non fanno del male a nessuno. Persino Vinz che si fa vanto della sua pistola e che per tutto il film dice d essere motivato ad usarla, quando si trova davanti alla faccia insanguinata e in lacrime del ragazzo nazista non solo non preme il grilletto, ma gli vengono anche gli sforzi d vomito. Nonostante questo il film va incontro alla tragedia, e ironia della sorte sarà proprio Hubert a premere quel grilletto. Hubert. Quello che tra i tre ragazzi sembra essere dotato d maggior buon senso. quello che cerca in più d un occasione d far ragionare i suoi amici, e quello che sembra aver meglio inteso la natura insensata della realtà che lo circonda e della quale però rimane inevitabilmente vittima.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zema89 »
[ - ] lascia un commento a zema89 »
|
|
d'accordo? |
|
galaxyofbubbles.blogspot.com
|
domenica 26 settembre 2010
|
una gemma underground
|
|
|
|
Banlieue parigina, un ragazzo viene pestato a sangue dalla polizia durante un'interrogatorio e finisce in coma profondo..è la fiamma che scatena una violentissima sommossa urbana contro le forze dell'ordine e che fà da premessa a questo rovente film d'esordio di Kassovitz (La Haine). Durante i tumulti un agente perde la pistola d'ordinanza ed è proprio Vinz, un ragazzo del ghetto (giovanissimo Vincent Cassel) ad impossessarsene e a giurare che nel caso in cui il ragazzo in coma perdesse la vita, lui pareggerè i conti uccidendo un poliziotto. Scoprirà poi che prendere una vita non è facile come credeva.
[+]
Banlieue parigina, un ragazzo viene pestato a sangue dalla polizia durante un'interrogatorio e finisce in coma profondo..è la fiamma che scatena una violentissima sommossa urbana contro le forze dell'ordine e che fà da premessa a questo rovente film d'esordio di Kassovitz (La Haine). Durante i tumulti un agente perde la pistola d'ordinanza ed è proprio Vinz, un ragazzo del ghetto (giovanissimo Vincent Cassel) ad impossessarsene e a giurare che nel caso in cui il ragazzo in coma perdesse la vita, lui pareggerè i conti uccidendo un poliziotto. Scoprirà poi che prendere una vita non è facile come credeva. Per essere al suo primo film la regia di Kassovitz è già a livelli stellari, anzi forse mai più eguagliati nei suoi lavori successivi (I Fiumi di Porpora, Gothika..) la cinepresa si addentra nel ghetto parigino come in un vero e proprio documentario e ce ne trasmette i suoni, gli odori, il disagio. Da non tralasciare è anche la colonna sonora splendidamente camaleontica nella quale si fondono scratch hip hop, funk, reggae, soul, fino ad arrivare alle celeberrime liriche di Edith Piaf. Un film che non racconta solo di violenza gratuita e pallottole sibilanti ma che mostra i lati oscuri di una società sempre più in bilico. Premiato per la miglior regia a Cannes '95 L'Odio è uno dei più notevoli film europei degli anni '90.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a galaxyofbubbles.blogspot.com »
[ - ] lascia un commento a galaxyofbubbles.blogspot.com »
|
|
d'accordo? |
|
oldpulp
|
giovedì 29 marzo 2012
|
il problema non è la caduta ma l'atterraggio.
|
|
|
|
Il film, che ha consacrato il mancato talento di Mathieu Kassovitz, è non solo un gran film, è una metafora su una malsana società, nella quale odio porterà sempre a altro odio, l'uomo cadrà sempre più in basso e ad ogni piano si ripeterà sempre "fino a qui tutto bene" fin quando arriverà alla fine, all'annullamento stesso dell'uomo che, consumato dall'odio profondo verso se stesso, si distruggerà.
La movimentata regia e gli attori sono ottimi, su tutti l'arrabbiatissimo Vincent Cassel e il bravo Hubert Koundè, che è in un certo senso il protagonista del film e l'unica personalità razionale all'interno del gruppo.
[+]
Il film, che ha consacrato il mancato talento di Mathieu Kassovitz, è non solo un gran film, è una metafora su una malsana società, nella quale odio porterà sempre a altro odio, l'uomo cadrà sempre più in basso e ad ogni piano si ripeterà sempre "fino a qui tutto bene" fin quando arriverà alla fine, all'annullamento stesso dell'uomo che, consumato dall'odio profondo verso se stesso, si distruggerà.
La movimentata regia e gli attori sono ottimi, su tutti l'arrabbiatissimo Vincent Cassel e il bravo Hubert Koundè, che è in un certo senso il protagonista del film e l'unica personalità razionale all'interno del gruppo.
La fotografia in bianco e nero è eccellente e la colonna sonora potente(straordinaria la scena aerea sul quartiere con il mixaggio di sound of da police e je ne regrette rien di Edith Piaf), stupende alcune scene come l'omaggio al monologo allo specchio di Taxi Driver, la scena del bagno e il finale, tanto shock quanto potente nella sua magnifica e raccapricciante rappresentazione.
Meritatissimo il premio della regia al festival di Cannes, La Haine è un piccolo gioiello del cinema francese, un vero e proprio cult.
è la storia di una società che precipita, e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio "Fino aqui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene.."
il problema non è la caduta ma l'atterraggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a oldpulp »
[ - ] lascia un commento a oldpulp »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
martedì 29 aprile 2014
|
cosa risolve l'odio?
|
|
|
|
Banlieue parigina. Tre ragazzi vivono di espedienti fin quando uno di loro recupera una pistola persa da un poliziotto la sera precedente durante gli scontri che hanno ridotto in fin di vita un loro amico. Il giovane ha tutta l'intenzione di volersi vendicare contro l'odiata polizia.
Ambientato all'interno di una singola giornata e in bianco e nero, questo film raccontava con grande lucidità e senza filtri la situazione delle banlieu parigine che qualche anno dopo furono teatro di ferocissimi scontri. La vita è difficile e l'unico scopo pare quello di aggregarsi in bande per lottare contro la polizia. Kassovitz però ci restituisce la complessità di un mondo fatto di improvvisate grigliate sui tetti, murales e break dance.
[+]
Banlieue parigina. Tre ragazzi vivono di espedienti fin quando uno di loro recupera una pistola persa da un poliziotto la sera precedente durante gli scontri che hanno ridotto in fin di vita un loro amico. Il giovane ha tutta l'intenzione di volersi vendicare contro l'odiata polizia.
Ambientato all'interno di una singola giornata e in bianco e nero, questo film raccontava con grande lucidità e senza filtri la situazione delle banlieu parigine che qualche anno dopo furono teatro di ferocissimi scontri. La vita è difficile e l'unico scopo pare quello di aggregarsi in bande per lottare contro la polizia. Kassovitz però ci restituisce la complessità di un mondo fatto di improvvisate grigliate sui tetti, murales e break dance. Uno dei personaggi però intuisce che la sua vita non può essere solo questo e vorrebbe uscirne ma la spirale di violenza innescata dai vari tumulti finirà per chiedere i suoi tributi di sangue. Non mancano momenti di ironia soprattutto grazie al personaggio magrebino che spesso porta gli altri due amici verso conversazioni improbabili. Inoltre ritroviamo una delle tante imitazioni della scena cult di Taxi Driver. Giustamente premiato a Cannes, il film vive di ottimi dialoghi, una bella sceneggiatura, un'ottima colonna sonora e soprattutto un ottimo trio d'attori in cui spicca un giovanissimo e tostissimo Cassel.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
noa84
|
giovedì 22 gennaio 2015
|
piccola perla underground
|
|
|
|
La storia di un ragazzo pestato a sangue dalla polizia, gesto che accresce ancora di più l'odio dei giovani delle banlieue verso le forze dell'ordine che in quei contesti, allora come oggi dovendo imporre la loro autorità riescono a dare il peggio.
Il film offre uno spaccato di vita del ghetto francese, con le dure regole della strada, una triste realtà che fa da cornice ad un' apparentemente normale giornata di questi tre amici che giocano a fare i duri perchè in quell'ambiente è la legge del più forte che va per la maggiore, ma che a tratti suscitano quasi tenerezza e se avessero potuto scegliere non avrebbero certo scelto di nascere e vivere confinati in un ghetto senza speranze per il futuro.
[+]
La storia di un ragazzo pestato a sangue dalla polizia, gesto che accresce ancora di più l'odio dei giovani delle banlieue verso le forze dell'ordine che in quei contesti, allora come oggi dovendo imporre la loro autorità riescono a dare il peggio.
Il film offre uno spaccato di vita del ghetto francese, con le dure regole della strada, una triste realtà che fa da cornice ad un' apparentemente normale giornata di questi tre amici che giocano a fare i duri perchè in quell'ambiente è la legge del più forte che va per la maggiore, ma che a tratti suscitano quasi tenerezza e se avessero potuto scegliere non avrebbero certo scelto di nascere e vivere confinati in un ghetto senza speranze per il futuro.
Apprezzatissimo il bianco e nero a rendere il tutto più crudamente realistico e indovinata la colonna sonora, in particolar modo il graffiante scratch del giovane dj sulle note di KRS One "Sound of Da Police".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a noa84 »
[ - ] lascia un commento a noa84 »
|
|
d'accordo? |
|
parsifal
|
giovedì 25 maggio 2017
|
jusqu'ici tout va bien
|
|
|
|
M: Kassovitz è il demiurgo unico e solo di questa memorabile opera del 1995. Girato in bianco e nero per motivi di rigore stilistico, al fine di descrivere pienamente, dal punto di vista strettamente visivo, le atmosfere difficili e contrastanti dell' ambiente in cui si svolge gran parte della vicenda narrata, ovvero le banlieu parigine. Inizia tutto prendendo spunto da una vicenda di cronaca; il giovane Abdel, abitante nei sobborghi parigini, viene fermato per un controllo dalle forze dell'ordine e gravemente ferito in corcostanze decisamente poco chiare. Ne segue una rivolta che coinvolge la stragrande maggioranza dei giovani del luogo. Tra loro ci sono i protagonisti del film; Said (Said Thaigoumai) magrebino vispo e dalla battuta pronta, Hubert ( Hubert Koundè) nero francese di terza generazione e Mathieu ( Vincent Cassel) Ebreo bianco.
[+]
M: Kassovitz è il demiurgo unico e solo di questa memorabile opera del 1995. Girato in bianco e nero per motivi di rigore stilistico, al fine di descrivere pienamente, dal punto di vista strettamente visivo, le atmosfere difficili e contrastanti dell' ambiente in cui si svolge gran parte della vicenda narrata, ovvero le banlieu parigine. Inizia tutto prendendo spunto da una vicenda di cronaca; il giovane Abdel, abitante nei sobborghi parigini, viene fermato per un controllo dalle forze dell'ordine e gravemente ferito in corcostanze decisamente poco chiare. Ne segue una rivolta che coinvolge la stragrande maggioranza dei giovani del luogo. Tra loro ci sono i protagonisti del film; Said (Said Thaigoumai) magrebino vispo e dalla battuta pronta, Hubert ( Hubert Koundè) nero francese di terza generazione e Mathieu ( Vincent Cassel) Ebreo bianco. Questo ampiamente che il disagio li unisce nonostante le differenze etniche e religiose che li caratterizzano. I tre sono sconvolti da ciò che è accaduto al notte prima. Inizia per loro una nuovo giornata , senza obiettivi , priva di orizzonti e di scopi. Vagabodano senza meta , vivendo alla giornata. L'unico che si era posto un traguardo ed era riuscito a raggiungerlo è Hubert, istruttore di pugilato, che era riuscito ad aprire una palestra, andata irrimediabilmente distrutta nella guerriglia della notte precedente. Deluso ed amareggiato, torna al vuoto delle sue giornate con i suoi inseparabili amici. Tra loro c'è un fitto ed incessante dialogo, dal quale traspare l'insofferenza di MAthieu ad ogni forma d autorità ed ordine costituito, si sente un duro , un vendicatore e non fa altro che esibire una pistola rinvenuta a terra , dopo gli scontri della notte precedente, la furbizia ed il disincanto di Said, che tira a campare come può senza pensare al domani, e la malinconia di Hubert, per essere nato in luogo a lui non congeniale. I tre approdano a Parigi, per riscuotere una somma di denaro. Ci saranno una serie di aneddoti grotteschi che li vedranno protagonisti; l'incontro con agenti in borghese, con un loro amico cocainomane ed aggressivo, il tentativo di rubare una macchina durante il quale sbucherà un ubriaco invandente e maldestro e dulcis in fundo , un gruppo di skin - heads di estrema destra, messi repentinamente in fuga dalla pistola di MAthieu. Ma è sul fare dell' alba che si comprenderà pienamente la frase ricorrente del film; " Fino a qui tutto bene.... IL problema non è la caduta ma l'atterraggio" . Una tragedia, scatenata dalla stupidità ,li porterà al punto di non ritorno. Girato nel 1995 , preconizzava con acuta lungimiranza, ciò che sarebbe accaduto negli anni a venire. Decisamente attuale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parsifal »
[ - ] lascia un commento a parsifal »
|
|
d'accordo? |
|
federicomsdelvecchio
|
lunedì 6 novembre 2017
|
l'odio. un film pasoliniano di kassovitz
|
|
|
|
Ci sono un nero, un arabo e un ebreo. Non è l’inizio di una barzelletta da Bar dello Sport, sono i protagonisti de “L’odio”, film in cui verrà descritta la loro giornata successiva alla guerriglia con la polizia, causata dal grave ferimento del sedicenne Abdel durante un interrogatorio.
Vinz(Vincent Cassel), Saïd e Hubert sono degli aspiranti rivoluzionari che passano il loro tempo raccontandosi aneddoti, girovagando per le strade della banlieue di Parigi senza meta e fumando qualche spinello. Il senso di noia è amplificato dalla mancanza di dilatazione temporale, infatti il film si sviluppa interamente nell’arco di una giornata.
[+]
Ci sono un nero, un arabo e un ebreo. Non è l’inizio di una barzelletta da Bar dello Sport, sono i protagonisti de “L’odio”, film in cui verrà descritta la loro giornata successiva alla guerriglia con la polizia, causata dal grave ferimento del sedicenne Abdel durante un interrogatorio.
Vinz(Vincent Cassel), Saïd e Hubert sono degli aspiranti rivoluzionari che passano il loro tempo raccontandosi aneddoti, girovagando per le strade della banlieue di Parigi senza meta e fumando qualche spinello. Il senso di noia è amplificato dalla mancanza di dilatazione temporale, infatti il film si sviluppa interamente nell’arco di una giornata. Giornata in cui tutte le televisioni sono sintonizzate sulle reti che trasmettono gli ultimi aggiornamenti sugli avvenimenti della notte precedente e sulla instabile condizione medica di Abdel.
I tre ragazzi di vita descrittirappresentano dei pannelli distanziometrici dal disfacimento, con Hubert che è il più riflessivo e meno propenso a cacciarsi nei guai, Saïd che si barcamena tra senso di responsabilità e violenza, e infine Vinz, un Accattone in chiave anni ’90, una bomba a orologeria carica di odio verso il sistema, col rischio costante che esploda nella maniera peggiore. Ed Il pericolo che si cacci nei guai da un momento all’altro nasce quando ritrova una pistola persa da un poliziotto durante gli scontri e confida agli amici di volerla utilizzare al più presto per vendicare Abdel. Una situazione che genera tensione negli spettatori, i quali notano facilmente fragilità e contraddizioni di un disperato senza futuro, convinto di diventare un duro facendo credere agli altri di esserlo e mettendosi spesso in situazioni sul filo del rasoio.
Ma se è vero che l’amore genera amore, come ci suggerisce Hubert ‘l’odio chiama l’odio’, sentimento chiave del film che dunque non è unilaterale:così come la gioventù bruciata lonutre nei confronti della polizia, quest’ultima non porge certo l’altra guancia e mette nei guai persone innocenti per puri pregiudizi, causa tra l’altro dell’odio provato dalla società verso questi ragazzi. Come andrà a finire?
“Wegonna burn and loot tonight” cantava Bob Marley, la cui traduzione è “Stanotte bruceremo e saccheggeremo”, e questo sembra essere l’inno dei quartieri di Parigi dove ‘il sole del buon Dio non dà i suoi raggi’, come Fabrizio De André poetava nella sua Città vecchia quelle realtà popolari di cui l’alta società si disinteressa.
La scelta di girare il film interamente in bianco e nero è certamente una scelta coraggiosa, ma coerente col messaggio lanciato:le immagini a colori, infatti, con la loro cromia distraggono e talvolta non trasmettono l’intimità a cui il racconto mira, limitandosi ad una visione spesso più superficiale; il bianco e nero, al contrario, trascende questa superficialità, e nel corso del film ci dona immagini da cui traspaiono i diversi spiriti dei protagonisti.
I virtuosismi tecnici di una regia superba fanno da contraltare ad una trama lineare, che tiene incollato lo spettatore davanti allo schermo con l’ausilio di una sceneggiatura simbolica condita da discorsi frivoli alternati ad altri con una nuance filosofica.
Da chi sia nato questo odio non possiamo saperlo, ma per dargli una spiegazione possiamo parafrasare Jean Paul Sartre:”Basta che un uomo odi un altro perché l’odio vada correndo per l’umanità intera”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a federicomsdelvecchio »
[ - ] lascia un commento a federicomsdelvecchio »
|
|
d'accordo? |
|
brando fioravanti
|
sabato 14 luglio 2012
|
fino a qui tutto bene
|
|
|
|
Il film si apre con una storia. Un uomo cade dal cinquantesimo piano e ad ogni piano per farsi coraggio dice fino a qui tutto bene,il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. Tre giovani di etnie diverse vengono ripresi durante il corso della giornata. Vengono continuamente mostrati gli oarari come se stessero cadendo e la tragedia finale fosse l'atterraggio. I giovani della periferia parigina non hanno un futuro preciso vivono nel disagio e cercano continuamente un identità. Violenti e scontrosi solo come protesta verso una società che li emargina. Fotografia bellissima , scene crude e toccanti per un film che non lascia indifferenti.Dedicata a Giorgio Giannecchini
|
|
[+] lascia un commento a brando fioravanti »
[ - ] lascia un commento a brando fioravanti »
|
|
d'accordo? |
|
noia1
|
venerdì 29 settembre 2017
|
"fino a qui tutto bene ..."
|
|
|
|
Una giornata nella malfamata zona periferica di una città francese, non la peggiore o la migliore, una come tante immerse nella propria cinica quotidianità.
Mathieau Kassovits si è un po’ perso per strada, saranno i soldi o forse l’autocompiacimento solito a cui costringono questi tempi esasperatamente esaltanti. Resta il fatto che quando sul biglietto da visita c’è un film come L’odio vale sempre la pena darci un occhio, penso che se anche nei prossimi vent’anni dovesse continuare a sfornare robaccia come fa da qualche anno a questa parte un illuso come me a sperarci in una sua rinascita lo troverà sempre.
Un’opera sentita e la cu brutalità arriva dritta al cuore perché sì i discorsi sono urlati e lo sfondo orribilmente degradato ma par di stare a teatro, è tutto palesemente grottesco ed ironico ad un livello che la lucida onestà viene fuori senza filtri, non servono d’altronde per quanto l’intera vicenda è scherzosa e sopra le righe.
[+]
Una giornata nella malfamata zona periferica di una città francese, non la peggiore o la migliore, una come tante immerse nella propria cinica quotidianità.
Mathieau Kassovits si è un po’ perso per strada, saranno i soldi o forse l’autocompiacimento solito a cui costringono questi tempi esasperatamente esaltanti. Resta il fatto che quando sul biglietto da visita c’è un film come L’odio vale sempre la pena darci un occhio, penso che se anche nei prossimi vent’anni dovesse continuare a sfornare robaccia come fa da qualche anno a questa parte un illuso come me a sperarci in una sua rinascita lo troverà sempre.
Un’opera sentita e la cu brutalità arriva dritta al cuore perché sì i discorsi sono urlati e lo sfondo orribilmente degradato ma par di stare a teatro, è tutto palesemente grottesco ed ironico ad un livello che la lucida onestà viene fuori senza filtri, non servono d’altronde per quanto l’intera vicenda è scherzosa e sopra le righe.
Rappresentazione della realtà che migliaia di persone vivono parallelamente alla nostra, una realtà quasi opposta ed odiosamente ingiusta attraverso il modo urlato e disperatamente vivo che hanno i protagonisti di viverla. Una canzone nel mezzo zittisce le parolacce e le scaramucce rompendo la frenesia con una carrellata imponente su un degradato viale a caso tra i palazzi, persino i bambini smettono per un po’ di giocare al pallone in modo da godersela perché – come lo spettatore capirà – sono le piccole gocce d’acqua dissetanti che ha la gente per distrarsi (e noi per prendere fiato da una trama senza tregua). I ragazzi esaltati verranno ad un certo punto catturati e la loro rabbia immotivata, come noi non avremmo mai desiderato vedere, mostrerà le proprie radici. Arriverà il finale poi, la vera resa dei conti che nel giro di pochi minuti ammetterà una realtà drammaticamente onesta e contraddittoria.
Persino la telecamera non riesce a trattenersi volteggiando ovunque come noi stessi fossimo lì a spintonare imprecando con quei quattro scalmanati immersi in visioni folli, alla base dell’intera storia c’è un fatto realmente accaduto: in ogni modo il regista tenta di arrivare dritto a smuovere le nostre viscere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a noia1 »
[ - ] lascia un commento a noia1 »
|
|
d'accordo? |
|
|