Profondo rosso |
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Un film di Dario Argento.
Con David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni.
continua»
Giallo,
durata 123 min.
- Italia 1975.
- Cinecittà Luce
uscita martedì 20 agosto 2024.
- VM 14 -
MYMONETRO
Profondo rosso
valutazione media:
4,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Eliminate l'impossibile e resterà la veritàdi jekyllFeedback: 2700 | altri commenti e recensioni di jekyll |
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domenica 13 dicembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'incubo irrompe nella più bella e ordinata tranquillità. La porta é socchiusa. La apriamo e il rosso del sangue rivela la nostra malattia. Anche se è finto, lo riconosciamo come una febbre nostra. Quello che rifletteva la realtà del suo tempo rientra dalla finestra in una paura che ricordiamo in un film che rivedendolo dopo anni ci sembra meno spaventoso, ma più bello e degno di ammirazione. In esso, uno dei suoi capolavori, Argento chiarisce definitivamente le sue ricerche sui tempi narrativi della tensione, sulla rappresentazione dell'irrazionale e del delirio che è stato il suo cinema prima della svolta nell'horror soprannaturale e satanico che già balena in questo film (nei suoi film gli omicidi hanno un carattere rituale e sono spesso commessi da donne). Molto inquietante e suggestiva la sequenza nella villa "del bambino urlante" (i luoghi di questo film!), il cui contenuto metaforico e allarmante é ben enfatizzato dalla musica di Giorgio Gaslini. Ma è la tecnica di Argento a costituire lo strumento di una vera poesia cinematografica, di un talento visionario che nessuno ha potuto mettere in discussione. Un esempio è lo scandaglio, con la celebre musica dei Goblin, con una cinepresa speciale che rende maestosi piccoli oggetti, gli amuleti, i feticci dell'assassino, ad assumere un significato sinistro, preavviso dell'omicidio prossimo. Argento è magistrale nel rendere il tempo relativo al terrore, dilatare la suspence, scendere nella paura della morte, entrare nella follia. La scena dell'omicidio di Giordani è resa con ben quattro minuti di preparazione, dove il regista rende credibile momenti deliranti come l'entrata in scena del pupazzo meccanico, la cui illogicicità è funzionale alla necessità di liberare l'irrazionale. La morte dell'assassino è resa, attraverso un abile montaggio, nel tempo apparente del reale spavento, che sembra lunghissimo anche quando è solo un attimo, una frazione di secondo. Emerge la solare figura di Gianna Brezzi (Daria Nicolodi), un personaggio che allenta la tensione ma rimane misterioso fino alla fine a dimostrare che nessuno è insospettabile, anche se è innocente. Intanto la bambina dai capelli rossi trafigge lucertole con gli spilloni... "Una volta eliminato l'impossibile, quello che resta, per improbabile che sia, dev'essere la verità" (Sherlock Holmes a John Watson in "Il segno dei quattro" di Arthur Conan Doyle)
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