
Il film della regista Shin Su-won conquista anche il Premio del Pubblico, battendo Office di Hong Won-Chan. Steel Flower si aggiudica la sezione dedicata al cinema indipendente.
Il film Madonna della regista Shin Su-won si aggiudica il Premio Miglior Film della sezione 'Orizzonti' del 14esimo Florence Korea Film Fest, il festival di cinema sudcoreano che si è svolto a Firenze dall'11 al 17 marzo al cinema Odeon. Madonna si è aggiudicato, inoltre, anche il Premio del Pubblico. Il riconoscimento è stato assegnato dalla giuria presieduta da Diego Garufi e composta da Claudia Porrello, Katia Brunetto, Mario Albanese, Daniel Montigiani.
Il terzo lungometraggio della regista, una delle poche donne nel cinema in Corea del Sud, affronta il tema dell'emarginazione sociale e la controversa questione del traffico di organi in patria.
"Per riuscire - si legge nella motivazione - a raccontare attraverso gli stilemi del cinema mainstream, due storie al femminile intrappolate in una società maschile dove la propria sopravvivenza è legata allo stereotipo di donna sottomessa. La regista Shin Su-won con potenza visiva e immediata leggibilità, mostra due personaggi paralleli che provano ad imporsi oltre la loro condizione, evidenziando come spesso il ciclo vita-morte dipenda dallo status sociale a cui si appartiene".
Il Premio Independent, sezione dei film indipendenti, è stato assegnato a Steel Flower di Park Suk-Young "per la capacità - hanno scritto i giurati - di rappresentare attraverso un sguardo tanto crudo quanto poetico la realtà dei nuovi poveri che attanaglia una società sempre più votata all'affermazione personale. Grazie ad un personaggio femminile magistralmente interpretato dalla giovane Jeong Ha-Dam, capace di veicolare in modo "primordiale" le sue emozioni attraverso una disperata fisicità".
Secondo classificato del Premio del Pubblico è il film Office di Hong Won-Chan.
La giuria ha inoltre assegnato una Menzione Speciale al film Right now, wrong then di Hong Sang-soo "capace - si legge nel verdetto - di mantenere la propria cifra autoriale raccontando l'apparente banalità del quotidiano rendendola intensa e ricca di significato. Attraverso un rigoroso lavoro stilistico fatto di un'ipnotica macchina fissa e di un profondo lavoro sugli attori, afferma ancora una volta il suo inconfondibile sguardo sull'ambiguità dei comportamenti umani e, in questa occasione, anche del cinema".