giu/da(g)
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mercoledì 19 gennaio 2011
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la bontà è la scelta
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Non si vuole qui discutere dell'eccellente regia di Kubrick, delle scene storiche o della stupenda colonna sonora di Carlos (la nona elettronica è fenomenale), ma del fatto che questo film, tratto dall'omonimo romanzo di Anthony Burgess, scandalizzi ancora per la sua dose di violenza; eppure come nella pittura, nella letteratura o nel teatro qui essa assume un ruolo catartico, non è fine a se stessa e non crea un danno sociale, come molti sostengono. In Arancia Meccanica infatti, la violenza viene sempre identificata con quella fisica ignorando sempre la sua duplicità: quella passionale ed infantile di Alex (il cui nome è leggibile come a-lex, senza legge) e quella fredda, calcolata e psicologica della Scienza e dello Stato.
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Non si vuole qui discutere dell'eccellente regia di Kubrick, delle scene storiche o della stupenda colonna sonora di Carlos (la nona elettronica è fenomenale), ma del fatto che questo film, tratto dall'omonimo romanzo di Anthony Burgess, scandalizzi ancora per la sua dose di violenza; eppure come nella pittura, nella letteratura o nel teatro qui essa assume un ruolo catartico, non è fine a se stessa e non crea un danno sociale, come molti sostengono. In Arancia Meccanica infatti, la violenza viene sempre identificata con quella fisica ignorando sempre la sua duplicità: quella passionale ed infantile di Alex (il cui nome è leggibile come a-lex, senza legge) e quella fredda, calcolata e psicologica della Scienza e dello Stato. Appunto su questo si batte il tasto: la libertà è la scelta di poter compiere il bene come il male, è meglio un mondo di violenza assunta scientemente che uno programmato per essere buono ed inoffensivo, dice Burgess. La bontà è la scelta, non necessariamente il bene in sé. A questo è riconducibile il curioso titolo, derivante, è ancora Burgess a dirlo, da un'espressione cockney (as queer as a clockwork orange) che indica un oggetto buono in apparenza, ma finto all'interno, un giocattolino a molla controllabile da qualsiasi padrone. Alex è un bambino, l'unico personaggio sincero del film, anche se la malvagità sta nel suo carattere infantile; viceversa personaggi che gli gravitano attorno sono corrotti, agiscono per secondi fini e dimostrano una malignità più sottile della sua, goliardica e fine a se stessa. Il Potere, infine, che imbocca Alex e per autoconservarsi è capace di ogni compromesso, annullando qualsiasi Etica perché ritenuta un sofisma. In un'epoca dove il bisogno di sicurezza si fa di nuovo pressante questo film andrebbe riproposto per non incappare in quelle scorciatoie del pensiero, dove in cambio della tranquillità si potrebbe vendere qualcosa di molto più prezioso.
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paolo 67
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lunedì 12 dicembre 2011
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metafora dell'inconscio e subliminalità del cinema
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Come tutti i film di Stanley Kubrick, anche "Arancia meccanica" permette molti livelli di lettura, compresi quello psichedelico e occultistico-esoterico. Il film potrebbe essere una visione dell'astronauta nel viaggio finale di "2001", quando egli, entrato in un'altra dimensione spazio-temporale, incontra se stesso a partire dal suo inconscio. In questo luogo il ritorno del rimosso è rappresentato da Alex, il protagonista del film. In questo senso "Arancia meccanica" è una tappa di perfezionamento di quella "espansione della coscienza" attuata in "2001", che passerà attraverso "Barry Lyndon" (tutto costruito sullo sperimentalismo fotografico) e "Shining" fino all'ultimo film. In questa lente Kubrick legge la Storia, citandone alla lettera aspetti antichi e recenti e costringendo il pubblico a confrontarsi con la sua formazione e cultura (nel film è presente sia il cattivo gusto kitsch che la raffinatezza della cultura "alta").
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Come tutti i film di Stanley Kubrick, anche "Arancia meccanica" permette molti livelli di lettura, compresi quello psichedelico e occultistico-esoterico. Il film potrebbe essere una visione dell'astronauta nel viaggio finale di "2001", quando egli, entrato in un'altra dimensione spazio-temporale, incontra se stesso a partire dal suo inconscio. In questo luogo il ritorno del rimosso è rappresentato da Alex, il protagonista del film. In questo senso "Arancia meccanica" è una tappa di perfezionamento di quella "espansione della coscienza" attuata in "2001", che passerà attraverso "Barry Lyndon" (tutto costruito sullo sperimentalismo fotografico) e "Shining" fino all'ultimo film. In questa lente Kubrick legge la Storia, citandone alla lettera aspetti antichi e recenti e costringendo il pubblico a confrontarsi con la sua formazione e cultura (nel film è presente sia il cattivo gusto kitsch che la raffinatezza della cultura "alta"). Kubrick rende a ciascuno il suo pane (in una specie di contrappasso dove ad esempio usa in negativo i materiali di propaganda nazista (che continuano a suscitare un diffuso fascino), che era attuata secondo un principio di condizionamento usato nell'addestramento dei cani, ironizzando lucidamente sullo spettacolo e sullo stesso film, sul fascino della violenza nella storia dell'umanità, sulla tendenza di quest'ultima all'irrazionale adorazione e alla biologica sottomissione alle manifestazioni di forza (il monolito?). il film pone l'inquietante questione del potere delle immagini. Ma Kubrick non riteneva che il mondo fosse migliore o peggiore per colpa dei film o della televisione. Egli ha posto in maniera sardonica il fallimento della cultura nel produrre miglioramenti etici nella società, riguardo anche alla censura (citava in ambo i casi Hitler). Certo il cinema non è (solo) un giocattolo, lo provano le minacce di morte e la conseguente decisione di Kubrick di ritirare il film dall'Inghilterra. La chiave satirica scelta da Kubrick per la storia ne è probabilmente la causa dei fraintendimenti e delle controversie, ma ne consegna l'opera all'eternità (così come le reinvenzioni dei romanzi originali negli altri suoi film). "Arancia meccanica" è una parabola allegorica e una fiaba filosofica, perciò non può stupire che tra i più grandi estimatori del film vi siano moralisti, che riconoscono a Kubrick il merito di aver stimolato discussioni importanti, di aver posto l'uomo di fronte alle sue contraddizioni, alla sua difficoltà di accettare la verità rispetto alle demagogie e alle false coscienze ideologiche. Per Kubrick l'uomo resta l'anello mancante tra la bestia e il superuomo. L'imperfezione è la sua caratteristica biologica, psicologica, sociale e morale. Kubrick è onesto quanto nella sua totale malvagità il protagonista del film. Stilizzato fino al fumetto (Milena Canonero, la costumista di fiducia di Kubrick col quale ha studiato le divise dei "Drughi, ha osservato come il regista inventasse lo stile traendo ispirazione dalle scene: è questo che rende così ossessivo il film, perchè tutto quello che vediamo è la traduzione visiva del contenuto della scena), con una costante presenza dell'ironia, segno di quel divertito pessimismo che rinchiude nei suoi film la vita in farsa mordace e tragedia, l'opera pone di nuovo la questione di fondo di millenni di civiltà, cioè il rapporto tra l'individualità umana e la società, la frustrazione riguardo alla realizzazione del desiderio, la nevrosi imposta dalla civiltà.
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paolo 67
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martedì 28 febbraio 2012
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uno dei film di kubrick più chiari e riusciti
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Riflessione sulla Storia e sullo spettacolo, il film è una denuncia del condizionamento dei cervelli e una difesa del libero arbitrio. Ma anche una difesa dell'arte, l'unico dominio dove l'uomo realizza una libertà piena. E in una maniera scandalosamente riuscita ed efficace, una esposizione della musica per immagini, con nessi intuiti dal Genio (possiamo scriverlo con la maiuscola come si fa per quello, che so, di Beethoven?) in una contaminazione tra classico, moderno e pop fin dalle prime battute. L'ambiguità di questo film è probabilmente più una qualità che un difetto: come nel precedente “2001”, Kubrick (il suo genio) ha detto più cose di quante la coscienza razionale conosce o ammette.
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Riflessione sulla Storia e sullo spettacolo, il film è una denuncia del condizionamento dei cervelli e una difesa del libero arbitrio. Ma anche una difesa dell'arte, l'unico dominio dove l'uomo realizza una libertà piena. E in una maniera scandalosamente riuscita ed efficace, una esposizione della musica per immagini, con nessi intuiti dal Genio (possiamo scriverlo con la maiuscola come si fa per quello, che so, di Beethoven?) in una contaminazione tra classico, moderno e pop fin dalle prime battute. L'ambiguità di questo film è probabilmente più una qualità che un difetto: come nel precedente “2001”, Kubrick (il suo genio) ha detto più cose di quante la coscienza razionale conosce o ammette. Figurativamente, sono mescolati tutti gli stili possibili, dal fumetto alle iconografie antiche e simboliche mentre la diagnosi della società (non dimentichiamo che Kubrick è figlio di un medico e in un certo senso pensa da medico, come ha fatto notare Michel Ciment) è in fondo la stessa di “Lolita”, “Barry Lyndon”, “Shining” o “Eyes wide shut”.
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biso 93
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venerdì 21 ottobre 2016
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un film avanti almeno di 20 anni e forse piu'
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Arancia meccanica e' un film del 1971 scritto e diretto da Stanley Kubrick. Ennesima meraviglia della settima arte, realizzata da un maestro senza tempo. Purtroppo al giorno d'oggi registi cosi non ne abbiamo ma ce ne vorrebbe sicuramente uno. Kubrick faceva discutere, era talmente avanti con il pensiero che non fu a pieno capito e premiato come avrebbe certo meritato. Arancia meccanica e' un ossessivo e allucinato riflesso del destino della nostra societa', una critica alla violenza ed a tutte le sue forme. Ogni scena in questo film ha un suo perche', ogni cosa che fa parte del nostro quotidiano e' messa sotto accusa senza l'utilizzo di ironia e sarcasmo ma con una violenza espressa in numerose forme, dalle musiche classiche fastidiose e rindondanti, dai colori dei palazzi, dalle azioni e dalle espressioni dei personaggi.
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Arancia meccanica e' un film del 1971 scritto e diretto da Stanley Kubrick. Ennesima meraviglia della settima arte, realizzata da un maestro senza tempo. Purtroppo al giorno d'oggi registi cosi non ne abbiamo ma ce ne vorrebbe sicuramente uno. Kubrick faceva discutere, era talmente avanti con il pensiero che non fu a pieno capito e premiato come avrebbe certo meritato. Arancia meccanica e' un ossessivo e allucinato riflesso del destino della nostra societa', una critica alla violenza ed a tutte le sue forme. Ogni scena in questo film ha un suo perche', ogni cosa che fa parte del nostro quotidiano e' messa sotto accusa senza l'utilizzo di ironia e sarcasmo ma con una violenza espressa in numerose forme, dalle musiche classiche fastidiose e rindondanti, dai colori dei palazzi, dalle azioni e dalle espressioni dei personaggi. Per chi ama il cinema, Arancia Meccanica e' un doveroso film da analizzare. Malcom Mcdowell e' stato superbo in questa caratterizzazione e la regia di Kubrick e' forse la sua prova migliore. Consigliatissimo!
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mario pola
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domenica 27 maggio 2001
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giovanna ti amo
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gli anni 70 hanno conosciuto molti scossoni (musica, politica...). A.M. è uno di questi. Solamente la colonna sonora (riprogrammata al sintetizzatoore da Carlos) meriterebbe un applauso senza fine. Da guardare da ascoltare, senza giudicare e BASTA.
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io
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venerdì 15 aprile 2005
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una denuncia contro la violenza del sistema
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Un filo rosso che lega tutta la cinematografia di Kubrick è la denuncia della violenza insita nel potere.
Alex subisce una violenza che è anche più forte di quella perpetrata, giungerà ad accettare la violenza civile che è legittima e normale.
Giustamente due sue compagni giurano che:"Cosa possono diventare due drughi se non due poliziotti"; il riformatore è preoccupato più di se stesso che del destino del suo assistito; il dirigente del carcere è convinto che se qualcuno ti dà un calcio si deve rispondere con un altro calcio, ed il prete è l'unico che avrebbe potuto concludere un percorso di finta ma probabile redenzione. Invece Alex, finisce solo, violentato dalla destra e dalla sinistra per bisogni elettorali, ma alla fine ne esce forse di nuovo violento ma normale.
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Un filo rosso che lega tutta la cinematografia di Kubrick è la denuncia della violenza insita nel potere.
Alex subisce una violenza che è anche più forte di quella perpetrata, giungerà ad accettare la violenza civile che è legittima e normale.
Giustamente due sue compagni giurano che:"Cosa possono diventare due drughi se non due poliziotti"; il riformatore è preoccupato più di se stesso che del destino del suo assistito; il dirigente del carcere è convinto che se qualcuno ti dà un calcio si deve rispondere con un altro calcio, ed il prete è l'unico che avrebbe potuto concludere un percorso di finta ma probabile redenzione. Invece Alex, finisce solo, violentato dalla destra e dalla sinistra per bisogni elettorali, ma alla fine ne esce forse di nuovo violento ma normale.
L'accostamento con la musica classica di alcune scene, totalmente illogico e irrazionale o forse meglio surreale, proprio anche di 2001, libera questa musica dall'essere solo patrimonio borghese e ce la lascia in una dimensione più alta, sublimata.
Questo è solo uno spunto nel mare magnum della cinematografia kubrickiana a parte il postumo Eys wide shut, sia chiaro.
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[+] atenzione non ci sono eroi
(di no violenza)
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erre
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venerdì 14 marzo 2008
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arancia meccanica
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Visionario e geniale viaggio nella violenza dell' uomo. Un film complicato, difficile e impegnativo, in apparenza senza senso ma che cela al suo interno un vero e propio capolavoro cinematografico e di vita. Questo, come quasi tutti i film di Stanley Kubrick, può essere considerato, più che un lungometraggio, un' opera darte e quindi, come caratteristica di essa, di difficile comprensione da parte di molti. Un film di kubrick può piacere o non piacere, questo è ovvio ma, oggettivamente, rimane sempre un capolavoro, non solo per la genialità delle idee, ma soprattutto per la loro singolarità, le idee di questo regista sono uniche, ogni film di kubrick lo avrebbe potuto fare solo kubrick, cosa che non vale per altri capolavori che sarebbero esistinti, magari non allo stesso livello, anche se i corrispettivi registi non li avessero sviluppati.
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Visionario e geniale viaggio nella violenza dell' uomo. Un film complicato, difficile e impegnativo, in apparenza senza senso ma che cela al suo interno un vero e propio capolavoro cinematografico e di vita. Questo, come quasi tutti i film di Stanley Kubrick, può essere considerato, più che un lungometraggio, un' opera darte e quindi, come caratteristica di essa, di difficile comprensione da parte di molti. Un film di kubrick può piacere o non piacere, questo è ovvio ma, oggettivamente, rimane sempre un capolavoro, non solo per la genialità delle idee, ma soprattutto per la loro singolarità, le idee di questo regista sono uniche, ogni film di kubrick lo avrebbe potuto fare solo kubrick, cosa che non vale per altri capolavori che sarebbero esistinti, magari non allo stesso livello, anche se i corrispettivi registi non li avessero sviluppati. O scelto il forum di Arancia Meccanica per dire questo perchè mi sembra, insieme a 2001 Odissea nello spazio, uno dei film che suscitano più discussione a livello di comprensibilità artistica. Viva kubrick e tutte le sue opere e spero che sempre più persone, magari giovani ventenni come me, inizino a visionare questi documenti cinematografici.
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estremista di sinistra
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domenica 22 febbraio 2009
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il capolavoro di stanley kubrick
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Alex De Large (Malcolm McDowell), capobanda di giovani delinquenti, in un futuro non troppo lontano, in Inghilterra, si diverte all'uso della violenza e adora Beethoven. Va in galera per aver ammazzato una vegliarda. Viene "rieducato" dalla scienza in modo da provar disgusto per la violenza. Viene cinicamente strumentalizzato dall'opposizione di centro-sinistra, nel personaggio dello scrittore "impegnato" Frank Alexander. Riacquista l'uso della capacità di dar sfogo ai suoi istinti, ed è recuperato dal sistema. La sua violenza è funzionale al sistema, e Alex diverrà probabilmente capo della polizia e mastino del premier.
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evghen950
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domenica 22 agosto 2010
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tanto bello quanto strano
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Capolavoro, non si può dire nel suo genere , perchè non ha un genere!!!
E' un film che con le sue colonne sonore, con le sue inquadrature premeditate e ben riuscite, e i suoi dialoghi perfetti, non può che essere apprezzato, a prescindere dalla trama lodevole o meno.
Cosa è e a cosa porta la malvagità che è dentro di noi.....?
Questo film lo sa e lo spiega....
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paolo 67
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venerdì 4 novembre 2011
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la (a)moralità dello spettacolo
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Dallo sconvolgente romanzo di Anthony Burgess Kubrick ha tratto uno dei suoi film più sconcertanti, raccontato dallo straordinario punto di vista di un protagonista che è in realtà una rappresentazione dell'inconscio (A-lex, cioè l'uomo senza legge) e per questo risulta stranamente familiare, ingiustamente simpatico oltre che perversamente attraente. Attraverso continue metamorfosi dello stile che attraversa tutte le possibilità fotografiche e sintetizza tutti i tipi di spettacolo, quella cultura popolare di cui il film si nutre ed è rappresentazione, e che soprattutto nei primi quaranta minuti rivela una folgorante sapienza spettacolare, il grande regista racconta una storia allegorica che è anche una riflessione sulla Storia chiusa e senza scampo.
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Dallo sconvolgente romanzo di Anthony Burgess Kubrick ha tratto uno dei suoi film più sconcertanti, raccontato dallo straordinario punto di vista di un protagonista che è in realtà una rappresentazione dell'inconscio (A-lex, cioè l'uomo senza legge) e per questo risulta stranamente familiare, ingiustamente simpatico oltre che perversamente attraente. Attraverso continue metamorfosi dello stile che attraversa tutte le possibilità fotografiche e sintetizza tutti i tipi di spettacolo, quella cultura popolare di cui il film si nutre ed è rappresentazione, e che soprattutto nei primi quaranta minuti rivela una folgorante sapienza spettacolare, il grande regista racconta una storia allegorica che è anche una riflessione sulla Storia chiusa e senza scampo. Il male, che appare il fratello gemello del bene, sembra avere un preciso ruolo nella inesorabile dialettica che regge l'Universo (apparentemente lontano, il film rivela così la sua intima connessione con "2001"). L'ambiguità del finale (l'intelligente Alex è tornato cattivo?; è un docile agnellino sfruttato dai politici o un furbone che sta al gioco pronto a ricattarli?) è il consueto sberleffo di Kubrick, che interrogandosi sulla morale incontra l'ultima parola della Natura, in un film che può anche essere visto come il prolungamento di "2001" nel senso della visione nietzschiana del Superuomo (di cui il protagonista sarebbe una delle possibili manifestazioni al negativo, a cui si può contrapporre quella positiva del bambino dotato della "seconda vista" in "Shining") che ignora la morale (di cui Kubrick mostra ancora una volta l'ipocrisia e la corruzione della società che afferma di detenerla). Con un intuito degno del genio di un Beethoven o di un Rossini che costituiscono gran parte della colonna sonora del film, Kubrick scopre una sgomentevole intima parentela di queste note coi personaggi e le situazioni che contrappuntano, determinandone una forza espressiva di sbalorditiva efficacia. L'interpretazione di Malcolm Mac Dowell, di cui Kubrick registra l'autentico divertimento (che corrisponde al piacere dionisiaco del pervertito protagonista) nel girare il film, ha dell'incredibile. Ma è il genio di Kubrick che, come accade spesso nelle opere "minori" (il film era un ripiego relativamente a basso costo rispetto alla rinuncia del regista a girare il film su Napoleone) brilla in maniera abbagliante, rivelando una lucidità che rimette le cose a posto rispetto alla demagogia e ai falsi umanesimi (nel film le figure politiche di destra e di sinistra sono uno peggiore dell'altro). Come avviene nei grandi capolavori della musica, le arditezze nascondono strutture che le sorreggono che in questo film sono il mito e la fiaba. Un'analisi approfondita ne rivela la costruzione simmetrica, anche nei personaggi (una delle ossessioni kubrickiane) nonchè la precisa raffigurazione come spettacolo dei riti sociali. La funzione dello spettacolo è uno dei temi di fondo del film. Tutta l'opera potrebbe essere una successione di quadri teatrali (Shakespeare colla sua idea del mondo come spettacolo ne sarebbe stato entusiasta). Il tono satirico del film, così appropriato per una forma d'arte antica e nello stesso tempo ultramoderna (nel senso letterale della parola) è probabilmente la causa dei fraintendimenti e delle controversie, anche drammatiche (minacciato di morte, Kubrick ha dovuto ritirare il film dall'Inghilterra), sorte intorno all'opera, su una sua presunta fascinazione per la violenza (che l'autore, che considerava l'opera d'arte una catarsi e non un modello, non si è mai spiegato perchè non chiamasse in causa gran parte dello spettacolo considerato di normale intrattenimento, pieno di violenza anche sadica) attraverso una messa in scena così perversamente efficace. Certo Kubrick ha rischiato, ma è sempre stato uno di quei registi convinto di comunicare con persone intelligenti, credendo nella libertà degli individui adulti, che è il tema di fondo del film (il suo portavoce è dichiaratamente il cappellano del carcere, che anche se celato dietro una maschera satirica porta l'idea importante del diritto alla scelta). Secondo Goffredo Fofi e altri le polemiche su "Arancia meccanica" dimostrerebbero la sovrastima dell'autore rispetto alla mediocrità politica e sociale degli ultimi decenni, ma le dichiarazioni di Kubrick hanno sempre smentito sia il suo presunto pessimismo sia la sfiducia verso il suo tempo: egli anzi citava i tanti riconoscimenti, anche di organizzazioni religiose, che ha avuto il film, tra cui quelle in Italia, colla vittoria del David di Donatello ma anche la dichiarata stima di registi come Fellini, Bunuel (che considerava "Arancia meccanica" il suo film preferito, "l'unico su quello che significa in realtà il mondo moderno") o Kurosawa. In una recente intervista la vedova di Kubrick è tornata sulle reali intenzioni del marito col film, dichiarandosi addolorata per le cattive interpretazioni anche di alcuni sostenitori (il rischio è soprattutto per i giovani), ma Kubrick ha sempre sostenuto che se non si vuole una censura totale e rigida non c'è alternativa alla libertà delle arti che, rimarcava, non hanno mai fatto un danno mentre tanti danni hanno fatto quelli che volevano difendere la società dalle opere d'arte che ritenevano pericolose (per esempio Adolf Hitler).
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