enrico omodeo salè
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mercoledì 2 febbraio 2011
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simboli del film
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Il film, come si può facilmente notare, non dispone di un grosso budget. La maggior parte delle scene sono girate in esterni, mentre quelle girate in interni hanno una decorazione scarna, non priva tuttavia di elementi simbolici, emblemi di uno stile neorealista che raffigura lo scontro tra tradizione e modernità.
Lo sono ad esempio i bicchieri di plastica, che sostituiscono le calebasses. Lo è la Mercedes del sindaco, che si alterna ai carretti degli abitanti. Lo stile di vita occidentale avanza, ma permangono anche segni della tradizione, come le case del villaggio di Baye Aly; lo xalal, tradizione secondo cui gli amici del defunto offrono del cibo (riso, miglio, arachide, mais…) dentro le calebasses.
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Il film, come si può facilmente notare, non dispone di un grosso budget. La maggior parte delle scene sono girate in esterni, mentre quelle girate in interni hanno una decorazione scarna, non priva tuttavia di elementi simbolici, emblemi di uno stile neorealista che raffigura lo scontro tra tradizione e modernità.
Lo sono ad esempio i bicchieri di plastica, che sostituiscono le calebasses. Lo è la Mercedes del sindaco, che si alterna ai carretti degli abitanti. Lo stile di vita occidentale avanza, ma permangono anche segni della tradizione, come le case del villaggio di Baye Aly; lo xalal, tradizione secondo cui gli amici del defunto offrono del cibo (riso, miglio, arachide, mais…) dentro le calebasses.; lo scorticamento dell’arachide da parte dei Ciss; la sedia toubab inutilizzata dai musulmani (i quali utilizzano le nattes, sorta di cuscini di paglia), che viene presa dal poliziotto Gora, segno dell’influenza occidentale nei costumi della classe media.
Per concludere occorre sottolineare che la musica del film è di Baaba Mal, sorta di cantante-griot molto celebre in patria. Egli in gioventù viaggiò attraverso il fiume Senegal in cerca delle grandi epopee raccontate dai griots; è diventato una specie di libro vivente, conservatore di canti e gesta tradizionali e per questo ha molte affinità con Sembène Ousmane.
Guelwaarè una fabula realista, dove “l’etica vince sulle preoccupazioni estetiche, la prosa sulla stilizzazione del reale”. Non privo di elementi satirici, è una delle opere più ricche del realizzatore, sebbene non convincente sul piano strutturale (troppi flashback, cadute di ritmo, recitazione forzata).
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enrico omodeo salè
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mercoledì 2 febbraio 2011
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temi del film e questione linguistica
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Il giorno del funerale, il corpo di Guelwaar scompare dall’obitorio. Comincia da quel momento “una doppia ricerca: quella del corpo del dissidente e allo stesso tempo del suo pensiero, un discorso radicale minacciato dalle forze nebulose del regime neocoloniale, mandanti nascosti dell’omicidio”.
Guelwaar si inquadra nel contesto della tradizione narrativa africana, quella del racconto orale. Il griot Sembène sviluppa un discorso tradizionale, situato nel passato, per agire sul presente. Gilles Deleuze dà un nome a questo tipo di discorso: fabulazione. Il film infatti è basato su parabole, dunque su significati nascosti, metaforici, che trascendono la letterarietà del testo filmico.
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Il giorno del funerale, il corpo di Guelwaar scompare dall’obitorio. Comincia da quel momento “una doppia ricerca: quella del corpo del dissidente e allo stesso tempo del suo pensiero, un discorso radicale minacciato dalle forze nebulose del regime neocoloniale, mandanti nascosti dell’omicidio”.
Guelwaar si inquadra nel contesto della tradizione narrativa africana, quella del racconto orale. Il griot Sembène sviluppa un discorso tradizionale, situato nel passato, per agire sul presente. Gilles Deleuze dà un nome a questo tipo di discorso: fabulazione. Il film infatti è basato su parabole, dunque su significati nascosti, metaforici, che trascendono la letterarietà del testo filmico. Una favola sociale, un’opera-maschera, che allo stesso tempo mostra e nasconde qualche cosa.
L’obbiettivo è puntato sul nuovo potere coloniale visto nell’ottica del suo fallimento nell’offrire un coerente programma di sviluppo economico per il popolo.
Il deputato sindaco che cerca di placare la disputa tra le due fazioni religiose, asserisce che la religione musulmana è indigena, mentre sostiene che il ritratto dei cristiani è straniero. La spiegazione di questa discriminazione sta nella politica neo-coloniale basata sullo scambio: un borghese africano accoglie gli aiuti dall’estero e viene rieletto per quattro anni. Favorisce i musulmani perché sono la maggior parte della popolazione.
Guelwaar - quando pronuncia il discorso al meeting per festeggiare l’arrivo degli aiuti esteri - cerca di risvegliare nell’auditorio la coscienza dell’essere africano, invita il pubblico a ritrovare l’universo mentale del suo popolo prima della catastrofe della modernità, caratterizzata dal colonialismo e dalla conseguente dipendenza economica.
“Non si tratta di rifiutare il contributo della civilizzazione europea: io mi sento l’ereditario e il beneficiario di tutto ciò che è stato fatto per l’uomo. L’Africa deve incorporare dei valori nuovi. Ma conservando la propria personalità: è solo così che si può andare verso l’altro con entusiasmo”.
Guelwaar è basato su una storia vera. Sembène è partito con la descrizione di una tensione religiosa, per arrivare a un’analisi sui tratti comuni di persone della stessa confessione.
IL FRANCESE MARGINALIZZATO:
La questione linguistica è trattata nella sequenza in cui l’immigrato senegalese, il gendarme e il deputato dissertano sulla religione in francese e vengono rimproverati aspramente dal paesano Gormak che impone loro di parlare nella “lingua natale”.
In Guelwaar, coloro che parlano solo in francese sono marginalizzati, abbandonati ai loro pensieri o comunque obbligati a spiegare questa scelta. Sembène mette in scena un ouolof comprendente diverse funzioni comunicative, che si struttura in maniera diversa secondo le situazioni. E’in oulof che Aloïse sceglie di annunciare la morte del padre a sua madre, che Sophie giustifica il suo mestiere di prostituta a un prete, che quest’ultimo la convince a rispettare il pudore dei parenti e degli amici in lutto. Infine, è sempre in ouolof che Guelwaar spiega al villaggio gli effetti nefasti che i programmi di aiuto internazionale esercitano sulla loro dignità umana.
Sembène si serve dell’oralità della settima arte per ricostruire lo statuto delle lingue africane.
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struttura di guelwaar
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Nel corso della narrazione si ritrovano citazioni, formule e proverbi, espressi in alcuni casi per più volte in modo ridondante. Una tale costruzione si rifà alla cultura orale e viene spesso utilizzata nelle pièces teatrali africane per favorire la comprensione di una parabola; nel cinema, arte della riproduzione perfetta, è più raro risentire più volte la stessa frase nel corso di una proiezione, e ciò può causare anche effetti sgradevoli di ridondanza. Ma tale è la cultura africana, e il black african cinema coerentemente si conforma alla predominanza della forma orale su quella scritta.
Sembène si è servito anche di numerosi flashback per Guelwaar, che spezzano l’unità di tempo – caratteristica abituale dei film precedenti.
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Nel corso della narrazione si ritrovano citazioni, formule e proverbi, espressi in alcuni casi per più volte in modo ridondante. Una tale costruzione si rifà alla cultura orale e viene spesso utilizzata nelle pièces teatrali africane per favorire la comprensione di una parabola; nel cinema, arte della riproduzione perfetta, è più raro risentire più volte la stessa frase nel corso di una proiezione, e ciò può causare anche effetti sgradevoli di ridondanza. Ma tale è la cultura africana, e il black african cinema coerentemente si conforma alla predominanza della forma orale su quella scritta.
Sembène si è servito anche di numerosi flashback per Guelwaar, che spezzano l’unità di tempo – caratteristica abituale dei film precedenti. Lo stesso protagonista del film è morto, dunque lo spettatore ne viene a conoscenza solo attraverso le scene evocate nel presente ma ambientate nel passato.
Undicesimo film, datato 1992. Frutto di una co-produzione franco-senegalese, è girato in 35mm e dura 113 minuti. In Italia è stato distribuito dalla Galatée film – Coe. Esistono due versioni, una ouolof e una francese.
Sembène prende spunto da un fatto avvenuto nel 1992 nella regione di Fatick, dove gli abitanti di un villaggio si rifiutarono di seppellire un griot a causa del suo status. Nel film il cineasta capovolge la situazione: è un guerriero la persona che, per una coincidenza, non si può seppellire, mentre il griot-regista diventa il narratore della storia. Sembène si è servito della sceneggiatura del film per scriverne l’omonimo romanzo.
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