Alabama Monroe - Una storia d'amore

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Un film di Felix Van Groeningen. Con Veerle Baetens, Johan Heldenbergh, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg, Nils De Caster.
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Titolo originale The Broken Circle Breakdown. Drammatico, durata 100 min. - Belgio 2012. - Satine Film uscita giovedì 8 maggio 2014. MYMONETRO Alabama Monroe - Una storia d'amore * * * - - valutazione media: 3,40 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'amore,terreno del combattimento tra vita e morte Valutazione 3 stelle su cinque

di FireWalkWithMe


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lunedì 19 maggio 2014

L'argomento di un film come Alabama Monroe è solo epidermicamente una storia d'amore. Le dinamiche affettive e relazionali vissute da Elise e Didier sono una (bellissima) facciata,un'affascinante scorza che assume di sè il delicatissimo compito di descrivere una delle possibili articolazioni del dolore,e non di un dolore umano qualsiasi,ma di quello probabilmente più intenso e lacerante,provocato dalla perdita di un figlio. Siamo davvero in grado di tracciare un margine deciso e marcato tra un lutto normale e un lutto patologico di fronte ad un evento del genere? Probabilmente no. Ma Alabama Monroe tematizza una vasta gamma di reazioni generalmente messe in atto,talvolta inconsciamente,come strategie difensive:l'attribuzione della colpa,il rifiuto della dipartita e la conseguente credenza in una sorta di metempsicosi,il cambiamento del proprio nome come epifenomeno di una rinascita.
Il film procede con un'ingegnosa struttura ad incastro tra piani temporali diversi (tre come minimo),e si piega ad una delle tattiche registiche a mio parere più dolorosamente efficaci da adottare,la stessa che Iñárritu utilizzò per 21 Grammi:quella di porre lo spettatore in un'indesiderata e costrittiva posizione d'onniscenza premonitrice,contribuendo a gettare un'ombra di infrangimento e di morte anche su momenti ed attimi genuini,spensierati e felici,ed esperibili come tali se solo li si potesse sganciare dal loro inevitabile sbocco. Ma lo spettatore non può revocare la sua consapevolezza. E la vive come una condanna.
Elise e Didier sono giovani,bellissimi nelle e per le loro imperfezioni. Elise è una tatuatrice,profondamente convinta la vita sia cosparsa di avvenimenti degni di essere scritti sulla propria pelle,a partire dai nomi dei propri fidanzati. Didier è un appassionato di musica bluegrass (prefigurazione del più noto genere country),affascinato dall'America e dalle millemila opportunità che pare essere in grado di offrire a chiunque calpesti il suo suolo. Didiera non pensa la vita sia disseminata di eventi così fondamentali da dover essere impressi sul proprio corpo.
Le differenze ideologiche e di temperamento dei due individui non tardano a ripresentarsi nel contesto genitoriale oltre che in quello di coppia:Didier non è in grado di trasmettere ad un essere fragile e minore quelle rappresentazioni di cui avrebbe un disperato bisogno,per quanto risibili possano suonare all'orecchio di una personalità realista,e Elise,creatura profondamente passionale e travolgente,si ritroverà (come spesso accade) ad essere a sua volta travolta da un lutto inelaborabile,e a tentare di scongiurarne il potenziale distruttivo con l'arma dell'irrazionalità. 
La tendenza all'idealizzazione dei periodi radiosi è piuttosto accentuata,quanto quella alla drammatizzazione e demonizzazione dei vissuti già ontologicamente tristi e penosi:così la pellicola passa un po' troppo bruscamente da una spensieratezza e da una radiosità decisamente sopra le righe,ad un'esistenza del tutto vacua e svuotata di senso che segue la morte di Maybelle,scandita da crisi di pianto,liti aggressive e silenzi prolungati,manifestazioni che normalmente sono intercalate da conversazioni più razionali e svincolate da correnti emotive invasive.
Probabilmente l'atto di cambiare nome e di cambiarlo anche a Didier (caratteri che oramai aveva provveduto a lavare dalla propria pelle) era per Elise ben più di un capriccio puerile e teatralizzato:significava invertire incontrovertibilmente la rotta,lasciarsi tutto alle spalle,per ricominciare,insieme. Stavolta come Alabama e Monroe. Ma non è così che si integrano gli avvenimenti attannaglianti e luttuosi:vanno attraversati insieme,elaborati,interiorizzati,così da rendere sopportabile il dolore,e anzi da convertirlo in un rafforzatore di personalità,che rende più forti e aitanti.
E così l'edificio solo apparentemente saldo innalzato da Elise,diviene leggero e svenente come una piuma non appena Didier gli scaglia contro tutta la sua (oltremodo ingenua e infantile,ma tutto sommato in linea con il personaggio) rabbia blasfema e apolitica,e dopo un ultimo,verbalmente violentissimo litigio,il film arriva all'apice,alla sua drammatizzazione più estrema:dopo aver colmato,come sapremo dall'ultimissima inquadratura, con "Alabama Monroe" lo spazio epidermico lasciato vuoto dalla precedente cancellazione,Elise/Alabama butta giù con un alcolico un'ingente quantità di pillole.
Quando si tratta di cinema,sono sempre profondamente ostile a elucubrazioni spicciole su possibili alternative nella narrazione e simili,anche perchè un film non può certo fare l'impossibile,vale a dire rappresentare le molteplici,infinite probabilità che possono diramarsi da un episodio,e che sono attinenti all'esistenza tutta. Semplicemente in questo caso mi son trovata a confrontare le mie aspettative da spettatrice alla presa di coscienza dell'effettiva configurazione della pellicola,e mi ero raffigurata un plot e una conclusione in particolar mondo significativamente diversi,che per lo più forse avrebbero ripercorso il sentiero tracciato da opere come La Stanza Del Figlio di Nanni Moretti e Blue Valentine di Derek Cianfrance,aprendo quindi ad aspettative piuttosto che a speranze,ma lasciando comunque in sospeso,mostrando le dinamiche del rapporto post trauma luttuoso in termini di cambiamento e stratificazione piuttosto che di annientamento e distruzione. 
Rimane ad ogni modo una pellicola molto bella,con un montaggio in stato di grazia (momento forse più alto:il ruggito di Maybelle che diventa il rombo di un furgone),con due attori molto bravi anche nel delineare i tratti talvotla un po' bidimensionali e semplicistici dei loro personaggi. Sicuramente un lavoro più sincero e meno annacquato dall'autocompiacimento registico de La Grande Bellezza,ma che forse l'America non poteva comprendere nel profondo.

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