il cinefilo
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giovedì 22 aprile 2010
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un opera magistrale!!!
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Il sottoscritto ritiene che la forza di FULL METAL JACKET di stanley kubrick,più che nella "sostanza"(come invece si poteva dire per IL DOTTOR STRANAMORE)si trova essenzialmente nella "tecnica",cioè nella grandiosa abilità che ha dimostrato il regista nell' girare una storia nettamente spaccata in due parti: la prima che è ambientata in un campo di addestramento militare americano ove si addestrano i soldati per il loro futuro in vietnam e la seconda parte ambientata proprio in Vietnam in mezzo alla guerra e alla sua disumana brutalità.
Tra i film che hanno come tema centrale lo scontro nel sud-est asiatico il sottoscritto continua a preferire APOCALYPSE NOW di F.
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Il sottoscritto ritiene che la forza di FULL METAL JACKET di stanley kubrick,più che nella "sostanza"(come invece si poteva dire per IL DOTTOR STRANAMORE)si trova essenzialmente nella "tecnica",cioè nella grandiosa abilità che ha dimostrato il regista nell' girare una storia nettamente spaccata in due parti: la prima che è ambientata in un campo di addestramento militare americano ove si addestrano i soldati per il loro futuro in vietnam e la seconda parte ambientata proprio in Vietnam in mezzo alla guerra e alla sua disumana brutalità.
Tra i film che hanno come tema centrale lo scontro nel sud-est asiatico il sottoscritto continua a preferire APOCALYPSE NOW di F.F.Coppola e IL CACCIATORE di M.Cimino(anche se nel film di cimino il tema centrale credo che non fosse la guerra del Vietnam).
Il film in questione mi è sembrato straordinario nello stile(e questo lo rende meritevole del titolo di "classico del cinema")e ci sono alcune sequenze che sono particolarmente memorabili (come la parte del misterioso "cecchino" nascosto tra le macerie, lo spietato addestramento dei marines da parte del sergente hartman e la marcia finale dei soldati che cantano...un grande film.
P.S:una curiosità: l'attore,che è Lee Ermey,che interpreta l'addestratore dei soldati era un VERO istruttore di marines.
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fulvia
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mercoledì 14 aprile 2010
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due film in uno
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Che dire? Il genere Kubrick l'ho sempre evitato alla grande, perchè non rientra affatto nelle mie corde..a volte troppo lento. Invece in Full metal jacket ho trovato un gran colpo di acceleratore, a volte anche eccessivo, nei monologhi iniziali dell'istruttore. Un film diviso in due tempi: il primo , quello della preparazione militare l'ho trovato straordinario ed avvincente...sembrava di essere tornata a "ufficiale e gentiluomo" con Richard Gere!!! La seconda parte, quella riguardante la guerra in Vietnam non mi ha lasciata senza fiato, anche se si faceva guardare con interesse. Cmq è decisamente un bel lavoro, di spessore.Mi sono ricreduta su Kubrick.
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Che dire? Il genere Kubrick l'ho sempre evitato alla grande, perchè non rientra affatto nelle mie corde..a volte troppo lento. Invece in Full metal jacket ho trovato un gran colpo di acceleratore, a volte anche eccessivo, nei monologhi iniziali dell'istruttore. Un film diviso in due tempi: il primo , quello della preparazione militare l'ho trovato straordinario ed avvincente...sembrava di essere tornata a "ufficiale e gentiluomo" con Richard Gere!!! La seconda parte, quella riguardante la guerra in Vietnam non mi ha lasciata senza fiato, anche se si faceva guardare con interesse. Cmq è decisamente un bel lavoro, di spessore.Mi sono ricreduta su Kubrick. Voto 7
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alex41
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martedì 26 gennaio 2010
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la vera grande guerra
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Ancora una volta il genio di Kubrick non osa deluderci. Torna sette anni dopo il suo noto Shining (1980) con un suo nuovo film di guerra. Inizialmente, agli inizi della sua carriera, realizzò lungometraggi in bianco e nero sulla guerra: "Orizzonti Di Gloria" e "Il Dottor Stranamore", due pellicole spettacolari assoutamente consigliati. Ma con "Full Metal Jacket", Kubrick fa sentire lo spettatore un marines vero e proprio; mentre nei primi due film la guerra veniva intesa come soggettiva, con questo film il regista ci fa indere la guerra come un terribile incontro sul ring, un cattivo più forte e potente degli esseri umani che non riusciranno mai a fermare.
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Ancora una volta il genio di Kubrick non osa deluderci. Torna sette anni dopo il suo noto Shining (1980) con un suo nuovo film di guerra. Inizialmente, agli inizi della sua carriera, realizzò lungometraggi in bianco e nero sulla guerra: "Orizzonti Di Gloria" e "Il Dottor Stranamore", due pellicole spettacolari assoutamente consigliati. Ma con "Full Metal Jacket", Kubrick fa sentire lo spettatore un marines vero e proprio; mentre nei primi due film la guerra veniva intesa come soggettiva, con questo film il regista ci fa indere la guerra come un terribile incontro sul ring, un cattivo più forte e potente degli esseri umani che non riusciranno mai a fermare. Diviso in due parti: la prima, con dialoghi disprezzanti, il sergente Hartman (la scintilla di tutto il film) ci mette in mostra 3 ragazzi innocenti che presto diventeranno i veri protagonisti del film: il burlone ma anche sveglio soldato Joker, il coraggioso soldato Cowboy e infine il "troppo buono" Palla di Lardo, come viene chiamato in continuazione dal sergente. Le scene dell'addestramento diventano sempre più intrattenenti via via che i ragazzi inesperti si trasformino in vere e proprie macchine da guerra. La seconda parte invece è la guerra vera e propria, ma non si tratta di una guerra con elicotteri e bombardieri (come in Apocalypse Now, per esempio), ma bensì una guerra con soli persone in un territorio marcio e buio, dove presto si scatenerà l'inferno che, come già Kubrick ha fatto in passato, verrà mostrato con una sequenza di scene assolutamente sensazionali fino al finale mozzafiato. Grandissimo film, ottimo Kubrick, sempre una spanna sopra tutti.
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pedro navaja
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venerdì 8 gennaio 2010
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il solito (capolavoro di) kubrik
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Perchè i film di Kubrik ti obbligano a rivederli, senza stancarti? Perchè sono cosi intriganti, pur così oscenamente artefatti? Perchè sono così assurdamente fuori dal tempo che potrebbe esser stati girati ieri? Non lo so. Forse perchè kubrik meditava molto prima di dirigerli. Comunque non mettere Full metal jacket tra i capolavori del cinema non è possibile. Ma perchè kubrik a ha così tanti capolavori della storia del cinema?
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renato c.
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venerdì 9 ottobre 2009
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un kubrick sempre grande!
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Stanley Kubrick aveva già descritto gli orrori della guerra in "Orizzonti di gloria", e qui li mette ancora in maggior risalto nei tempi nostri.
Dopo la parte iniziale con l'addestramento dei soldati fatto da quel pazzoide del tenente Hartman che li trasforma in veri e propri robot programmati per uccidere, i protagonisti vengono trovarsi nella piena realtà della guerra nella giungla del Vietnam dove i loro cervelli vengono abbruttiti del tutto. A differenza di "Platoon" e "Apocalypse Now", in questo film viene anche lasciata buona parte all'umorismo ed alla parodia; però non mancano le scene terribili di abbruttimento come nel caso della donna cecchino che, seppure da sola era riuscita a mietere un sacco di vittime e quindi a creare un desiderio di vendetta, quando, ferita chiede acqua,n
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Stanley Kubrick aveva già descritto gli orrori della guerra in "Orizzonti di gloria", e qui li mette ancora in maggior risalto nei tempi nostri.
Dopo la parte iniziale con l'addestramento dei soldati fatto da quel pazzoide del tenente Hartman che li trasforma in veri e propri robot programmati per uccidere, i protagonisti vengono trovarsi nella piena realtà della guerra nella giungla del Vietnam dove i loro cervelli vengono abbruttiti del tutto. A differenza di "Platoon" e "Apocalypse Now", in questo film viene anche lasciata buona parte all'umorismo ed alla parodia; però non mancano le scene terribili di abbruttimento come nel caso della donna cecchino che, seppure da sola era riuscita a mietere un sacco di vittime e quindi a creare un desiderio di vendetta, quando, ferita chiede acqua,non so a chi non avrebbe fatto pena! Tuttavia i soldati americani continuavano a vedere in lei l'assassina dei loro commilitoni e la pietà nelle loro teste non aveva più alcuno spazio!
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faster,pussycat!kill!kill!
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venerdì 28 agosto 2009
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full metal jacket
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in questo film kubrick da sfogo al suo lato più volgare e violento(non preoccupatevi,ho visto arancia meccanica)..ma per violenza non si intende solamente un braccio amputato o uno stupro,no:per violenza si intende anche un ragazzo che viene addestrato come fosse"una macchina da guerra",abituato a subire soprusi,forti umiliazioni e stare agli ordini di un comandante 24 su 24.....
è questo il messaggio che ci lascia kubrick in questo film che quasi"impeccabile"nella prima parte si sgonfia nella seconda.....
un film di guerra che consiglio anche ai non amanti del genere come me,che non va visto solo per la troppa dose di volgarità(troppa ma sensata,al contrario di altri film)......
in sostanza un film che consiglio a tutti,amanti o no di kubrick,amanti o no dei film di guerra.
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la grappa di pino
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mercoledì 22 luglio 2009
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da riflettere
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Parris Island, campo di addestramento dei marines: vi spadroneggia il sergente Hartman (R. Lee Ermey) che cerca di trasformare i "vermi" che gli capitano "non i robot, ma in killers". Una delle reclute, Palla di Lardo (V. D'Onofrio) non regge e uccide l'istruttore: gli altri, tra cui Joker (M. Modine) e Cowboy (A. Howard) sono mandati in Vietnam, dove impareranno a "non avere paura". Il penultimo film di Kubrick, basato su "The short-timers" di Gustav Hasford, sceneggiatore insieme a Kubrick e Michael Herr ("Apocalypse Now"), è una fredda e atroce discesa nell'inferno della guerra sporca del Vietnam e "nell'atrocità del secolo" (M. Morandini), una riflessione consunta e affilatissima sulle pazzie del militarismo, delle gerarchie politico-militari e dell'uomo, sorretta dalla scarnezza quasi sciatta che vi può essere nella geometicità dei movimenti di macchina (alla fotografia vi è Douglas Milsome, succeduto allo scomparso John Alcott)e nei dialoghi impregnati di humour nero.
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Parris Island, campo di addestramento dei marines: vi spadroneggia il sergente Hartman (R. Lee Ermey) che cerca di trasformare i "vermi" che gli capitano "non i robot, ma in killers". Una delle reclute, Palla di Lardo (V. D'Onofrio) non regge e uccide l'istruttore: gli altri, tra cui Joker (M. Modine) e Cowboy (A. Howard) sono mandati in Vietnam, dove impareranno a "non avere paura". Il penultimo film di Kubrick, basato su "The short-timers" di Gustav Hasford, sceneggiatore insieme a Kubrick e Michael Herr ("Apocalypse Now"), è una fredda e atroce discesa nell'inferno della guerra sporca del Vietnam e "nell'atrocità del secolo" (M. Morandini), una riflessione consunta e affilatissima sulle pazzie del militarismo, delle gerarchie politico-militari e dell'uomo, sorretta dalla scarnezza quasi sciatta che vi può essere nella geometicità dei movimenti di macchina (alla fotografia vi è Douglas Milsome, succeduto allo scomparso John Alcott)e nei dialoghi impregnati di humour nero. Questo è l'inferno della guerra che Kubrick vuole raccontare: la disumanizzazione dell'uomo, la cui intrinseca duaità Pace-Guerra o comunque Bene-Male viene radicalizzata ed esasperata (da riflettere che la canzone finale sia "Paint it black" dei Rolling Stones) e che trova il suo campo di preparazione nell'addestramento militare, dove la violenza verbale dell'istruttore è metafora di quella fisica della guerra e anticipazione della volgarità usata dai soldati per tenersi calmi di fronte alla morte. Come ha scritto il critico Paolo Cherchi Usai, "Kubrick ha lasciato che il Nulla diventasse il monolito oltre il quale l'astronave Discovery, il suo cinema, si sta dirigendo": qui, il Nulla dell'autoannientamento. Per il critico Jay Scott, addirittura "il miglior film di guerra mai realizzato".
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giofredo'
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martedì 17 marzo 2009
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nonostante lo riveda spesso trovo che...
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niente di ecceccionale considerando la valenza del regista: tema , mi sembra,gia' troppo sfruttato.
Si va be' anche considerando la prospettiva di posizionare immaggini, musiche, situazioni, terminologie etc...etc...,da parte di kubrick,credo non abbia servito, per quanto mi riguarda, a riabilitarlo.Buone i primi cinque, o giu' di li', minuti introduttivi del film.
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fred
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sabato 14 marzo 2009
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che schifo!
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(di shinigami)
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mik
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mercoledì 11 marzo 2009
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fmj: analisi della violenza collettiva organizzata
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Inizio col dire che è chiaro che "Full Metal Jacket" è molto più di un film di condanna della guerra. Qui si scava nelle implicazioni più sottili della mentalità non solo militare, ma anche umana che portano alla violenza (un tema che ricorre spesso nella filmografia del regista americano). E cos'è la guerra se non la razionalizzazione e l'organizzazione collettiva della violenza umana?
E' in questa chiave che si spiega il preludio che mostra l'addestramento delle reclute e il graduale processo di disumanizzazione cui sono costrette, cosa che pochi film di genere hanno mostrato. Kubrick compie il primo passo nella sua immersione allucinatoria: qui la tensione è smorzata da una figura quasi caricatuale come quella del tenente istruttore(ma le caricature qui hanno il potere di rendere l’effetto allucinatorio ancora maggiore) ma di contro c'è tutta la tronfia retorica maschilista dominante di cui sono imbevute le reclute, e la progressiva sostituzione del desiderio sessuale per la donna verso una pulsione di morte.
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Inizio col dire che è chiaro che "Full Metal Jacket" è molto più di un film di condanna della guerra. Qui si scava nelle implicazioni più sottili della mentalità non solo militare, ma anche umana che portano alla violenza (un tema che ricorre spesso nella filmografia del regista americano). E cos'è la guerra se non la razionalizzazione e l'organizzazione collettiva della violenza umana?
E' in questa chiave che si spiega il preludio che mostra l'addestramento delle reclute e il graduale processo di disumanizzazione cui sono costrette, cosa che pochi film di genere hanno mostrato. Kubrick compie il primo passo nella sua immersione allucinatoria: qui la tensione è smorzata da una figura quasi caricatuale come quella del tenente istruttore(ma le caricature qui hanno il potere di rendere l’effetto allucinatorio ancora maggiore) ma di contro c'è tutta la tronfia retorica maschilista dominante di cui sono imbevute le reclute, e la progressiva sostituzione del desiderio sessuale per la donna verso una pulsione di morte. Ma questo maschilismo che schernisce e umilia il diverso (omosessuale e/o minorato ) mostra tutta la sua contraddizione nel ricreare un rapporto omosessuale tra la reclute e il fucile/fallo, cancellando del tutto l’elemento femminile, che sembra così rimosso e invece ritornerà prepotente nel finale del film.
La figura di Joker merita un' analisi a parte. Se le caricature sono personaggi mono dimensionali, Joker è invece qualcosa di più complesso e sfuggente, e forse addirittura un drammatico stravolgimento rispetto ad un altro consueto dualismo stereotipato (quello soldato buono vs soldato cattivo). Joker imita buffamente John Wayne ma allo stesso tempo ne subisce il fascino, si è arruolato perchè "volevo essere il primo del mio palazzo a fare centro dentro uno". Kubrick ci pone di fronte ad un personaggio forse con più scuri che chiari e sembra domandare allo spettatore fino a dove giurerebbe che i semi di quest'odio non siano arrivati, fin dove la fascinazione per la guerra possa arrivare a fagocitare un prototipo ben diverso dall’idea di soldato-tipo: Joker rappresenta una figura border-line a cavallo tra lucidità e schizofrenia, che sembra essere più consapevole ma allo stesso forse addirittura più responsabile dell’inferno che si muove intorno perché aderisce ad esso con più lucidità razionale.
Con la seconda parte del film l’allucinazione si completa con l’arrivo nel Vietnam. “La sporca guerra” nel sud-est asiatico è un’ ideale palcoscenico dove proseguire il proprio viaggio nell’orrore e la spettrale città di Huè (tra macerie fumanti, fiamme, desolazione totale) ne rappresenta lo sfondo, modificando il significato della città da luogo di aggregazione sociale a luogo di distruzione e morte. Ma dov’è il “nemico” , o meglio chi è? Sembra non avere volto e muoversi alle spalle di soppiatto, quasi uno spettro. Solo la sequenza finale ne restituisce una figura nitida. Il cecchino annidato tra le macerie che miete vittime tra i marines, è in realtà una donna (quasi una ragazzina): tutto l’inconscio rimosso durante l’addestramento ritorna fuori prepotentemente…il “nemico” di questi uomini non è altro che la parte di se stessi diversa da se, o più generalmente il diverso da se (donna, orientale, ragazzina e non maschio occidentale adulto) . Joker stesso, colui che sembra aver salvato un briciolo di quella diversità, dimostrerà come è pronto ad annullarla per aderire idealmente alla lucida schizofrenia del gruppo di soldati, finendo di uccidere quel residuo di innocenza e umanità che ancora conserva. Tornerà a casa sano e salvo, ma non sarà mai più lo stesso.
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