Brazil |
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Un film di Terry Gilliam.
Con Robert De Niro, Jonathan Pryce, Katherine Helmond, Bob Hoskins, Jim Broadbent.
continua»
Fantastico,
Ratings: Kids+16,
durata 131 min.
- USA 1985.
MYMONETRO
Brazil
valutazione media:
3,49
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Apocalisse oniricadi osteriacinematografoFeedback: 4575 | altri commenti e recensioni di osteriacinematografo |
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martedì 3 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In “Brazil” s’ammira un futuro remoto dominato dalla dittatura di un Ministero dell’Informazione/Moloch. Un futuro oppressivo, in cui le vite e i comportamenti sono omologati, gli uffici claustrofobici, gli spazi ristretti. Un sistema chiuso e stupido all’occorrenza. E così un Insetto-Cronenberg spappolato sulla Macchina-Per-Scrivere-Insetto-Del-Pasto-Nudo-Di-Borroughs è sufficiente per cambiare Tuttle in Buttle, innocente agnello sacrificale, atteso poi invano da una bambina smarrita ai margini dell’apocalisse. E così un guasto a un tubo scoperchia le viscere di una casa tubo che diviene foresta di condutture e gelo. Sam Lawry è il protagonista di questa pellicola delirante ma non troppo. Sam è un idealista che si accontenta di lavorare agli archivi, nonostante una madre di plastica gli procuri promozioni per il suo stesso lustro. Lawry non ha le ambizioni che la collettività detta, è una scheggia impazzita in un contesto altrettanto folle. I riferimenti ad Orwell, a 1984 sono evidenti, e molte sono le similitudini anche con il 1984 di Michael Radford: in particolare, monitor d’ogni tipo dominano la scena, s’affacciano ovunque come malefici controllori, come finestre spalancate sulla mente di chi guarda; in entrambi i film la tortura è il metodo di quotidiano azzeramento dei trasgressori, o dei presunti tali. Gli attentati avvengono con disinvoltura in ogni contesto. I vivi e i morti si sovrappongono sulla scena senza distinzione alcuna, dato che né i vivi né i morti hanno alcuna importanza. Essenziale è invece che lo Sato/Informazione/Moloch proceda nella sua disumana ottusità. Ida Lawry e la sua amica discutono di chirurgia plastica e di insensate facezie nella totale indifferenza del fuoco e della morte e dei corpi straziati tutto intorno. Sam Lawry sogna lungo tutto il percorso pellicolare. Sogna d’essere un paladino alato, sogna una donna che non riesce mai a raggiungere, sogna ostacoli che abbatte uno dopo l’altro, ma inutilmente. E i suoi sogni collimano poi con un finale illusorio. La lobotomia è la realtà di una mente torturata e perduta per sempre, che sogna una liberazione avventurosa, la sua donna ritrovata, lo scioglimento dai vincoli di una cupa realtà. Sam Lawry sognatore in un mondo senza sogni, un mondo di emozioni vacue e standardizzate, cui la realtà attuale inizia a somigliare pericolosamente, forse per quella forma di autolesionismo in versione ludica in base a cui -sovente- la realtà medesima tende ad emulare le peggiori fantasie umane.
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