giardina
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domenica 1 agosto 2010
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una storia impossibile?purtroppo no.
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L'ingorgo sulla tangenziale a Roma permette alla società di svelare il suo lato peggiore:tradimenti,omertà e speculazione sono alla base del film!In questa strada si intrecciano le vicende di diversi uomini in cui le condizioni della loro vita quotidiana emergono fino ad esplodere nel finale.
Il film vuole davvero rappresentare il punto in cui la nostra società può arrivare...e ci riesce molto bene grazie anche all'aiuto di un cast di alto livello nel panorama italiano!Molto significativa una delle scene finali quando una donna racconta a due giovani cosa è accaduto a suo figlio (questa è la frase finale "Lo lasci dormire,forse sogna gli angeli")!Film più che soddisfacente!
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marcos
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martedì 20 marzo 2012
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microcosmo di una umanita' cannibalesca
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"L' Ingorgo - una storia impossibile" e' un film del 1979 di Luigi Comencini.
Ispirato da un racconto di Julio Cortazar e' stato un film purtroppo spesso sottovalutato.
Il regista sfrutta il tema di un ingorgo usato come microcosmo per rappresentare una umanita' spaventosamente cannibalesca.
Una galleria di attori grandiosi italiani, francesi e spagnoli quasi una sorta di internazionale filmica.
Cattivo il regista nel dipingere alcuni personaggi. Una pennellata maligna per evidenziare i tratti di chi ha il potere e umilia chi non lo ha.
Di chi gode nel mettere i piedi in testa ai piu' deboli.
La pennellata maggiormente riuscita e' quella che sviluppa i tratti del ripugnante avvocato interpetrato da un brillante Alberto Sordi.
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"L' Ingorgo - una storia impossibile" e' un film del 1979 di Luigi Comencini.
Ispirato da un racconto di Julio Cortazar e' stato un film purtroppo spesso sottovalutato.
Il regista sfrutta il tema di un ingorgo usato come microcosmo per rappresentare una umanita' spaventosamente cannibalesca.
Una galleria di attori grandiosi italiani, francesi e spagnoli quasi una sorta di internazionale filmica.
Cattivo il regista nel dipingere alcuni personaggi. Una pennellata maligna per evidenziare i tratti di chi ha il potere e umilia chi non lo ha.
Di chi gode nel mettere i piedi in testa ai piu' deboli.
La pennellata maggiormente riuscita e' quella che sviluppa i tratti del ripugnante avvocato interpetrato da un brillante Alberto Sordi.
Personaggio antipatico dai primi dialoghi del film riguardo i suoi concetti inerenti al continente Africa. Ancor di piu' nelle sue becere teorie di un socialismo ruffiano.
Il film e' del 1979 ed e' pregno dell'atmosfera proprio degli anni settanta. Femminismo, aborto, adulterio sono argomenti che agitavano e scuotevano il pubblico di quel periodo.
Film cattivo nel far emergere quel che l'umanita' di peggio puo' offrire.
Il disgustoso stupro ai danni di una ragazza femminista sotto gli occhi impassibili e anzi complici di un gruppo di anziani criminali infarciti di pensieri stucchevolmente moralistici.
Una ragazza che con le unghie cerca di difendere la sua creatura che ha dentro di se' da un padre padrone che vuole farla abortire poiche' non si conosce chi sia il vero padre.
Un povero cornuto interpetrato da Gérard Depardieu che scopre il feeling amoroso tra sua moglie interpetrata da una sensulissima e dolcissima Miou Miou ed un amico intellettualoide professore che e' rappresentato da un bravissimo Ugo Tognazzi.
Memorabile e nello stesso tempo detestabile il bacio scambiato tra il professore e la moglie.
Il film non ha una vera trama che comporta percio' anche una sorta di noiosita' ; ma brillanti sono le situazioni che si creano in questo microcosmo.
Anche le piu' assurde, come il dialogo surreale tra la giovane hippy e il taxista. Quasi una sfida di due generazioni, la voglia di viaggio nella prima, la staticita' nel secondo che non ne vuol sapere assolutamente di India e Nepal e imperterrito lascia che il suo tassametro scorra e il prezzo salga.
L'Ingorgo e' un grande occhio filmico che aprendosi registra il malessere di quegli anni; ma richiudendosi cancella automaticamente tutta la sua memoria visionata. Apparentemente tutto ritorna normale, ma e' una finzione, come il falso socialismo dell'avvocato, come il moralismo insopportabile dei quattro anziani, come il padre padrone riguardo la questione dell'aborto
La sporcizia dell'umanita' rimane, la verita e' venuta a galla, la maschera dell'ipocrisia e' stata calata.
MARCOS
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tecmec
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giovedì 9 febbraio 2012
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buono spunto, film minore ma interessante
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L'idea di partenza e la trama che si svilluppa sotterraneamente ai vari plot accozzati tra loro confermano la bravura di un regista come Comencini, tra i migliori italiani.
Ottimi gli interpreti, tra tutti Sordi e Tognazzi ma anche la Sandrelli risulta simpatica. Tremende le scene dello stupro e del saccheggio ma poco approfondite; in un film simile andava approfondito proprio l'inevitabile degenero degli itaGliani rinchiusi nelle macchine per troppo tempo, anzichè dar spazio a scenette stupide come quella del "segaiolo" o quella assurda del tizio incazzato che dopo 36 ore finalmente si calma... Ma evidentemente si è trattato di obblighi da produzione, la moda del film a scenette in itaGlia è sempre stata forte, almeno quanto quella del film rosa sullo sfondo dei palazzi da rajà (che nascondono le bidonville) a Bollywood e così anche il povero Comencini pur disponendo di una risma di attori supersonici ha dovuto adattarsi e sciupare parti del film fantasociologico per antonomasia (in itaGlia) per dar spazio alle cazzatine da "grandi magazzini" tanto care ai vanzina e al loro sterminato pubblico di bestiame (puro itaGliano).
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L'idea di partenza e la trama che si svilluppa sotterraneamente ai vari plot accozzati tra loro confermano la bravura di un regista come Comencini, tra i migliori italiani.
Ottimi gli interpreti, tra tutti Sordi e Tognazzi ma anche la Sandrelli risulta simpatica. Tremende le scene dello stupro e del saccheggio ma poco approfondite; in un film simile andava approfondito proprio l'inevitabile degenero degli itaGliani rinchiusi nelle macchine per troppo tempo, anzichè dar spazio a scenette stupide come quella del "segaiolo" o quella assurda del tizio incazzato che dopo 36 ore finalmente si calma... Ma evidentemente si è trattato di obblighi da produzione, la moda del film a scenette in itaGlia è sempre stata forte, almeno quanto quella del film rosa sullo sfondo dei palazzi da rajà (che nascondono le bidonville) a Bollywood e così anche il povero Comencini pur disponendo di una risma di attori supersonici ha dovuto adattarsi e sciupare parti del film fantasociologico per antonomasia (in itaGlia) per dar spazio alle cazzatine da "grandi magazzini" tanto care ai vanzina e al loro sterminato pubblico di bestiame (puro itaGliano).
Ave italia, quindi, e ave cesare, pagate il vostro tributo pubblico, chinate la testa e votate sempre il "meno peggio": se vi troverete un giorno bloccati in autostrada per 36 ore vi auguro buon divertimento! Arete tra gli stupratori o tra gli stuprati? Chissà? Chi se ne importa? :)
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parsifal
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martedì 2 maggio 2017
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ingorgo e paralisi
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L'acuto Comencini, esponente di spicco del cinema italiano impegnato, si cimenta con un racconto di J. Cortazar, portandolo sullo schermo a modo suo, attraverso la sua lente di ingrandimento. L'ingorgo avviene sul G.R.A. , arteria a scorrimento veloce della capitale e coinvolge tutti, trasversalmente, senza esclusioni di sorta. Di colpo si trovano paralizzati, senza poter ripartire, individui molto diversi tra loro, resi simili dall'imminente necessità. Un imprenditore ( Alberto Sordi) apparentemente progressista, che infierisce continuamente sul suo segretario ( O.Orlando) trattandolo senza alcun rispetto e pretendendo che risolva a spron battuto ogni difficoltà di sorta.
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L'acuto Comencini, esponente di spicco del cinema italiano impegnato, si cimenta con un racconto di J. Cortazar, portandolo sullo schermo a modo suo, attraverso la sua lente di ingrandimento. L'ingorgo avviene sul G.R.A. , arteria a scorrimento veloce della capitale e coinvolge tutti, trasversalmente, senza esclusioni di sorta. Di colpo si trovano paralizzati, senza poter ripartire, individui molto diversi tra loro, resi simili dall'imminente necessità. Un imprenditore ( Alberto Sordi) apparentemente progressista, che infierisce continuamente sul suo segretario ( O.Orlando) trattandolo senza alcun rispetto e pretendendo che risolva a spron battuto ogni difficoltà di sorta. Una famiglia proletaria partenopea, la cui giovane figlia ( G.Grifeo) è in stato interessante, senza essere sposata e quindi considerata " svergognata" e sottoposta a continue pressioni psicologiche per non proseguire la gravidanza. Da notare che non era ancora legale l'interruzione di gravidanza in Italia, quando venne girato il film. Tre rampolli dell'alta borghesia, viziati ed arroganti, che si comportano come se fossero i padroni del mondo ed è evidente il riferimento ad alcuni personaggi che riempirono le pagine di cronaca nera con le loro nefandezze, anchè perchè si renderanno colpevoli di un sanguinoso stupro ai danni di una ragazza che viaggiava da sola , in piena libertà e tanto bastava a costoro per sentirsi autorizzati a violare la sua intimità. Un famoso attore ( M. Mastroianni) che affaticato dall'attesa e dal caldo , viene accolto in casa da una coppia ( G. Cavina e S, Sandrelli) apparentemente in maniera disinteressata. MA quando se ne andrà , dopo che la signora si sarà vanamente concessa a lui, scoprirà che era una manovra preordinata dal marito in virtù di un secondo fine, ossia la richiesta di una raccomandazione. Un nevrotico ( P. Dewaere) che parla da solo e fuma in continuazione sino a d arrivare al crollo totale, giovani che furbescamente saccheggiano un camoni di omogeneizzati per poi rivenderli, una coppia di vecchia data che finirà per esplodere e tanti altri quadri di varia e difficileumanità. Poi un voce dall'alto, intima di riaccendere i motori; tutti salgono in macchina , ma nessuno ripartirà : Comencini, con l'acuto e chirurgico cinismo che lo ha sempre contraddistinto, realizza quest'affresco tagliente per arrivare ad affermare una semplice realtà; La necessità rende gli esseri umani peggiori di quanto non siano gà e prevale sempre il detto di HObbes " HOMO HOMINI LUPUS"
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elgatoloco
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domenica 29 maggio 2016
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tratto da bioy casares e..qualcosa rimane
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"L'ingorgo.UNa storia impossibile"è tratto da un racconto del grande Bioy Casares, più volte collaboratore di Jorge Luis Borges e, nonostante la sceneggiatura, ovviamente, sia diversa-la scrittura filmica non può"replicare"quella letteraria-qualcosa rimane dell'"assurdo"in cui anche la realtà quotidiana ci getta, non solo"qualche volta"... Da considerare la presenza di grandi attori, come Sordi, Tognazzi, Mastroianni, Depardieu, Miou-Miou, Fernando Rey, una splendida Sandrelli, ma anche altri/e interpreti, con una regia(e collaborazione alla sceneggiatura)di COmencini assolutamente degna del maestro del cinema italiano spesso trascurato-dimenticato almeno parzialmente anche in recensioni, storie del cinema, saggi vari, magari a favore di qualche"nuovo"presunto astro che si ritiene un"maestro"prima del tempo, ossia prima che abbia dimostrato di esserlo.
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"L'ingorgo.UNa storia impossibile"è tratto da un racconto del grande Bioy Casares, più volte collaboratore di Jorge Luis Borges e, nonostante la sceneggiatura, ovviamente, sia diversa-la scrittura filmica non può"replicare"quella letteraria-qualcosa rimane dell'"assurdo"in cui anche la realtà quotidiana ci getta, non solo"qualche volta"... Da considerare la presenza di grandi attori, come Sordi, Tognazzi, Mastroianni, Depardieu, Miou-Miou, Fernando Rey, una splendida Sandrelli, ma anche altri/e interpreti, con una regia(e collaborazione alla sceneggiatura)di COmencini assolutamente degna del maestro del cinema italiano spesso trascurato-dimenticato almeno parzialmente anche in recensioni, storie del cinema, saggi vari, magari a favore di qualche"nuovo"presunto astro che si ritiene un"maestro"prima del tempo, ossia prima che abbia dimostrato di esserlo. Film dove il comico si fonde con il grottesco e l'"assurdo"in una bulimica proliferazioni non solo di automobili e ingorghi... El Gato
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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un apologo amarissimo
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Un apologo amarissimo sulla condizione umana: «L’umanità fa schifo», dice sul finire del film uno dei personaggi principali.
L’ingorgo inatteso e inestricabile che una mattina blocca una fila di auto in uscita dalla città diviene, oltre che un «momento per pensare che l’uomo corre troppo», la metafora di una società senza sbocchi. Quella italiana di allora, segnata dalla tensione dei cosiddetti anni di piombo; quella globale di oggi, a riprova dell’attualità di quest’opera.
Al di là di un cast di grandi attori, emerge l’emblematicità delle microstorie che ciascuno di essi interpreta: fallimenti, tradimenti, meschinità e aridità personali, specchio di situazioni più generali.
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Un apologo amarissimo sulla condizione umana: «L’umanità fa schifo», dice sul finire del film uno dei personaggi principali.
L’ingorgo inatteso e inestricabile che una mattina blocca una fila di auto in uscita dalla città diviene, oltre che un «momento per pensare che l’uomo corre troppo», la metafora di una società senza sbocchi. Quella italiana di allora, segnata dalla tensione dei cosiddetti anni di piombo; quella globale di oggi, a riprova dell’attualità di quest’opera.
Al di là di un cast di grandi attori, emerge l’emblematicità delle microstorie che ciascuno di essi interpreta: fallimenti, tradimenti, meschinità e aridità personali, specchio di situazioni più generali.
Dove fa da coro un magma indistinto di persone, intente a dare comunque il peggio di sé.
Nessun lieto fine alleggerisce l’apocalittica visione.
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