brancaleone
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venerdì 19 gennaio 2007
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deh...vieni dolce morte a cullarmi...
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La desolazione e la tristezza di una città di mare in pieno inverno è MAGISTRALMENTE illustrata da Valerio Zurlini(pochi ma ottimi films).Dei"Vitelloni" più cinici e spregiudicati cercano di vincere la noia di una Rimini invernale...
Una ingenua dolce ragazza da un passato torbido e sfruttata da torbidi elementi.
Un disilluso professore che cerca in un cinismo malcelato di dimenticare un dolore dell'adolescenza...
Il suo arrivo scuote le loro coscienze...
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(di amenic)
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paride86
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venerdì 23 gennaio 2009
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molto bello
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Film come "La prima notte di quiete" sono molto rari e preziosi. Hanno una bellezza malinconica e dura, senza che manchi, però, una vena di romanticismo che non scade mai nel sentimentalismo, ma resta sempre concreto e drammatico.
Il protagonista della storia è un giovane e indolente professore che arriva a Rimini, mai vista così fredda e iniqua come in questo film. In crisi con la moglie, si innamorerà di una sua giovane allieva.
Si tratta di un film sentimentale, ma girato come un noir nelle ambientazioni, nella costruzione delle scene e nelle interpretazioni. Propone, inoltre, un ritratto spietato dei figli di papà degli anni '70, ipocriti e vanesi ma anche bonari e solidali.
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giorgio
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sabato 15 marzo 2008
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il "vizio assurdo" di dominici
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Per la prima volta nella mia vita, oggi ho visto "la prima notte di quiete".
Non c'è che dire: convince.
Premetto che non sono propriamente un amante del cd "cinema dell'alienazione", o di certo cinema introspettivo, magari bello esteticamente ma che, scavando troppo nel personale, sembra chiedere al pubblico un'attitudine più prossima a "novella 2000" che alla riflessione cd "impegnata".
Al contrario, il film convince sia sul versante dei contenuti che sul versante estetico.
Dal punto di vista dei contenuti, colpisce molto la rappresentazione cruda e realistica della Provincia: senza voler fare moralismi facili (e scontando anche certo spirito "antiborghese" che indubbiamente ha condizionato il film: siamo nel 1972!), il film è molto efficace nel restituire il ritratto di un contesto sociale decomposto, fatto di ricatti, e di espedienti equivoci, di complicità corrive.
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Per la prima volta nella mia vita, oggi ho visto "la prima notte di quiete".
Non c'è che dire: convince.
Premetto che non sono propriamente un amante del cd "cinema dell'alienazione", o di certo cinema introspettivo, magari bello esteticamente ma che, scavando troppo nel personale, sembra chiedere al pubblico un'attitudine più prossima a "novella 2000" che alla riflessione cd "impegnata".
Al contrario, il film convince sia sul versante dei contenuti che sul versante estetico.
Dal punto di vista dei contenuti, colpisce molto la rappresentazione cruda e realistica della Provincia: senza voler fare moralismi facili (e scontando anche certo spirito "antiborghese" che indubbiamente ha condizionato il film: siamo nel 1972!), il film è molto efficace nel restituire il ritratto di un contesto sociale decomposto, fatto di ricatti, e di espedienti equivoci, di complicità corrive. Qui, però, è rapprentata non tanto la corruzione della Rimini (o Italia) del 1972, ma la corruzione in generale, ovunque si manifesti, ossia il livello di "pornocrazia" (Vico) che in tutti i tempi rappresenta al massimo grado la corruzione di una società. Io credo che qui risieda ancora il potenziale di "riflessione impegnata" del film: penso, ad esempio, che sia molto salutare la visione di questo film ai giovani di oggi che vivono nella "bambagia" e che hanno perso il gusto di "arrabbiarsi" e di cambiare il mondo; guardino il film, per identificarsi nella rabbia di Vanina e farne alimento propositivo per la vita.
In secondo luogo, il film convince dal punto di vista estetico: nella fotografia e soprattutto nel ritmo dell'intreccio che avvince ed organizza gli avvenimenti graduandone la tensione emotiva, fino al tragico finale.
Comprensibilmente, si critica lo "spiritualismo" del dialogo Alain Delon-Giannini reputandolo gratuito. Secondo me, però, questo spiritualismo è una citazione di pretto Cesare Pavese (non dimentichiamo i tormenti religiosi testimoniati da "il mestiere di vivere"?). Il personaggio di Delon, pur con i dovuti distinguo, è personaggio letterario che non può non richiamare alla memoria chi più gli somiglia: Cesare Pavese. Così la "prima notte di quiete" di Dominici non è che lo speculare de "il vizio assurdo" pavesiano: un modo di orecchiare il suicidio, sublimato letterariamente e spirituale come atto di giustizia, come punizione per un'esistenza dissociata che non ha saputo convertirsi ad una logica di "vita impegnata". Di qui, il richiamo al tema della risurrezione nel finale: come auspicio che dal negativo di un'esistenza dissociata quale quella di Dominici, qualcuno (il pubblico) sappia raccogliere l'insegnamento e fare ... meglio!
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brabcaleone
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lunedì 19 marzo 2007
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deh...vieni dolce morte a cullarmi...
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La desolazione e la tristezza di una città di mare in pieno inverno è MAGISTRALMENTE illustrata da Valerio Zurlini(pochi ma ottimi films).
Daniele Dominici,nipote dell'eroe di El Alamein...Un disilluso professore senza molte speranze per il suo futuro che cerca,in un cinismo malcelato,di dimenticare un dolore dell'adolescenza,arriva in una Rimini invernale solo per lasciarsi vivere...
Trova un mondo provinciale,becero e retrivo con dei"Vitelloni" più cinici e spregiudicati che cercano di vincere la noia di una Rimini invernale tra illegalità e orgie...
Vanina...Una ingenua dolce ragazza è stata ed è sfruttata da questi torbidi elementi.Ha un passato contorto ma ha ancora voglia di amare.
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La desolazione e la tristezza di una città di mare in pieno inverno è MAGISTRALMENTE illustrata da Valerio Zurlini(pochi ma ottimi films).
Daniele Dominici,nipote dell'eroe di El Alamein...Un disilluso professore senza molte speranze per il suo futuro che cerca,in un cinismo malcelato,di dimenticare un dolore dell'adolescenza,arriva in una Rimini invernale solo per lasciarsi vivere...
Trova un mondo provinciale,becero e retrivo con dei"Vitelloni" più cinici e spregiudicati che cercano di vincere la noia di una Rimini invernale tra illegalità e orgie...
Vanina...Una ingenua dolce ragazza è stata ed è sfruttata da questi torbidi elementi.Ha un passato contorto ma ha ancora voglia di amare...
L'arrivo del professore scuote le coscienze di tutti...Le sue parole fanno breccia nella mente di molti,ma soprattutto nel cuore di Vanina risvegliandone il desiderio e la necessità di amare...
Ma la stanchezza è molta e la voglia di vivere è poca...
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(di micheleminsk)
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parsifal
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lunedì 10 aprile 2017
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esistenzialismo e furore
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Diretto da Valerio Zurlini e scritto dallo stesso con Valerio Medioli, il film , girato in una Rimini atipica,fuori dai clamori dell' alta stagione con le sue vacuità, narra le vicende del Prof. Daniele Dominici, amante della letteratura e del gioco d'azzardo. Al suo ingresso nella scuola in cui insegnerà , sino alla fine dell' anno scolastico, viene accolto da un preside torvo ed autoritario, interpretato da Salvo Randone , doppiato da Corrado Gaipa. Mentre incontra i suoi allievi per la prima volta, rimane colpito dalla grazia e dal distacco di Vanina, apparentemente fredda e disinteressata a tutto. Ella convive con un boss locale, arrogante e violento, interpretato da Adalberto Maria Merli, che si circonda di una corte d'amici dediti al gioco , all'alcool ed alle feste dove tutto può accadere.
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Diretto da Valerio Zurlini e scritto dallo stesso con Valerio Medioli, il film , girato in una Rimini atipica,fuori dai clamori dell' alta stagione con le sue vacuità, narra le vicende del Prof. Daniele Dominici, amante della letteratura e del gioco d'azzardo. Al suo ingresso nella scuola in cui insegnerà , sino alla fine dell' anno scolastico, viene accolto da un preside torvo ed autoritario, interpretato da Salvo Randone , doppiato da Corrado Gaipa. Mentre incontra i suoi allievi per la prima volta, rimane colpito dalla grazia e dal distacco di Vanina, apparentemente fredda e disinteressata a tutto. Ella convive con un boss locale, arrogante e violento, interpretato da Adalberto Maria Merli, che si circonda di una corte d'amici dediti al gioco , all'alcool ed alle feste dove tutto può accadere. Daniele vive un rapporto ormai al termine con la moglie ( Lea MAssari) che tenta invano di riconquistarlo. IL suo pensiero va sempre alla giovane allieva, ma strada facendo , scoprirà che il suo candore è solo una facciata che nasconde ben altro. Determinato più che mai, vuole fuggire con lei , dimenticando tutto e tutti. Si giunge così ad un epilogo tragico e senza speranza alcuna, reso ancor più drammatico dalle note acute e dissonanti di Mario Nascimbene e dal paesaggio nuvolo e plumbeo. LA prima notte di quiete è una frase di Goethe e durante il fim Daniele specifica che si tratta della Morte, poichè si dorme senza sogni. Esistenzialismo cinematografico allo stato puro. Venne rimontato da Delon e portato in Francia con il titolo di " Le Professeur".
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venerdì 3 gennaio 2014
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vanina, bella e infelice...
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Straordinario questo film di Zurlini girato in una Rimini fredda e nebbiosa, un'ambientazione atipica che si integra alla perfezione con il personaggio di Daniele Dominici (Alain Delon), tormentato professore di lettere. Dotato in più del fascino dell'uomo "vissuto", sempre vestito con un cappotto color cammello, dimesso e con la sigaretta in bocca, la barba non rasata e la vecchissima Citroen che perde anche benzina. Un sognatore e accanito giocatore, non si preoccupa più di tanto se perde al gioco, se sta perdendo la compagna (Lea Massari), se il preside lo giudica subito male e poi... malissimo. La politica non gli interessa, lui deve solo spiegare perché i versi del Petrarca sono belli. Però quando incontra Vanina (Sonia Petrova) qualcosa in lui si accende.
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Straordinario questo film di Zurlini girato in una Rimini fredda e nebbiosa, un'ambientazione atipica che si integra alla perfezione con il personaggio di Daniele Dominici (Alain Delon), tormentato professore di lettere. Dotato in più del fascino dell'uomo "vissuto", sempre vestito con un cappotto color cammello, dimesso e con la sigaretta in bocca, la barba non rasata e la vecchissima Citroen che perde anche benzina. Un sognatore e accanito giocatore, non si preoccupa più di tanto se perde al gioco, se sta perdendo la compagna (Lea Massari), se il preside lo giudica subito male e poi... malissimo. La politica non gli interessa, lui deve solo spiegare perché i versi del Petrarca sono belli. Però quando incontra Vanina (Sonia Petrova) qualcosa in lui si accende. Vanina non è solo bellissima, è anche molto triste, nonostante sia fidanzata con Gerardo (Adalberto Maria Merli), giovanotto bello e ricco che viaggia in Lamborghini Miura, dotato di un cinismo devastante. Vanina è vuota dentro ma Daniele si accorge subito della sua tristezza e se ne innamora, tra una partita a carte e un viaggio per vedere i delfini. Tra gli amici di Gerardo e Vanina c'è Giorgio Mosca (Giancarlo Giannini) detto anche "Spider" e lui viaggia invece in Ferrari, una splendida "330 GTC" guidata una volta anche da Daniele. Tra i due si instaura un'amicizia sincera, perché Giorgio, anche se benestante, è l'unico della compagnia più "umano", l'unico con cui potersi confidare, l'unico disposto a riflessioni serie sulla loro condotta di vita fatta di donne facili (Valeria soprattutto....), feste a base di champagne, interminabili partite dove si punta molto forte, macchine sportive e anche... filmati hard che Gerardo riesce a procurarsi all'estero. Daniele per avere Vanina dovrà combattere sapendo di avere perso già in partenza, ma non se ne cura, incontra la madre (Alida Valli) e ne rimane sconvolto, una donna priva di sentimenti che ha già promesso Vanina a Gerardo perché ricchissimo. Non importa se lui la tradisce continuamente con altre donne, lei lo dovrà sposare e guai a chiunque si intrometta. Curioso che Alain Delon, lontano dai "polar" di Melville sfoderi in questo film un talento assoluto per un ruolo così diverso e nuovo per lui. Lea Massari lavora benissimo come sempre e si notano nelle loro parti Renato Salvatori e Nicoletta Rizzi, bionda spumeggiante (gelosa di Vanina) che riesce persino a diventare antipatica a Daniele, tanto che le rifiuta un passaggio con seguente "fine serata" senza troppi complimenti. Un film sottovalutato, recitato benissimo e con ruoli ben definiti, con una malinconia continua anche se la vita scorre per i protagonisti (Gerardo, Vanina e gli altri) facile e senza rinunce di alcun tipo. Almeno tre scene vanno citate. La visita di Vanina con Daniele al parco acquatico dei delfini, dove per la prima volta lei sorride e sembra serena. Poi l'arrivo nella lussuosa casa di Gerardo per un party, dove Daniele vedrà Vanina messa in un imbarazzo totale e gratuito dal suo fidanzato, superbo e altezzoso, un uomo viziato ed arrogante. Ma la scena più importante è quando Daniele ferma la macchina in un luogo buio. Lì, tra lo stupore di Vanina, le dice semplicemente che non sopporta quella malinconia senza rimedio che traspare in ogni istante dai suoi occhi... Questa scena varrebbe da sola la visione del film. L'inverno, il tormentato Daniele e la bella e triste Vanina, il loro amore impossibile. Quasi un capolavoro. - di "Joss" -
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xantoflores
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lunedì 22 maggio 2017
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tempus fugit
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Ho rivisto ieri il film dopo la bellezza di 45 anni! Mi è piaciuto adesso come mi piacque allora quando lo vidi in sala. Una bella storia d'amore di due disperati che cercano l'una tra le braccia dell'altro, un rifugio ai propri fallimenti. La vita è stata dura per entrambi, entrambi non sono certo stinchi di santi, ma la solitudine che hanno dentro è come una calamita che inesorabilmente li tiene legati nonostante tutto e tutti congiurino contro la loro relazione.
Zurlini è sicuramente riuscito a mostrare la faccia nascosta della luna, ambientando il suo film in una RImini invernale e nebbiosa, con un mare costantemente agitato e grigio. Una Rimini ben diversa dalla città chiassosa e ridanciana, capitale del divertimento estivo.
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Ho rivisto ieri il film dopo la bellezza di 45 anni! Mi è piaciuto adesso come mi piacque allora quando lo vidi in sala. Una bella storia d'amore di due disperati che cercano l'una tra le braccia dell'altro, un rifugio ai propri fallimenti. La vita è stata dura per entrambi, entrambi non sono certo stinchi di santi, ma la solitudine che hanno dentro è come una calamita che inesorabilmente li tiene legati nonostante tutto e tutti congiurino contro la loro relazione.
Zurlini è sicuramente riuscito a mostrare la faccia nascosta della luna, ambientando il suo film in una RImini invernale e nebbiosa, con un mare costantemente agitato e grigio. Una Rimini ben diversa dalla città chiassosa e ridanciana, capitale del divertimento estivo. Una città fredda e crudele dove i vizi dei nuovi vitelloni, cercano di vincere la noia della provincia. L'amore "improbabile" tra Vanina e Daniele potrebbe portare per entrambi un nuovo sogno, un riscatto, la speranza di un futuro, lontano dai ricatti e dalle falsità.
Purtroppo il destino barbaro e crudele, poi si intromette per distruggere questo bel sogno e come in Romeo e Giulietta, la tragedia è nascosta dietro l'angolo.
So che in Francia, Delon ha smontato e rimontato il film che sicuramente è un pò lunghetto nella versione originale, tuttavia a distanza di tanti anni, ha mantenuto il suo fascino grazie anche all'apporto di ottimi attori. Dal un giovane Giannini a una ancora bella Alida Valli passando per una sensuale e bravissima Lea Massari,
Un grazie a Raiplay, che mi ha dato modo di rivederlo.
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fedeleto
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mercoledì 13 febbraio 2013
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la quiete e la morte
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Daniele Dominici e' un professore di filosofia,che si trasferisce a Rimini per fare una supplenza.Solitario e introverso,vive un rapporto di coppia ormai in crisi,si innamora della giovane studente Vanina.Inizieranno i problemi,tra la famiglia della ragazza che non lo sopporta,e il ragazzo truffatore e losco che la rivuole indietro.Ma nonostante tutto l'amore riesce a superare questi ostacoli,ma non la morte,causata dal pensiero di rimorso verso la moglie lasciata.Valerio Zurlini,oltre alla regia,firma anche il soggetto e la sceneggiatura,quest'ultima insieme a Medioli.L'opera di Zurlini affonda le sue radici nei temi cari al regista,ovvero la solitudine e l'abbandono.
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Daniele Dominici e' un professore di filosofia,che si trasferisce a Rimini per fare una supplenza.Solitario e introverso,vive un rapporto di coppia ormai in crisi,si innamora della giovane studente Vanina.Inizieranno i problemi,tra la famiglia della ragazza che non lo sopporta,e il ragazzo truffatore e losco che la rivuole indietro.Ma nonostante tutto l'amore riesce a superare questi ostacoli,ma non la morte,causata dal pensiero di rimorso verso la moglie lasciata.Valerio Zurlini,oltre alla regia,firma anche il soggetto e la sceneggiatura,quest'ultima insieme a Medioli.L'opera di Zurlini affonda le sue radici nei temi cari al regista,ovvero la solitudine e l'abbandono.Dominici e' un professore che vaga in una Rimini oscura e nebbiosa(quasi fosse uno stato d'animo del protagonista) fotografata da un grande direttore come Dario Di Palma(la morte ha fatto l'uovo),in questo scenario conosce dei personaggi con cui entra in confidenza,Spider(un ottimo Giannini),Gerardo,e Marcello(Renato Salvatori).L'odissea del professor Dominici,inizia con una barca ove ci sono due stranieri che gli chiedono in inglese dove si trovano,Rimini risponde Dominici e dice di non esserci mai stato,quando invece e' molto legato eccome a questa citta'.La storia dunque incomincia quasi con un approdo,in seguito egli concorda con i studenti la scelta di fumare in classe andando contro il preside,uno spirito dunque anarchico che non ama le regole,e come dice lui rossi o neri non interessa,i neri sono piu' stupidi.E' chiaro che dal 68 in poi sono molti i film che sottolineano la politica,Zurlini preferisce non parlarne.Incomincia l'amore per la sua studentessa Vanina(il nome ovviamente inspirato al racconto di Stendhal),attirato da lei per il suo essere misterioso e triste,il collegamento del loro amore e' questo cupo sentimento,ella viene da una realta' squallida familiare ove la madre era una prostituta,e invece Dominci viene da un passato oscuro,Rimini era la citta' ove egli in giovane eta' era stato ed aveva vissuto il suicidio della cugina(un collegamento da citare e' senza dubbio Armance di Stendhal),pubblica una raccolta di poesie che e' intitoolata la prima notte di quiete,quasi dunque un elogio alla morte.La vita di Dominci trova dunque nel silenzio le risposte,o meglio nella morte la vita.Lo scenario pertanto e' estremamente suggestivo,la camminata di Dominici nella nebbia e' un chiaro viaggio nel suo inconscio oscuro,il suo passato e' il suo dittatore,e il voler sempre ricordare o tornare indietro e' morire metaforicamente lo si vede verso la scena finale ove Dominici vuole tornare indietro dalla moglie per vedere se si e' suicidata e viene travolto da un camion,dunque tornare indietro e' morire),Non mancano anche i riferimenti all'arte, la madonna del parto,dove Dominici spiega l'emozione e la sensazione dell'arte,tutto si ricollega al fatto di avere un figlio,Dominici pertanto in questione e' assolutamente negativo,ma il parto rappresenta un dono della vita o una pre- quiete? Inoltre Zurlini evidenzia spesso la vita esagerata che svolge la combriccola di Rimini(tardi vitelloni) che tra droghe,sesso e ambiguita' vive il concetto di esternazione del materialismo,dandosi a piaceri materiali,in questo scenario dunque di contrappone deontologicamente un dualismo,spiritualismo(l'amore tra Dominci e Vanina) e materialismo.Spider pertanto rimane un personaggio interessante,che oltre ad essere uno della combriccola,e' anche sensibile e rispettoso verso la persona di Dominci,un amore forse piu' spirituale.La quiete scende tra le nebbie di una Rimini in silenzio,ma il capolavoro di Zurlini sale nell'olimpo del cinema.Ottimo Alain Delon.Toccanti musiche di Nascimbene.Interessante la Petrova nella parte di Vanini.
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faucau
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giovedì 1 dicembre 2016
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presunta serietà
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Delon ce la mette tutta, pure troppo, ma Zurlini è irritante. Le storie estreme fanno sempre fatica a stare in piedi e non basta, non serve sciorinare qualche frasetta filosofeggiante per riscattartte un film che non rivedrei mai una seconda volta, che si trascina a fatica nell'incredibilità di fatti e personaggi. Monotono nello scenario, la rappresentazione della scuola è pressocchè cimiteriale. Il tema del professore che si mette con una allieva transita inosservato... Avrebbe potuto fornire qualche utile e realistico spunto di inquietitudine...nulla di nuulla. Tutto prevedibile e scontato. Falsi innamoramenti o quantomeno poco credibili, false rappresentazioni di festini e balere, si sciviola sul sesso estremo per poi costruirci siopra (contro?) facili giudizi, e condannarne la vacuità.
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Delon ce la mette tutta, pure troppo, ma Zurlini è irritante. Le storie estreme fanno sempre fatica a stare in piedi e non basta, non serve sciorinare qualche frasetta filosofeggiante per riscattartte un film che non rivedrei mai una seconda volta, che si trascina a fatica nell'incredibilità di fatti e personaggi. Monotono nello scenario, la rappresentazione della scuola è pressocchè cimiteriale. Il tema del professore che si mette con una allieva transita inosservato... Avrebbe potuto fornire qualche utile e realistico spunto di inquietitudine...nulla di nuulla. Tutto prevedibile e scontato. Falsi innamoramenti o quantomeno poco credibili, false rappresentazioni di festini e balere, si sciviola sul sesso estremo per poi costruirci siopra (contro?) facili giudizi, e condannarne la vacuità. Avevo sentito parlare di questo film, ma oggi che l'ho visto, la delusione è grande. Lo salvano un Delon solo troppo sfruttato, un giovane e già capace Giannini, una bravissima Valli. La bella di turno è stucchevolmente bella, niente di più. Forse solo l'antipatico di turno finisce per essere reale.
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giomo891
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venerdì 16 settembre 2022
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delon poeta di una notte senza sogni giomo891
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Giannini/Delon nel crepuscolare film di Zurlini-1972-girato a Rimini. Alla critica non è molto piaciuto, ma, a parte la tormentata storia d'amore, e un personaggio, distante anni luce da quelli "abituali" interpretati da Alain, troppo profondo ed erudito, un ruolo non abituale in cui appare in evidente disagio, come nel cappotto (si dice) prestatogli dal regista; la pellicola ha il pregio descrittivo di un certo ambiente di "vitelloni" (mi scusi Fellini) tipico di certe nostre province di mare, nel pericoloso letargo invernale, fatto di serate balorde, di chi cerca di svernare con i giochi con le carte, orge male organizzate e...qualche volta di amori "sfortunati" come quello del professor Dominici, tra poesia e solitudine, dove la realtà si confonde, ed i sogni di un futuro meno triste si perdono nella nebbia delle angosce esistenziali.
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Giannini/Delon nel crepuscolare film di Zurlini-1972-girato a Rimini. Alla critica non è molto piaciuto, ma, a parte la tormentata storia d'amore, e un personaggio, distante anni luce da quelli "abituali" interpretati da Alain, troppo profondo ed erudito, un ruolo non abituale in cui appare in evidente disagio, come nel cappotto (si dice) prestatogli dal regista; la pellicola ha il pregio descrittivo di un certo ambiente di "vitelloni" (mi scusi Fellini) tipico di certe nostre province di mare, nel pericoloso letargo invernale, fatto di serate balorde, di chi cerca di svernare con i giochi con le carte, orge male organizzate e...qualche volta di amori "sfortunati" come quello del professor Dominici, tra poesia e solitudine, dove la realtà si confonde, ed i sogni di un futuro meno triste si perdono nella nebbia delle angosce esistenziali.
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Delon come Marylin condannati bellezza Giomo891 Valutazione 1 stelle su cinque
di Giomo891
Feedback: 1491 | altri commenti e recensioni di Giomo891
giovedì 15 settembre 2022
Delon produttore di "se stesso", negli ultimi film, per questa opera, di notevole spessore, si avvalse del grande Joseph Losey (qualcuno sostiene che contribuì alla sceneggiatura anche Costa-Gravas) e si aspettava di trarne quel successo da tanto tempo atteso...un riconoscimento della critica e relativa consacrazione nella settima arte, non solo come "il bello che tutti amavano"; quello stesso successo ottenuto in altre opere, confezionategli su misura, da altri grandi registi (da Clement a Visconti da Melville a Deray , a Zurlini ecc.), dove gli si chiedeva soprattutto di essere, semplicemente, sé stesso, un personaggio introverso, duro, cupo ma semplice, facendo ricorso, come diceva Clement, al suo istinto animalesco ed al suo fisico più che un'interpretazione troppo complessa e un po' artefatta.
Per questa volta, no: era un' interpretazione studiata, mediata dal copione.
Forse ci riuscì, ma il suo pubblico non lo apprezzo', al pari dell'interpretazione di Un Amore di Swann.
Alain non accettò questa sua sconfitta e fu l'inizio del maturare della decisione di chiudere la sua carriera.
Robert Klein, un alsaziano di agiata famiglia, approfitta delle vessazioni operate dalla Francia collaborazionista di Petain contro gli Ebrei, per aumentare il proprio patrimonio di quadri ed altre opere d'arte. Una mattina si vede recapitare il giornale della comunità Ebraica, che reca sulla fascetta la stampigliatura del suo nome. Informa la Prefettura e viene così a conoscere l'esistenza di un suo omonimo, ricercato dalla polizia perchè semita, di cui si è persa negli ultimi tempi ogni traccia. Robert riesce a scoprire la stanza, che egli aveva prima in affitto. Intanto però i sospetti della prefettura cadono proprio su di lui. Gli si chiede di provare che nessuno dei suoi antenati era Ebreo. Il suo avvocato Pierre trova un acquirente di tutti i suoi beni e gli consegna un passaporto, con il quale possa tranquillamente emigrare. Proprio partendo, Robert individua la donna, che, per anni era stata compagna del suo omonimo. Ella si era fatta passare sotto vari nomi, Katye, Françoise, Isabelle... Da lei riesce a sapere che il suo amico Ebreo, in realtà, è sempre restato allo stesso indirizzo, sotto la complicità della portiera. Proprio nel momento in cui il suo avvocato ha in mano tutti i documenti per allontanare da lui ogni sospetto, il protagonista si trova accanto all'altro Robert Klein ed altri semiti, nello stesso vagone piombato in partenza verso la Germania.
Non basta l'esperienza del grande Losey, Alain, come Marylin condannati dalla loro eccessiva bellezza.
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