Brazil

E’ impressionante come un film di più di 20 anni fa possa essere così attuale. Terry Gilliam ci presenta un viaggio allucinante in un futuro imprecisato e in un posto indefinito, dove la società ha in mano il controllo di ogni cosa, persino delle menti delle persone. Il film presenta numerose situazioni visionarie che vogliono mettere in guardia lo spettatore su quanto la realtà possa accostarsi all’assurdo. Un mondo in cui il lavoro pubblico tarpa le ali ai giovani talentuosi e sognatori, in cui la chirurgia estetica è il mezzo a cui ricorre la gente per andare incontro all’illusione dell’eterna felicità, in cui bombe esplodono ad ogni angolo della strada e la gente quasi non fa più caso alle vittime continuando a mangiare il proprio pranzo, in cui non si possiede più alcuna intimità e si è spiati e controllati costantemente. Un mondo siffatto è così poi diverso da quello in cui viviamo? Gilliam ci trascina in un viaggio allucinato tra il comico e il drammatico, condendo il tutto con un’atmosfera onirica, persino fiabesca durante i sogni del protagonista Jonathan Pryce. La fine tragica del film, cosa che il regista ha fortemente voluto e ottenuto lottando contro chi voleva costringerlo ad un finale più buonista e propositivo, non lascia adito a speranze di sorta ed è anzi un monito inquietante: è davvero una rappresentazione fantasiosa del futuro quella mostrata? O è l’estremizzazione di ciò che noi quotidianamente viviamo?