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In questo"I due sanculotti"(Giorgio Simonelli, 1966, con apporto alla sceneggiatura di Dino Verde), Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono incolpevoli-inconsapevoli co-interpreti delle vicende rivoluzionarie franmcesi/éresa della Bastiglia fino a Napoleone), con tanto di futuro"empereur"che viene presentato come una sorta di stratega"fai.-da-te"un po'squinternato(l'inteprete è Oreste Lionello, in seguito forse troppo identificato con il cabaret TV), con un Robespierre da operetta(Silvano Tranquilli), dove i due comici siculi emergono, ma complessivamente un po'meno di quanto succederà in seguito... Mimica e gestualità già sviluppate, ma meno esibite rispetto a quanto avverrà quando la coppia conoscerà i propri"glorydays".... Da considerare due elementi tematici forti: A) La storia vissuta abbastanza passivamente, come"qualcosa cche avviene"e che bisogna accettare-le masse ci sono , ma sostanzialmente eseguono quanto altri invece tramano, alle loro spalle o quasi; B) Fondamentalmente , in una prospettiva "qualunquista"più che consapevolmente"reazionaria"l'apporto del popolo rivoluzionario viene relativizzato-considerato non diremo nullo ma scarso. Emblematica la battuta: "E che ministero gli hanno dato? La marina. Ah, ma in effetti è nel suo ramo: ha sempre fatto il pescivendolo!". Come a dire , appunto, che si minimizza la consapevolezza rivoluzionaria. Ma questo è tipico(e qui Pasolini aveva colto nel segno)della parodia prima ancora che della satira: gli eventi storici riletti in chiave comico-parodistica tendono a stemperarsi, a divenire meri fantasmi. Ci sarebbe ancora da dire del ruolo delle donne, nei film di Ciccio e Franco: ridotte a donne-oggetto-un elemento che qui emerge molto chiaramente, cosa che dopo il 1968 e le rivedenciazioni femministe tende ad attenuarsi, ma non a sparire... El Gato.
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