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Tratto da un testo teatrale in romanesco, "Mio padre monsignore"(Antonio Racioppi, 1971), rimanendo fedele al testo di partenza, mostra le manovre immediatamente precedenti la conquista della Breccia di Porta Pia, da parte dei Piemontesi e soprattutto dei bersaglieri (20 settembre 1870), storia vista, però, dal punto di vista di due"fij de una mignotta"alla ricerca, comunque, del proprio padre(uno è anzi era un monsignore, l'altro il re, a quanto pare). Tutto molto incentrato, anche, con ironia a tratti quasi"sublime", sulle vicende sentimentali dei due, con un finale che lascia sospesi gli spettatorie le spettatrici, , che non possono essere certi/e del fatto che il bersagliere la scamperà... Giocato con intelligenza sulle storie personali che si intrecciano(una regola del teatro, peraltro); "Mio padre..."si lascia gustare in modo assoluto, giovando sulla straordinaria bravura degli/delle interpreti(Giancarlo Giannini, Lino Capolicchio, Gastone Moschin, Marisa Merlini, Barbara Bach, Patrizia Valturri, mentre più modesto è il ruolo della soubrette Minnie Minoprio. Storia, anche, di sorelle destinate al convento ma desiderose di"conoscere uomini", come natura comanda se non c'è vocazione, di anticoncezionali (specie in Italia)ancora rudimentali, di fratelli maggiori gelosi, di donne straordinarie, sempre bravissime, capaci di"tirare avanti la barca"anche in situazioni estreme come quelle della guerra, che tende, notoraimnete, a distruggere ma anche a creare conflitti(allora il re contro il"Papa-re", come noto)e ad a ccrescere le difficoltà nei rapprti interpersonali di ogni tipo. UN film che serve anche a"rinfrescare la memoria, purché poi ci si documenti o ci si ri-.documenti... El Gato
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