Profondo rosso

Marc, giovane pianista americano trapiantato in Italia, assiste all'inquietante omicidio di una veggente senza però riuscire ad individuare il colpevole. Comincia perciò ad investigare con una simpatica giornalista (la brava Daria Nicolodi).
Dario Argento realizza, con Profondo rosso, una perfetta macchina per mettere spavento: primi piani delle vittime, l'uso e l'abuso di sangue, l'ossessiva presenza della musica dei Goblin, il magistrale uso di luci e suoni inquietanti. Tutto funziona bene, tranne la monotona ed improbabile parte investigativa, che alla fine si rivela inutile, visto che l'assassino viene smascherato per puro caso, e finisce decapitato in un ascensore nella più pura tradizione splatter. Non tutto viene chiarito, e purtroppo il film resta quasi incompleto, diventando solo un egreggio esercizio di stile.