La custode di mia sorella |
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Un film di Nick Cassavetes.
Con Cameron Diaz, Abigail Breslin, Alec Baldwin, Jason Patric, Sofia Vassilieva.
continua»
Titolo originale My Sister's Keeper.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 109 min.
- USA 2009.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 4 settembre 2009.
- VM 14 -
MYMONETRO
La custode di mia sorella
valutazione media:
2,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Obsolescenza pianificatadi RescartFeedback: 8315 | altri commenti e recensioni di Rescart |
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martedì 11 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A dieci anni dal film con cast holliwoodiano che tratta un tema analogo, il regista figlio d’arte torna ad occuparsi di sanità, ospedali e malattie più o meno guaribili. Ma nel frattempo i tempi sono cambiati: la spallata al sistema sanitario privatistico “made in U.S.A.” data da lui stesso e dall’ariete Michael Moore con Sicko cinque anni più tardi, hanno fatto breccia. Ormai grazie a ad Obama il più esclusivo e costoso club sanitario del mondo ha spalancato le sue dorate porte anche agli indigenti e squattrinati rappresentanti della classe operaia: a quei neri, gialli e latinos che non avrebbero mai potuto permettersi di pagare i costosi premi delle assicurazioni sanitarie private. Ma non è chi non veda che è stato proprio grazie a quei salati premi che gli ospedali americani sono in grado di curare e tenere in vita persone altrimenti condannate a morte precoce. L’eccellenza di reparti come quello oncologico, di cui si parla in questo film, è infatti stata pssibile proprio grazie a quei premi assicurativi che, di fronte al rischio di ammalarsi e morire, di rinunciare prematuramente alle ricchezze accumulate su questa terra, i più ricchi e benestanti hanno accettato ben volentieri di sborsare, piuttosto che dare soldi al pozzo senza fondo in cui invece rischiano di finire le tasse dei contribuenti europei. In Italia ad esempio - prendiamo un paese europeo a caso - per quanto tartassati, non riusciremo mai ad avere le cure avanzate e tempestive che vengono dipinte nel film e, presumibilmente, sono davvero messe a disposizione dei cittadini negli ospedali statunitensi. Non è che da noi non esistano gli ospedali all’avanguardia e i medici non siano preparati, ma poi quando capita di rivolgersi alla mutua nel 90% dei casi ci si accorge di fare la fine del figlio di John Q. E allora mettiamoci anche noi l’anima in pace come fa la protagonista malata, la cui vera sfortunata non sarebbe stata quella di avere la leucemia ma una madre testarda sostenuta da medici troppo zelanti. Morale: meglio un giorno al mare (magari sulle italiche coste) che mille da allettata in un ospedale modello. Evidentemente anche per i registi indipendenti contemporanei le attività intellettuali come il pensiero e la lettura sono ormai diventate obsolete. Quello che conta anche per loro è poter partecipare al ballo con un cavaliere al fianco. Per il resto eugenetica ed eutanasia sono problemi etici inesistenti, adatti solo a noiosi moralisti, pedanti intelletuali o topi di biblioteca.
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