Cold Eyes

Dopo aver superato un test nel caos della metropolitana di Seoul, Ha viene assunta da Hwang nel suo team di poliziotti specializzati nel pedinare senza farsi scoprire. Dopo una rapina in banca, parte di un piano diabolicamente architettato dal misterioso Shadow, la squadra cerca in tutti i modi un aggancio per rintracciare la pista che può portarli alla gang di rapinatori.
Ufficialmente il remake di Eye in the Sky, un thriller della Milkyway di Hong Kong prodotto da Johnnie To, Cold Eyes sceglie ben presto di allontanarsi dalla propria fonte di ispirazione; resta lo spunto dei "sorveglianti" e dei "sorvegliati", di un etere confuso dal vociare indistinto in cui possono nascondersi comunicazioni dalle quali dipendono migliaia di vite umane. Ma Cold Eyes è solo apparentemente un film per chi sa ascoltare, sulla falsariga de La conversazione o, per restare a Hong Kong, di Overheard: è la vista infatti il senso maggiormente sollecitato e a cui il sottotesto fa continuamente riferimento. È sopra un tetto che si reca James per godere di una visuale privilegiata e osservare il suo piano diabolico nel suo farsi; è la luce a soccorrere Ha e a intervenire in maniera diretta nello showdown per diradare, fuor di metafora, le "ombre" (Shadow è non casualmente il soprannome assegnato al villain James dalla squadra speciale).
In questa esaltazione scopica - "devi osservare tutto, ricordare tutto" viene ripetuto come un mantra alla recluta Ha - vanno letti anche i discutibili eccessi della macchina da presa di Cho Ui-seok e Kim Byung-seo, così come i virtuosismi nelle soggettive ardite delle auto che si schiantano o di Shadow mentre scende le scale, che si uniscono senza soluzione di continuità alla consueta maestria sudcoreana nel confezionare scene di esplosioni o coreografie concitate di sparatorie e inseguimenti.
Pur restando un eccellente esempio di action made in Korea del terzo millennio (ossia più o meno lo stato dell'arte in materia), che ha compreso perfettamente la lezione di Mann e Nolan e ha incassato in maniera ragguardevole al botteghino (35 milioni di dollari di incasso), Cold Eyes fallisce nell'ambizione di diventare qualcosa più di un buon film di genere per la convenzionalità di alcuni passaggi e per l'incapacità o la scarsa volontà di abbandonare la sua natura ibrida di action in bilico tra il cerebrale e l'adrenalina pura (in questo senso rendere Shadow una macchina di morte indistruttibile à la The Man from Nowhere sottrae fascino al personaggio di mastermind del male anziché aggiungerne). Da segnalare il cameo della star di Hong Kong Simon Yam, sempre più presente sugli schermi coreani (era tra i protagonisti anche in The Thieves) nonché protagonista dell'originario Eye in the Sky. 