Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Frederikke Aspöck |
Attori | Carsten Bjørnlund, Jakob Eklund, Stephanie Leon . |
MYmonetro | 2,22 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 10 maggio 2011
l film del regista Frederikke Aspöck partecipa, fuori Concorso, al Festival di Cannes 2011.
CONSIGLIATO NÌ
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Stella e il suo compagno Oskar, un giornalista, vanno a trovare il pittore Nathan, padre di lei, che vive su un'isola deserta tra i ghiacci, con la sola compagnia di un Labrador Retriever di nome Elvira. La notizia che Stella è incinta coglie Oskar impreparato e complica il suo rapporto con Nathan, il quale si è mostrato poco accogliente fin dal principio. Quando, poi, il giovane solleva dei dubbi sulla reale paternità dell'uomo, lo scontro tra i due è inevitabile e Stella si ritrova presa nel mezzo.
L'opera prima della regista danese Frederikke Aspöck, diplomata alla Tisch School di New York, ha il sapore dell'esercizio di stile ben più che di un racconto forte o almeno fortemente motivato. Nel corso di un'unità di tempo precisa, che non va oltre la durata di un giorno, notte compresa, si consuma un dramma da camera nel più aperto e selvaggio degli spazi immaginabili.
I personaggi sono stilizzati all'estremo. Da una parte il vecchio orso, inselvatichito dalla solitudine, dall'altra il ragazzo metropolitano, a disagio nel grande vuoto, pronto a riempirsi la bocca della parola "responsabilità" ma incapace di accoglienza e delicatezza di fronte alle vere strettoie della vita. In mezzo, la figura femminile, né più figlia né ancora madre, costretta a trovare da sola la forza necessaria, mentre i due uomini sono impegnati in una sterile gara.
Il Labrador del titolo, a parte servire da specchio per qualche frazione di minuto ad ognuno dei tre umani a turno, non appare avere un gran senso e diviene, solo per questo e suo malgrado, un piccolo emblema dell'operazione nel suo insieme.
La distanza che può esserci in un rapporto di coppia anche laddove non c'è fisicamente altro appiglio e l'illusione di comunione che può nascere invece da una distanza geografica reale, sono le riflessioni esplicite e banalotte che muovono le relazioni umane costrette dalla regista sotto la lente della macchina da presa. Fortunatamente gli attori aggiungono molto ai loro intirizziti personaggi, persino un po' di commedia (vedi alla voce Oscar, alias Carsten Bjørnlund), ma altro non si trova, nemmeno a scavare sotto la neve.