dandy
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martedì 23 novembre 2021
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"l''odio genera odio."
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Secondo film per Kassovitz,che in seguito non è più riuscito a raggiungere certi livelli.Ispirato a fatti reali,uno spaccato spiccio e realistico della gioventù della banlieue(la periferia parigina),scandito dall'indicazione dello scorrere del tempo nell'arco di quasi 24 ore.I protagonisti sono i classici giovani incazzati col mondo,che vivono alla giornata sopportandosi per necessità e costantemente sotto la minaccia delle vessazioni della polizia e della discriminazione.Ma se il loro desiderio di rivalsa è impellente(si vedano le sequenze dei monologhi allo specchio dove ci si atteggia a realtà impossibili o ai miti del cinema come il Travis Bickle di "Taxi Driver")il regista non cede a prevedibili concessioni alla violenza optando per una più azzeccata paura ed incapacità di andare oltre le parole alla prova dei fatti.
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Secondo film per Kassovitz,che in seguito non è più riuscito a raggiungere certi livelli.Ispirato a fatti reali,uno spaccato spiccio e realistico della gioventù della banlieue(la periferia parigina),scandito dall'indicazione dello scorrere del tempo nell'arco di quasi 24 ore.I protagonisti sono i classici giovani incazzati col mondo,che vivono alla giornata sopportandosi per necessità e costantemente sotto la minaccia delle vessazioni della polizia e della discriminazione.Ma se il loro desiderio di rivalsa è impellente(si vedano le sequenze dei monologhi allo specchio dove ci si atteggia a realtà impossibili o ai miti del cinema come il Travis Bickle di "Taxi Driver")il regista non cede a prevedibili concessioni alla violenza optando per una più azzeccata paura ed incapacità di andare oltre le parole alla prova dei fatti.In questo modo,la tragedia finale risulta ancor più dura e spiazzante.Azzeccati certi siparietti ironici,come l'incontro nel bagno del vecchio sopravvissuto ai campi di lavoro russi.Ottimo il bianco e nero,e molto ben diretti i tre protagonisti,naturali e spontanei senza andare sopra le righe(Cassel si è imposto al grande pubblico con questo film).Kassovitz interpreta lo skinhead che Vinz non ha il coraggio di uccidere.Premiato per la regia a Cannes,ha suscitato polemiche da parte delle forze dell'ordine.
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jonnylogan
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venerdì 17 maggio 2024
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fino a qui tutto bene
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È la storia di una società che precipita. E che mentre sta precipitando si ripete, per farsi coraggio:
"Fino a qui tutto bene."
"Fino a qui tutto bene."
"Fino a qui tutto bene. " ...
Nel 1995 il secondo lungometraggio firmato dall'allora 27enne Mathieu Kassovitz arrivò al centro dello stomaco, non solo francese ma di tutto il mondo, come un pugno scoccato con foga e precisione. Il regista parigino traendo spunto da un fatto di cronaca che realmente sconfinò in tragedia, con la morte di un ragazzo (Makome M’Bowole) assassinato per errore dalle forze dell’ordine, decise di rimodellare la notizia a uso di una narrazione girata prima a colori e poi trasformata in bianco e nero, per rendere ancor più livida l’esistenza e il destino dei protagonisti, decidendo di ghettizzarli da tutto e tutti all’interno di uno dei numerosi quartieri dormitorio della capitale francese, riuscendo nel suo intento grazie all’aiuto di caratteristi che già lo avevano seguito in Meticcio (Métisse; 1993) il suo primo lungometraggio, incentrato sempre sul mondo delle minoranze, e fra i quali è impossibile non notare un giovane Vincent Cassel nel ruolo di Vinz, rissoso al punto di litigare anche con la propria immagine.
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È la storia di una società che precipita. E che mentre sta precipitando si ripete, per farsi coraggio:
"Fino a qui tutto bene."
"Fino a qui tutto bene."
"Fino a qui tutto bene. " ...
Nel 1995 il secondo lungometraggio firmato dall'allora 27enne Mathieu Kassovitz arrivò al centro dello stomaco, non solo francese ma di tutto il mondo, come un pugno scoccato con foga e precisione. Il regista parigino traendo spunto da un fatto di cronaca che realmente sconfinò in tragedia, con la morte di un ragazzo (Makome M’Bowole) assassinato per errore dalle forze dell’ordine, decise di rimodellare la notizia a uso di una narrazione girata prima a colori e poi trasformata in bianco e nero, per rendere ancor più livida l’esistenza e il destino dei protagonisti, decidendo di ghettizzarli da tutto e tutti all’interno di uno dei numerosi quartieri dormitorio della capitale francese, riuscendo nel suo intento grazie all’aiuto di caratteristi che già lo avevano seguito in Meticcio (Métisse; 1993) il suo primo lungometraggio, incentrato sempre sul mondo delle minoranze, e fra i quali è impossibile non notare un giovane Vincent Cassel nel ruolo di Vinz, rissoso al punto di litigare anche con la propria immagine.
Il film grazie a questi accorgimenti seppe con grande rabbia e precisione narrare cosa significasse, e cosa significhi anche oggi, vivere nelle banlieue degradate e abbandonate dalle istituzioni. Un odio divenuto prima di tutto un grido contro le forze dell’ordine, viste come servi del potere e autori di un possibile omicidio, e solo successivamente da manifestare nei confronti del destino dei tre protagonisti che vedono la vita di Parigi come un’entità a sé stante, irraggiungibile e aliena, a causa anche di una distanza da dover coprire in molte ore per raggiungere i luoghi più centrali della capitale, abitati da persone che come dice Saïd:
“Sono molto gentili e ben educate, non come quelle del nostro quartiere”.
Si respira nel complesso aria di grande cinema impreziosito da numerose citazioni delle pellicole che hanno saputo influenzare il regista: da Taxi Driver (id.; 1976), con Cassel di fronte allo specchio del bagno a imitare Robert De Niro, fino a Fuori Orario (After Hours; 1985) pellicola sempre diretta da Martin Scorse, il cui riferimento è l’impossibilità, per i tre protagonisti, di riuscire a tornare a casa.
Film di denuncia nuovamente disponibile in sala in questi giorni, grazie a un lavoro di restauro in 4K. Imperdibile e pluripremiato da critica e pubblico e che all'epoca raccolse numerose critiche per la violenza con la quale è descritta la polizia francese, ma che ha anche il pregio di non voler giustificare nemmeno gli abitanti delle banlieue.
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ultimoboyscout
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martedì 3 febbraio 2015
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la società allo sfascio.
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Kassovitz racconta la giornata media di tre balordi proletari, tre vite alla deriva nella banlieu parigina. Film non eccezionale ma visivamente potente, nervoso e a tratti disturbante, uno dei primi a mettere il mirino sulle periferie delle grandi città francesi. Lo stile è molto particolare, fatto di attori non bravi ma adattissimi, dialoghi ben ritmati e un bianco e nero che è il vero punto di forza della pellicola, così sporco e soprattutto azzeccato per la storia che viene raccontata. Le peripezie iniziano alle 10.38 e terminano alle 6.01 del giorno successivo, quasi 24 ore di ordinaria follia scandita dalla più totale asetticità dell'indicazione del tempo in uno spaccato asciutto, crudo e duro di una gioventù insicura quasi bruciata.
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Kassovitz racconta la giornata media di tre balordi proletari, tre vite alla deriva nella banlieu parigina. Film non eccezionale ma visivamente potente, nervoso e a tratti disturbante, uno dei primi a mettere il mirino sulle periferie delle grandi città francesi. Lo stile è molto particolare, fatto di attori non bravi ma adattissimi, dialoghi ben ritmati e un bianco e nero che è il vero punto di forza della pellicola, così sporco e soprattutto azzeccato per la storia che viene raccontata. Le peripezie iniziano alle 10.38 e terminano alle 6.01 del giorno successivo, quasi 24 ore di ordinaria follia scandita dalla più totale asetticità dell'indicazione del tempo in uno spaccato asciutto, crudo e duro di una gioventù insicura quasi bruciata. Il problema maggiore invece è quello di cavalcare un certo populsmo che genera rabbia con la contraddizione poi di prenderne le distanze, innegabile comunque la lungimiranza dell'allora giovanissimo regista (nel '95 Kassovitz aveva giusto 28 anni) il quale racconta, con largo anticipo sui tempi, di situazioni esplose con forza da lì a pochi anni. La periferia è la protagonista principale del film, anzi Kassovitz ne fa l'assoluta e forse unica protagonista ben più dei vari Vinz, Hubert e Said, banlieu perfettamente spalleggiata da un coprotagonista d'eccezione: l'odio, o per meglio dire, la haine.
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rescart
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sabato 10 marzo 2012
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accelerazione di gravità
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Quando un corpo cade dall’alto il problema vero non è l’atterraggio (quello in teoria potrebbe dipende solo dalla durezza del suolo) ma l’aumento progressivo della velocità che, se non fosse per l’attrito dell’aria, potrebbe arrivare a migliaia di chilometri l’ora. La saggezza popolare e un po’ naif del giovane aspirante pugile nero, nasconde una verità che solo i libri di scuola potevano rivelare. E questo film rappresenta proprio il senso di una escalation, di un’accelerazione appunto, che, come quella di gravità, giungerà al suo apice quando verso la fine del film il più violento dei tre sarà sul punto di usare davvero contro un altro essere umano, per quanto indegno di questo nome, un revolver, oltre a metterlo in bella mostra.
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Quando un corpo cade dall’alto il problema vero non è l’atterraggio (quello in teoria potrebbe dipende solo dalla durezza del suolo) ma l’aumento progressivo della velocità che, se non fosse per l’attrito dell’aria, potrebbe arrivare a migliaia di chilometri l’ora. La saggezza popolare e un po’ naif del giovane aspirante pugile nero, nasconde una verità che solo i libri di scuola potevano rivelare. E questo film rappresenta proprio il senso di una escalation, di un’accelerazione appunto, che, come quella di gravità, giungerà al suo apice quando verso la fine del film il più violento dei tre sarà sul punto di usare davvero contro un altro essere umano, per quanto indegno di questo nome, un revolver, oltre a metterlo in bella mostra. Come aveva fatto con Asterix, altro esempio di giovane ignorante ma molto più abile dei tre sprovveduti nel maneggiare armi, da fuoco e non solo. In quel caso il nostro pistolero in erba nonché ammiratore del De Niro di Taxi driver, aveva già mostrato un certo senso di responsabilità, ma in realtà si era trattato solo di toccare con mano che, per quanto dedicasse ogni singolo minuto della sua giornata (e nottata) alle varie esperienze che la vita di strada può offrire, ci sarebbe sempre stato qualcuno più esperto di lui in questo genere di trucchetti. Le varie crisi economiche ricorrenti che imperversano oggi come allora, non fanno che riemergere questa escalation verso l’abisso: l’abisso della droga, della violenza, dell’ignoranza. Un abisso da cui nessun benessere economico, per quanto illimitato come la velocità raggiunta da un corpo che cade da un altezza di 50 piani, potrà mai colmare.
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ralphscott
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domenica 5 dicembre 2010
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non poi così forte come si dice
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Stile di ripresa "nervoso",senza fronzoli,montaggio serrato,fotografia livida. Tutto sommato ne esce un buon film,forse in parte già superato. Cassel mostrava già una gran stoffa di attore
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(di isnow)
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