Year of the Horse

Film 1997 | Documentario musicale

Anno1997
GenereDocumentario musicale
ProduzioneUSA
Regia diJim Jarmusch
AttoriNeil Young, The Crazy Horse .
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Jim Jarmusch. Un film con Neil Young, The Crazy Horse. Genere Documentario musicale - USA, 1997, - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Un documentario "spavaldamente girato in video 8" (come dice la dicitura nei titoli di testa) esteso in 35 mm, con una fotografia volutamente sgranata...

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Recensione di Jleana Cervai
Recensione di Jleana Cervai

Con una sapiente alternanza fra colore e bianco e nero Jim Jarmusch ricostruisce l'anima emotiva dei Crazy Horse. Il regista infatti sorprende lo spettatore mostrando durante le performances del gruppo improvvisi squarci di cieli popolati di nuvole o di strade e autostrade e rettilinei che risaltano fortemente per il repentino passaggio al bianco e nero dalle tinte accese che accompagnano visivamente sul palcoscenico le note rock dei circa dodici brani eseguiti dalla rock band. Queste interruzioni sembrano caricarsi di una valenza lirica che travalica i confini delle singole canzoni per mostrare al pubblico qualcosa di profondamente interiore: la magia che scatta quando Neil Young, Ralph Molina, Billy Talbot e Frank "Poncho" Sampedro suonano insieme creando un sound che diventa la sintesi delle loro personalità che si esprimono all'unisono.
Non a caso «Quando riuniamo il gruppo, qualsiasi anno sia in Cina, per noi è l'anno del cavallo» dice Billy in uno dei frammenti d'intervista. E non per niente Poncho afferma di provare autentico «fastidio per quel nuovo tizio che pensa di poter riassumere con un paio di domandine trent'anni di follia totale, di tentativi di fare musica e di restare uomini e avere una famiglia e vivere tra tutti i nostri problemi e disaccordi»: il tizio cui ironicamente si riferiscono queste parole è proprio il regista sceneggiatore Jarmusch... Sono i Crazy Horse stessi dunque i primi ad avvertire la difficoltà di raccontare o mostrare l'alchimia musicale che li unisce. Ma il regista se la cava bene accostando alternativamente immagini tratte dal tour Europa '96 e immagini di backstage degli anni '70 e '80. Si assembla così l'intera storia della rock band scivolando sull'onda dei ricordi dei quattro componenti che sembrano prendere spunto dai dettagli del passato (situazioni di vita vissuta oppure fotografie) inquadrati dalla macchina da presa di Jarmusch. La spontaneità dei discorsi degli artisti non va comunque a scapito della chiarezza documentaristica grazie alla struttura ben organizzata del lungometraggio girato in video 8 ed esteso a 35 mm, che fa spesso ricorso a movimenti di macchina volutamente sporchi e a una fotografia sgranata, in sintonia con lo spirito ribelle e graffiante dei Crazy Horse.
L'inizio stesso del documentario è una sintetica e ordinata presentazione di Neil, Ralph, Billy e Poncho. Quasi si trattasse di documenti d'identità in versione cinematografica. Poi si susseguiranno le didascalie Francoforte, Londra, Glasgow, Lione, Rotterdam, e ancora Francia, e ancora Inghilterra, e poi "somewhere in Europe"... E insieme ai luoghi le date: 1996, 1976, 1996, 1986, 1976, 1986 in questo viaggio musicale a spasso nel tempo. A collegare fra loro le tante esperienze artistiche contribuisce in larga misura Scott Young, il padre di Neil, che confronta presente e passato del gruppo. Ma le riprese sulle discussioni fra i quattro musicisti sono già di per sé eloquenti: vi si rintraccia il filo conduttore di rapporti d'amore e odio e intensa amicizia mai tramontati e forieri di un'esplosiva energia musicale.
Quasi con stile giornalistico, e ripreso da un'inquadratura fissa sullo sfondo costante di una stanza semivuota, Neil Young fornirà al regista-intervistatore brevi e intense definizioni dei caratteri di Ralph, Billy e Poncho. Tutti poi dedicheranno alcune parole ai momenti bui della loro storia (la morte del chitarrista Danny Whitten e del produttore David Briggs). E proprio attraverso uno stile di ripresa oggettivo tanto da sconfinare nell'asettico Jarmusch riesce a mettere in campo l'anima dei Crazy Horse e a spiegare cinematograficamente le parole di Billy: «Quando suoniamo insieme è come se fossimo una sola persona».

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