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carlitobrigante
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giovedì 30 agosto 2012
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niente di più poetico
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Questo film dovrebbe vincere anche il Nobel e il Pallon d'oro.
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frank slade
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sabato 14 luglio 2012
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storie di uomini..
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Il film del tipico portoricano che come un pesce nell'oceano sa che prima o poi sarà mangiato da un pesce più grosso. La storia di Carlito Brigante in ogni tratto è sempre accesa e interessante, passando da scene di strada e di gangsta e soffermandosi poi in una parentesi amorosa con la donna prima di lasciare nuovamente spazio alle avventure nel Club Paradise. Non è una scalata al potere come suggerisce il genere e probabilmente anche il titolo, è invece un ritorno alla vita normale che ormai è macchiata ed è impossibile distaccarsi da certa gente e certi luoghi. Tuttavia con la sua forza di volontà e soprattutto intelligenza riuscirà a riambientarsi da cittadino pulito pur non raggiungendo il suo scopo.
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Il film del tipico portoricano che come un pesce nell'oceano sa che prima o poi sarà mangiato da un pesce più grosso. La storia di Carlito Brigante in ogni tratto è sempre accesa e interessante, passando da scene di strada e di gangsta e soffermandosi poi in una parentesi amorosa con la donna prima di lasciare nuovamente spazio alle avventure nel Club Paradise. Non è una scalata al potere come suggerisce il genere e probabilmente anche il titolo, è invece un ritorno alla vita normale che ormai è macchiata ed è impossibile distaccarsi da certa gente e certi luoghi. Tuttavia con la sua forza di volontà e soprattutto intelligenza riuscirà a riambientarsi da cittadino pulito pur non raggiungendo il suo scopo. E' difficile stabilire in questi generi chi sia il buono e chi il cattivo, qui il confine invece risulta marcato, almeno sentimentalmente, ed è possibile affermare la vittoria del cattivo, la vittoria appunto del pesce diventato grosso. "La galera lo ha castrato" dice lui stesso, in realtà lo ha aiutato a capire la strada giusta. L'unica sua ricaduta avviene all'uscita di galera tentando di aiutare il cugino in un blitz di gangsta, tutto il resto del film il personaggio mostra grande intuizione e "onestà", scoprendo il microfono del vecchio amico carcerato prima e aiutando un grande Sean Penn a liberarsi dei siciliani, dopo. E' interessante notare come in questo percorso di vita a ritroso di Carlito le persone a lui care prendano comunque la strada opposta: Pachanga non è così fidato e ha un "prezzo", l'avvocato si mette nei guai trasformandosi anche lui in gangsta e vendendolo alla polizia, e chi lo stimava, lo vedeva come un esempio costatando l'irriverenza e l'antipatia di Carlito lo stronca, Benny Blanco. Nonostante abbia sempre un certo fiuto per i guai decide lo stesso, anche dopo i suggerimenti del socio, di tenersi Pachanga vicino che in una cornice fatta di onestà e orgoglio mafioso risulta essere il "peggiore" offrendolo su un piatto d'argento al giovane Benny Blanco, che ricambia la cortesia nel peggiore dei modi. Le scene, le musiche e i dialoghi trascinano lo spettatore nel film in una maniera straordinaria, accendendo un amore inconscio per Carlito che alla fine del film porta un'infinita tristezza. L'insegnamento risulta pesante e di stile Sartriano, è difficile sfuggire dalla vita e dalle circostanza, invece forse la forza di volontà può aiutare a cambiare resistendo alle forze avverse, quando è possibile. Da segnalare un grande Sean Penn che forse risulta offuscato da Al Pacino ma dimostra la sua grande abilità di attore, passando da un avvocato rispettato a un "uomo di mondo" se cosi si può dire. GENERE: STORIA DI UOMINI
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annu83
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venerdì 30 marzo 2012
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un brigante da urlo
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"Parla di un tipo, Charlie Brigante detto Carlito"... A vederla così, à la Marra, è pure troppo riduttivo. Specialmente se il tipo in questione non è "un tipo" qualunque, bensì un Pacino in una delle sue performance migliori e più convincenti.
Inutile stare qua a raccontarci la storia di Carlito, quello che fa e quello che dice. E' storia vecchia e conosciuta da chiunque il cinema lo bazzichi anche solo per diletto.
Inutile anche sprecarsi in stupidi e irriverenti, quanto inutili e pochissimo attendibili, paragoni con altre pellicole come "Il Padrino", "Scarface", fino ad arrivare a scomodare Leone con il suo "C'era una volta in America".
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"Parla di un tipo, Charlie Brigante detto Carlito"... A vederla così, à la Marra, è pure troppo riduttivo. Specialmente se il tipo in questione non è "un tipo" qualunque, bensì un Pacino in una delle sue performance migliori e più convincenti.
Inutile stare qua a raccontarci la storia di Carlito, quello che fa e quello che dice. E' storia vecchia e conosciuta da chiunque il cinema lo bazzichi anche solo per diletto.
Inutile anche sprecarsi in stupidi e irriverenti, quanto inutili e pochissimo attendibili, paragoni con altre pellicole come "Il Padrino", "Scarface", fino ad arrivare a scomodare Leone con il suo "C'era una volta in America". De gustibus si direbbe... anzi, amen.
Quello che potrebbe essere argomento di discussione è la prova cinematografica di Al, ma non solo sua.
Qualcuno lo preferirà à la Tony Montana, duro, eccentrico, delirante di onnipotenza, sboccato, impastato dalla coca e sempre pronto a farsi prendere la mano, ma in Carlito's way il Nostro offre qualcosa di più, qualcosa che non mostra direttamente, ma che lascia solo intuire, come solo i grandissimi attori, quelli che guardano gli altri dall'alto, sanno fare. E allora la storia di Charlie diventa, anzichè rimanere solo il semplice racconto di una vita in bilico, la metafora di un cambiamento, iniziato, ma mai portato veramente a termine, perchè come direbbe lui, <non sono io che cerco questa merda, è questa merda che cerca me>, ed è quindi impossibile scappare. Il cambiamento di una vita storta, nata da una radice portoricana trapiantata in una New York povera, che cerca di essere sotterrata, ma che è dura da far morire. E allora, nonostante i tentativi, si scopre che la strada più breve per cambiare vita è continuare con la vita precedente, e non sempre va bene.
Un Pacino apparentemente sotto le righe (sempre scomodando stupidi paragoni con Scarface), ma che in verità nasconde un'interpretazione perfettamente riuscita, in un ruolo facilissimo da sfigurare, deformare e violentare, proprio a causa della maestosità del personaggio da interpretare.
Duro ma pacato, aggressivo ma riflessivo, coerente ma controverso... uno spettacolo. Uno sfoggio di abilità interpretativa davvero notevole.
Ma il film non parla solo di Carlo Brigante. Parla anche del suo amico avvocato, quel Kleinfeld che gli ha risparmiato 25 anni di galera, e al quale va data eterna (o quasi) riconoscenza, perchè "Kleinfeld è mio fratello".
Interpretato da un Sean Penn assolutamente sopra le righe per l'epoca in cui è stato girato il film, perfettamente calato nella parte dell'avvocato arrivista e arrivato, assetato di potere e schiavo della coca. Un'interpretazione al limite dell'allucinazione, smaccatamente eccessiva, in grado di oscurare addirittura la prova di Pacino durante tutta la seconda parte del film.
Una regia capace come quella di De Palma, che alterna lo spazio e pure il tempo di ripresa a seconda delle necessità, che riesce a dare un effetto "flashback su flashback" con riprese in tonalità di grigio sapienti e ponderate, che si fa coadiuvare da una voce fuori campo utile e rassicurante, per quanto distaccata e poco presente.
Ottime anche le interpretazioni dei "non protagonisti" (buon Dio, anche Penn dovrebbe essere un "non"), con buone prove di un buon Guzman, e di un bravo, seppur molto limitato Mortensen. Unico neo, l'interpretazione tiepidina e un po' macchinosa della Miller, che non riesce ad essere all'altezza del compagno di set.
Insomma, un film assolutamente da ricordare tra i capolavori del cinema, con interpretazioni di assoluto spessore tecnico e interpretativo.
Alla faccia di chi i premi ha preferito darli ad altri...
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massimo
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domenica 15 gennaio 2012
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film imperdibile
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Ho rivisto, dopo alcuni anni, il film e devo ammettere che da tutti i punti di vista è veramente un grande film. La regia efficace e senza fronzoli di Brian De Palma (uno dei miei registi preferiti), la sceneggiatura, gli attori (in particolar modo Al Pacino e Sean Penn in stato di grazia), la fotografia, la musica, tutto concorre a rendere questo film un cult.
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toty bottalla
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martedì 25 ottobre 2011
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regia e cast eccellente
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La firma di DE PALMA, la personalità di AL PACINO e la straordinaria interpretazione di SEAN PENN, fanno di CARLITO'S WAY un film molto bello, reale, nel trattare una storia di malavita ansiosa e claustrofobica senza lieto fine. Saluti.
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brian77
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martedì 20 settembre 2011
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ca-po-la-vo-ro
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Se un alieno arriva sulla terra e vuol sapere cos'è il cinema, può prendere l'ultima mezzora e rivedersela ad oltranza. Tutta quella lunghissima fuga-inseguimento è uno dei vertici assoluti di un secolo abbondante di cinema.
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fra007
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lunedì 18 luglio 2011
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questo è cinema!
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se non è da 5 stelle questo.. bhe non so che dirvi. neanche un minuto di noia. spettacolare, poetico, attivo, romantico. un film che accontenta i gusti di tutti.
strepitosa la regia e le interpretazioni di Al Pacino e Sean Peen, 2 personaggi indimenticabili.
Il monologo iniziale e finale di Al Pacino accompagnato dalle musiche e dalla maestosità delle inquadrature di Bryan De Palma è pura opera d'arte.
Al Pacino doppiato da un fenomenale Giannini.
capolavoro
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paperino
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martedì 31 maggio 2011
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capolavoro nel suo genere
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Uno dei migliori film di questo genere che abbia visto. Grandi come sempre Al Pacino e Sean Penn e la regia è a mio parere perfetta.
Un film che si guarda " tutto d'un fiato", sempre in tensione e che lascia ampio spazio alla caratterizzazione psicologica dei due protagonisti ma senza eccessi nel voler in qualche modo giustificare le loro azioni e decisioni.
Ci scorrono davanti agli occhi e nella coscienza il bene e il male, i legami familiari e la crudeltà, il senso dell'onore e il tradimento, l'amore con tutte le sue contraddizioni, la vita balorda e il tentativo di riscattarsi dal proprio passato.
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Uno dei migliori film di questo genere che abbia visto. Grandi come sempre Al Pacino e Sean Penn e la regia è a mio parere perfetta.
Un film che si guarda " tutto d'un fiato", sempre in tensione e che lascia ampio spazio alla caratterizzazione psicologica dei due protagonisti ma senza eccessi nel voler in qualche modo giustificare le loro azioni e decisioni.
Ci scorrono davanti agli occhi e nella coscienza il bene e il male, i legami familiari e la crudeltà, il senso dell'onore e il tradimento, l'amore con tutte le sue contraddizioni, la vita balorda e il tentativo di riscattarsi dal proprio passato.
Carlito fa le sue scelte come meglio crede e come la vita gli impone: a modo suo, come dice esplicitamente il titolo...
La morte arriva come qualcosa di ineluttabile ma dolce allo stesso tempo nella speranza di aver lasciato dietro di se un seme che cada in un terreno migliore e coltivato nel modo giusto.
Questo il pensiero che dà un senso alla sua esistenza e alla sua fine mentre contempla il manifesto dove si legge " la via per il paradiso" che prende vita mostrandoci la sua donna e suo figlio che danzano... Un finale indimenticabile come il film.
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giordy.91
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mercoledì 6 aprile 2011
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è un film con la f... maiuscola....
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Spettacolo di film con un pacino sempre piu in spolvero grande grande grande...tzi e più fort!!!!!
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nick castle
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sabato 12 marzo 2011
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grande, davvero grande...
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Funziona come un gangster movie, ma è anche meglio. Ottimo trama, sapientemente sviluppata da David Koepp nella sceneggiatura, invece De Palma offre una delle sue migliori prestazioni, Al Pacino sembra che abbia fatto davvero il gangstar, ma che dire della quasi sconosciuta da noi e poco apprezzata negli USA Penelope Ann Miller? Ad ogni buon conto De Palma invece di puntare su una attrice sulla bocca di tutti , punta su di lei, volto discreto quanto affascinante, corpo sinuoso e innocente, matura, ingenua ma mai stupida, un gran personaggio e una buona prova per la Miller. Buoni anche i personaggi di contorno, Sean Penn avvocato cocainomane con una improbabile chioma riccia calza a pennello, Viggo Mortensen, non ancora famoso, nella particina di un ex criminale in sedia a rotelle che cerca di fregare il vecchio Carlito.
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Funziona come un gangster movie, ma è anche meglio. Ottimo trama, sapientemente sviluppata da David Koepp nella sceneggiatura, invece De Palma offre una delle sue migliori prestazioni, Al Pacino sembra che abbia fatto davvero il gangstar, ma che dire della quasi sconosciuta da noi e poco apprezzata negli USA Penelope Ann Miller? Ad ogni buon conto De Palma invece di puntare su una attrice sulla bocca di tutti , punta su di lei, volto discreto quanto affascinante, corpo sinuoso e innocente, matura, ingenua ma mai stupida, un gran personaggio e una buona prova per la Miller. Buoni anche i personaggi di contorno, Sean Penn avvocato cocainomane con una improbabile chioma riccia calza a pennello, Viggo Mortensen, non ancora famoso, nella particina di un ex criminale in sedia a rotelle che cerca di fregare il vecchio Carlito. E' un ottimo film, ornato dalle musiche di Patrick Doyle, quà e la un po' troppo lente e pesanti, ottima la colonna sonora con pezzi anni '70. Impossibile non vederlo almeno una volta.
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