I due volti di Gennaio

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Un film di Hossein Amini. Con Viggo Mortensen, Kirsten Dunst, Oscar Isaac, Daisy Bevan, Omiros Poulakis.
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Titolo originale The Two Faces of January. Thriller, durata 96 min. - Gran Bretagna, USA, Francia 2014. - Videa uscita giovedì 9 ottobre 2014. MYMONETRO I due volti di Gennaio * * 1/2 - - valutazione media: 2,78 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Ma la madre degli Amini è sempre in cinta? Valutazione 3 stelle su cinque

di Rescart


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venerdì 21 agosto 2015

Il film più famoso ispirato a un giallo di Patricia Highsmith (pseudonimo di M. P. Plungman) è stato “L'altro uomo” (Strangers on a Train), del 1951, diretto da Alfred Hitchcock. Per Hitchcock fu il grande ritorno al consenso del grande pubblico. Il fiuto del grande regista di thriller, oltre che il suo stesso talento, furono alla base del successo del film. Da allora la Highsmith ha sfornato numerosi altri libri gialli, che hanno riscosso successo sia tra i lettori che tra i registi. Chi non ricorda “Il Talento di Mr. Ripley” di Anthony Mingella? In quel caso l'ambientazione era italiana, a Napoli, come nel caso di “Il gioco di Ripley” (Ripley's Game) del 2002, di Liliana Cavani, tratto dall'omonimo romanzo (pubblicato in Italia come “L'amico americano”) e ambientato questa volta nel Veneto delle ville palladiane. Dallo stesso libro nel 1977 Wim Wenders aveva tratto “L'amico americano”. Quindi diciamo che la Cavani, al di là delle stroncature del Mereghetti, è andata sul sicuro. Cosa che non fecero né Minghella né tanto meno Hitchcock, che accettò, anzi sarebbe meglio dire 'colse al volo', la sfida di una scrittrice ancora sconsociuta e al suo primo romanzo. E così fa Hossein Amini, esordiente regista turco, già sceneggiatore di Drive. Amini quindi rischia maggiormente della Cavani, ma non per questo è destinato a ricevere l'approvazione della critica. Nel mio caso, vale a dire dalla parte del pubblico, concordo solo in parte con chi ha stigmatizzato la scelta dell'attore protagonista, troppo legato al personaggio di Aragorn nel Signore degli Anelli. Ma tant'è, avendo comunque scelto di lavorare sul romanzo di un'autrice molto nota, che male c'è a ricorrere ad un volto ancora più noto? Noto per noto uguale noto al quadrato. E nella trama del film tutto quadra, sin dalle prime scene quando il regista solleva impercettibile nel pubblico una domanda, che si farà sempre più chiara nel corso del film. Perchè mai un facoltoso turista americano dovrebbe preoccuparsi di un volto che sembra seguirlo dalle rovine del Partenone ai tavoli di un bar di Atene? In fondo non si tratta di un importante uomo politico accompagnato dalla consorte e costretto a girare con la scorta, seppure la Grecia del 1962 non sia certo la coeva Italia, con il Pci a fare da contraltare alla Dc in un clima geopolitico caratterizzato dalla guerra fredda. Il dubbio rimane, e sarà risolto solo a metà del film, quando la donna confesserà al malcapitato accompagnatore dei due, ex presunto stalker, gli inganni e le truffe finanaziarie del consorte, aspirante astuto Ulisse. “E' proprio vero che la madre dei cretini è sempre in cinta” aveva detto profeticamente il finto uomo d'affari alla moglie in visita alle rovine del Partenone. E di sicuro a un tipo così si addicono maggiormente le stanze segrete dei palazzi minoici di Creta nei pressi di Eraclion, dove si venerava il toro come divinità, che le ampie vedute dell'Acropoli. Da una parte la voglia di arricchirsi e di superare la propria condizione sociale ha generato un mostro incapace di reggere sul capo le stesse corna del mostruoso essere che abitava lil labiranto di Minosse. Dall'altra la partenza da una posizione sociale priviligiata, in quanto figlio di un professore di Harvard, ha generato buone conoscenze artistiche ma scarsa conocenza dell'animo umano. E molta ingenuità, che comunque, forse grazie a qualche santo in Paradiso, tornerà buona per catturare un'opportuna confessione sul punto di morte.

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