riccardo-87
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giovedì 7 gennaio 2010
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i sentimenti più potenti talvolta tacciono
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La finezza artistica che si percepisce nel vedere “Quel che resta del giorno” è infinita; Ivory, tramite gli sguardi che si scambiano i protagonisti, le riservatezze di Anthony Hopkins (Mr. Stevens) e il suo rapporto con il padre (Peter Vaughan) e con “sua signoria” (James Fox) e la vitalità dirompente di Emma Thompson (Miss Kenton), mette sullo schermo un mondo di passioni non esplicitate e di parole mancate, una profondità di sentimento sotto una sorta di Schopenhaueriano “velo di maja”, nel senso di parvenza, di un qualcosa che nasconde il subjectum, ciò che v’è al di sotto di tale velo. Stupende sono le scene tra il maggiordomo, Hopkins, e il padre (Mr. Stevens sr.), come la scena della morte di Mr.
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La finezza artistica che si percepisce nel vedere “Quel che resta del giorno” è infinita; Ivory, tramite gli sguardi che si scambiano i protagonisti, le riservatezze di Anthony Hopkins (Mr. Stevens) e il suo rapporto con il padre (Peter Vaughan) e con “sua signoria” (James Fox) e la vitalità dirompente di Emma Thompson (Miss Kenton), mette sullo schermo un mondo di passioni non esplicitate e di parole mancate, una profondità di sentimento sotto una sorta di Schopenhaueriano “velo di maja”, nel senso di parvenza, di un qualcosa che nasconde il subjectum, ciò che v’è al di sotto di tale velo. Stupende sono le scene tra il maggiordomo, Hopkins, e il padre (Mr. Stevens sr.), come la scena della morte di Mr. Stevens sr., quando Hopkins reprime il proprio dolore senza riuscire ad esternarlo, dicendo solo “grazie miss Kenton, per avermi informato”; altra base vitalistica del film è il rapporto tra Emma Thompson e Mr. Stevens, due personalità opposte ma attratte l’una dall’altra, tanto che ad un certo punto, quando Miss Kenton sembra intenzionata ad andare via, Hopkins rivela un poco del suo sentimento verso la governante dicendo “senza di lei mi sentirei perduto”. Anche lei tuttavia, nonostante il suo prorompente carattere, non riesce ad esternare mai ciò che prova per lui. Intrisa di significato è la scena in sui i due dopo essersi ritrovati, si separano definitivamente: Emma Thompson dice solo “mi stia bene Mr. Stevens”, al ché Hopkins apre la bocca per parlare, la richiude in un sospiro, ed infine risponde “… anche lei”, racchiudendo in queste due parole tutta la profondità di un rapporto sentimentale tra due persone che non si sono mai trovate. Altro elemento centrale del film è la totale fiducia che Hopkins ripone in “sua signoria” lord Darlington: il maggiordomo infatti è convinto che il suo signore sia sempre nel giusto perché considerato da lui “un essere superiore per cultura” che “conosce cose di cui io e lei (rivolto a miss Kenton) ignoriamo l’esistenza”; questa totale fiducia nella superiorità del padrone la si trova anche quando il maggiordomo stesso non condivide le sue idee, come quando, sotto l’influenza della lettura di alcuni trattati sulla razza, lord Darlington decide di licenziare due ebree al suo servizio. Tuttavia lord Darlington non è presentato come una figura negativa, ma solamente ingenua – “il mio compito non era approvare o disapprovare le decisioni di sua signoria” dice Hopkins ad un certo punto del film ad un uomo che gli chiedeva se condividesse le idee del suo padrone, lord Darlington, ormai morto, “il mio compito era di servirlo.. tuttavia negli ultimi tempi egli mi aveva confessato di essere stato troppo ingenuo, e di essersi fatto raggirare”-; qui Hopkins si riferisce alla parte del film in cui a casa di lord Darlington si tiene il ricevimento tra i delegati di tutta Europa e uno americano- il quale appunto definisce coloro che vi partecipano “dilettanti della politica” – da cui emerge una solidità verso la Germania per aiutarla a rialzarsi dalle dure condizioni impostegli alla fine della prima guerra mondiale – scene che rivelano anche un aspetto politico del film. In conclusione definisco “Quel che resta del giorno” un film senza aver visto il quale si è perso qualcosa di unico, che istruisce a guardare oltre le apparenze tanto da un punto di vista politico quanto, e soprattutto, da un punto di vista umano.
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serenella
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lunedì 21 febbraio 2005
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l'impossibilità di amare
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James Ivory, regista di tipica impronta inglese, riesce a mettere in scena la storia di una vita vissuta nell'ombra, troppo getita dagli obblighi, dai doveri e dal senso di responsabilità.E' questo il mondo del maggiordomo Stevens, magnificamente interpretato da Hopkins, dove tutto è già stato stabilito e dal quale non riesce a risollevarsi. Neanche se in ballo c'è l'amore. Amore per una donna posata ed estremamente dolce (Thompson), a cui egli non riesce a confidare il suo sentimento, scatenando all'interno della propria persona una battaglia che lo accompagnerà per tutta la vita.E' proprio questa la sua eterna indecisione: abbandonarsi al mondo ignoto dell'imprevedibilità delle passioni, o restare nel suo, così poco complicato ma altrettanto povero di vere emozioni.
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domenico rizzi
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mercoledì 15 luglio 2015
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un addio struggente sotto la pioggia
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Da un grande romanzo dell’anglo-nipponico Kazuo Ishiguro, il regista riesce a trarre un film romantico strepitoso ed avvincente, narrando la grigia esistenza del maggiordomo Stevens interamente dedicata al servizio dei suoi padroni di Darlington Abbey, dapprima l’idealista e filantropo inglese Lord Darlington (James Fox) e poi il pragmatico americano Jack Lewis (Cristopher Reeve) che gli succede dopo il conflitto mondiale. Ci vuole poco a definire quella di Anthony Hopkins – Mr. James Stevens - come la migliore interpretazione in assoluto di tutta la sua carriera: un uomo solo, tormentato, vanamente innamorato della governante Miss Sarah Kenton (Emma Thompson) alla quale non ha il coraggio di dichiararsi nonostante i continui approcci e l’evidente passione della donna verso di lui.
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Da un grande romanzo dell’anglo-nipponico Kazuo Ishiguro, il regista riesce a trarre un film romantico strepitoso ed avvincente, narrando la grigia esistenza del maggiordomo Stevens interamente dedicata al servizio dei suoi padroni di Darlington Abbey, dapprima l’idealista e filantropo inglese Lord Darlington (James Fox) e poi il pragmatico americano Jack Lewis (Cristopher Reeve) che gli succede dopo il conflitto mondiale. Ci vuole poco a definire quella di Anthony Hopkins – Mr. James Stevens - come la migliore interpretazione in assoluto di tutta la sua carriera: un uomo solo, tormentato, vanamente innamorato della governante Miss Sarah Kenton (Emma Thompson) alla quale non ha il coraggio di dichiararsi nonostante i continui approcci e l’evidente passione della donna verso di lui. E’ l’immagine perfetta ed impeccabile del maggiordomo inglese in un contesto crepuscolare che ritrae il graduale declino della grande nobiltà alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Stanca di aspettare di ricevere una proposta dall’uomo, Sarah si sposa con un domestico che non ama e Stevens si ritrova sperduto nel mare di una solitudine che soltanto le mura familiari di casa Darlington riescono ad attenuare. Un giorno però, dopo che il suo antico padrone – che si è ravveduto tardivamente dopo essere stato ingenuamente simpatizzante per la Germania nazista – ha perso la proprietà a favore di Mr Lewis, Stevens decide di andare a trovare la sua vecchia fiamma sulla costa occidentale, dopo avere saputo, da uno scambio epistolare con lei, che si è separata dal marito. Allora quello di Stevens diventa un viaggio nella memoria, l’ultimo assaggio di una libertà che, a causa del proprio carattere timido ed introverso, non ha mai potuto assaporare. La sua intima felicità risiede nel rivangare il passato trascorso accanto alla donna, la speranza remota è di convincerla a riprendere servizio nell’antica dimora in cui hanno passato tanti anni insieme, senza mai superare i confini di un formale rapporto di lavoro: è il vano rimpianto di un’intimità negata, di un sogno che l’uomo non ha mai osato trasformare in realtà. Patetico e triste, Stevens tenta di spacciarsi, durante una pausa in una locanda, per un politico, fino a quando un medico di paese lo smaschera, inducendolo a confessare la sua vera condizione. La conclusione del viaggio è drammatica e si chiude con una scena struggente. Dopo che la Kenton ha stroncato la sua ultima illusione, dicendogli di avere cambiato idea poiché, sul punto di diventare nonna, si è riappacificata con il marito, l’uomo l’accompagna alla fermata di un bus sotto la pioggia battente e la vede scomparire dalla sua vita per sempre. Non gli resterà che il mesto ritorno a Darlington: anche ciò che rimaneva del giorno è ormai svanito. Tornato dal viaggio, il suo estremo gesto sarà quello di liberare una colomba rimasta imprigionata in un salone, osservandola mentre vola in alto verso la riacquistata libertà.
Purtroppo il film, destinatario di 8 nomination all’Oscar – fra cui quelle di Hopkins e della Thompson come migliori attori protagonisti - non è riuscito ad aggiudicarsi neppure una statuetta. Idem per il Golden Globe (5 nomination) e il British Academy Film Award (6 nomination). Per fortuna il pubblico ha fatto giustizia dell’eccessiva severità della critica, procurando alla produzione un incasso di 64 milioni di dollari, un ricavato di oltre quattro volte superiore alla spesa sostenuta.
Domenico Rizzi, scrittore.
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[+] ottimo
(di tonisartini)
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rocky
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sabato 3 dicembre 2005
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tutto hopkins
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Tutto deve cedere al servizio di casa, perfino l'amore non può essere rivelato, ricambiato alla donna che lo offra. Il dovere uccide la passione ma non spegne la vita del maggiordomo mai in difetto.
Straordinario Hopkins: le sue espressioni "ghiacciate", l'incomunicabilità del volto di uno straordinario attore che domina la scena, valgono tutti i premi che ha preso il film. Solo lui poteva tratteggiare un personaggio che nasconde una passione, solo Hopkins può permettersi di essere credibile nel ruolo dell'uomo di ghiaccio. Questo film, più del "Silenzio degli Innocenti" è la sua apoteosi.
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luigi chierico
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giovedì 18 febbraio 2016
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un vero gioiello
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Lo scrittore giapponese Kazuo Ishiguro ha concepito una storia bellissima in un lontanissimo paese apparentemente tanto diverso dal suo.Non è proprio così se si pensa al rispetto che inglesi e nipponici hanno per la natura,per la ritualità del the a Londra e per quello servito in tazze di finissima porcellana a Tokio,ma soprattutto il senso altissimo del dovere e del rispetto verso l’autorità.Vale la pena ricordare quello dell’obbedienza nei confronti del proprio imperatore Hiroito che condusse alla morte milioni di giapponesi.La vicenda si svolge in Gran Bretagna proprio agli albori della seconda uerra mondiale,quando ancora c’era qualcuno,come lord Darlington,che credeva nelle buone intenzioni di Hitler.
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Lo scrittore giapponese Kazuo Ishiguro ha concepito una storia bellissima in un lontanissimo paese apparentemente tanto diverso dal suo.Non è proprio così se si pensa al rispetto che inglesi e nipponici hanno per la natura,per la ritualità del the a Londra e per quello servito in tazze di finissima porcellana a Tokio,ma soprattutto il senso altissimo del dovere e del rispetto verso l’autorità.Vale la pena ricordare quello dell’obbedienza nei confronti del proprio imperatore Hiroito che condusse alla morte milioni di giapponesi.La vicenda si svolge in Gran Bretagna proprio agli albori della seconda uerra mondiale,quando ancora c’era qualcuno,come lord Darlington,che credeva nelle buone intenzioni di Hitler.Il bellissimo film coglie il senso del romanzo e affida le parti del maggiordomo Stevens e della governante Sara Kenton a due attori di indiscusso valore artistico:Anthony Hopkins ed Emma Thompson,entrambi inglesi,al servizio del lord ma padroni assoluti della scena,avendo nel loro DNA quel che per il copione devono provare i protagonisti della romantica vicenda dal sapore tanto amaro.Inglese è anche James Fox,il lord che per ha avuto al suo servizio la famiglia di Steven,a cui si è aggiunta la dolce incantevole nuova governante Sara.Tutto questo dà un tono di realismo storico alle scene immaginate dallo scrittore che ne descrive ogni dettaglio,riprodotto attentamente nel film realizzato dall’ottimo regista James Ivory.I film tratti da buoni romanzi hanno sempre una sceneggiatura di rilievo,basta ricordare quelli suggeriti dai drammi di Tennessee Williams:Lo zoo di vetro,La rosa tatuata,La gatta sul tetto che scotta.In questo delizioso quanto triste film alla bella sceneggiatura si unisce una favolosa fotografia di interni ed esterni,una buona colonna sonora,ma al di sopra di tutto l’interpretazione di Anthony Hopkins e di Emma Thompson.Non sai cosa apprezzare di più se l’argento,la tappezzeria ed i vari servizi di porcellana Biscuit che riempiono la casa,alla cui cura è preposto come sovrano della servitù Stevens,nel cui ruolo non si può vedere un attore diverso da Anthony Hopkins,o i paesaggi,i verdi prati che circondano la ricca dimora di Lord Darlington.Il rigore nella puntualità,nella pulizia,nel rispetto alle persone e alle tradizioni accompagnano tutte le ore di ogni giorno e l’intera vita del maggiordomo. Cosa resta al termine della vita?La solitudine,l’amarezza di non aver saputo cogliere al tempo opportuno nulla per sé,aver rifiutato anche l’amore.Alla bellezza della storia rappresentata si accompagnano alcune riflessioni.Forse un po’tutti dedichiamo davvero poco tempo a noi stessi,a fare quel che veramente vorremmo fare,corriamo dietro agli impegni,agli obblighi e doveri d’ogni genere e mai, e dico mai,ci rifugiamo in un nostro mondo,in casa o fuori casa,per godere almeno un’ora il piacere di rimanere con noi stessi.Attendiamo per giorni di entrare in una luna park e quando ci si decide è andato via per sempre.Quel che resta del giorno è tutto lì in un niente,un vuoto,una delusione nell’amarezza di un rimpianto per un giorno,una vita giunta termine.Non vediamo questo delizioso film solo per ammirane i luoghi tutti ripresi da un’ottima fotografia,la musica,la sceneggiatura e la scenografia,la partecipazione degli attori tutti,ma prendiamo anche coscienza di quanti nella vita si comportano come Stevens,quanti arrivano tardi dinanzi al letto di un genitore quando,andato già via per sempre,non resta che versare una lacrima.
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hurricane2
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martedì 26 settembre 2017
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un film come non ne vedremo più
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Che dire di questo film?
Prova attoriale immensa, sia al maschile che al femminile?
Troppo poco!
Dialoghi eccellenti? Troppo poco
Personaggi rappresentati con dovizia di particolari e con una sensibilità immensa?
Troppo poco!
Locations bellissime?
Troppo poco!
Insomma non proseguo solo per non annoiare, ma ci sarebbero da sottolineare molti aspetti di questo film degni di nota.
La professionalità e l'attaccamento al dovere di Mr. Stevens sono per lui essenziali, motivo di soddisfazione, di orgoglio, se non anche di vanto, ma allo stesso tempo inconsapevolmente castranti per il protagonista, che addirittura riesce in nome del dovere a mettere da parte i sentimentalismi e la naturale e comprensibile apprensione verso il padre, che con una caduta comincia a mostrare i segni di problemi di salute seri, che poi peggiorano ulteriormente e puntualmente, proprio durante un occasione importante in cui il personaggio interpretato da Hopkins non può permettersi disattenzioni, quando invece porterebbe chiunque a perdere colpi nello svolgimento delle infinite mansioni di un maggiordomo di quei tempi.
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Che dire di questo film?
Prova attoriale immensa, sia al maschile che al femminile?
Troppo poco!
Dialoghi eccellenti? Troppo poco
Personaggi rappresentati con dovizia di particolari e con una sensibilità immensa?
Troppo poco!
Locations bellissime?
Troppo poco!
Insomma non proseguo solo per non annoiare, ma ci sarebbero da sottolineare molti aspetti di questo film degni di nota.
La professionalità e l'attaccamento al dovere di Mr. Stevens sono per lui essenziali, motivo di soddisfazione, di orgoglio, se non anche di vanto, ma allo stesso tempo inconsapevolmente castranti per il protagonista, che addirittura riesce in nome del dovere a mettere da parte i sentimentalismi e la naturale e comprensibile apprensione verso il padre, che con una caduta comincia a mostrare i segni di problemi di salute seri, che poi peggiorano ulteriormente e puntualmente, proprio durante un occasione importante in cui il personaggio interpretato da Hopkins non può permettersi disattenzioni, quando invece porterebbe chiunque a perdere colpi nello svolgimento delle infinite mansioni di un maggiordomo di quei tempi.
Tanta professionalità che lo porta ad essere perfetto al punto anche da non voler prendere bellezze femminili come domestiche per evitare situazioni sconvenienti e potenziali perdite del personale per fughe d'amore con uno dei domestici. Tant'è che lui non vuole prendere per tali motivi una ragazza, che invece Miss Kenton vuole, infatti insisterà e lo sfiderà, convinta di farne una brava domestica e che lui sbagli nel considerarla non capace ed adatta all'incarico... Puntualmente lui avrà ragione, ma non lo rinfaccerà alla governante che lo aveva sfidato a riguardo.. Ma lui è a modo! Troppo a modo, al punto da non ribattere con cattiveria neanche quando lei lo provoca velenosamente dicendogli che di li a poco avrebbe lasciato la casa perchè si sarebbe sposata, intuendo l'interesse nutrito dal maggiordomo verso di lei e non mostra di accusare le offese della governante neanche quando lei travalica le buone maniere scendendo ad offese dirette e personali.
Lui è così vive di soddisfazioni professionali e non si concede "disattenzioni" e mancanze di rispetto quasi per paura di non farne abitudine, al punto tale da accorgersi solo troppo tardi di aver anche evitato di giudicare un "padrone" dalle dubbie doti morali che si schiera dalla parte dei nazisti. Ma ancora peggio, riesce a fare, lasciandosi sfuggire l'unica persona che avrebbe potuto essere per lui e che aveva avuto la fortuna di trovare, ossia Miss Kenton. Cosa resterà del giorno? Cosa rimarrà al maggiordomo se non ricordi e soddisfazioni derivanti dal suo lavoro? Riuscirà a garantirsi una felicità per gli anni che rimangono che non derivi dal solo servire in maniera impeccabile?
Non si può perdere un film così
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alexander 1986
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martedì 21 ottobre 2014
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quel che resta del vecchio cinema
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Inghilterra, anni '50. Mr Stevens (Anthony Hopkins) è da più di trent'anni maggiordomo presso una ricca tenuta passata di recente all'altrettanto ricco americano Farraday (il compianto Christopher Reeve). Il precedente padrone era un gentleman filogermanico in tempi hitleriani. Fedele a una mistica del servizio, Stevens ha sacrificato affetti, desideri e opportunità all'altare di quello che riteneva un ideale di vita. Gli anni passano e cominciano a emergere i segni del pentimento.
James Ivory impreziosisce il romanzo di Kazuo Ishiguro (1989) col suo consueto stile fatto di eleganza e di sottintesa malinconia per un mondo fatto di parole e uomini che non ci sono più.
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Inghilterra, anni '50. Mr Stevens (Anthony Hopkins) è da più di trent'anni maggiordomo presso una ricca tenuta passata di recente all'altrettanto ricco americano Farraday (il compianto Christopher Reeve). Il precedente padrone era un gentleman filogermanico in tempi hitleriani. Fedele a una mistica del servizio, Stevens ha sacrificato affetti, desideri e opportunità all'altare di quello che riteneva un ideale di vita. Gli anni passano e cominciano a emergere i segni del pentimento.
James Ivory impreziosisce il romanzo di Kazuo Ishiguro (1989) col suo consueto stile fatto di eleganza e di sottintesa malinconia per un mondo fatto di parole e uomini che non ci sono più. Tale malinconia rimane intatta nonostante anche questa storia, come quelle da lui raccontate precedentemente, sia innegabilmente una storia di decadenza morale. 'The Remains of the Day' è infatti uno dei più pesanti atti d'accusa contro il marcio che la spettacolarizzazione data dalle immagini convenzionali non permette di osservare a margine di ogni guerra: uomini e donne potenti ma egoisti e privi di capacità simpatetiche verso il resto dell'umanità ovvero il mondo al di fuori dei loro opulenti giardini. Stevens, il maggiordomo-androide senza vita privata né opinioni politiche o d'altro genere, incarna questa aberrazione metaforizzando tempi che si spera non debbano tornare più. Otto candidature agli Oscar nell'anno in cui, purtroppo per Ivory, uscì Schindler's List di Spielberg.
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luca scialo
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domenica 21 febbraio 2021
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assistere alle sorti del mondo restando dietro le quinte
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Stevens è un maggiordomo che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, presso la tenuta di un gentiluomo britannico: Lord Darlington. Neppure distratto dalla morte del padre nel portare a termine i suoi doveri e prendendone il posto. In quella fastosa casa si decideranno le sorti del conflitto, dato che vi si incontreranno i delegati delle potenze europee e degli Usa. Questi ultimi metteranno in guardia gli altri dai reali scopi tedeschi, siamo negli anni '30, ma tutti si lasciano abbindolare dalle nuove idee di Hitler. Perfino Lord Darlington, che caccia due serve tedesche solo perché ebree. E pacherà anche questa sua posizione, tanto che paradossalmente l'abitazione sarà poi acquistata proprio da quell'americano che aveva messo tutti in guardia da Fuhrer.
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Stevens è un maggiordomo che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, presso la tenuta di un gentiluomo britannico: Lord Darlington. Neppure distratto dalla morte del padre nel portare a termine i suoi doveri e prendendone il posto. In quella fastosa casa si decideranno le sorti del conflitto, dato che vi si incontreranno i delegati delle potenze europee e degli Usa. Questi ultimi metteranno in guardia gli altri dai reali scopi tedeschi, siamo negli anni '30, ma tutti si lasciano abbindolare dalle nuove idee di Hitler. Perfino Lord Darlington, che caccia due serve tedesche solo perché ebree. E pacherà anche questa sua posizione, tanto che paradossalmente l'abitazione sarà poi acquistata proprio da quell'americano che aveva messo tutti in guardia da Fuhrer. Che Stevens continuerà a servire nel migliore dei modi. La governante è invece Sara Kenton, che prova profonda ammirazione e forse anche altro per Stevens, ma lui è profondamente algido e incapace di mostrare i suoi sentimenti. Sara prenderà la sua strada e i due si rincontreranno anni dopo in una serata piovosa che non riuscirà a lavare via i loro ricordi e rimorsi. Tratto dall'apprezzato romanzo di Kazuo Ishiguro , il film segue il canovaccio del genere. Un sempre intenso Anthony Hopkins, molto interessante anche l'intreccio con le vicende storiche. La casa fiabesca che fa da palcoscenico alla storia e la pacatezza con cui si svolge la storia, ci riporta in una dimensione quasi onirica. Concedendoci per circa 2 ore di evadere da una realtà meno delicata.
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dqitos
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domenica 30 dicembre 2018
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sembra nonostante l'argomento un film comico.
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questo sembra essere un film di divertimento surreale e astratto
con qualche spaccato di verità, soprattuto se pensiamo al ruolo del
maggiordomo... e all'argomento pilota che comprende molte narrative,
quei camerieri che portano le loro porzioni di
incompetenti... diretti da un irreprensibile style director però
triste, e il volere essere di humor, pur con la testa
sotto la sabbia come gli struzzi, guardandosi ora, nel mondo attuale,
cosa si vede, gente che non ha mai lavorato essere ministro del
lavoro, gente che ieri cantava alle feste dell'unità chissàcosa essere ministro
degli interni, e un sacco di signorone e signoroni, mondiali, premi
nobel per questo e quello, fare
accuse surreali di hacker e balle viarie, da "non
pregiudicati, ma soltanto perchè lo sono", un domani,
un sacco di chiacchieranti, che non vogliono
rendersi conto della realtà, portare il
loro vassoio con la candelina a reggergli il lume, a
quelli, gente che contaminati da non si sa cosa,
delegano al loro posto gente del genere a
chiedere e fare quel che dovremmo fare noi, allora?
un sacco di chiacchieranti, che non vogliono
rendersi conto della realtà, incredibile quando la signora
dopo anni si ritrova col capocamerieri, pensando gli dica chissàcosa,
ma quegli tira fuori il solito listino, e dedito a tutte le sue cose, gli
dice per l'ennesima, servirebbe anche lei potrebbe fare
questa cosa o quell'altra, come prima donna, anche se non può
e non sa fare quel che faccio io, sembra essere la minaccia velata,
poi rintontito saluta, l'unica cosa bella forse che poteva essergli
capitata per tenersi e rimanere a fare l'unica cosa che sa fare e può fare,
ciao ciao, chiedendosi quale l'obbiettivo avesse, strappare al suo dovere
il maggiordomo per poi scaricarlo tipo peso inutile, come tante
persone si sono ritrovate con storie del genere, oppure
se avesse colto la sua genialità, essere
capo camerieri.
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questo sembra essere un film di divertimento surreale e astratto
con qualche spaccato di verità, soprattuto se pensiamo al ruolo del
maggiordomo... e all'argomento pilota che comprende molte narrative,
quei camerieri che portano le loro porzioni di
incompetenti... diretti da un irreprensibile style director però
triste, e il volere essere di humor, pur con la testa
sotto la sabbia come gli struzzi, guardandosi ora, nel mondo attuale,
cosa si vede, gente che non ha mai lavorato essere ministro del
lavoro, gente che ieri cantava alle feste dell'unità chissàcosa essere ministro
degli interni, e un sacco di signorone e signoroni, mondiali, premi
nobel per questo e quello, fare
accuse surreali di hacker e balle viarie, da "non
pregiudicati, ma soltanto perchè lo sono", un domani,
un sacco di chiacchieranti, che non vogliono
rendersi conto della realtà, portare il
loro vassoio con la candelina a reggergli il lume, a
quelli, gente che contaminati da non si sa cosa,
delegano al loro posto gente del genere a
chiedere e fare quel che dovremmo fare noi, allora?
un sacco di chiacchieranti, che non vogliono
rendersi conto della realtà, incredibile quando la signora
dopo anni si ritrova col capocamerieri, pensando gli dica chissàcosa,
ma quegli tira fuori il solito listino, e dedito a tutte le sue cose, gli
dice per l'ennesima, servirebbe anche lei potrebbe fare
questa cosa o quell'altra, come prima donna, anche se non può
e non sa fare quel che faccio io, sembra essere la minaccia velata,
poi rintontito saluta, l'unica cosa bella forse che poteva essergli
capitata per tenersi e rimanere a fare l'unica cosa che sa fare e può fare,
ciao ciao, chiedendosi quale l'obbiettivo avesse, strappare al suo dovere
il maggiordomo per poi scaricarlo tipo peso inutile, come tante
persone si sono ritrovate con storie del genere, oppure
se avesse colto la sua genialità, essere
capo camerieri... in quella casa, l'unica che l'avesse accolto dandogli
una specie di dignità, per lui introvabile al di fuori e in qualsiasi posto,
e potersi annoverare come quelli che rimangono e hanno vinto...,
ma cosa? visto che non sono mai stati in grado di fare tutte
e due le cose, relegandosi e nonchè sublimando quel ruolo, di
maggiordomo dunque, ciascuno lo è a suo modo, il film
sembra anche con qualche sketch di piacimento e divertimento assoluto.
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filippo catani
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domenica 29 maggio 2011
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paura d'amare
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La storia parte nel 1958 quando un maggiordomo che ha consacrato tutta la sua esistenza al servizio del suo padrone inglese, al momento del passaggio di consegne con il nuovo proprietario decide di intraprendere un viaggio. Questo viaggio lo porterà ad incontrare l'unica donna che è riuscita a toccargli il cuore con un solo problema; l'incapacità di ricambiare l'amore di lei. Da questo punto parte un flashback volto anche a decostruire l'immagine idealizzata del suo ex padrone.
Trasposizione del romanzo omonimo di Ishiguro, il film diretto dall'ottimo Ivory riesce a non perdere nulla della carica emotiva del libro. Un film denso e forte che scuotendo con forza il protagonista scuote anche noi; a cosa serve una vita spesa per il proprio lavoro e le proprie passioni senza il tocco dell'amore? Certo il film (forse più anche del libro) è anche un forte atto d'accusa contro un certo ceto nobile britannico che, dietro ai maggiordomi e alle buone maniere di facciata, nascondeva pressapochismo e ancor peggio opportunismo.
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La storia parte nel 1958 quando un maggiordomo che ha consacrato tutta la sua esistenza al servizio del suo padrone inglese, al momento del passaggio di consegne con il nuovo proprietario decide di intraprendere un viaggio. Questo viaggio lo porterà ad incontrare l'unica donna che è riuscita a toccargli il cuore con un solo problema; l'incapacità di ricambiare l'amore di lei. Da questo punto parte un flashback volto anche a decostruire l'immagine idealizzata del suo ex padrone.
Trasposizione del romanzo omonimo di Ishiguro, il film diretto dall'ottimo Ivory riesce a non perdere nulla della carica emotiva del libro. Un film denso e forte che scuotendo con forza il protagonista scuote anche noi; a cosa serve una vita spesa per il proprio lavoro e le proprie passioni senza il tocco dell'amore? Certo il film (forse più anche del libro) è anche un forte atto d'accusa contro un certo ceto nobile britannico che, dietro ai maggiordomi e alle buone maniere di facciata, nascondeva pressapochismo e ancor peggio opportunismo. La scena delle due mani di Hopkins e Tompson (superbe interpretazioni) che si separano sotto la pioggia battente rimane una delle scene sentimentali e d'amore migliori e struggenti che si siano viste.
Perchè rinunciare all'amore? O peggio ancora: perchè non ricambiare l'amore che un'altra persona ci offre? La spiegazione (forse) la può dare solo chi ha provato queste sensazioni.
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