pep82
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venerdì 25 luglio 2008
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irripetibile come il suo autore
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Difficile parlare di Salò, sul quale si sono spesi fiumi d'inchiostro. La critica migliore di questo film comunque la fornisce lo stesso Pasolini nelle sue ultime interviste a Bachmann. Quest'ultimo propone due modi per giudicare il film: se lo si considera tecnicamente, pur essendo ben girato, con una buona fotografia e rappresentando il culmine dello stile cinematografico di Pasolini, non è granchè innovativo; ricordiamo, infatti, che all'epoca il cinema era in fase "rivoluzionaria" con i vari Kubrick, Fellini, Herzog, ecc., maestri assoluti della forma. Se, invece, si considera la sceneggiatura, il contenuto, il messaggio profetico, le sconvolgenti, inedite e tutt'oggi, 2008, insuperate, per quanto osano mostrare, immagini, allora "Le 120 giornate di Sodoma" va accostato ai capolavori del cinema di tutti i tempi.
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Difficile parlare di Salò, sul quale si sono spesi fiumi d'inchiostro. La critica migliore di questo film comunque la fornisce lo stesso Pasolini nelle sue ultime interviste a Bachmann. Quest'ultimo propone due modi per giudicare il film: se lo si considera tecnicamente, pur essendo ben girato, con una buona fotografia e rappresentando il culmine dello stile cinematografico di Pasolini, non è granchè innovativo; ricordiamo, infatti, che all'epoca il cinema era in fase "rivoluzionaria" con i vari Kubrick, Fellini, Herzog, ecc., maestri assoluti della forma. Se, invece, si considera la sceneggiatura, il contenuto, il messaggio profetico, le sconvolgenti, inedite e tutt'oggi, 2008, insuperate, per quanto osano mostrare, immagini, allora "Le 120 giornate di Sodoma" va accostato ai capolavori del cinema di tutti i tempi. Non mi dilungherò nell'esporre la trama, che certo tutti ben conosciamo, ma proverò a "spiegare" il film in un altro modo. Ho ascoltato un'intervista a G.Fini del 1976, sulla morte del poeta e sul suo ultimo lavoro, che definì un falso storico. Ecco, come molti l'allora missino non capì che Pasolini non intendeva girare un film storico, sarebbe stato un folle ed un masochista. In realtà il potere "fantoccio" della repubblica di Salò, viene utilizzato come metafora del potere in generale e, in particolare, del nuovo potere, quello che nel '75 andava affermandosi e che oggi è giunto alla massima espressione: l'ideologia consumistica, che arriva a consumare e dissacrare la vita stessa, attraverso la manipolazione dei corpi, concedendo quante più libertà e diritti possibile, soprattutto in campo sessuale, per "liberare" l'uomo da ogni inibizione, per renderlo "falsamente" razionale, prono a qualsiasi tipo di consumo, irreligioso, per annullare ogni tipo di diversità tramite la tolleranza, l'integrazione, l'omologazione, la distruzione di ogni cultura particolare. Non dimentichiamo che Pasolini in quegli anni, andando contro la sinistra (in particolare gli odiati ed odiosi sessantottini e gli hippie) e i radicali, scrisse articoli contestatissimi come "Contro l'aborto", "Contro i capelloni", "La droga:una vera tragedia italiana", e arrivò ad auspicare che la chiesa passasse all'opposizione, poichè riteneva che, dopo secoli di nefandezze, nell'epoca moderna era diventata una vittima del nuovo sistema, un sistema che non sa che farsene di concetti quali Dio, Compassione, Pietà, Umiltà, impicci tra i piedi della massa che deve consumare; perciò la chiesa cattolica, più di qualsiasi partito o movimento, poteva, col senso del sacro, fronteggiare il genocidio dell'anarco-capitalismo libertario (strada oggi intrapresa dalla Spagna di Zapatero e, come prevedeva Pasolini, da tutta la sinistra libertaria e capitalista europea, il cui campione è la politica olandese, in cui non c'è ormai alcuna differenza tra destra e sinistra). Perciò Salò non è un'opera antifascista, lo stesso Pasolini considerava l'antifascismo, nella sua accezione originaria, ridicolo, poichè il fascismo e quel tipo di potere "arcaico" sono morti; ben più pericoloso è il nuovo fascismo, infinitamente più subdolo, meno riconoscibile, che si impone grazie alla concessione di (false) libertà, di mode pseudo-ribelli. Per sua fortuna Pasolini è morto prima di vedere lo scempio dei nostri giorni. Se chiamava i sessantottini "imbecilli", come avrebbe definito i giovani di oggi,quelli conformisti e quelli inconsapevolmente conformisti,che però indossano maschere da ribelli?
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giu/da(g)
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lunedì 31 gennaio 2011
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l'anarchia del potere
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In un momento imprecisato del 1944, quattro Signori fascisti, rappresentanti dei quattro poteri (giudiziario, aristocratico, economico, religioso) si rinchiudono in una decadente villa assieme a quattro megere, un gruppo di repubblichini ed un folto gruppo di ragazzi e ragazze, vittime che verranno sfregiate e massacrate in un crescendo di orrori fino al finale in sospeso. è chiaro che in Salò il fascismo repubblichino è utilizzato come allegoria di un fascismo molto più strisciante, attuale, che è tipico del nostro mondo occidentale. Il Potere della nuova società dei consumi, della società occidentale è cristalizzato in questo film maledetto, i quattro Signori sono l'emblema di quello che Massimo Fini ha ben chiamato il Vizio Oscuro dell'Occidente, uomini colti allo stesso tempo intelligenti e ridicoli, schiavi dei propri regolamenti assurdi, pronti a reprimere nel sangue chiunque si opponga ad omologarsi al loro stile di vita.
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In un momento imprecisato del 1944, quattro Signori fascisti, rappresentanti dei quattro poteri (giudiziario, aristocratico, economico, religioso) si rinchiudono in una decadente villa assieme a quattro megere, un gruppo di repubblichini ed un folto gruppo di ragazzi e ragazze, vittime che verranno sfregiate e massacrate in un crescendo di orrori fino al finale in sospeso. è chiaro che in Salò il fascismo repubblichino è utilizzato come allegoria di un fascismo molto più strisciante, attuale, che è tipico del nostro mondo occidentale. Il Potere della nuova società dei consumi, della società occidentale è cristalizzato in questo film maledetto, i quattro Signori sono l'emblema di quello che Massimo Fini ha ben chiamato il Vizio Oscuro dell'Occidente, uomini colti allo stesso tempo intelligenti e ridicoli, schiavi dei propri regolamenti assurdi, pronti a reprimere nel sangue chiunque si opponga ad omologarsi al loro stile di vita. Tentare di spiegare qui cos'è Salò avrebbe poco senso, ci limiteremo a sottolineare come Pasolini sia riuscito a dirigere un film difficilissimo con grande maestria nei particolari (sedie di Mackintosch, lampade razionaliste, affreschi di Leger, quadri di Sironi) e soprattutto nelle inquadrature ristrette dove la musica copre le urla creando un effetto magico, mostruoso, agghiacciante. Non si sa bene se la pellicola che vediamo oggi sarebbe la stessa se non fosse stato ucciso (certo è che è priva di 21 minuti e che Pasolini avesse in cantiere un secondo film, il Porno-Teo-Kolossal), quindi il finale rimane in bilico in un'ambigua situazione dove non si capisce se vi sia una nota di speranza o di indifferenza, un'ombra che grava anche sul nostro futuro. Il doppiaggio vede Marco Bellocchio ed il poeta Giorgio Caproni doppiare rispettivamente Aldo Valletti e Giorgio Cataldi.
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il cinefilo
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sabato 26 giugno 2010
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l'inferno secondo pier paolo pasolini
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TRAMA:La storia si svolge durante il periodo della repubblica di Salò dove un gruppo di ragazzi e ragazze vengono catturati e tenuti prigionieri in una villa per ordine di quattro fascisti(il duca,il monsignore,l'eccellenza e il presidente)e dove,sfruttando i "racconti" di quattro megere,i ragazzi vengono torturati,sodomizzati e uccisi attraverso una serie di "rituali" depravati e mostruosi.
RECENSIONE: Pier Paolo Pasolini dirige il suo ultimo film(poco tempo prima della sua uccisione a Ostia)e si può definire a tutti gli effetti l'opera più crudele,spietata,brutale(ma anche misteriosamente e perversamente affascinante)che sia mai stata"partorita"da un regista italiano.
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TRAMA:La storia si svolge durante il periodo della repubblica di Salò dove un gruppo di ragazzi e ragazze vengono catturati e tenuti prigionieri in una villa per ordine di quattro fascisti(il duca,il monsignore,l'eccellenza e il presidente)e dove,sfruttando i "racconti" di quattro megere,i ragazzi vengono torturati,sodomizzati e uccisi attraverso una serie di "rituali" depravati e mostruosi.
RECENSIONE: Pier Paolo Pasolini dirige il suo ultimo film(poco tempo prima della sua uccisione a Ostia)e si può definire a tutti gli effetti l'opera più crudele,spietata,brutale(ma anche misteriosamente e perversamente affascinante)che sia mai stata"partorita"da un regista italiano.
La storia è divisa in quattro capitoli(l'antinferno,il girone delle manie,il girone della merda e il girone del sangue)ed è ispirata all'opera del marchese De Sade(scritta nel 18°secolo)e che Pasolini utilizza per instaurare progressivamente una vera e propria forma di discesa al inferno senza limiti o confini di qualsiasi genere.
La morte e la violenza "prevaricano" e annientano le gioie del sesso(trasformando anch'esso in un sadico rituale di sadismo e perversione)e sono le uniche "regole" che hanno un valore in uno spazio dove non esiste alcuna forma di diritto alla vita o a qualsivoglia forma di felicità,esclusi i torturatori.
Questo film si può sottoporre a diverse chiavi di lettura e tra queste la più famosa tra le interpretazioni riguarda la critica alla "società sporca e consumista" applicata sia al sesso(ovvero il girone delle manie)sia al cibo(il girone della merda).
Ovviamente con l'ultimo film di questo noto regista si è in presenza di un operazione cinematografica ambigua e discutibile(si può dire che gli opinionisti delle opposte fazioni e cioè i pro e i contro hanno entrambi ottime "frecce al loro arco" per valutare positivamente e negativamente l'opera in questione)ma,in ogni caso,rimane affascinante l'uso "gelido" e magistrale della cinepresa in alcuni terrificanti piani-sequenza dei corpi straziati e sofferenti e nell'inquadratura perfettamente "geometrica" della sala delle orge e di alcune sale delle torture.
Pier Paolo Pasolini trova il coraggio di spingersi "oltre" ogni regola comune del cinema e oltre ogni "barriera"(gli stessi attori selezionati per le sequenze orgiastiche nei ruoli delle vittime si saranno sentiti comprensibilmente imbarazzati)e questo suo coraggio probabilmente merita più di una lode.
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abbate dal colle toscano
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mercoledì 11 marzo 2009
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pasolini: sade prossimo mio
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Pier Paolo è qui, lo si trova..
In questa pellicola, suo spietato e molto privato testamento, egli si fa "da parte" sottraendosi finalmente al cinema. Visione lucida se pur didascalica su Sade. "Questo sono io finalmente", disse a set ultimato.
Lui gli apparteneva.
Per "leggere" quest'Opera, non possiamo trascurare "l'Uomo" dietro la macchina da presa: un uomo nevrotico che inseguiva il tempo, votato all'autodistruzione. Ma il tempo non c'erà nemmeno per lui.
Da un rotocalco dell'epoca: "Fine di un corruttore"..
Pier Paolo Pasolini era in ogni senso un corruttore. Corruttore del
"comune sentimento" e del costume sociale.
Aveva in orrore lo Stato come concetto e i relativi abusi istituzionali.
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Pier Paolo è qui, lo si trova..
In questa pellicola, suo spietato e molto privato testamento, egli si fa "da parte" sottraendosi finalmente al cinema. Visione lucida se pur didascalica su Sade. "Questo sono io finalmente", disse a set ultimato.
Lui gli apparteneva.
Per "leggere" quest'Opera, non possiamo trascurare "l'Uomo" dietro la macchina da presa: un uomo nevrotico che inseguiva il tempo, votato all'autodistruzione. Ma il tempo non c'erà nemmeno per lui.
Da un rotocalco dell'epoca: "Fine di un corruttore"..
Pier Paolo Pasolini era in ogni senso un corruttore. Corruttore del
"comune sentimento" e del costume sociale.
Aveva in orrore lo Stato come concetto e i relativi abusi istituzionali.
Quasi come Genet, non si limitò a teorizzare il dissenzo, ma - vocazone congenita - precipitò se stesso in una prassi violenta e "scandalosa", apparentemente in contrasto con il suo moralismo anti-capitalista e anti-marxista, vivendo sino in fondo questa straordinaria energia distruttiva e soprattutto comprensiva della sua propria autocorruzione.
Una metastasi che sbriciola qualsivoglia tentazione d'appropriazione ideologica-esegetica destrosinistra.
Pierpaolo ha odiato il prossimo suo come se stesso. Da qui, alla fine, la più solare, nostrana, immedesimata interpretazione del fantasma sadiano. Sade(la più alta figura etica della storia umana) è criminale nella scrittura. Pasolini nella vita.
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angelo umana
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lunedì 16 novembre 2015
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noia
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Sia permesso di esprimere un commento anche allo sventurato poco colto e meno ancora intelligente che non è riuscito a stare nel cinema oltre un’ora delle due lunghe di durata del film, proiettato rimasterizzato nel 2015. Rivelatoria e importante è l’intervista che precede il film, fatta a Pasolini nell’aprile del 1975, questa spiega la sua idea del potere. Tra l’altro: riduzione del corpo umano a cosa, il potere che elimina la gioia del comportamento attraverso la manipolazione delle coscienze e dei corpi, il potere coi suoi riti.
In questa denuncia PPP è stato fondamentale, precursore, bastava leggerne articoli e libri di allora, nel ’75 ha ritenuto di dare un grosso pugno nello stomaco a chi non volesse capire, a chi il potere deteneva.
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Sia permesso di esprimere un commento anche allo sventurato poco colto e meno ancora intelligente che non è riuscito a stare nel cinema oltre un’ora delle due lunghe di durata del film, proiettato rimasterizzato nel 2015. Rivelatoria e importante è l’intervista che precede il film, fatta a Pasolini nell’aprile del 1975, questa spiega la sua idea del potere. Tra l’altro: riduzione del corpo umano a cosa, il potere che elimina la gioia del comportamento attraverso la manipolazione delle coscienze e dei corpi, il potere coi suoi riti.
In questa denuncia PPP è stato fondamentale, precursore, bastava leggerne articoli e libri di allora, nel ’75 ha ritenuto di dare un grosso pugno nello stomaco a chi non volesse capire, a chi il potere deteneva. Esso deve istruirci con le sue facezie, mentre gozzoviglia e, ad esempio, posa le proprie “chiappe d’oro” su sedili di auto fiammanti che noi gli procuriamo. Fateci vedere che siete felici viene detto ai ragazzi che la masnada di quattro “notabili” con le loro prostitute hanno sequestrato in una villa in disuso di Salò, o anche, siete fuori dai confini della legalità, quando in qualsiasi tempo e ancora oggi la “legalità” è declinata dal potere a proprio uso e consumo. Esso gode in fondo della sofferenza dei suoi cittadini o quanto meno non gliene cala, ambisce a procurarsi piacere e possesso. Così i ragazzi e ragazze del film si piegavano, perché costretti, alle voglie perverse di quel gruppetto anziano composto da conte, eccellenza, presidente, monsignore e le loro cortigiane (o troie come le definì Franco Battiato). Tutto molto attuale.
Però: che bisogno c’era di mettere in scena due ore di violenza e di mostra di tutto il repertorio sadico che il sesso può contenere? In questo film PPP ha forse esibito tutti i modi che egli conoscesse per dare o ottenere piacere e proprio questi interminabili esercizi procurano noia. Dante Alighieri descrisse tutto questo con tre semplici versi, nel canto XV del Paradiso: Non avea case di famiglie vòte; non v’era giunto ancor Sardanapalo a mostrar ciò che in camera si puote (re assiro effeminato dedito alla lussuria e alle passioni più ignominiose). Il letterato nostro contemporaneo invece ha ritenuto di dover mostrare tutto il campionario forse per denunciare con più forza i suoi concetti. 40 anni fa non avevo visto il film, avrei potuto aspettarne altri 40.
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snoyze
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sabato 20 settembre 2014
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pasolini: la critica esplicita di un paese marcio
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Questo film è:esagerato, esplicito, violento, cattivo, osceno, sanguinolento, brutto, vomitevole e una serie infinita di aggettivi che rimadano a qualcosa di negativo in tutti i sensi... Ma che cos'è la società in cui Pier Paolo Pasolini viveva e tutt'ora viviamo noi? è questo film, è la piccola parte di popolazione che con il solo potere del denaro si può permettere, grazie a corruzioni e patti tra "potenti", di fare qualsiasi cosa vogliano sulla parte maggiore del popolo che sta li, in silenzio a subire e subire continuamente le volontà malate di questi quattro malati.
Il film è completamente incentrato sui diversi e più "strani" piaceri sessuali, che molte volte vengono puniti dalle autorità e dalla stessa legge che poi commette lo stesso reato.
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Questo film è:esagerato, esplicito, violento, cattivo, osceno, sanguinolento, brutto, vomitevole e una serie infinita di aggettivi che rimadano a qualcosa di negativo in tutti i sensi... Ma che cos'è la società in cui Pier Paolo Pasolini viveva e tutt'ora viviamo noi? è questo film, è la piccola parte di popolazione che con il solo potere del denaro si può permettere, grazie a corruzioni e patti tra "potenti", di fare qualsiasi cosa vogliano sulla parte maggiore del popolo che sta li, in silenzio a subire e subire continuamente le volontà malate di questi quattro malati.
Il film è completamente incentrato sui diversi e più "strani" piaceri sessuali, che molte volte vengono puniti dalle autorità e dalla stessa legge che poi commette lo stesso reato. Questo film è come deve essere la rappresentazione del nostro paese, Pasolini si incentra su questo particolare frangente del sesso, che può sembrare il più insignificante ma che in realtà è la rappresentazione di tutte le sottomissioni che il povero popolo subisce per mano di "vecchi e flaccidi" ricchi e di una certa importanza...
Come tanti letterati hanno provato a farci capire, qui Pasolini, i problemi che riscontriamo nelle nostre vite vengono e sono causati solo da noi, che inetti e svogliati permettiamo a pochi di comandare e sfruttare a loro piacimento i pochi, che infondo sono sempre i migliori.
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noia1
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lunedì 9 luglio 2018
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pasolinipessimista
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Quattro amici, ricchi borghesi, devono andare a Salò dove si stanno concentrando le ultime forse fasciste in Italia. Decidono di portare con loro giovani ragazzi fungenti da trastulli sessuali, vengono radunati così i più bei ragazzi del borgo, li seguiranno i quali sopravvivranno alle loro torture.
Pier Paolo Pasolini, primatista di denunce in Italia, in procinto di girare questo film disse ad un membro del cast “Prepariamoci alla guerra”. Salò infatti può essere considerato come l’atto ultimo d’un disperato maestro che dinnanzi alla cecità generale si è ritrovato ad ammettere a sé stesso “O la va o la spacca”.
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Quattro amici, ricchi borghesi, devono andare a Salò dove si stanno concentrando le ultime forse fasciste in Italia. Decidono di portare con loro giovani ragazzi fungenti da trastulli sessuali, vengono radunati così i più bei ragazzi del borgo, li seguiranno i quali sopravvivranno alle loro torture.
Pier Paolo Pasolini, primatista di denunce in Italia, in procinto di girare questo film disse ad un membro del cast “Prepariamoci alla guerra”. Salò infatti può essere considerato come l’atto ultimo d’un disperato maestro che dinnanzi alla cecità generale si è ritrovato ad ammettere a sé stesso “O la va o la spacca”. C’è chi lo definisce ricco di perversioni pregne di autocompiacimento, non è del tutto sbagliato in effetti perché qui Pasolini non si è dato remore, come un bimbo che dopo essersi preso un pasto di botte se la ride preparando il prossimo sgarro. Il ragionamento su qualcuno sovrapposto completamente al più debole, stupido ed impigrito, il borghese si lascia andare ad un inutile sadismo senza senso, non è un caso che al momento di mangiare le feci gli aguzzini s’ingozzino ed i sottomessi si disgustino, la differenza nell’atteggiamento verso un atto oggettivamente disgustoso sta proprio nella differenza di posizione trai primi e i secondi: il potere dà assuefazione, la vera anarchia avviene alla presenza di un potere assoluto. Malgrado scettico nei confronti della religione, l’autore sostiene l’importanza di una componente spirituale nell’uomo come mezzo per entrare in sintonia con sé stesso più che come mezzo per avvicinarsi a Dio, emblematica è la statua della Madonna molto spesso voltata dall’altra parte rispetto al punto dove avvengono le torture.
La regia è sontuosa con una quadratura sconvolgente rispetto all’andazzo degli eventi, sempre più scellerati ed insopportabili rispetto all’eleganza di un’opera che stilisticamente non si concede un solo scivolone. I padroni di casa sono gentilissimi ed elegantissimi, pacati nei modi, incredibile poi siano capaci di concedersi alle crudeltà che si vedono al proseguire dei minuti.
La telecamera sta quasi completamente immobile, la luce è poca e tra le stanze il preludio di ciò che accadrà esce continuamente dalle bocche degli aguzzini contribuendo ad un’atmosfera snervante, proprio quest’ultima fa metà del lavoro assieme ai visi un po’ smarriti ed un po’ impauriti dei giovani, un’atmosfera dove esce l’impotenza delle vittime umiliate tanto da non essere concesso loro nemmeno di indossare vestiti.
Infine il massacro avviene la pellicola sfodera tutto il suo pessimismo, la teorizzazione di un totalitarismo forse invisibile più che scomparso e per definizione destinato alla tragedia ineluttabile, per la cronaca penso che gli effetti speciali qui messi in scena siano i migliori mai fatti nella storia del cinema con una resa della violenza perfetta, non spettacolarizzata in grande nello schermo ma messa alla berlina, ogni atrocità è più cattiva dell’altra eppure è tutto messo quasi in secondo piano dove si merita come atto basso e disgustoso.
Un film di cui ci vorrebbero centinaia di saggi e dalle mille allegorie dove si ragiona su violenza, potere, religione, vacuità dell’impigrito uomo moderno. Tra cent’anni forse sarà ancora attuale per i temi trattati e per come vengono trattati.
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oblivion7is
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domenica 28 agosto 2011
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irripetibile, infernale, amaro, ma anche esagerato
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Soprattutto esagerato! Qui si parla davvero di violenza che sfiora il gratuito, se non fosse per le frasi, per il contesto, la sceneggiatura, la recitazione (dei quattro signori e signore, dei servi non parliamo perché rasentano il ridicolo e superano record di schifezza toccati solo da Ninetto "Che ci faccio qui?" Davoli). Ma parliamone bene. ANTINFERNO: i protagonisti ci sono presentati. 4 signori che cercano 4 meretrici, dei libertini e una folla di schiavi partigiani o figli di particiani per i propri piaceri personali. Se uno non sa cosa sta per vedere in questo film, alla prima vista di un pene si chiede perché ha cominciato la visione della pellicola. Altri nudi integrali (anche femminili) ed inizia la storiaccia.
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Soprattutto esagerato! Qui si parla davvero di violenza che sfiora il gratuito, se non fosse per le frasi, per il contesto, la sceneggiatura, la recitazione (dei quattro signori e signore, dei servi non parliamo perché rasentano il ridicolo e superano record di schifezza toccati solo da Ninetto "Che ci faccio qui?" Davoli). Ma parliamone bene. ANTINFERNO: i protagonisti ci sono presentati. 4 signori che cercano 4 meretrici, dei libertini e una folla di schiavi partigiani o figli di particiani per i propri piaceri personali. Se uno non sa cosa sta per vedere in questo film, alla prima vista di un pene si chiede perché ha cominciato la visione della pellicola. Altri nudi integrali (anche femminili) ed inizia la storiaccia. GIRONE DELLE MANIE: Cominciano gli sporchi racconti delle meretrici accompagnati dai 4 signori che rimproverano, violentano e picchiano gli schiavi, danno loro da mangiare come se fossero dei cani (uno dà perfino un pezzo di polenta con dentro dei chiodi - gnam) poi ne costringono due a sposarsi e a fare sesso per poi assalirli durante l'amplesso e costringerli a fare orge con loro. GIRONE DELLA MERD@: Gli escrementi degli schiavi, ma anche dei signori, vengono messi in tavola in una schifosa cena dove viene esaltato il significato dell'ano come prodotto di materia organica ma anche come organo centrale per i rapporti sessuali sia omosessuali che, ma di meno, eterosessuali, per poi fare una gara a chi ha l'ano più bello con premio una morte finta, che però loro non sanno come tale. GIRONE DEL SANGUE: Dopo aver girato tra le varie stanze degli schiavi, i 4 signori ne scovano alcuni a trasgredire le regole (e scovano anche un libertino bianco a letto con una serva, che poi scoprono come comunista e lo uccidono) e decidono di punirli con terribili torture, tra decapitazioni, sodomizzazioni, stupri, necrofilia, capezzoli bruciati, lingue tagliate, occhi cavati, impiccagioni, fustigazioni e danze isteriche. Il film finisce con un vago sentore di speranza. Insomma, per dire il solito (ma a quei tempi non così abusato e scontato) "La Violenza è inutile", Pasolini decide di mostrarci le peggiori perversioni umane à la De Sade (lo spunto è un po' anche quello) e ci aggiunge un che di personale, trasformando i terribili signori fascisti in bisessuali esaltati ed eccessivi, quasi come per dire che il fatto di essere omosessuale causa in lui una qualche specie lontana di vergogna o di pentimento, ma senza che lui non voglia comunque essere troppo sincero mostrandoci pellicole disgustose come questa (NB: disgustose non nel senso "brutto film", ma nel senso "scene violentissime e disgustose"). Il film è comunque validissimo e riesce a tenere attaccati allo schermo nella sua amara irrepetibilità, forse anche grazie ai soliti attori non professionisti presi qua e là dal regista, alternati però anche a 4 attori sensazionali (i 4 signori) e 4 attrici medie (le 4 meretrici). Impressionante la bellezza delle donne scelte per le schiave: raramente ho visto attrici giovani più belle in un film italiano, e proprio questo potrebbe essere demotivante, proprio il vederle in situazioni imbarazzanti e sporche come quelle in cui sono mostrate.
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fabio1957
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mercoledì 8 luglio 2015
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sconcertante
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Trattandosi di Pasolini, esprimere parere su questo film, è cosa veramente difficile.D'istinto l'impressione è di una pellicola rivoltante.Naturalmente non si può finirla qui,Il regista è un grande della letteratura contemporanea, oltre che un importante regista e allora?Viene da pensare che il suo, di fatto, testamento artistico, sia un'accozzaglia di atrocità e brutalità sostanzialmente gratuite.Certo c'è una critica al sistema, che consente, a chi detiene il potere, di poter commetterele le più grandi nefandezze e restare impuniti,però è anche altrettanto vero che l'ostentazione di queste atrocità è sgradevole e certamente ripugnante per un pubblico sano.
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Trattandosi di Pasolini, esprimere parere su questo film, è cosa veramente difficile.D'istinto l'impressione è di una pellicola rivoltante.Naturalmente non si può finirla qui,Il regista è un grande della letteratura contemporanea, oltre che un importante regista e allora?Viene da pensare che il suo, di fatto, testamento artistico, sia un'accozzaglia di atrocità e brutalità sostanzialmente gratuite.Certo c'è una critica al sistema, che consente, a chi detiene il potere, di poter commetterele le più grandi nefandezze e restare impuniti,però è anche altrettanto vero che l'ostentazione di queste atrocità è sgradevole e certamente ripugnante per un pubblico sano.
E' lecito pensare che Pasolini, avesse qualche problema,anche perchè avversato da un paese bacchettone che, pur riconoscendone il talento, comunque lo teneva un pò in disparte,sia per la sua dichiarata omosessualità, che per motivi politici.
Ambigua e strana anche la commistione tra l'opera letterararia di de Sade e la contingenza politica relativa ai fatti della repubblica di Salò.
Sconcertante
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rinogaetanoforever
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mercoledì 21 ottobre 2015
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capolavoro assoluto
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Nella vita di ogni essere umano,si avverte il momento di un cambiamento,lo si avverte ancor di più,nella vita di un'artista fuori dagli schemi.
Cosi è accaduto per Pier Paolo Pasolini,che con questo film,firma il suo testamento,la summa delle sue idee anticonformiste,e anticapitaliste.Da molti rifiutato,dai perbenisti(falsi) continuamente stroncato,il film,invece,si avventa,senza retorica,sul materialismo imperante dei nostri tempi,con una lucidità impressionate.
Sminuire la figura di un Governo,che in verità non esiste,e mettere in risalto i più agghiaccianti desideri umani,è la genialità di Pier Paolo.
Con la sua è condanna ,diversamente da ciò che si può pensare,a venire a galla,è la codardia dell'uomo e della donna,incapaci di ribellarsi alle angherie del potere.
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Nella vita di ogni essere umano,si avverte il momento di un cambiamento,lo si avverte ancor di più,nella vita di un'artista fuori dagli schemi.
Cosi è accaduto per Pier Paolo Pasolini,che con questo film,firma il suo testamento,la summa delle sue idee anticonformiste,e anticapitaliste.Da molti rifiutato,dai perbenisti(falsi) continuamente stroncato,il film,invece,si avventa,senza retorica,sul materialismo imperante dei nostri tempi,con una lucidità impressionate.
Sminuire la figura di un Governo,che in verità non esiste,e mettere in risalto i più agghiaccianti desideri umani,è la genialità di Pier Paolo.
Con la sua è condanna ,diversamente da ciò che si può pensare,a venire a galla,è la codardia dell'uomo e della donna,incapaci di ribellarsi alle angherie del potere.In silente compiacimento,si adegua alle regole,ai sopprusi,di gentaglia ammanicata con la peggior felcia possibile immaginabile.
Dunque,il regista vuol farci capire che il vero colpevole ,è colui che subisce,perchè incapace di ribellarsi,e se lo facesse sarebbe libero.
Lo fa senza timori di nessun tipo,cambiando prospettiva ideologica,e non nascondendosi,dietro a criptati messaggi,ma essendo chiaro,anche se, chi guarda fa finta di non capire.
Capolavoro assoluto,per coraggio,di esprimere,con coerenza le proprie idee,contro un sistema che non merita indulgenza.
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