Hunger Games |
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Un film di Gary Ross.
Con Lenny Kravitz, Jennifer Lawrence, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Bruce Bundy.
continua»
Titolo originale The Hunger Games.
Avventura,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- USA 2012.
- Warner Bros Italia
uscita martedì 1 maggio 2012.
MYMONETRO
Hunger Games
valutazione media:
3,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Hunger gamesdi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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lunedì 4 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per lo spettatore adulto, ‘Hunger games’ parte con due handicap mica male. Il primo è di essere stato pensato espressamente per un pubblico adolescenziale, come il libro di Suzanne Collins da cui è tratto, in nome di una esasperata segmentazione del mercato. Il secondo sta nella messa in scena di una storia già vista, un film di sopravvivenza (che, almeno da ‘Dieci piccoli indiani’, ha una serie di antecedenti più o meno illustri) dove i buoni e i cattivi non hanno sfumature e ambientato in una società ispirata in modo vago all’impero romano della decadenza – periodo storico che deve avere un fascino irresistibile sugli scrittori statunitensi, specie del ramo fantastico (solo per citarne due, basti fare il nome di Asimov e Van Vogt). Se gli ingredienti sono più o meno risaputi, sta nell’abilità del cuoco riuscire a creare un piatto comunque gustoso: in fondo, un bel film d’azione si guarda sempre per il puro divertimento e, tanto per restare nello stesso tipo di pubblico, i migliori Harry Potter stanno lì a testimoniarlo. Purtroppo qui, dopo un ottimo inizio la sceneggiatura firmata dal regista Ross, dalla stessa Collins e da Billy Ray perde sovente colpi, trascinando le situazioni per un tempo eccessivo (è necessario aspettare un’oretta prima che inizi la sfida mortale) e finendo per telefonare qua e là alcuni colpi di scena. Se si esclude un eccesso di traballante camera a mano nelle scene di lotta, va meglio dal punto di vista visivo: funziona il contrasto tra il mondo sbiadito dei Distretti e i colori squillanti della Capitale, i cui abitanti mettono in mostra un’eleganza trantoriana che non riesce a nascondere una violenza psicologica superiore a quella fisica che si vive nei territori più disagiati. Il tema risulta però solo accennato, come pure quello dell’invadenza della società dell’immagine alla ricerca dello spettacolo a ogni costo. Gli ultimi sessanta dei quasi centocinquanta minuti complessivi sono dedicati solo alla lotta per la vita degli sfortunati giovani sorteggiati per lo spettacolo e, quando la regia dei Giochi ne accelera all’improvviso la conclusione, pur non capendo bene il motivo di tale forzatura si tira un lieve sospiro di sollievo e ci si può gustare il sottofinale classicamente western (eroe a duello con il cattivo che si fa scudo di un ostaggio). La storia resta aperta – ci sono altri due romanzi, ma pare che la produzione voglia ben soppesare gli incassi al botteghino prima di metterli in cantiere – anche se il bene trionfa e i cattivi o soccombono, almeno gli anelli deboli, o devono far buon viso a cattivo gioco, a partire dal subdolo presidente Snow interpretato da Donald Sutherland. Come succede spesso in pellicole analoghe, di fronte ai ragazzi che - come dire… - si faranno, la recitazione degli attori adulti è, alimentare o meno, uno degli aspetti che si fanno ricordare con maggior piacere: sono perlomeno da ricordare il vecchio campione alcolizzato interpretato da Harrelson, la garrula Effie di Elizabeth Blake e, soprattutto, il Maestro Televisivo di Cerimonie Caesar a cui Tucci regala una maschera di sorridente perfidia. Di meglio c’è forse solo la fantasmagorica barba sfoggiata da Wes Bentley nei panni di Seneca Crane…
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