francescofacchinetti
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lunedì 1 giugno 2020
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il sogno americano.
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Grazie all’amico più cinefilo che una persona possa avere (un recensore cinematografico) ho recuperato questo mega cult di cui tutti conosciamo scene, colonna sonora e pezzi di trama, ma che il sottoscritto non aveva mai visto dall’inizio alla fine. Quell’anno la pellicola scritta dallo stesso Stallone e da lui difesa con le unghie e con i denti dalle grinfie dei produttori (che avrebbero volentieri assegnato il ruolo protagonista ad un attore vero e proprio), si portò a casa 3 Oscar tra cui Miglior Film, battendo pellicole come ‘Taxi Driver’, ‘Quinto Potere’ e ‘Tutti Gli Uomini Del Presidente’ (per dirne tre). Da qui capirete la mia curiosità nel guardarlo, non senza un forte piglio critico, per trovare una spiegazione ad un successo di pubblico e critica di queste proporzioni, e non ho dovuto faticare tanto per trovarla.
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Grazie all’amico più cinefilo che una persona possa avere (un recensore cinematografico) ho recuperato questo mega cult di cui tutti conosciamo scene, colonna sonora e pezzi di trama, ma che il sottoscritto non aveva mai visto dall’inizio alla fine. Quell’anno la pellicola scritta dallo stesso Stallone e da lui difesa con le unghie e con i denti dalle grinfie dei produttori (che avrebbero volentieri assegnato il ruolo protagonista ad un attore vero e proprio), si portò a casa 3 Oscar tra cui Miglior Film, battendo pellicole come ‘Taxi Driver’, ‘Quinto Potere’ e ‘Tutti Gli Uomini Del Presidente’ (per dirne tre). Da qui capirete la mia curiosità nel guardarlo, non senza un forte piglio critico, per trovare una spiegazione ad un successo di pubblico e critica di queste proporzioni, e non ho dovuto faticare tanto per trovarla. ‘Rocky’ è la storia di un buono, di un grande uomo dentro prima che fuori, è la storia di uno che nella vita non ha combinato niente di che, ma che (che lo volessero o no) ha dato tanto alle persone che ha incontrato e che continua a incontrare nella sua vita. Una vita che si ripete a loop, come quella di tanti, di quasi tutti, ma che lui prova a rendere speciale nelle piccole cose che la compongono, finché un giorno un’occasione (al limite del miracolo) gliela rende speciale davvero. ‘Rocky’ è la raffigurazione ben girata, molto ben fotografata e stramega ben musicata del sogno americano, la (great) America del “o sei qui o non sei da nessuna parte”, per di più in un anno di disillusione in cui gli States sul grande schermo erano rappresentati torbidi, drogati e corrotti. Perciò ecco i motivi di quelle 3 statuette e, soprattutto, di quel successo globale che ancora oggi (e per sempre) piazzerà ‘Rocky’ nell’olimpo delle pellicole che hanno influenzato il costume, l’immaginario e il vocabolario della società moderna.
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dandy
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domenica 3 maggio 2020
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italian stallion's gonna fly now.
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A distanza di 46 anni,un film epocale che sa ancora emozionare.Quello che lo rende grandioso,oltre al mito del "self made man"(italiano,non scordiamolo) è la capacità di andare ben oltre il tema sportivo(su cui invece si concentreranno i seguiti)per mettere in primo piano i sentimenti,ciò che si portano dentro i personaggi.Rocky Balboa,perdente logorroico e ben conscio di esserlo ma vitale,sognante,è la summa dello stesso Stallone,all'epoca ai ferri corti e alla disperata ricerca della ribalta(uno dei massimi esempi di fusione tra realtà e cinema)e che dovette faticare non poco per convincere i produttori a lasciargli il ruolo da protagonista.
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A distanza di 46 anni,un film epocale che sa ancora emozionare.Quello che lo rende grandioso,oltre al mito del "self made man"(italiano,non scordiamolo) è la capacità di andare ben oltre il tema sportivo(su cui invece si concentreranno i seguiti)per mettere in primo piano i sentimenti,ciò che si portano dentro i personaggi.Rocky Balboa,perdente logorroico e ben conscio di esserlo ma vitale,sognante,è la summa dello stesso Stallone,all'epoca ai ferri corti e alla disperata ricerca della ribalta(uno dei massimi esempi di fusione tra realtà e cinema)e che dovette faticare non poco per convincere i produttori a lasciargli il ruolo da protagonista.Ma restano impressi anche Adriana,schiacciata e non realizzata.E Paulie,insoddisfatto del proprio lavoro,rancoroso e smanioso di diventare un deliquentello di mezza tacca come il protagonista.E Mickey,burbero allenatore ed ex-pugile mai arrivato in cerca di un nuovo campione.Sotto la patina apparentemente idilliaca pulsano i rancori,la rabbia,le frustrazioni di chi non ce l'ha fatta ma che troverà in Rocky una nuova ragione per sognare un futuro migliore.E il regista,anch'esso lanciato da questo film dopo una serie di lavori relativamente piccoli(inclusi film porno)sa raccontare col giusto piglio,con una regia sobria e semplice(fu il primo film a utilizzare la steadycam ma in versione non definitiva).Privilegiando la presa di coscienza del protagonista e lasciando il fatidico incontro a mezz'ora scarsa dalla fine.E riprendendolo in maniera sobria,spiccia,alla larga da qualunque spettacolarizzazione.Culminante in un finale dove è encommiabile la scelta di una vittoria simbolica per Rocky.Entrate nel mito la sequenza dell'allenamento con la salita della scalinata(del Philadelphia Museum of Art),la canzone "Gonna Fly Now" e Rocky che infischiandosene del risultato del match e dei giornalisti chiama Adriana.Musiche di Bill Conti.3 Oscar(film,regia e montaggio).5 seguiti,4 dei quali diretti da Stallone.Un film sulla vita del personaggio che ha ispirato Rocky,"The Bleeder",e uno spin off nel 2015,"Creed-Nato per combattere".
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maurizio biondo
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martedì 14 gennaio 2020
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oltre il capolavoro
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Qui siamo ben oltre il capolavoro filmico,siamo nell'ambito del mito, della redisignazione del concetto di eroe umano.
Per chi ha vissuto pienamente gli anni ottanta, questa è una tappa imprescindibile del percorso umano di ciascuno.
Dei migliaia di film da me visti,qui siamo nell'olimpo..sul podio.
Stallone,Rocky....miti,icone.
Il fatto che abbia vinto solo un oscar, dà la cifra della inconsapevolezza dell'Academy.
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fabio
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martedì 21 agosto 2018
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il mito del riscatto
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Tra i film imperdibili se si vuole capire un po' meglio cosa è l'America. una stupenda colonna sonora e grandi interpreti per il capostipite di una saga che non conosce il tempo.
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rmarci05
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giovedì 19 luglio 2018
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il film che creò due miti: stallone e rocky
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Essendo un appassionato di cinema, non potevo certo perdermi questo cult movie amato dalle persone di tutte le età. Sorpreso dai commenti entusiastici di pubblico, critica e amici, ho visto questo film in tv... e sinceramente mi aspettavo qualcosa in più. Certamente Stallone è perfettamente calato nel ruolo di un semplice ragazzetto di periferia deciso a diventare qualcuno, la colonna sonora è bellissima, la scena finale è epica e toccante, ma nella prima ora il film è piuttosto piatto e noioso e se non fosse per la leggera ironia, per la fotografia e per l'idea originale, avrei spento il televisore. Inoltre molti dicono che è un film originale: certo, ma è evidente che il regista abbia usato idee e stereotipi già visti, li ha miscelati e ha creato questo film.
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Essendo un appassionato di cinema, non potevo certo perdermi questo cult movie amato dalle persone di tutte le età. Sorpreso dai commenti entusiastici di pubblico, critica e amici, ho visto questo film in tv... e sinceramente mi aspettavo qualcosa in più. Certamente Stallone è perfettamente calato nel ruolo di un semplice ragazzetto di periferia deciso a diventare qualcuno, la colonna sonora è bellissima, la scena finale è epica e toccante, ma nella prima ora il film è piuttosto piatto e noioso e se non fosse per la leggera ironia, per la fotografia e per l'idea originale, avrei spento il televisore. Inoltre molti dicono che è un film originale: certo, ma è evidente che il regista abbia usato idee e stereotipi già visti, li ha miscelati e ha creato questo film. Mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei personaggi e anche alcuni dialoghi. Bello, ma non è un capolavoro come molti dicono. Tre stelle e mezzo.
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contrammiraglio
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mercoledì 15 novembre 2017
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adrianaaaaaaaa
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Un bel film che regge alla grande il trascorrere del tempo.
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lollomoso
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venerdì 6 ottobre 2017
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mediocre
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Film a mio parere mediocre, noioso e pretenzioso. Decantato, erroneamente, come capolavoro cinematografico, non lascia nulla allo spettatore se non l'impressione di aver gettato il tempo della visione stessa.
La trama sembra la più banale possibile, la recitazione elementare, immeritatamente posto tra i capolavori del cinema.
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greatsteven
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giovedì 15 giugno 2017
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gli albori di un mito del cinema intramontabile.
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ROCKY (USA, 1976) diretto da JOHN G. AVILDSEN. Interpretato da SYLVESTER STALLONE, TALIA SHIRE, BURT YOUNG, CARL WEATHERS, BURGESS MEREDITH, THAYER DAVID, JOE SPINELL, LLOYD KAUFMAN
Rocky Balboa ha trent’anni, riscuote i crediti per conto di Gasco, un bieco e celebre usuraio, lavorando per lui come picchiatore, e ha pure all’attivo una carriera di pugile dilettante, con quarantaquattro incontri disputati. Trascorre la sua vita grigia e ripetitiva fra la casa scalcinata in cui ci sono le sue due amate tartarughine acquatiche, il negozio di animali dove prende per loro il mangime e dove lavora la timidissima Adriana Pennino, e la palestra, in cui l’allenatore Mickey, vegliardo scorbutico, è sempre pronto ad offenderlo e scoraggiarne le ambizioni.
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ROCKY (USA, 1976) diretto da JOHN G. AVILDSEN. Interpretato da SYLVESTER STALLONE, TALIA SHIRE, BURT YOUNG, CARL WEATHERS, BURGESS MEREDITH, THAYER DAVID, JOE SPINELL, LLOYD KAUFMAN
Rocky Balboa ha trent’anni, riscuote i crediti per conto di Gasco, un bieco e celebre usuraio, lavorando per lui come picchiatore, e ha pure all’attivo una carriera di pugile dilettante, con quarantaquattro incontri disputati. Trascorre la sua vita grigia e ripetitiva fra la casa scalcinata in cui ci sono le sue due amate tartarughine acquatiche, il negozio di animali dove prende per loro il mangime e dove lavora la timidissima Adriana Pennino, e la palestra, in cui l’allenatore Mickey, vegliardo scorbutico, è sempre pronto ad offenderlo e scoraggiarne le ambizioni. I rapporti vanno piuttosto maluccio anche con Paulie Pennino, fratello maggiore di Adriana, tagliatore di quarti di bue in una fredda macelleria e desideroso che la sorella esca dalla sua apatia e si trovi un fidanzato (nella fattispecie, non può che toccare a Rocky). Finalmente, dopo molto tempo atteso inutilmente e passato in serate con gli amici sempre spaparanzati alla birreria, il trentenne boxeur non professionista trova un’insperata occasione di sfondare: il campione mondiale dei pesi massimi Apollo Creed non ha un avversario da affrontare per la commemorazione dei duecento anni dalla fondazione degli Stati Uniti, e dunque, girando un album che riporta i nomi di pugili sconosciuti, sceglie proprio Rocky Balboa, lo Stallone Italiano. Il match, valido per il titolo, avrà luogo il 1° gennaio 1976. Rocky, saputa la notizia, comincia a nutrire i primi potenti asti verso il rivale, e nel frattempo si allena duramente, saltando la corda, col sacco e lo sparring partner, correndo per Philadelphia (sua città natale) la mattina presto e, al contempo, reprimendo le pressioni di Paulie che vorrebbe approfittare della fortuna dell’amico per lasciarsi alle spalle un’esistenza insignificante e rifarsene un’altra sfruttando il momento di notorietà del pugile. Il fatidico incontro arriva, e le riprese si susseguono senza interruzione, e i due avversari si equivalgono per ben quindici round, finché, stremato dalla fatica, Rocky non grida il nome di colei che è ormai la sua compagna di vita, Adriana, chiamandola sul ring e abbracciandola in un finale estremamente commovente, mentre la vittoria viene assegnata dai giudici ad Apollo. Oscar come miglior film nel 1977 e statuetta ai montatori Scott Conrad e Richard Halsey. Candidato anche Stallone come attore protagonista e per la sceneggiatura non perfetta, ma tutt’altro che modesta, scritta di proprio pugno (e qui la metafora calza a pennello, visto il tema della pellicola). Storia di un comune perdente, che affossa giorno per giorno in una quotidianità senza riscatto, il quale viene infine trovato in una ripescata che nessuno s’attendeva: Rocky ha le qualità per diventare un boxeur di tutto rispetto, il pugilato se lo assume come impegno serio e degno di fatica, ma il suo inconsapevole ripercuotersi nella mediocrità gli funge da freno e lo tiene a briglia stretta quando invece dovrebbe coltivare il suo talento per raggiungere ciò cui può aspirare perché non gli manca davvero nessuna capacità. Una vicenda che strappa l’applauso, inumidisce gli occhi e ogni tanto diverte pure, per come si controbatte fra autoironia e pathos, divertimento caustico e commiserazione, grigiore periferico e voglia di fare il colpo di una vita. Il quasi esordiente Stallone, classe 1946, riuscì ad emergere definitivamente e trovò la consacrazione che cerca tanto anche il personaggio che interpreta, e questa duplice salita alla ribalta rende simpatici sia il carattere che l’attore che ne interpreta il ruolo: un uomo ancora giovane che non ha mai saputo credere nel suo potenziale, e pur tuttavia desidera ardentemente di rendersi importante agli occhi suoi e del pianeta intero, è l’emblema del sogno statunitense e dell’american way of life. Il che trasforma Balboa anche in un (quasi) involontario manifesto degli USA anni 1970, un comune picchiatore che ha intenzione di divenire famoso per dimostrare a sé stesso che ha il coraggio per abbattere tutti i pregiudizi e ricomporre frammento per frammento un tempo perduto a raccogliere i pezzi delle proprie sconfitte. Interpretazioni non da capolavoro, ma tutte perfettamente inquadrate in un preciso contesto, quello di tagliare la volata al protagonista: si distinguono in particolar modo l’Adriana di T. Shire (la Connie Corleone della trilogia coppoliana de Il Padrino), dapprima reticente ma poi sempre più innamorata in modo focoso del suo uomo; l’irascibile Paulie di B. Young, macellaio indisponente e opportunista; il Creed di C. Weathers, malizioso e provocatorio, col sorriso stampato sulle labbra e la chioma nera riccia ben tenuta anche durante gli incontri di boxe; e infine il Mickey di B. Meredith, personal trainer avanti con gli anni, non convinto fino in fondo che il suo allievo migliore sia da buttare via (come dimostra l’intensa sequenza in cui lui sale nell’appartamentino malmesso di Rocky per poi uscirne sconfortato, col pugile che gli urla dietro improperi a non finire). Numerosi pezzi di bravura, fra cui vanno assolutamente citati lo spuntino di mezzanotte a base di sei (!) uova, la riscossione dei 300 dollari con la minaccia di spezzare il pollice, l’uscita serale di Rocky e Adriana nella pista di pattinaggio, l’apparizione televisiva di Balboa insieme a Creed che coglie la palla al balzo per umiliarlo sadicamente e, ovviamente, il match per la categoria dei massimi, mozzafiato e ricco di tensione drammatica. Con ogni probabilità il migliore film di Stallone, e il meglio girato dell’intera saga che prese il via col sequel uscito tre anni dopo, senza che nessuno degli altri episodi riuscisse a tener testa all’inimitabile capostipite. Una serie di seguiti ripetitivi, fiacchi e insaccati che non fecero altro che offuscare la bellezza di questa trama, sportiva e intrigante, che non si propone nemmeno di ritrarre una morale conclusiva positiva, ma insegna molto in fatto di impegno e accettazione delle sconfitte, ed è anche un piccolo e incompleto saggio esistenziale sul mondo dei perdenti, costituito da individui come Rocky Balboa che vengono battuti da una parte e conseguono esiti sorprendenti dall’altra. Fallito come pugile, lui si rifà con Adriana, e sa farsene riamare. Una perla del cinema statunitense di allora.
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gustibus
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lunedì 27 marzo 2017
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un film che ha gassato 4generazioni
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Chi non ha visto Rochy(1976)..alzi la mano!...sembra una lezione a scuola!di cinema pero'.Stallone non e' da oscar come attore.Pero' ha diretto un po' di film tra cui "Taverna paradiso" fa buona sceneggiatura e scrive pure soggetti..con questo film dei 3oscar tra cui miglior film..in questa storia di pugilato ce'molta umanità' di vita semplice..quella che diventera'sua moglie"Talia schire"parente di F.F.coppola ..un ottimo Burgess Meredith suo allenatore poi continuati fino alla 3/4serie..si PERCHE'PIU' Rocky E' diventato saga!Rivedendolo ti fa sentire giovane...insomma questa storia E'UN vero passaggio di generazioni.Impossibile non vederlo almeno una volta.
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Chi non ha visto Rochy(1976)..alzi la mano!...sembra una lezione a scuola!di cinema pero'.Stallone non e' da oscar come attore.Pero' ha diretto un po' di film tra cui "Taverna paradiso" fa buona sceneggiatura e scrive pure soggetti..con questo film dei 3oscar tra cui miglior film..in questa storia di pugilato ce'molta umanità' di vita semplice..quella che diventera'sua moglie"Talia schire"parente di F.F.coppola ..un ottimo Burgess Meredith suo allenatore poi continuati fino alla 3/4serie..si PERCHE'PIU' Rocky E' diventato saga!Rivedendolo ti fa sentire giovane...insomma questa storia E'UN vero passaggio di generazioni.Impossibile non vederlo almeno una volta.Sicuramente entra nella top dei 100 film da non dimenticare.
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fabio57
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venerdì 13 novembre 2015
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leggendario
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Non si può storcere il naso di fronte a un film diventato leggendario,certo la trama è molto semplice, se volete anche banale,ma resta una pietra miliare nella storia del cinema per così dire "sportivo"Ha avuto una miriade di sequel e tanti tentativi di imitazione per lo più scadenti, ma il primo quello originale è riuscito a commuovere milioni di spettatori,la celebre invocazione"Adriana" è sulla bocca di tutti, cinefili e non.
Da vedere
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