La prima notte di quiete

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Un film di Valerio Zurlini. Con Giancarlo Giannini, Alain Delon, Lea Massari, Alida Valli, Renato Salvatori.
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Drammatico, durata 132 min. - Italia 1972. MYMONETRO La prima notte di quiete * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Delon poeta di una notte senza sogni Giomo891 Valutazione 5 stelle su cinque

di Giomo891


Feedback: 12615 | altri commenti e recensioni di Giomo891
venerdì 16 settembre 2022

 Giannini/Delon nel crepuscolare film di Zurlini-1972-girato a Rimini. Alla critica non è molto piaciuto, ma, a parte la tormentata storia d'amore, e un personaggio, distante anni luce da quelli "abituali" interpretati da Alain, troppo profondo ed erudito, un ruolo non abituale in cui appare in evidente disagio, come nel cappotto (si dice)  prestatogli dal regista; la pellicola ha il pregio descrittivo di un certo ambiente di "vitelloni" (mi scusi Fellini) tipico di certe nostre province di mare, nel pericoloso letargo invernale, fatto di serate balorde, di chi cerca di svernare con i giochi con le carte, orge male organizzate e...qualche volta di amori "sfortunati" come quello del professor Dominici, tra poesia e solitudine, dove la realtà si confonde, ed i sogni di un futuro meno triste si perdono nella nebbia delle angosce esistenziali.

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Delon come Marylin condannati bellezza Giomo891 Valutazione 1 stelle su cinque
di Giomo891
 
Feedback: 1491 | altri commenti e recensioni di Giomo891
giovedì 15 settembre 2022
 Delon produttore di "se stesso", negli ultimi film, per questa opera, di notevole spessore, si avvalse del grande Joseph Losey (qualcuno sostiene che contribuì alla sceneggiatura anche Costa-Gravas) e si aspettava di trarne quel successo da tanto tempo atteso...un riconoscimento della critica e relativa consacrazione nella settima arte, non solo come "il bello che tutti amavano"; quello stesso successo ottenuto in altre opere, confezionategli su misura, da altri grandi registi (da Clement a Visconti da Melville a Deray , a Zurlini ecc.), dove gli si chiedeva soprattutto di essere, semplicemente, sé stesso, un personaggio introverso, duro, cupo ma semplice, facendo ricorso, come diceva Clement, al suo istinto animalesco ed al suo fisico più che un'interpretazione troppo complessa e un po' artefatta. 
 
Per questa volta, no: era un' interpretazione studiata, mediata dal copione.
Forse ci riuscì, ma il suo pubblico non lo apprezzo', al pari dell'interpretazione di Un Amore di Swann.
Alain non accettò questa sua sconfitta e fu l'inizio del maturare della decisione di chiudere la sua carriera.
Robert Klein, un alsaziano di agiata famiglia, approfitta delle vessazioni operate dalla Francia collaborazionista di Petain contro gli Ebrei, per aumentare il proprio patrimonio di quadri ed altre opere d'arte. Una mattina si vede recapitare il giornale della comunità Ebraica, che reca sulla fascetta la stampigliatura del suo nome. Informa la Prefettura e viene così a conoscere l'esistenza di un suo omonimo, ricercato dalla polizia perchè semita, di cui si è persa negli ultimi tempi ogni traccia. Robert riesce a scoprire la stanza, che egli aveva prima in affitto. Intanto però i sospetti della prefettura cadono proprio su di lui. Gli si chiede di provare che nessuno dei suoi antenati era Ebreo. Il suo avvocato Pierre trova un acquirente di tutti i suoi beni e gli consegna un passaporto, con il quale possa tranquillamente emigrare. Proprio partendo, Robert individua la donna, che, per anni era stata compagna del suo omonimo. Ella si era fatta passare sotto vari nomi, Katye, Françoise, Isabelle... Da lei riesce a sapere che il suo amico Ebreo, in realtà, è sempre restato allo stesso indirizzo, sotto la complicità della portiera. Proprio nel momento in cui il suo avvocato ha in mano tutti i documenti per allontanare da lui ogni sospetto, il protagonista si trova accanto all'altro Robert Klein ed altri semiti, nello stesso vagone piombato in partenza verso la Germania.
Non basta l'esperienza del grande Losey, Alain, come Marylin condannati dalla loro eccessiva bellezza.

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